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Una tesi su Teilhard de Chardin (2)

Post n°222 pubblicato il 06 Novembre 2009 da bioantroponoosfera
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Silvia Maggi

 

Introduzione alla mia tesi su Teilhard de Chardin

(segue dal post precedente)

 

 

Anche questa parte nella mia esposizione sarà suddivisa in tre paragrafi: nel primo si tratterà della "Divinizzazione delle attività umane" con la spiegazione di come riuscire a santificare il nostro operato, compiere il mondo in Gesù Cristo e quindi in che modo il nostro impegno quotidiano verrà alla fine consacrato e umanizzato. Nel secondo paragrafo si vedrà come riuscire secondo Teilhard a compiere la "Divinizzazione della passività umane", a proposito del loro significato e del loro scopo finale, della lotta di Dio contro il male e della nostra comunione con Lui proprio attraverso di esse, della diminuzione e della morte. L'ultima parte esporrà la natura e le peculiarità "dell'Ambiente Divino" , la sua apparizione e la diafania in Dio, i progressi che si possono compiere individualmente e collettivamente in esso e infine la grande attesa della Parusia, quindi il momento dell'arrivo dell'unione tra il nostro operato terreno e i nostri sforzi con il trionfo del Cristo.

Dopo aver parlato delle sue maggiori opere e aver analizzato ed inquadrato il suo pensiero, nel secondo, terzo e quarto capitolo mi appresterò a discutere delle interpretazioni che sono state date su Teilhard de Chardin da parte di tre teologi di illustre fama.

La prima interpretazione e il primo commento che affronterò sarà quello dato da Georges Crespy, il teologo di credo protestante si è apprestato ad elaborare un opera su Teilhard dal titolo "Il pensiero teologico di Teilhard de Chardin" scritta nel 1961, dove offre un'analisi (nonostante sia un teologo riformato) il più possibile universale ed ecumenica.

Punto focale del suo studio è il valore della teologia di Teilhard, il fatto indubitabile che la teologia sia una dimensione di tutta l'intera opera teilhardiana, che essa sia essenziale e focalizzata dalla cristologia, questa a sua volta nella Parusia e, dalla dinamizzazione del concetto di Cristo che tutto ciò comporta.

L'opera abbastanza massiccia di Crespy sarà da me riepilogata e divisa in sei parti, così come nel libro originale, ognuna delle quali toccherà un argomento specifico che porterà ad ottenere un visione generale dell'esame crespyano.

Rispettivamente  in ordine, i paragrafi tratteranno della problematica teilhardiana, la cristologia, il significato della Croce e del male per il padre gesuita, e due interessanti confronti: quello con il padre della Chiesa per antonomasia, quale sant'Agostino, mostrando le possibili similitudini negli intenti dei due teologi e le ovvie e profonde differenze, e quello con Rudolf Bultmann soprattutto a proposito del significato della "situazione" o contesto storico e la "verità" biblica, visti in maniera differente.

Ultimo paragrafo sarà quello sul valore della teologia teilhardiana, dove Crespy tirerà le somme sull'importanza del lavoro svolto da Teilhard, dichiarandone i meriti e sottolineando determinate mancanze.

Nel terzo capitolo vedremo il commento da parte di Henri de Lubac, questa volta quindi un analisi da parte di un teologo "cattolico", elaborata nella sua opera "Il pensiero religioso del padre Teilhard de Chardin" scritta nel 1962.

La trattazione di de Lubac è certamente una delle più altisonanti, ricche e prestigiose, un lavoro notevolmente vasto, suddiviso in molte parti, che ho cercato di esporre scegliendo tra gli argomenti che ho reputato maggiormente significativi.

De Lubac parte dall'esporre la dottrina spirituale di Teilhard e il carattere tradizionale della sua ispirazione profonda, per poi giungere a determinare il suo metodo e la parte di novità che il suo pensiero apporta.

Egli espone il limite e le critiche al sistema teilhardiano, ma sottolinea anche la fecondità e l'importanza della sua impresa, senza dubbio retta nelle intenzioni e sostenuta da una grande fede.

Suddividerò l'analisi di de Lubac in nove paragrafi, rispettivamente trattando i seguenti argomenti: l'Ambiente Divino, il fondo tradizionale alla base del pensiero teilhardiano, il fenomeno umano, Teilhard scienziato profeta e mistico, la parte di novità apportata dal suo operato, la trasfigurazione del cosmo, il personalismo, il rovesciamento di metodo, ed infine creazione cosmogenesi e cristogenesi teilhardiana.

Nell'ultimo capitolo della mia tesi parlerò di un altro famoso e noto teologo: Hans Urs von Balthasar, il quale è senza ombra di dubbio lo studioso che ha dato l'interpretazione ed il giudizio su Teilhard de Chardin più negativo.

