Teilhard de Chardin
Incontro con Teilhard de Chardin attraverso varie testimonianzeMessaggi di Settembre 2009
(segue dal post precedente)
E' questo il testo in lingua spagnola pubblicata sulla Rivista Jusuitas in ricordo del 50° anniversario della morte di Teilhard de Chardin della preghiera attribuita al gesuita francese
Adora y confía
No te inquietes por las dificultades de la vida,
por sus altibajos, por sus decepciones,
por su porvenir más o menos sombrío.
Quiere lo que Dios quiere.
Ofrécele en medio de inquietudes y dificultades
el sacrificio de tu alma sencilla que, pese a todo,
acepta los designios de su providencia.
Poco importa que te consideres frustrado
si Dios te considera plenamente realizado;
a su gusto.
Piérdete confiado ciegamente en ese Dios
que te quiere para sí.
Y que llegará hasta ti, aunque jamás le veas.
Piensa que estás en sus manos,
tanto más fuertemente asido,
cuanto más decaído y triste te encuentres.
Vive feliz. Te lo suplico.
Vive en paz.
Que nada te altere.
Que nada sea capaz de arrebatarte tu paz.
Ni la fatiga psíquica. Ni tus faitas morales.
Haz que brote, y conserva siempre sobre tu rostro
una dulce sonrisa, reflejo de la que el Señor
continuamente te dirige.
Y en el fondo de tu alma coloca, antes que nada,
como fuente de energía y criterio de verdad,
todo aquello que te llene de la paz de Dios.
Recuerda:
cuanto te reprima e inquiete es falso.
Te lo aseguro en nombre de las leyes de la vida
y de las promesas de Dios.
Por eso, cuando te sientas
apesadumbrado,
triste,
adora y confía...
P. TEILHARD DE CHARDIN
(segue)
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(segue dal post precedente)
Ed ecco la traduzione in italiano fatta dal nostro amico Francesco Ortolani, della preghiera, comunque molto bella, attribuita a Teilhard de Chardin
PREGA E ABBI FEDE
NON TI AGITARE PER LE DIFFICOLTA' DELLA VITA,
PER I SUOI ALTI E BASSI, PER LE SUE DELUSIONI,
PER IL FUTURO PIU’ O MENO CHIARO.
DESIDERA QUELLO CHE DIO VUOLE.
DONA IN MEZZO AI DUBBI E ALLE DIFFICOLTA'
IL SACRIFICIO DELLLA TUA ANIMA SEMPLICE CHE, NONOSTANTE TUTTO,
ACCETTA IL DISEGNO DELLA PROVVIDENZA.
POCO IMPORTA CHE TI CONSIDERI UN FALLITO,
SE DIO TI CONSIDERA PIENAMENTE REALIZZATO, A MODO SUO.
CONFIDA CIECAMENTE IN QUESTO DIO CHE TI VUOLE PER LUI
E CHE ARRIVERA' A TE, ANCHE SE NON LO VEDRAI MAI.
PENSA CHE SEI NELLE SUE MANI,
TANTO PIU' SICURO,
QUANDO PIU' TRISTE TI SENTI.
VIVI FELICEMENTE. TI PREGO. VIVI IN PACE.
CHE NIENTE TI DISTURBI.
CHE NIENTE SIA CAPACE DI TOGLIERTI LA TUA SERENITA'.
NE' LA FATICA FISICA. NE' I TUOI PECCATI MORALI.
FAI CHE NASCA E SI CONSERVI SUL TUO VISO
UN DOLCE SORRISO, RIFLESSO DI QUELLO CHE IL SIGNORE
CONTINUAMENTE FA A TE.
E NEL FONDO DELLA TUA ANIMA METTI, PRIMA DI TUTTO,
COME FONTE DI ENERGIA E CRITERIO DI VERITA',
TUTTO QUELLO CHE TI RIEMPIA DELLA PACE DI DIO.
RICORDA: TUTTO QUELLO CHE TI BLOCCA E TI INNERVOSISCE E' FALSO.
TE LO ASSICURO IN NOME DELLA LEGGE DELLA VITA
E DELLE PROMESSE DI DIO.
PER QUESTO, QUANDO TI SENTI APPESANTITO, TRISTE,
PREGA E ABBI FEDE.
(Traduzione dallo spagnolo di Francesco Ortolani)
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Teilhard de Chardin, evoluzione e fede in dialogo
La scorsa settimana ho provato ad appuntare alcune riflessioni sul rapporto tra evoluzionismo ed intelligenza della fede. Oggi vorrei scrivere qualche riga su una straordinaria figura che del dibattito sull’evoluzione è stato protagonista: Teilhard de Chardin (1881-1955), gesuita, teologo, filosofo, paleontologo e mistico, tra i pi. grandi del XX secolo se consideriamo la qualit.à e la quantità. degli scritti che ci ha lasciato. Nonostante la grandezza e lungimiranza delle sue intuizioni, nonostante
l’ispirazione che diede al Concilio Vaticano II, il suo pensiero è stato spesso trascurato ed una parte significativa delle lettere e dei diari attende ancora di essere studiata e approfondita. Anche stavolta riconosco che mi è possibile solo brevemente accennare ad alcuni punti del suo pensiero, tanto vasto e complesso.
