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Anno Mondiale dell'Astronomia

Post n°224 pubblicato il 22 Novembre 2009 da bioantroponoosfera

 

In questi ultimi giorni la Chiesa ha lasciato da parte Darwin e si è lanciata nella discussione, affatto teologica perché non conviene, sulla presenza di altri mondi abitati o di alieni come li chiama il responsabile della Specola Vaticana.

Ormai i teologi parlano e straparlano citando gli alieni come nostri fratelli. Fino a quando non toccheranno con mano che questi discorsi coinvolgeranno necessariamente la Cristologia e tanti altri dogmi . Allora li vedremo fare marcia indietro con la scusa che la “ tradizione” non si può cambiare perché è “parola di Dio”.

Qui vi proponiano un breve studio di Fabio Mantovani, leggermente modificato per esigenze di blog invitandovi, se siete interessati ad andarlo a leggere nel sito www.biosferanoosfera.it  dove potrete anche ammirare una bella serie di foto di stelle e di galassie.

 

 

TEILHARD E L’IPOTESI DI ALTRI MONDI ABITATI

In occasione dell’Anno Internazionale dell’Astronomia proclamato dall’ONU (2009)

 Fabio Mantovani

Quando ancora si riteneva, sino ai primi decenni del 1900, che la sola Via Lattea fosse tutto l’universo, Teilhard de Chardin così rifletteva in una lettera del 24 febbraio 1918: «È curioso che io sia stato vivamente preoccupato per due giorni soltanto dalla difficoltà di conciliare la mia dottrina del Cristo cosmico con la Pluralità dei Mondi. Dato che il Cosmo è certamente indivisibile, e che il Cristianesimo non è più piccolo del Cosmo, bisogna ammettere una certa manifestazione ‘polimorfa’ del Cristo cosmico su diversi mondi, secondo l’attitudine di questi mondi ad essere integrati nell’Universo celeste. Il Cristo umano non sarebbe allora che un aspetto del Cristo cosmico. Altrimenti il Cristo (se sostenesse soltanto la Terra) sarebbe più piccolo del Mondo».1

La preoccupazione di Teilhard era riferita alla probabilità che degli esseri autocoscienti abitassero su altri pianeti dell’universo allora noto, la Via Lattea appunto. Di lì a poco questa probabilità è andata continuamente crescendo a dismisura. Infatti, nel gennaio 1925 l’astronomo Edwin Hubble annunciò di aver scoperto che la nebulosa M31 era in realtà un’altra galassia, la Galassia Andromeda, che si trova alla distanza di 2,36 milioni di anni luce. Oggigiorno si conosce la distribuzione di molti ammassi di galassie, raggruppati a loro volta in giganteschi superammassi, cioè ammassi di ammassi di galassie. In pratica, la nostra osservazione attraversa lo spessore della Via Lattea, raggiunge le galassie e attraverso queste è talvolta possibile osservare altre galassie,  come la  Galassia NGC 4921, che dista da noi 320 milioni di anni luce e fa parte di un ammasso di oltre 100 galassie. Alcune di queste si possono notare, appunto, attraverso la NGC 4921.

 Teilhard de Chardin, come già accennato, si è reso conto molto presto dei problemi che la teologia avrebbe dovuto affrontare, a cominciare dall’abbandono di una rappresentazione “mediterranea” del Cristo. È per di più straordinario che queste sue prime riflessioni siano state fatte allorquando era nelle trincee più insanguinate della 1^ guerra mondiale: nel 1916, fa dipendere dall’Incarnazione sia l’inserimento di Cristo nell’Universo (cfr. La vita cosmica, Cap. IV) sia la trasfigurazione della Materia (cfr. Il Cristo nella Materia); nel 1917, allude a Cristo come Omega, “Attrattore” dell’evoluzione convergente (cfr. L’unione creatrice, punto 2); nel 1917, proclama che Cristo è il centro della Creazione e il Termine di tutte le cose che convergono verso di Lui (cfr. L’elemento universale, punto 2/b); nel 1918, esprime il desiderio di annunciare il Cristo nell’Universo (cfr. Il sacerdote).

Nel 1920, come si era proposto, scrive la Nota sul Cristo-Universale: «…Questo Cristo-Universale è quello che ci presentano i Vangeli e più precisamente San Paolo e San Giovanni. É quello del quale hanno vissuto i grandi mistici. Non sempre è quello di cui la Teologia si è occupata di più.