Nel 1963 egli pubblicò un articolo su una rivista teologica intitolato "Die Spiritualität Teilhards de Chardin. Bemerkungen zur deutschen Ausgabe Le Milieu Divin: Wort und Wahrheit"(1963), in cui esprimeva tutto il suo disappunto e le sue perplessità sul sistema teilhardiano. 

Egli dopo l'uscita dell'edizione tedesca de "L'Ambiente Divino" colse l'occasione per denunciare il padre Teilhard a proposito del suo metodo, accusandolo di applicare la categoria dell'evoluzione in modo generalizzato, e apportando per ciò degli spostamenti, andando ad intaccare sia i concetti fondamentali della religione cristiana che quelli delle categorie filosofiche e religiose.

Von Balthasar sosteneva la gravità dell'errore che si compie quando si cerca di spiegare cosa sia il cristianesimo attraverso l'evoluzione, così come anche in riferimento alla storia e alla natura.

Un "no" vero e proprio il suo, che darà sicuramente uno spunto in più per riflettere sull'operato ed il percorso intellettuale e spirituale di Teilhard de Chardin, che, come abbiamo appena annunciato in questa rapida introduzione, sarà ricco, interessante, ma non privo di obiezioni e difficoltà sia interpretative che metodologiche.

Ciò che mi propongo di fare in questo mio lavoro è innanzi tutto inquadrare il personaggio e cercare di comprendere i suoi intenti ed il suo pensiero attraverso l'esame delle sue opere maggiori, e conseguentemente, commentare e considerare le interpretazioni che Georges Crespy, Henri de Lubac e Hans Urs von Balthasar hanno dato attraverso e grazie alle loro opere su Teilhard de Chardin.

Lo scopo finale ovviamente, sarà quello di arrivare ad ottenere uno schema, un quadro d'insieme il più possibile esaustivo su questo scienziato-teologo innegabilmente molto particolare, sia per i proponimenti che egli si era prefisso di raggiungere che per il modo in cui ha portato avanti il suo lavoro e le sue idee, malgrado le molte avversità che ha dovuto subire durante tutto il corso della sua vita.

 

Silvia Maggi (Sil 79)

 
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RIFLESSIONI TEILHARDIANE

"  La verità non è asltro che las coerenza totale dell'Universo in rapporto ad ogni suo punto.  Perchè dovremmo mai avere in sospetto o sottovalutare tale coerenza, per il solo fatto che siamo noi stessi gli osservatori?  Si continua ad opporre una certa illusione antropocentrica a una certa realtà obiettiva.  E' una distinzione illusoria.  La verità dell'Uomo è la verità dell'Universo per l'Uomo, cioè sempliceemente,  la Verità "   

                                                                                                                                                          

 

" Senza che si possa dire per ora in quali termini esatti, ma senza che vanga perduto un solo frammento del dato, sia rivelato che definitivamente dimostrato, sul problema scottante delle origini umane, l'accordo si farà senza sforzo, a poco a poco, tra la Scienza e il Dogma.  Intanto, evitiamo di respingere anche il minimo raggio di luce, sia da una parte che dall'altra.  La fede ha bisogno di tutta la verità". (da Les Hommes fossiles, marzo 1921) 
 
" Inventariare tutto, provare tutto, capire tutto. Ciò che è in alto, più lontano di quanto è respirabile, e  ciò che è in basso, più profondo della luce.  Ciò che si perde nelle distanze siderali, e ciò che si dissimula sotto gli elementi... Il sole si alza in avanti... Il Passato è una cosa superata...  La sola scoperta degna dei nostri sforzi è come costruire l'Avvenire". (La découverte du passé, 5 settembre 1935)
 

"...Si potrebbe dire che oggi, come ai tempi di Galileo, ciò che più occorre per percepire la Convergenza dell'Universo, non è tanto la scoperta di fatti nuovi (ne siamo accerchiati, da restarne accecati) quanto un modo nuovo di guardare e accettare i fatti.

Un nuovo modo di vedere, connesso con un nuovo modo di agire: ecco ciò di cui abbiamo bisogno...  Dobbiamo prendere posizione e metterci all'opera, presto-subito " (La Convergence de l'Univers,23 luglio 1951)

 
"  Chiniamoci dunque con rispetto sotto il soffio che gonfia i nostri cuori per le ansie e le gioie di "tutto tentare e di tutto trovare".  L'onda  che sentiamo passare non si è formata in noi stessi.  Essa giunge a noi da molto lontano, partita contemporaneamente alla luce delle prime stelle.  Essa ci raggiunge dopo aver creato tutto lungo il suo cammino.  Lo spirito di ricerca e di conquista è l'anima permanente dell'Evoluzione" (Il Fenomeno Umano 1940)
 

