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La storia delle carte di Teilhard

Post n°251 pubblicato il 17 Novembre 2010 da bioantroponoosfera

IL TESTAMENTO DI TEILHARD DE CHARDIN

 

 

Forse non tutti gli estimatori del pensiero e dell’opera di Pierre Teilhard de Chardin s.j. conoscono il pericolo corso, alla fine del 1949,  dagli scritti del gesuita e il merito che  tanti “veri amici” del religioso  ebbero per averli salvati.

In questa breve nota voglio esplicitarvi la situazione che si era creata intorno alla figura di Teilhard e il pericolo che la sua opera fosse per sempre “archiviata” dalle forze più conservatrici della Compagnia  di Gesù  e del Magistero cattolico.

Tutti sappiamo delle  ostilità,  che ancora oggi sussistono, del Magistero cattolico verso il pensiero e l’opera di  questo grande del pensiero scientifico e religioso ed è per questo che noi cattolici dobbiamo attivare una nuova attenzione verso la sua persona e verso la sua opera  che è doverosa e urgente.

Perché,Teilhard, rappresenta,  oggi più che mai, un faro per riportare la Chiesa al Mondo moderno e per dare ai cattolici nuova linfa per la loro azione nell’evoluzione dell’Umanità.

Scrive Fabio Mantovani nel suo prezioso Dizionario elle opere di Teilhard de Chardin (Gabrielli Editori, 2006):

“ Le riflessioni teilhardiane concorrono a provocare quel “salto mentale”… che costituisce in fin dei conti la caratteristica principale dell’uomo effettivamente moderno.  Esse non formano un sistema di pensiero fisso e chiuso, ma aprono delle prospettive, in molteplici direzioni, che occorre soltanto “vedere”…

E’ unanimemente riconosciuta la ricchezza spirituale che può essere attinta dai suoi scritti, in specie da L’Ambiente divino, uno dei testi più rilevanti del cristianesimo moderno.

…l’acquisizione del suo punto di vista crea armonia e reciproco sostegno fra ragione e fede, fra “ l’in avanti” e “ l’in alto”, con il risultato che la vita interiore del cristiano diventa finalmente unificata  e il Cristo Universale ne occupa il centro”

.Gli ultimi  anni della vita di Teilhard de Chardin, hanno visto le forze conservatrici della Chiesa fare di tutto  per non rendere pubblici  tutti  gli scritti, soprattutto quelli religiosi, teologici e mistici. Ma il pensiero di Teilhard  entusiasmava tanti studenti, religiosi, e laici e per questo circolavano segretamente, da anni. I suoi  testi manoscritti.

 Non è superfluo sottolineare che Teilhard era stato allontanato, per le sue idee,  dall’insegnamento di materie religiose, che gli era stato imposto di lasciare la cattedra presso l’Istituto Cattolico di Parigi, mandato in esilio in Cina, allontanato dall’Europa intellettuale  e sottoposto ad un asfissiante controllo.

Teilhard non  aveva avuto nella sua vita di sacerdote e di scienziato  la possibilità di confrontare certe sue intuizioni e  concezioni, soprattutto nell’ambito dei rapporti tra religione e scienza , con altri teologi e filosofi  e fu  obbligato a  non pubblicare i suoi scritti,  perché non conformi ai dettami della Chiesa ufficiale.

Nel 1949 l’ultimo atto della mortificazione personale : il generale dei gesuiti, che aveva per lui una discreta simpatia, lo informò che ancora una volta i suoi scritti non avevano superato  la censura e che in particolare non potevano essere pubblicati: L’Ambiente divino, Il  Fenomeno umano e una versione riveduta e corretta di quest’ultimo, intitolato  Il posto dell’uomo nella natura.

E’ fra la  fine del 1949 e l’inizio del 1950 che il “fuoco di sbarramento” culturale, religioso e personale si  scatenò contro Teilhard. Scesero in campo teologi conservatori e scienziati antievoluzionisti per  sostenere che il pensiero del sacerdote scienziato era solo frutto di una “visione” molto bella poeticamente ma senza base scientifica e  teologica.