…Di fronte all’immensità concreta che si svela così alla nostra generazione, gli uni (non credenti) abbandonano Cristo a priori perché sovente si presenta di Lui una Figura notevolmente assai più piccola del Mondo. Gli altri (molti tra i credenti) meglio istruiti, si sentono comunque interiormente alle prese con una lotta mortale. Chi sarà il più grande al loro cospetto, e dunque degno di essere adorato? Cristo o l’Universo? Quest’ultimo cresce smisuratamente senza posa.

Bisogna assolutamente che l’Altro sia posto ufficialmente, esplicitamente, al di sopra di ogni misura.

…Un Cristo ridotto, quale ci è stato presentato a scuola, esplode sotto questo continuo afflusso di essere che la Scienza fa sorgere; in compenso si scopre e si impone il grande Cristo della Tradizione e della Mistica. Ed è verso quest’ultimo che bisogna andare.

Perché Cristo sia veramente universale, bisogna che la Redenzione, e dunque la Caduta, siestenda a tutto l’Universo. Il peccato originale assume di conseguenza una natura cosmica,che la Tradizione gli ha sempre riconosciuto, ma che, in seguito alle nuove dimensioni riscontrate all’Universo, ci obbliga a correggere profondamente la rappresentazione storica e la modalità di trasmissione (troppo puramente giuridica) che generalmente gli attribuiamo».2

Va sottolineato che l’idea di Cristo-Universale (insieme a quella di Cristo-Omega) domina tutto il pensiero di Teilhard de Chardin, particolarmente in: Il mio universo, al punto 2 (1924), Cristologia ed Evoluzione, II (1933), Come io credo, al punto 3 (1934), Alcune riflessioni sulla conversione del mondo, al punto 4 (1936), La Parola attesa, cap. IV (1940), Cristianesimo ed evoluzione, paragrafo B (1945), Il Cuore della Materia, punto 2 (1950).

Nel 1953 traccia schematicamente in che maniera la teologia dovrebbe affrontare il problema posto dall’eventuale esistenza di altre “umanità”, 3 a partire da una certa rappresentazione del Peccato originale (come già aveva intuito nello scritto del 1920, poco sopra). Riportiamo le parti essenziali del suo ragionamento: «…dato ciò che ora sappiamo circa il numero dei ‘mondi’ e della loro evoluzione interna, l’idea d’un solo pianeta ominizzato in seno all’Universo è già diventata infatti per noi (anche se in genere non lo avvertiamo) quasi altrettanto impensabile di quella d’un Uomo apparso senza relazioni genetiche con il resto degli animali della Terra. In media (e come minimo) un’Umanità per galassia; cioè, in tutto, milioni d’Umanità sparse attraverso i cieli ...

Di fronte a questa prodigiosa molteplicità di focolai siderali di ‘vita immortale’, come reagirà la Teologia per rispondere all’attesa ed alle ansiose speranze di tutti coloro che vogliono continuare ad adorare Dio ‘in ispirito ed in verità’? ... Non può certo continuare più a lungo a presentare, come sola dogmaticamente sicura, una tesi (quella dell’unicità dell’Umanità nell’Universo) diventata ormai improbabile per la nostra conoscenza sperimentale.

Ma allora? …

…Per il teologo che deve affrontare il problema della probabilità scientificamente crescente di una pluralità di ‘centri di pensiero’ sparsi nel Mondo, due possibilità di fuga facili (seppure illusorie!) si presentano subito. E sono tanto più allettanti per lui in quanto sono vie che egli ha già sperimentato in passato.

O decidere che, sola tra tutti i pianeti abitati, la Terra ha conosciuto il Peccato Originale ed ha avuto bisogno di essere ‘redenta’.

Oppure, nell’ipotesi d’un Peccato Originale universale, immaginare che l’Incarnazione si è realizzata solo sulla Terra, e che le altre ‘Umanità’ ne sono state comunque, con qualche mezzo, debitamente ‘informate’ (!?). Oppure, infine, scommettendo sulla probabilità, molto seria, che, tra la Terra ed altri astri pensanti, nessun collegamento non si realizzerà mai, in modo sperimentale diretto , sostenere contro ogni probabilità che solo la Terra è abitata nell’Universo: radicarsi, cioè, nell’affermazione testarda che ‘il problema non esiste’.

