Teilhard de Chardin
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San Teilhard de Chardin |
Che io sappia, finora nessuno ha fatto nomi per eleggere un Santo Patrono della Rete. Ma, ammettendo che esistano candidature a me ignote, mi permetto ugualmente d’avanzare la mia proposta: suggerisco che l’onore spetti a Pierre Teilhard de Chardin (1881-1955) gesuita, paleontologo ed autore d’una imponente opera filosofica sul rapporto fra scienza e teologia. Sono sicuro che il suggerimento otterrebbe, per ragioni che spiegherò oltre, l’entusiastica accoglienza degli ambienti "cyberculturali" (soprattutto francesi e americani). Entusiasmo che, purtroppo, incontrerebbe due ostacoli insormontabili: il primo è che la Chiesa non ha beatificato Teilhard de Chardin, il secondo – ben più serio – è che non ha nessuna intenzione di farlo. Di lui, infatti, ha sempre pensato che, nel tentativo di conciliare teologia cristiana e teoria dell’evoluzione, si sia sbilanciato a favore della seconda al punto da sconfinare nell’eresia. Così al povero Teilhard de Chardin venne proibito di divulgare le proprie idee, tanto che molte opere furono pubblicate postume. Né, una volta pubblicate, ebbero migliore accoglienza da parte degli scienziati, ma per motivi opposti: Teilhard de Chardin ha infatti coltivato l’imbarazzante talento di evidenziare la latente vocazione "religiosa" della scienza. Ma che cos’ha scritto di così "scandaloso" il nostro gesuita, che ha tuttora il potere di irritare teologi e scienziati? E perché sta invece vivendo un grande successo postumo nei circoli più sofisticati della cultura "wired"? Sarebbe bello poter placare la vostra curiosità con ampie citazioni bibliografiche e abbondanti estratti. Ma da noi, purtroppo, la "riscoperta" di Teilhard de Chardin non è ancora iniziata, per cui le sue opere, quasi tutte pubblicate molti anni fa dal Saggiatore, sono quasi introvabili. Perciò possiamo offrirvi solo un brano de "L’energia umana", che l’editore Pratiche ha ristampato nel 1997. Per fortuna viene in soccorso la Rete, mettendoci a disposizione un ampio compendio d’un testo fondamentale come "Il fenomeno umano" (si tratta d’una pagina del sito francese "Teilhard de Chardin Study Group" creato |
| dall’Accademia di Caen, in Normandia, che organizza sei incontri annuali sul pensiero del filosofo e mette una parte dei relativi materiali a disposizione del navigatore, oltre a raccogliere contributi da parte di scienziati, filosofi e teologi). |
A chi voglia approfondire ulteriormente le idee di questo libro, suggeriamo inoltre un articolo del teologo americano Philip Cunningham, ospitato da CMC Magazine. Ma cerchiamo a nostra volta di riassumere le tesi che Teilhard de Chardin elaborò in quell’opera. L’idea centrale è che, generando la specie umana, l’evoluzione abbia creato una sorta di "cervello" del pianeta: noi non saremmo altro che un "organo" della Terra la quale, attraverso di noi, sta divenendo un’entità dotata di auto consapevolezza (un’immagine ricorre: con la comparsa della vita cosciente il mondo "estroflette un occhio per guardarsi"). Ma se il processo evolutivo diviene consapevole di sé, esso può anche "scegliere" dove andare. E secondo Teilhard de Chardin, non abbiamo che due alternative: opporci all’unificazione della coscienza planetaria, nel qual caso ci voteremmo all’estinzione, oppure assecondarlo e accelerarlo. Verso che cosa? Finora siamo stati "granuli di pensiero", cellule nervose sparse sul corpo del pianeta, ma negli ultimi secoli la "massa pensante" ha furiosamente accelerata la propria crescita, e soprattutto ha generato la Noosfera, termine con cui il filosofo definisce l’insieme di tecnologie, codici e sistemi di comunicazione che ricoprono il mondo come un immenso sistema pensante artificiale (Teilhard de Chardin scriveva mezzo secolo prima di Internet, ma ebbe folgoranti intuizioni sul futuro dei calcolatori, che emettevano allora i primi vagiti). L’interazione fra Noosfera e massa pensante può trascinarci fino a un punto critico, il Punto Omega, in cui il cervello della Terra non sarà più la sommatoria di tanti piccoli sé, ma un’unica immane "sfera pensante". Visione mistica certo ma, sebbene Teilhard de Chardin dicesse che "Cristo si realizza nell’Evoluzione", palesemente eretica: la salvezza non riguarda gli individui, destinati a "tornare polvere", ma il loro sparire nella trascendenza dell’Impersonale; la salvezza è "Amore", inteso però come consapevolezza d’essere parti di un unico Spirito in cerca di Sé Stesso. Un Amore ricco di implicazioni politiche (fine dell’Era delle Nazioni, riassorbite nella Pace universale) ed ecologiche (i figli della Terra pronti a rientrare in grembo alla Madre che essi stessi hanno risvegliata). Credo non vi siano più dubbi sui motivi della diffidenza che Chiesa e Scienza manifestano nei confronti di questo autore. Anche se va detto che, da quando cibernetica, termodinamica dei sistemi aperti, neuroscienze e altre discipline hanno imboccato la via della complessità, sul secondo fronte il muro di ostilità e silenzio mostra qualche crepa. E, dopo che il premio Nobel Ilya Prigogine ha rivalutato la filosofia evoluzionista di Henri Bergson (non meno "mistica" di quella di Teilhard de Chardin), non pochi hanno creduto di cogliere analogie fra le idee del nostro gesuita e quelle d’un epistemologo "laico" come Edgar Morin.