Senza tener conto che Teilhard si considerava scienziato dell’evoluzione  e aveva più volte sottolineato che non  riteneva di essere un teologo e un filosofo, ma solo uno che studiando “il passato vedeva l’avvenire”: per questo poneva problemi e domande ai teologi e ai filosofi i quali ben si guardavano dal rispondere.

Abbiamo detto in altri post che Teilhard, con il suo pensiero aveva abbattuto tutte le barriere innalzate dalle varie discipline per mantenere i loro “orticelli”  e li aveva invitati a “vedere oltre e in senso olistico”.

Intanto veniva pubblicata ( nel 1950) l’Enciclica Humani Generis con la quale  Pio XII  condannava varie tendenze  devianti della scienza,  comprese alcune idee attribuite a Teilhard . Per questo e per altri motivi i   suoi superiori lo esiliarono ancora  una volta,  al di fuori dell’Europa, negli Stati Uniti.

Queste forze ciecamente conservatrici non contente di aver condannato  Teilhard ad una nuova quarantena , impedendogli molte volte anche di parlare di scienza, stavano ammassando nuvole dense  sopra la sua testa. Egli era  debilitato da alcune malattie precedenti e fortemente amareggiato di non poter pubblicare le sue opere. Inoltre, la   fedeltà alla Chiesa e alla Compagnia di Gesù non gli  permettevano  di comprendere che cosa gli stava capitando.  Ma i suoi amici  avevano  intuito che la Chiesa non avrebbe mai permesso la pubblicazione dei suoi lavori e che dopo la sua morte li  avrebbe affossati  per sempre.

La questione della salvaguardia degli scritti era diventata urgente  tanto che  il Direttore de Museo dell’Uomo di Parigi, Paul Rivet consigliò a Teilhard di raccogliere tutti i suoi scritti e di metterli rapidamente in un luogo sicuro fino a quando si sarebbero potuti pubblicare.

Ma Teilhard, sacerdote obbediente,  rimase titubante di fronte a questa pressante proposta,  perché avrebbe dovuto  contraddire la Compagnia di Gesù, alla quale aveva  promesso l’impegno di lasciare tutti i suoi beni.

Per superare questa titubanza e questa difficoltà di Teilhard,  Padre Jouve, teologo e amico  si rivolse a Padre  Tesson, uno specialista di diritto canonico, il quale rilevò che tale impegno si applicava ai soli beni materiali e non alla produzione intellettuale.

I canonisti, secondo Padre Tessot  avevano due opinioni diverse, entrambi attendibili, circa la possibilità o meno che un membro dell’Ordine religioso, avendo fatto voto di povertà,  non poteva quindi dare o ricevere beni materiali; poteva però trasmettere ad altri idee e manoscritti.

Padre Tessot consigliò allora a  Teilhard di seguire l’interpretazione a lui più favorevole e di fare testamento lasciando tutti i suoi scritti ad una persona di fiducia estranea all’Ordine, la quale si sarebbe occupata in tempi successivi della loro pubblicazione.

Teilhard raccolse tutto ciò che aveva scritto di natura filosofica e religiosa  e  depositò tutto il materiale a casa della sua segretaria Jeanne Mortier a Parigi.

Poi su carta intestata ETUDES ( la rivista dei gesuiti francesi)  stilò uno scritto- testamento (se cliccate sulla foto all’inizio del post vi si aprirà il testo del documento) in cui lasciava a lei tutto il materiale non strettamente scientifico, con la speranza di vederlo pubblicato in seguito.

Jeanne Mortier capì subito l’importanza di questo atto e accettò il lascito di Teilhard  rassicurandolo che avrebbe fatto di  tutto per pubblicare  i  suoi scritti non puramente scientifici.