Non è necessario saperla lunga per vedere e sentire che, allo stato attuale delle nostre conoscenze riguardo alle dimensioni dell’Universo ed alla natura della Vita:

a) La prima di queste soluzioni è scientificamente ‘assurda’, in quanto implica che la Morte (indicatore teologico della presenza del Peccato Originale) potrebbe non esistere in certi punti dell’Universo, - nonostante che quei punti (lo sappiamo in modo appropriato) siano sottoposti alle stesse leggi fisico-chimiche che regnano sulla Terra).4

b) La seconda è ‘ridicola’, specie quando si pensa all’enorme numero di astri da ‘informare’ miracolosamente?), ed alle enormi distanze che li separano nello Spazio e nel Tempo.

c) E, per finire, la terza è ‘umiliante’, - per il fatto che, ancora una volta, la Chiesa darebbe l’impressione di salvare il dogma rifugiandosi nell’Inverificabile.

Per uscire dalla difficoltà in cui si trova, oggi, la nostra Fede, in seguito all’ingrandimento, improvviso per la nostra esperienza, delle dimensioni ‘spirituali’ dell’Universo, - per uscirne, ripeto, con dignità e profitto, bisogna assolutamente trovare non già delle scappatoie ma un’altra cosa.

Ma che cosa? ..

Egli afferma che devono essere accettate queste due concezioni:

a) se in qualsiasi luogo dell’Universo sono in atto delle evoluzioni biologiche, queste (come sulla Terra) sono di tipo convergente, seguono cioè la “legge di complessità-coscienza” (dei processi unitivi di crescente coscientizzazione, sino alla formazione di “Noosfere” altamente sviluppate);

b) in forza della Sua Resurrezione, Cristo deve essere Universalizzato. Bisogna ritenere, cioè, che il Cristo Universale operi in tutta la Creazione.

 

(segue nel prossimo post)

 

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RIFLESSIONI TEILHARDIANE

"  La verità non è asltro che las coerenza totale dell'Universo in rapporto ad ogni suo punto.  Perchè dovremmo mai avere in sospetto o sottovalutare tale coerenza, per il solo fatto che siamo noi stessi gli osservatori?  Si continua ad opporre una certa illusione antropocentrica a una certa realtà obiettiva.  E' una distinzione illusoria.  La verità dell'Uomo è la verità dell'Universo per l'Uomo, cioè sempliceemente,  la Verità "   

                                                                                                                                                          

 

" Senza che si possa dire per ora in quali termini esatti, ma senza che vanga perduto un solo frammento del dato, sia rivelato che definitivamente dimostrato, sul problema scottante delle origini umane, l'accordo si farà senza sforzo, a poco a poco, tra la Scienza e il Dogma.  Intanto, evitiamo di respingere anche il minimo raggio di luce, sia da una parte che dall'altra.  La fede ha bisogno di tutta la verità". (da Les Hommes fossiles, marzo 1921) 
 
" Inventariare tutto, provare tutto, capire tutto. Ciò che è in alto, più lontano di quanto è respirabile, e  ciò che è in basso, più profondo della luce.  Ciò che si perde nelle distanze siderali, e ciò che si dissimula sotto gli elementi... Il sole si alza in avanti... Il Passato è una cosa superata...  La sola scoperta degna dei nostri sforzi è come costruire l'Avvenire". (La découverte du passé, 5 settembre 1935)
 

"...Si potrebbe dire che oggi, come ai tempi di Galileo, ciò che più occorre per percepire la Convergenza dell'Universo, non è tanto la scoperta di fatti nuovi (ne siamo accerchiati, da restarne accecati) quanto un modo nuovo di guardare e accettare i fatti.

Un nuovo modo di vedere, connesso con un nuovo modo di agire: ecco ciò di cui abbiamo bisogno...  Dobbiamo prendere posizione e metterci all'opera, presto-subito " (La Convergence de l'Univers,23 luglio 1951)

 
"  Chiniamoci dunque con rispetto sotto il soffio che gonfia i nostri cuori per le ansie e le gioie di "tutto tentare e di tutto trovare".  L'onda  che sentiamo passare non si è formata in noi stessi.  Essa giunge a noi da molto lontano, partita contemporaneamente alla luce delle prime stelle.  Essa ci raggiunge dopo aver creato tutto lungo il suo cammino.  Lo spirito di ricerca e di conquista è l'anima permanente dell'Evoluzione" (Il Fenomeno Umano 1940)
 

" ...Sento, come chiunque altro, quanto sia grave per l'Umanità il momento che stiamo attraversando...  E tuttavia un istinto, che si è sviluppato al contatto con il grande Passato della Vita, mi dice che la salvezza per noi è nella direzione stessa del pericolo che ci spaventa tanto...  Come viaggiatori presi nel flusso di una corrente, vorremmo tornare indietro.  Manovra impossibile e fatale.  La nostra salvezza è più in là, oltre le rapide.  Nessun ripiegamento. Ma una mano sicura al timone, e una buona bussola..." ( Esquisse d'un Universe personnel, 4 maggio 1936) 

