Teilhard de Chardin
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Teilhard de Chardin, evoluzione e fede in dialogo
(segue precedente post)
L’uomo può scegliere di accettare questo progetto ma anche rifiutarsi distruggendo la creazione e ignorandone l’evoluzione. Il progetto formulato da Teilhard de Chardin diventa così un progetto che non solo ci riconcilia con l’evoluzione ma che ci mostra fino in fondo il progetto di Dio grazie all’evoluzione, la storia che prende tutto l’universo, che non si ferma con l’uomo ma procede nell’alleanza fino a giungere alla prospettiva finale, quella del punto Omega, il momento della seconda venuta di Cristo.
Prendere in mano i suoi scritti e approfondire le sue intuizioni, credo, ci può offrire uno strumento prezioso per meglio comprendere il dibattito su evoluzione e creazione. Al tempo stesso molte delle sue intuizioni possono aiutarci in quella mai interrotta ricerca del progetto scritto da Dio nella nostra vita di credenti.
Vorrei infine annotare una delle sue pagine mistiche più belle. Una domenica, mentre è in una spedizione scientifica nel deserto dell’Asia, Teilhard resta senza pane e vino per l’eucaristia. Offre allora a Dio la natura, le ansie e le fatiche del mondo come comunione sacramentale. Ne nasce La messa sul mondo, una meditazione altissima sul creato. Mentre la liturgia ci fa contemplare il Signore tentato da Satana nel deserto e ci invita a ritirarci anche noi nel deserto della solitudine, del silenzio e della meditazione con Lui, ascoltiamo le sue parole cos. suggestive in questa prima
domenica di Quaresima: “Poichè, ancora una volta, Signore, nelle steppe dell’Asia, non ho nè pane, nè vino, nè altare, mi eleverò al di sopra dei simboli fino alla pura maestà del Reale, e io, tuo sacerdote, ti offrirò sull’altare di tutta la Terra il lavoro e la pena del Mondo. Il sole ha appena illuminato laggiù la frangia estrema del primo Oriente. Una volta ancora, sotto la tovaglia mobile dei suoi fuochi, la superficie vivente della Terra si sveglia, freme, e ricomincia la sua spaventosa fatica. Io metterò. sulla mia patena, mio Dio, l’atteso raccolto di questo nuovo sforzo. Verserò. nel
mio calice il succo di ciascun frutto che oggi verrà. spremuto. Il mio calice e la mia patena, queste sono le profondità. di un’anima largamente aperta a tutte le forze che, in un istante, si innalzeranno da tutti i punti del Globo e convergeranno verso ciò che si muove all’interno della materia oscura – perchè, irrimediabilmente, riconosco in me ben più di un bambino del Cielo, un figlio della Terra – questa mattina io volerò col pensiero sui luoghi elevati, carichi di speranza e di miserie di mia madre; e lì – forte di un sacerdozio che Tu solo, io lo credo, mi hai donato – su tutto ciò che,nella
Carne umana, si appresta a nascere o a morire sotto il sole che sorge, io invocherò il Fuoco”.
.Tiziano TORRESI
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" La verità non è asltro che las coerenza totale dell'Universo in rapporto ad ogni suo punto. Perchè dovremmo mai avere in sospetto o sottovalutare tale coerenza, per il solo fatto che siamo noi stessi gli osservatori? Si continua ad opporre una certa illusione antropocentrica a una certa realtà obiettiva. E' una distinzione illusoria. La verità dell'Uomo è la verità dell'Universo per l'Uomo, cioè sempliceemente, la Verità "
"...Si potrebbe dire che oggi, come ai tempi di Galileo, ciò che più occorre per percepire la Convergenza dell'Universo, non è tanto la scoperta di fatti nuovi (ne siamo accerchiati, da restarne accecati) quanto un modo nuovo di guardare e accettare i fatti.
Un nuovo modo di vedere, connesso con un nuovo modo di agire: ecco ciò di cui abbiamo bisogno... Dobbiamo prendere posizione e metterci all'opera, presto-subito " (La Convergence de l'Univers,23 luglio 1951)
" ...Sento, come chiunque altro, quanto sia grave per l'Umanità il momento che stiamo attraversando... E tuttavia un istinto, che si è sviluppato al contatto con il grande Passato della Vita, mi dice che la salvezza per noi è nella direzione stessa del pericolo che ci spaventa tanto... Come viaggiatori presi nel flusso di una corrente, vorremmo tornare indietro. Manovra impossibile e fatale. La nostra salvezza è più in là, oltre le rapide. Nessun ripiegamento. Ma una mano sicura al timone, e una buona bussola..." ( Esquisse d'un Universe personnel, 4 maggio 1936)
Di colui che pronuncerà queste parole nell'Aeropago, ci si burlerà come d'un sognatore e lo si condannerà. "Il senso comune lo vede, e la scienza lo verifica: nulla si muove", dirà un primo Saggio. "La filosofia lo decide: nulla può muoversi", dirà un secondo Saggio. "La religione lo proibisce: nulla si muova", dirà un terzo Saggio. Trascurando questo triplice verdetto, "colui che ha visto" lascerà la piazza pubblica, e tornerà nel seno della Natura ferma e profonda. Là, immergendo lo sguardo nell'immensa ramificazione che lo sorregge e i cui rami si perdono molto lontano al di sotto di lui, in mezzo all'oscuro Passato, egli colmerà ancora una volta la sua anima della contemplazione e del sentimento d'un moto unanime e ostinato, inscritto nella successione degli strati morti e nella distribuzione attuale di tutti i viventi. -Volgendo allora lo sguardo al di sopra di lui, verso gli spazi preparati per le nuove creazioni, egli si consacreà corpo e ed anima, con fede rinsaldata, a un Progresso che trascina e spazza via persino coloro che non ne vogliono sapere. E, con tutto il suo essre fremente di ardonre religioso, lascerà salire alle proprie labbra, verso il Cristo già risorto ma ancora imprevedibilmente grande, questa invocazione, sommo omaggio di fede e d'adorazione: "Deo ignoto" [Al Dio ignoto] (L'avenir de l'homme, note sur le Progrès, 10 agosto 1920, Le Seuil, pp. 35-37)
" Adesso che, attraverso tutte le vie dell'esperienza, l'Universo comincia a crescere fantasticamente ai nostri occhi è ceramente giunta l'ora per il Cristianesimo di destarsi ad una consapevolezza precisa di ciò che il dogma dell'Universalità di Cristo, trasposto in quelle nuove dimensioni, suscita di speranze pur sollevando al tempo stesso certe difficoltà.
Speranze, certo, poichè, se il Mondo diventa così formidabilemte vasto e potente, vuol dire che il Cristo è ancor ben più grande di quanto noi pensassimo.
Ma le difficoltà, poichè, alla fin fine, come concepire che il Cristo s'"immensifichi" secondo le esigenze del nostro nuovo Spazio-Tempo senza simultaneamente, perdere la sua personalità adorabile e, in qualche modo, volatilizzarsi?
Ed è qui che risplende la stupenda e liberatrice armonia tra una religione di tipo cristico e un'Evoluzione di tipo convergente (Le Cristique, 1955)
" Nel Cuore della Materia.
Un Cuore del Mondo,
Il Cuore d' un Dio"
(da Le Coeur de laMatiere, 30 ottobre 1950)