Allo scopo di rendere più efficace il testamento , Teilhard, citò nello scritto, come garanti,  altri tre suoi amici:  Francesco Richaud, Jean Piveteau e Andrè Gorge.

Come c’era da aspettarsi, dopo la morte di Teilhard, la sua famiglia spalleggiata dalla Compagnia di Gesù, contestò il testamento autografo,  tentando  con tutti i mezzi di invalidarlo  e cercando  di riavere indietro tutti gli scritti,  da consegnare alla Compagnia di Gesù, che  avrebbe stabilito unilateralmente l’opportunità o meno di pubblicare solo quello che era utile alla Chiesa. ( e cioè niente!!!) Era questo l’atto iniziale per l’ affossamento definitivo dell’opera e  del pensiero  di Teilhard de Chardn: ma per nostra immensa fortuna la  diatriba  fini positivamente  e noi possiamo oggi nutrirci di un pensiero, che capito fino in fondo può cambiare la nostra vita.

Con questo testamento , Jeanne Mortier insieme ad una vasta schiera di amici ed estimatori di Teilhard diede vita ad una Fondazione con sede a Parigi per mantenere viva l’opera di Teilhard  e per dare la possibilità  al mondo culturale, scientifico, religioso e teologico di scoprire un pensiero  eccezionale e di leggere finalmente  tutti gli scritti di Teilhard senza  censure  preventive dell’autorità ecclesiastica

A partire dal 1955 e negli anni successivi,  a cura della Fondazione,  furono pubblicati in tredici volumi  tutti i suoi scritti religiosi, teologici e filosofici  più una parte consistente dell’epistolario,   così come i suoi scritti di carattere scientifico sono stati tutti pubblicati in un’opera di undici volumi editi in lingua tedesca.

Nella battaglia giudiziaria intorno alla volontà di Teilhard molti scritti, note, epistolari, rimasero nelle mani della Compagnia di Gesù  ancora oggi sconosciuti e senza la prospettiva di essere pubblicati  .  Per paura di che cosa ? Perché tutto questo ostracismo verso Teilhard , a oltre cinquant’anni dalla morte,  è ancora presente all’interno della Chiesa ufficiale? Il “Gesuita proibito” lo aveva chiamato Giancarlo Vigorelli. Proibito perché ? La Chiesa ufficiale ha rivalutato Rosmini, sta rivalutando Giordano Bruno, ha ripreso a parlare di Galileo Galilei ed ha permesso che la salma di Copernico venisse tumulata in una chiesa in Polonia mentre Teilhard rimane abbandonato in un povero cimitero alla periferia di New York, che a quanto risulta potrebbe essere altrimenti utilizzato da una Scuola culinaria americana: sì, avete capito bene, Scuola culinaria!

Gli ultimo Papi hanno chiesto perdono per tutte le malefatte compiute nel nome del Signore: perché proprio Teilhard de Chardin , che pur di malefatte da parte della  Chiesa ne ha avute tante, deve  ancora rimanere nell’oblio?

Quell’ atto unilaterale di Teilhard fece arrabbiare molto la famiglia e  i responsabili dalla Compagnia che (per dispetto, penso io)  pur possedendo tanto altro  materiale scritto da Teilhard (come abbiamo accennato: note, studi sul futuro della Chiesa e della religione, lettere ; sembrerebbe che nello studio di Teilhard a New York siano state trovate delle lettere indirizzate ai suoi superiori in cui il Gesuita,  con la correttezza che lo contraddistingueva, non risparmiava critiche alla Compagnia per non averlo difeso dal conservatorismo romano e per non avergli permesso la divulgazione  delle sue opere) non ne permettono, ancora oggi,  la pubblicazione. 

Le  persone che circondavano Teilhard negli ultimi tempi  avevano  capito che la salvezza degli scritti di Teilhard rispondeva ad una esigenza non solo dei cattolici, ma dell’uomo, cittadino del mondo:  ne fa testo, grazie a Jeanne Mortier e agli amici di Teilhard  la rapida diffusione del suo pensiero e la grande incidenza che ebbe, ma che ha ancora oggi, sulla cultura in senso lato.