 
" L'Energia diventa Presenza...  Sembrerebbe che un solo  raggio di una tale luce, cadendo come una scintilla in qualsiasi punto della Noosfera, dovesse provocare un'esplosione abbastanza forte da incendiare e rinnovare quasi di colpo la faccia della Terra. Allora, come è possibile che, guardando attorno a me, è ancora tutto inebriato di ciò che mi è apparso, io mi trovi pressochè solo della mia specie?  Solo ad aver "visto"?...  Incapace, quindi, quando me lo si chiede, di citare un solo autore, un solo testo, in cui si riconosca, chiaramente espressa, la meravigliosa "Diafania" che, per il mio sguardo, ha trasfigurato tutto ?"  (Le Christique, marzo 1955) 
 
....IN QUESTA APERTURA VERSO QUALCHE COSA CHE SFUGGE ALLA MORTE TOTALE, L'EVOLUZIONE E' LA MANO DI DIO CHE CI RICONDUCE A  LUI . ( La Biologie, poussee à fond,peut-elle nous  conduire à èmerger dans le transcendant?  Maggio 1951)
 

Di colui che pronuncerà queste parole nell'Aeropago, ci si burlerà come d'un sognatore e lo si condannerà. "Il senso comune lo vede, e la scienza lo verifica: nulla si muove", dirà un primo Saggio. "La filosofia lo decide: nulla può muoversi", dirà un secondo Saggio.  "La religione lo proibisce: nulla si muova", dirà un terzo Saggio. Trascurando questo triplice verdetto, "colui che ha visto" lascerà la piazza pubblica, e tornerà nel seno della Natura ferma e profonda. Là, immergendo lo sguardo nell'immensa ramificazione che lo sorregge e i cui rami si perdono molto lontano al di sotto di lui, in mezzo all'oscuro Passato, egli colmerà ancora una volta la sua anima della contemplazione e del sentimento d'un moto unanime e ostinato, inscritto nella successione degli strati morti e nella distribuzione attuale di tutti i viventi. -Volgendo allora lo sguardo al di sopra di lui, verso gli spazi preparati per le nuove creazioni, egli si consacreà corpo e ed anima, con fede rinsaldata, a un Progresso che trascina e spazza via persino coloro che non ne vogliono sapere. E, con tutto il suo essre fremente di ardonre religioso, lascerà salire alle proprie labbra, verso il Cristo già risorto ma ancora imprevedibilmente grande, questa invocazione, sommo omaggio di fede e d'adorazione: "Deo ignoto" [Al Dio ignoto] (L'avenir de l'homme, note sur le Progrès, 10 agosto 1920, Le Seuil, pp. 35-37)

 

" Adesso che, attraverso tutte le vie dell'esperienza, l'Universo comincia a crescere fantasticamente ai nostri occhi è ceramente giunta l'ora per il Cristianesimo di destarsi ad una consapevolezza precisa di ciò che il dogma dell'Universalità di Cristo, trasposto in quelle nuove dimensioni, suscita di speranze pur sollevando al tempo stesso certe difficoltà.

Speranze, certo, poichè, se il Mondo diventa così formidabilemte vasto e potente, vuol dire che il Cristo è ancor ben più grande di quanto noi pensassimo.

Ma le difficoltà, poichè, alla fin fine, come concepire che il Cristo s'"immensifichi" secondo le esigenze del nostro nuovo Spazio-Tempo senza simultaneamente, perdere la sua personalità adorabile e, in qualche modo, volatilizzarsi?

Ed è qui che risplende la stupenda e liberatrice armonia tra una religione di tipo cristico e un'Evoluzione di tipo convergente (Le Cristique, 1955)

 

" Nel Cuore della Materia.

   Un Cuore del  Mondo,

    Il Cuore d' un Dio"

        (da Le  Coeur de laMatiere, 30 ottobre 1950)

 
" Nella peggiore delle ipotesi, se ogni possibilità futura di parlare e di scrivere si chiudesse davanti a me, mi rimarrebbe, con l'aiuto di Gesù, quella di compiere questo gesto, affermazione e somma testimonianza della mia fede: scomparire,m inabissarmi in uno spirito di Suprema Comunione con le forze  cristiche  dell'Evoluzione  (da Note di esercizi spirituali, 22 ottobre 1945) 
 
 
 

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