" ...Sento, come chiunque altro, quanto sia grave per l'Umanità il momento che stiamo attraversando...  E tuttavia un istinto, che si è sviluppato al contatto con il grande Passato della Vita, mi dice che la salvezza per noi è nella direzione stessa del pericolo che ci spaventa tanto...  Come viaggiatori presi nel flusso di una corrente, vorremmo tornare indietro.  Manovra impossibile e fatale.  La nostra salvezza è più in là, oltre le rapide.  Nessun ripiegamento. Ma una mano sicura al timone, e una buona bussola..." ( Esquisse d'un Universe personnel, 4 maggio 1936) 

 
" L'Energia diventa Presenza...  Sembrerebbe che un solo  raggio di una tale luce, cadendo come una scintilla in qualsiasi punto della Noosfera, dovesse provocare un'esplosione abbastanza forte da incendiare e rinnovare quasi di colpo la faccia della Terra. Allora, come è possibile che, guardando attorno a me, è ancora tutto inebriato di ciò che mi è apparso, io mi trovi pressochè solo della mia specie?  Solo ad aver "visto"?...  Incapace, quindi, quando me lo si chiede, di citare un solo autore, un solo testo, in cui si riconosca, chiaramente espressa, la meravigliosa "Diafania" che, per il mio sguardo, ha trasfigurato tutto ?"  (Le Christique, marzo 1955) 
 
....IN QUESTA APERTURA VERSO QUALCHE COSA CHE SFUGGE ALLA MORTE TOTALE, L'EVOLUZIONE E' LA MANO DI DIO CHE CI RICONDUCE A  LUI . ( La Biologie, poussee à fond,peut-elle nous  conduire à èmerger dans le transcendant?  Maggio 1951)
 

Di colui che pronuncerà queste parole nell'Aeropago, ci si burlerà come d'un sognatore e lo si condannerà. "Il senso comune lo vede, e la scienza lo verifica: nulla si muove", dirà un primo Saggio. "La filosofia lo decide: nulla può muoversi", dirà un secondo Saggio.  "La religione lo proibisce: nulla si muova", dirà un terzo Saggio. Trascurando questo triplice verdetto, "colui che ha visto" lascerà la piazza pubblica, e tornerà nel seno della Natura ferma e profonda. Là, immergendo lo sguardo nell'immensa ramificazione che lo sorregge e i cui rami si perdono molto lontano al di sotto di lui, in mezzo all'oscuro Passato, egli colmerà ancora una volta la sua anima della contemplazione e del sentimento d'un moto unanime e ostinato, inscritto nella successione degli strati morti e nella distribuzione attuale di tutti i viventi. -Volgendo allora lo sguardo al di sopra di lui, verso gli spazi preparati per le nuove creazioni, egli si consacreà corpo e ed anima, con fede rinsaldata, a un Progresso che trascina e spazza via persino coloro che non ne vogliono sapere. E, con tutto il suo essre fremente di ardonre religioso, lascerà salire alle proprie labbra, verso il Cristo già risorto ma ancora imprevedibilmente grande, questa invocazione, sommo omaggio di fede e d'adorazione: "Deo ignoto" [Al Dio ignoto] (L'avenir de l'homme, note sur le Progrès, 10 agosto 1920, Le Seuil, pp. 35-37)

 

" Adesso che, attraverso tutte le vie dell'esperienza, l'Universo comincia a crescere fantasticamente ai nostri occhi è ceramente giunta l'ora per il Cristianesimo di destarsi ad una consapevolezza precisa di ciò che il dogma dell'Universalità di Cristo, trasposto in quelle nuove dimensioni, suscita di speranze pur sollevando al tempo stesso certe difficoltà.

Speranze, certo, poichè, se il Mondo diventa così formidabilemte vasto e potente, vuol dire che il Cristo è ancor ben più grande di quanto noi pensassimo.

Ma le difficoltà, poichè, alla fin fine, come concepire che il Cristo s'"immensifichi" secondo le esigenze del nostro nuovo Spazio-Tempo senza simultaneamente, perdere la sua personalità adorabile e, in qualche modo, volatilizzarsi?

Ed è qui che risplende la stupenda e liberatrice armonia tra una religione di tipo cristico e un'Evoluzione di tipo convergente (Le Cristique, 1955)

 

" Nel Cuore della Materia.

   Un Cuore del  Mondo,

    Il Cuore d' un Dio"

        (da Le  Coeur de laMatiere, 30 ottobre 1950)

 
" Nella peggiore delle ipotesi, se ogni possibilità futura di parlare e di scrivere si chiudesse davanti a me, mi rimarrebbe, con l'aiuto di Gesù, quella di compiere questo gesto, affermazione e somma testimonianza della mia fede: scomparire,m inabissarmi in uno spirito di Suprema Comunione con le forze  cristiche  dell'Evoluzione  (da Note di esercizi spirituali, 22 ottobre 1945) 
 
 
 

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