Arnold Toynbee, grande storico, lo definì uno dei grandi del pensiero moderno.

 

Giovanni Fois

Centro di Documentazione Teilhard de Chardin sul futuro dell’Uomo - Roma

 

 

 

 

 

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RIFLESSIONI TEILHARDIANE

"  La verità non è asltro che las coerenza totale dell'Universo in rapporto ad ogni suo punto.  Perchè dovremmo mai avere in sospetto o sottovalutare tale coerenza, per il solo fatto che siamo noi stessi gli osservatori?  Si continua ad opporre una certa illusione antropocentrica a una certa realtà obiettiva.  E' una distinzione illusoria.  La verità dell'Uomo è la verità dell'Universo per l'Uomo, cioè sempliceemente,  la Verità "   

                                                                                                                                                          

 

" Senza che si possa dire per ora in quali termini esatti, ma senza che vanga perduto un solo frammento del dato, sia rivelato che definitivamente dimostrato, sul problema scottante delle origini umane, l'accordo si farà senza sforzo, a poco a poco, tra la Scienza e il Dogma.  Intanto, evitiamo di respingere anche il minimo raggio di luce, sia da una parte che dall'altra.  La fede ha bisogno di tutta la verità". (da Les Hommes fossiles, marzo 1921) 
 
" Inventariare tutto, provare tutto, capire tutto. Ciò che è in alto, più lontano di quanto è respirabile, e  ciò che è in basso, più profondo della luce.  Ciò che si perde nelle distanze siderali, e ciò che si dissimula sotto gli elementi... Il sole si alza in avanti... Il Passato è una cosa superata...  La sola scoperta degna dei nostri sforzi è come costruire l'Avvenire". (La découverte du passé, 5 settembre 1935)
 

"...Si potrebbe dire che oggi, come ai tempi di Galileo, ciò che più occorre per percepire la Convergenza dell'Universo, non è tanto la scoperta di fatti nuovi (ne siamo accerchiati, da restarne accecati) quanto un modo nuovo di guardare e accettare i fatti.

Un nuovo modo di vedere, connesso con un nuovo modo di agire: ecco ciò di cui abbiamo bisogno...  Dobbiamo prendere posizione e metterci all'opera, presto-subito " (La Convergence de l'Univers,23 luglio 1951)

 
"  Chiniamoci dunque con rispetto sotto il soffio che gonfia i nostri cuori per le ansie e le gioie di "tutto tentare e di tutto trovare".  L'onda  che sentiamo passare non si è formata in noi stessi.  Essa giunge a noi da molto lontano, partita contemporaneamente alla luce delle prime stelle.  Essa ci raggiunge dopo aver creato tutto lungo il suo cammino.  Lo spirito di ricerca e di conquista è l'anima permanente dell'Evoluzione" (Il Fenomeno Umano 1940)
 

" ...Sento, come chiunque altro, quanto sia grave per l'Umanità il momento che stiamo attraversando...  E tuttavia un istinto, che si è sviluppato al contatto con il grande Passato della Vita, mi dice che la salvezza per noi è nella direzione stessa del pericolo che ci spaventa tanto...  Come viaggiatori presi nel flusso di una corrente, vorremmo tornare indietro.  Manovra impossibile e fatale.  La nostra salvezza è più in là, oltre le rapide.  Nessun ripiegamento. Ma una mano sicura al timone, e una buona bussola..." ( Esquisse d'un Universe personnel, 4 maggio 1936) 