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" La verità non è asltro che las coerenza totale dell'Universo in rapporto ad ogni suo punto. Perchè dovremmo mai avere in sospetto o sottovalutare tale coerenza, per il solo fatto che siamo noi stessi gli osservatori? Si continua ad opporre una certa illusione antropocentrica a una certa realtà obiettiva. E' una distinzione illusoria. La verità dell'Uomo è la verità dell'Universo per l'Uomo, cioè sempliceemente, la Verità "
"...Si potrebbe dire che oggi, come ai tempi di Galileo, ciò che più occorre per percepire la Convergenza dell'Universo, non è tanto la scoperta di fatti nuovi (ne siamo accerchiati, da restarne accecati) quanto un modo nuovo di guardare e accettare i fatti.
Un nuovo modo di vedere, connesso con un nuovo modo di agire: ecco ciò di cui abbiamo bisogno... Dobbiamo prendere posizione e metterci all'opera, presto-subito " (La Convergence de l'Univers,23 luglio 1951)
" ...Sento, come chiunque altro, quanto sia grave per l'Umanità il momento che stiamo attraversando... E tuttavia un istinto, che si è sviluppato al contatto con il grande Passato della Vita, mi dice che la salvezza per noi è nella direzione stessa del pericolo che ci spaventa tanto... Come viaggiatori presi nel flusso di una corrente, vorremmo tornare indietro. Manovra impossibile e fatale. La nostra salvezza è più in là, oltre le rapide. Nessun ripiegamento. Ma una mano sicura al timone, e una buona bussola..." ( Esquisse d'un Universe personnel, 4 maggio 1936)
Di colui che pronuncerà queste parole nell'Aeropago, ci si burlerà come d'un sognatore e lo si condannerà. "Il senso comune lo vede, e la scienza lo verifica: nulla si muove", dirà un primo Saggio. "La filosofia lo decide: nulla può muoversi", dirà un secondo Saggio. "La religione lo proibisce: nulla si muova", dirà un terzo Saggio. Trascurando questo triplice verdetto, "colui che ha visto" lascerà la piazza pubblica, e tornerà nel seno della Natura ferma e profonda. Là, immergendo lo sguardo nell'immensa ramificazione che lo sorregge e i cui rami si perdono molto lontano al di sotto di lui, in mezzo all'oscuro Passato, egli colmerà ancora una volta la sua anima della contemplazione e del sentimento d'un moto unanime e ostinato, inscritto nella successione degli strati morti e nella distribuzione attuale di tutti i viventi. -Volgendo allora lo sguardo al di sopra di lui, verso gli spazi preparati per le nuove creazioni, egli si consacreà corpo e ed anima, con fede rinsaldata, a un Progresso che trascina e spazza via persino coloro che non ne vogliono sapere. E, con tutto il suo essre fremente di ardonre religioso, lascerà salire alle proprie labbra, verso il Cristo già risorto ma ancora imprevedibilmente grande, questa invocazione, sommo omaggio di fede e d'adorazione: "Deo ignoto" [Al Dio ignoto] (L'avenir de l'homme, note sur le Progrès, 10 agosto 1920, Le Seuil, pp. 35-37)
" Adesso che, attraverso tutte le vie dell'esperienza, l'Universo comincia a crescere fantasticamente ai nostri occhi è ceramente giunta l'ora per il Cristianesimo di destarsi ad una consapevolezza precisa di ciò che il dogma dell'Universalità di Cristo, trasposto in quelle nuove dimensioni, suscita di speranze pur sollevando al tempo stesso certe difficoltà.
Speranze, certo, poichè, se il Mondo diventa così formidabilemte vasto e potente, vuol dire che il Cristo è ancor ben più grande di quanto noi pensassimo.
Ma le difficoltà, poichè, alla fin fine, come concepire che il Cristo s'"immensifichi" secondo le esigenze del nostro nuovo Spazio-Tempo senza simultaneamente, perdere la sua personalità adorabile e, in qualche modo, volatilizzarsi?
Ed è qui che risplende la stupenda e liberatrice armonia tra una religione di tipo cristico e un'Evoluzione di tipo convergente (Le Cristique, 1955)
" Nel Cuore della Materia.
Un Cuore del Mondo,
Il Cuore d' un Dio"
(da Le Coeur de laMatiere, 30 ottobre 1950)