Teilhard de Chardin
Incontro con Teilhard de Chardin attraverso varie testimonianze« Riflessione filosofica s... | Una curiosità » |
Riconosciamo a Teilhard la sua grandezza
Padre Teilhard de Chardin moriva nel 1955 a New York, la città, dove per antonomasia, si incontravano e si incontrano ancora tutti i cittadini del mondo. Una umanità talmente varia che per questo motivo New York è considerata la città più cosmopolita del mondo. Dopo la morte di Teilhard la maggior parte delle sue opere sono state progressivamente portate a conoscenza del pubblico ( anche se, secondo noi, molte altre opere non sono state pubblicate. Forse per ragioni di opportunità e forse per non dar altri motivi al Magistero Ecclesiale di puntare il dito, ancora una volta, contro l’opera e il pensiero del padre gesuita. Comunque, per chi fosse interessato informiamo che nel sito curato dal Prof. Fabio Mantovani, www.biosferanoosfera.it sono presenti, e altri lo saranno, testi inediti di Teilhard de Chardin, con brevi commenti del curatore, che lo ricordo, è l’estensore del “Dizionario delle opere di Teilhard de Chardin” pubblicato da I Gabrielli Editori)In questi ultimi anni, che hanno caratterizzato la fine del millennio, l’influenza dei suoi scritti si è manifestata nell’ambito della cultura contemporanea con una profondità ed una intensità straordinaria. Ne fanno stato le molteplici edizioni delle sue opere più importanti: Il Fenomeno Umano e L’Ambiente Divino, ma soprattutto la riscoperta di certe intuizioni teilhardiane nel campo della fisica quantica, della teoria dei sistemi, nella espansione della mondializzazione, nella scoperta del gusto di vivere, nel campo della complessificazione e della riscoperta della coscientizzazione, e tanto altro ancora. Nel periodo successivo alla sua morte, nacque in tanti laici e cattolici un entusiasmo, forse troppo eccessivo e in tanti altri, soprattutto sacerdoti e teologi, le critiche e le reticenze erano anch’esse eccessive e rasentavano quello che oggi chiameremmo annientamento psicologico.Oggi, però, nessuno considera il teilhardismo e l’antiteilhardismo come una moda del momento dovuta alla curiosità sull’opera di un gesuita evoluzionista.Il pensiero di Pierre Teilhard de Chardin, approvato ed osannato o negato e dileggiato non lascia più nessuno in una posizione di indifferenza: oggi, più che mai, bisogna essere “pro” o “contro” Teilhard!E questo il momento di fare il punto della situazione, lasciando da parte entusiasmi e opposizioni che hanno caratterizzato questi ultimi venti anni per ritrovare, obiettivamente, quel ruolo che Teilhard ha ricoperto nel vasto movimento del pensiero contemporaneo e che ha sconvolto tutte le nostre acquisizioni culturali.
Quella visione del mondo, che tanto ci ha affascinato, Teilhard l’aveva riassunta e precisata in un suo scritto redatto mentre si recava in Sud Africa per il suo ultimo viaggio da paleontologo. L’ultimo viaggio prima della sua morte.
Questo scritto è datato 1953 e riassume oltre quarant’anni di osservazioni e di riflessioni sul suo modo di concepire la scienza e la fede, E’ stato pubblicato nelle Oeuvres, vol. VII: L’activation de l’energie, alle pagine 395-406 con il titolo “ L’etoffe de l’Univers” (questo volume è stato pubblicato in lingua italiana da I Gabrielli Editori, nel 2004, con il titolo “Verso la convergenza. L’attivazione dell’energia nell’umanità” e il saggio, con il titolo “La stoffa dell’Universo”, si trova alle pagine 309-318).
Il testo è considerato dagli studiosi di Teilhard come una specie di testamento spirituale ed è riconosciuto molto importante nella produzione letteraria del gesuita.
Durante il viaggio che lo portava, come dicevamo, in Sud Africa, Teilhard scrive:
“Così,ancora una volta, voglio cercare di catturare ed esprimere ulteriormente la sostanza, sempre sfuggente, di ciò che sento, di ciò che intuisco, di ciò che vivo. Una volta di più, dapprima perché mi sembra di essere riuscito, da qualche tempo, a circoscrivere più intimamente l’essenza ultima di ciò che mi avvolge, che mi trasporta, di ciò che io sono. E una volta di più anche, perché, a tale ulteriore grado di sinteticità delle cose, mi pare si sia prodotto un salto nella coerenza e nella semplicità, e dunque nella verosimiglianza e nell’attrattiva di una certa struttura del Mondo, la graduale scoperta della quale sarà stata la storia, la forza e la gioia di una esistenza che si va concludendo.
Alla ragione del metafisico, si presenza innanzitutto “l’essere” (l’ens) nella sua più grande generalità, per poi differenziarsi, dialetticamente, in Universo.
Alla emozione intuitiva del mistico, si manifesta in modo immediato il “divino” ; come una sorta di Fondo Comune, dove rischia del resto di perdersi la molteplicità e l’aspetto attivo delle cose.