 
" L'Energia diventa Presenza...  Sembrerebbe che un solo  raggio di una tale luce, cadendo come una scintilla in qualsiasi punto della Noosfera, dovesse provocare un'esplosione abbastanza forte da incendiare e rinnovare quasi di colpo la faccia della Terra. Allora, come è possibile che, guardando attorno a me, è ancora tutto inebriato di ciò che mi è apparso, io mi trovi pressochè solo della mia specie?  Solo ad aver "visto"?...  Incapace, quindi, quando me lo si chiede, di citare un solo autore, un solo testo, in cui si riconosca, chiaramente espressa, la meravigliosa "Diafania" che, per il mio sguardo, ha trasfigurato tutto ?"  (Le Christique, marzo 1955) 
 
....IN QUESTA APERTURA VERSO QUALCHE COSA CHE SFUGGE ALLA MORTE TOTALE, L'EVOLUZIONE E' LA MANO DI DIO CHE CI RICONDUCE A  LUI . ( La Biologie, poussee à fond,peut-elle nous  conduire à èmerger dans le transcendant?  Maggio 1951)
 

Di colui che pronuncerà queste parole nell'Aeropago, ci si burlerà come d'un sognatore e lo si condannerà. "Il senso comune lo vede, e la scienza lo verifica: nulla si muove", dirà un primo Saggio. "La filosofia lo decide: nulla può muoversi", dirà un secondo Saggio.  "La religione lo proibisce: nulla si muova", dirà un terzo Saggio. Trascurando questo triplice verdetto, "colui che ha visto" lascerà la piazza pubblica, e tornerà nel seno della Natura ferma e profonda. Là, immergendo lo sguardo nell'immensa ramificazione che lo sorregge e i cui rami si perdono molto lontano al di sotto di lui, in mezzo all'oscuro Passato, egli colmerà ancora una volta la sua anima della contemplazione e del sentimento d'un moto unanime e ostinato, inscritto nella successione degli strati morti e nella distribuzione attuale di tutti i viventi. -Volgendo allora lo sguardo al di sopra di lui, verso gli spazi preparati per le nuove creazioni, egli si consacreà corpo e ed anima, con fede rinsaldata, a un Progresso che trascina e spazza via persino coloro che non ne vogliono sapere. E, con tutto il suo essre fremente di ardonre religioso, lascerà salire alle proprie labbra, verso il Cristo già risorto ma ancora imprevedibilmente grande, questa invocazione, sommo omaggio di fede e d'adorazione: "Deo ignoto" [Al Dio ignoto] (L'avenir de l'homme, note sur le Progrès, 10 agosto 1920, Le Seuil, pp. 35-37)

 

" Adesso che, attraverso tutte le vie dell'esperienza, l'Universo comincia a crescere fantasticamente ai nostri occhi è ceramente giunta l'ora per il Cristianesimo di destarsi ad una consapevolezza precisa di ciò che il dogma dell'Universalità di Cristo, trasposto in quelle nuove dimensioni, suscita di speranze pur sollevando al tempo stesso certe difficoltà.

Speranze, certo, poichè, se il Mondo diventa così formidabilemte vasto e potente, vuol dire che il Cristo è ancor ben più grande di quanto noi pensassimo.

Ma le difficoltà, poichè, alla fin fine, come concepire che il Cristo s'"immensifichi" secondo le esigenze del nostro nuovo Spazio-Tempo senza simultaneamente, perdere la sua personalità adorabile e, in qualche modo, volatilizzarsi?

Ed è qui che risplende la stupenda e liberatrice armonia tra una religione di tipo cristico e un'Evoluzione di tipo convergente (Le Cristique, 1955)

 

" Nel Cuore della Materia.

   Un Cuore del  Mondo,

    Il Cuore d' un Dio"

        (da Le  Coeur de laMatiere, 30 ottobre 1950)

 
" Nella peggiore delle ipotesi, se ogni possibilità futura di parlare e di scrivere si chiudesse davanti a me, mi rimarrebbe, con l'aiuto di Gesù, quella di compiere questo gesto, affermazione e somma testimonianza della mia fede: scomparire,m inabissarmi in uno spirito di Suprema Comunione con le forze  cristiche  dell'Evoluzione  (da Note di esercizi spirituali, 22 ottobre 1945) 
 
 
 

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