Per il mio “materialismo” naturale (lo riconosco ora con evidenza) tutta la realtà si è illuminata e trasfigurata ai miei occhi, partendo dalle distese tangibili dell’Universo.
Approssimativamente, allo sguardo del fisico, la Stoffa costitutiva del Mondo, si presenta come un flusso di Energia fisica misurabile, più o meno corpuscolizzata in “materia”.
Il segreto e la molla del mio slamcio spirituale saranno consistiti nello scorgere che, sotteso a questo strato esteriore del Fenomeno ( e tuttavia con esso in continuità genetica) , si estendeva un altro settore (quello non più del tangenziale, ma del centrico) dove una seconda specie di Energia (non più elettro-termodinamica, ma spirituale) irradiava a partire dalla prima, divisibile, verso l’alto, in tre zone successive sempre più interirizzate:
Zona dell’Umano dapprima (o del Riflessivo).
Zona dell’Ultra-Umano, in seguito ( o del Co-Riflessivo).
Zona del Cristico, infine (o del Pan-Riflessivo).
Nel corso di tre fasi successive , un medesimo Flusso evolutivo, di ampiezza universale, che, per convergenza su di sé, si personalizza!...
Senza la preoccupazione, una volta tanto, di salvare nel modo di esprimermi qualche ortodossia ( o scientifica, o religiosa), e pertanto con la coscienza di agire unicamente con fedeltà, spinta fino in fondo, alla mia doppia vocazione umana e cristiana, ecco lo stupefacente spettacolo che vorrei evidenziare allo sguardo di tutti, adattando semplicemente la vista a ciò che sta sotto i nostri occhi.
Niente affatto una tesi, ma una presentazione; o anche, volendo, un appello. L’appello del viaggiatore che, avendo abbandonato la strada, si è trovato per caso ad accedere in un luogo prospettico dal quale tutto si illumina, e che grida ai suoi compagni: “Venite a vedere!”
Da questo scritto si evince chiaramente che Teilhard aveva un solo desiderio: far vedere a tutti gli uomini le cose come egli stesso vedeva.
E questo suo mirabile desiderio si è scontrato duramente con i suoi Superiori e con il Magistero che non hanno mai voluto capire quanto profonda era l’ appartenenza alla sua funzione di Sacerdote e di Scienziato. E per questo, come voi sapete non ebbe mai il permesso di pubblicare i suoi studi che gli avrebbero permesso di confrontarsi con altri scienziati, teologi, filosofi, e studiosi della Bibbia.
E’ lo stesso Teilhard che condensa il risultato della sua ricerca in una formula precisa: La scoperta di una certa stuttura del Mondo…Già, quella struttura del Mondo che abbraccia ed associa Materia e Spirito. La caratterizzazione e la profondità del pensiero teilhardiano riassume bene tutta l’opera del Padre Gesuita.
Teilhard ha dimostrato di essere molto di più che uno scienziato, un teologo, un filosofo. Egli appare ai nostri occhi come un osservatore attento e un genio intuitivo.
Tutto ciò che sente, che vede e che vive è un profondo invito a non soffermarsi alle parole, ma egli vuole che a nostra volta, tutto ciò che ci circonda, lo sentiamo, lo vediamo, lo viviamo.
Secondo noi, per andare alla scoperta del pensiero e dell’opera di Teilhard de Chardin, non bisogna partire da Il Fenomeno Umano come fanno quasi tutti, ma dalla raccolta di scritti che vanno sotto il titolo: “La vita cosmica - Scritti del tempo di guerra 1916-1919” edito da Il Saggiatore nel 1971 (edizione ormai esaurita ma che è possibile trovare in e/bay).
Durante gli anni duri della Grande Guerra, tra le lunghe trincee costruite a salvaguardia del territorio francese contro l’invasore tedesco il caporale barelliere (Teilhard apparteneva al secondo reggimento Zuavi) il giovane sacerdote gesuita annotava, con la sua scrittura chiara e minuta , la sua visione del mondo. Tra le bombe e gli attacchi tedeschi, tra l’aiuto ai feriti e al recupero dei morti , Teilhard esplicava le sue riflessioni che si ritroveranno meglio sviluppate negli scritti successivi che fanno parte delle sue Opere.
A questo proposito vorrei ricordare la scoperta di uno scritto inedito di Teilhard pubblicato sul sito www.biosferanoosfera.it che illustrava in nuce, già nel 1911, ancora prima della partenza di Teilhard per il fronte, tutti gli argomenti che il Gesuita avrebbe sviluppato lungo l’arco della sua vita di scienziato e di sacerdote. E’ un documento eccezionale che vi invito di andare a leggere.
A quell’epoca aveva già interamente concepito con precisione, chiarezza e ordine la sua scoperta di una certa struttura del Mondo.
Dobbiamo anche sottolineare che i lavori pubblicati nell’opera La Vita Cosmica erano redatti per un uso personale e per questo non erano appesantiti dalla preoccupazione di dimostrare ciò che sentiva, vedeva e viveva.
Il fiuto e la sottile intelligenza di Teilhard hanno favorito non poco la scoperta dell’“l’intuizione” (diventata poi deduzione) che ha giocato un ruolo importantissimo ed essenziale per giungere alla conoscenza delle verità nascoste dietro le apparenze attraverso l’esercizio di una spiritualità che trascende l’intelligenza e la ragione.
L’opera di Teilhard ha obbligato e sta obbligando ancora oggi, gli scienziati, i teologi e i filosofi a ripensare le loro certezze in funzione di un nuovo modo di considerare l’Universo e la sua evoluzione cosmica.
Giovanni Fois
Centro di Documentazione Teilhard de Chardin sul futuro dell'Uomo- Roma
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" La verità non è asltro che las coerenza totale dell'Universo in rapporto ad ogni suo punto. Perchè dovremmo mai avere in sospetto o sottovalutare tale coerenza, per il solo fatto che siamo noi stessi gli osservatori? Si continua ad opporre una certa illusione antropocentrica a una certa realtà obiettiva. E' una distinzione illusoria. La verità dell'Uomo è la verità dell'Universo per l'Uomo, cioè sempliceemente, la Verità "
"...Si potrebbe dire che oggi, come ai tempi di Galileo, ciò che più occorre per percepire la Convergenza dell'Universo, non è tanto la scoperta di fatti nuovi (ne siamo accerchiati, da restarne accecati) quanto un modo nuovo di guardare e accettare i fatti.
Un nuovo modo di vedere, connesso con un nuovo modo di agire: ecco ciò di cui abbiamo bisogno... Dobbiamo prendere posizione e metterci all'opera, presto-subito " (La Convergence de l'Univers,23 luglio 1951)
" ...Sento, come chiunque altro, quanto sia grave per l'Umanità il momento che stiamo attraversando... E tuttavia un istinto, che si è sviluppato al contatto con il grande Passato della Vita, mi dice che la salvezza per noi è nella direzione stessa del pericolo che ci spaventa tanto... Come viaggiatori presi nel flusso di una corrente, vorremmo tornare indietro. Manovra impossibile e fatale. La nostra salvezza è più in là, oltre le rapide. Nessun ripiegamento. Ma una mano sicura al timone, e una buona bussola..." ( Esquisse d'un Universe personnel, 4 maggio 1936)
Di colui che pronuncerà queste parole nell'Aeropago, ci si burlerà come d'un sognatore e lo si condannerà. "Il senso comune lo vede, e la scienza lo verifica: nulla si muove", dirà un primo Saggio. "La filosofia lo decide: nulla può muoversi", dirà un secondo Saggio. "La religione lo proibisce: nulla si muova", dirà un terzo Saggio. Trascurando questo triplice verdetto, "colui che ha visto" lascerà la piazza pubblica, e tornerà nel seno della Natura ferma e profonda. Là, immergendo lo sguardo nell'immensa ramificazione che lo sorregge e i cui rami si perdono molto lontano al di sotto di lui, in mezzo all'oscuro Passato, egli colmerà ancora una volta la sua anima della contemplazione e del sentimento d'un moto unanime e ostinato, inscritto nella successione degli strati morti e nella distribuzione attuale di tutti i viventi. -Volgendo allora lo sguardo al di sopra di lui, verso gli spazi preparati per le nuove creazioni, egli si consacreà corpo e ed anima, con fede rinsaldata, a un Progresso che trascina e spazza via persino coloro che non ne vogliono sapere. E, con tutto il suo essre fremente di ardonre religioso, lascerà salire alle proprie labbra, verso il Cristo già risorto ma ancora imprevedibilmente grande, questa invocazione, sommo omaggio di fede e d'adorazione: "Deo ignoto" [Al Dio ignoto] (L'avenir de l'homme, note sur le Progrès, 10 agosto 1920, Le Seuil, pp. 35-37)
" Adesso che, attraverso tutte le vie dell'esperienza, l'Universo comincia a crescere fantasticamente ai nostri occhi è ceramente giunta l'ora per il Cristianesimo di destarsi ad una consapevolezza precisa di ciò che il dogma dell'Universalità di Cristo, trasposto in quelle nuove dimensioni, suscita di speranze pur sollevando al tempo stesso certe difficoltà.
Speranze, certo, poichè, se il Mondo diventa così formidabilemte vasto e potente, vuol dire che il Cristo è ancor ben più grande di quanto noi pensassimo.
Ma le difficoltà, poichè, alla fin fine, come concepire che il Cristo s'"immensifichi" secondo le esigenze del nostro nuovo Spazio-Tempo senza simultaneamente, perdere la sua personalità adorabile e, in qualche modo, volatilizzarsi?
Ed è qui che risplende la stupenda e liberatrice armonia tra una religione di tipo cristico e un'Evoluzione di tipo convergente (Le Cristique, 1955)
" Nel Cuore della Materia.
Un Cuore del Mondo,
Il Cuore d' un Dio"
(da Le Coeur de laMatiere, 30 ottobre 1950)