Mi pare che una considerazione profonda si intreccia sin dagli inizi con la sua opera: il mondo moderno va accolto in tutta la sua bontà, con i suoi limiti ma anche con le sue potenzialità. La Chiesa è chiamata a riconciliarsi con il mondo e con la scienza, riteneva Teilhard tanti anni prima del Concilio Vaticano II. Egli, come detto, fu paleontologo e svolse sempre la sua attività. scientifica come un privilegio altissimo attribuito all’uomo, un compito mediante il quale lo scienziato non si limitava ad una descrizione distaccata o disinteressata del mondo, ma si poneva al servizio
dell’intera umanità.. Proprio dalla scoperta degli ominidi del Pleistocene, che studi. a lungo nei deserti dell’Asia, capì che occorreva trovare nel presente le linee di sviluppo dell’umanità. Solo l’uomo, non frutto del caso, dell’azzardo, può infatti spiegare la natura delle cose perchè la sua coscienza regge il cosmo: ecco un altro punto importante che il suo pensiero impose nel dibattito furioso tra creazionisti ed evoluzionisti nella prima metà del Novecento.
L’evoluzione dell’uomo raccontava per lui una natura che si faceva lentamente più complessa lungo tutta la storia, storia incessante di un muoversi verso – così lui definiva la legge evolutiva. Capì che era possibile constatare un’evoluzione verso forme sempre pi. complesse, e poi, dopo la comparsa della vita, verso forme sempre più dotate di coscienza. Un'altra intuizione straordinaria fu quella di non fissare l’uomo al centro del cosmo: l’antropocentrismo di Teilhard è infatti dinamico perchè l’uomo è parte del divenire delle cose, anzi, è responsabile di questa stessa evoluzione. La centralità
dell’uomo che Galileo aveva messo da parte collocando la Terra in orbita intorno al sole, che Darwin sembrava mettere da parte facendo derivare l’uomo dalla scimmia, che Freud sembrava aver messo da parte legando la libertà dell’uomo a pulsioni del suo io più profondo, si recupera attraverso quest’idea: l’uomo non più come centro fisico ma come centro spirituale dell’universo perchè sulla Terra nasce la coscienza riflessa, nasce l’essere pensante, capace di rispondere all’alleanza con Dio. Scrive Teilhard ne Il fenomeno umano: “Il Cristo si ammanta organicamente
nella maestà della sua creazione. E, per questo motivo, l’uomo si rivela, senza metafora, capace di subire e di scoprire il suo Dio mediante tutta la lunghezza, tutto lo spessore, tutta la profondità del mondo in movimento. Poter dire letteralmente a Dio che lo si ama, non soltanto con tutto il corpo, con tutto il cuore, con tutta l’anima, ma con tutto l’universo in via di unificazione, ecco una preghiera che si può fare solo nello spazio-tempo”.
Teilhard era scienziato esploratore sì, ma gesuita. E quando gli chiesero la sua opinione sulla teoria del peccato originale e sulla perfezione perduta della natura, dopo anni di studi sui fossili e pubblicazioni scientifiche, rispose che il racconto della Bibbia indicava come la sofferenza, il dolore e la morte non entrassero nel mondo in conseguenza del peccato. Esse facevano parte della stoffa stessa dell’universo e bisognava cambiare il modo di vedere il giardino dell’Eden e il
progetto di Dio sull’uomo: esiste la sofferenza perchè l’universo non è ordinato fin dall’inizio e la creazione non può avere una perfezione originaria perchè la materia in quanto tale ha sempre delle imperfezioni, delle difficoltà ad organizzarsi. L’ordine appartiene al futuro. Allora il giardino dell’Eden non è un punto di nostalgia, di un passato irreparabilmente alterato e inaccessibile per l’uomo, è invece il punto a cui tendere nel futuro. L’imperfezione della natura è un invito all’uomo per costruire un ordine del futuro cui la libertà della creatura, di ciascuno di noi, è chiamata a
tendere.
Questo è un aspetto bellissimo della sua teologia. Il Dio non è più l’orologiaio di Newton o il dio di Leibniz, un Dio che, azionato l’orologio dell’evoluzione, si disinteressa delle sorti dell’uomo. Il Dio di Teilhard scommette sulla libertà della creatura, sulla sua possibilità di costruire la Terra e sulla volontà di preparare il suo futuro, proponendogli un’alleanza, una salvezza, una redenzione.
(segue)
TIZIANO TORRESI
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Teilhard de Chardin, evoluzione e fede in dialogo
(segue precedente post)
L’uomo può scegliere di accettare questo progetto ma anche rifiutarsi distruggendo la creazione e ignorandone l’evoluzione. Il progetto formulato da Teilhard de Chardin diventa così un progetto che non solo ci riconcilia con l’evoluzione ma che ci mostra fino in fondo il progetto di Dio grazie all’evoluzione, la storia che prende tutto l’universo, che non si ferma con l’uomo ma procede nell’alleanza fino a giungere alla prospettiva finale, quella del punto Omega, il momento della seconda venuta di Cristo.
Prendere in mano i suoi scritti e approfondire le sue intuizioni, credo, ci può offrire uno strumento prezioso per meglio comprendere il dibattito su evoluzione e creazione. Al tempo stesso molte delle sue intuizioni possono aiutarci in quella mai interrotta ricerca del progetto scritto da Dio nella nostra vita di credenti.
Vorrei infine annotare una delle sue pagine mistiche più belle. Una domenica, mentre è in una spedizione scientifica nel deserto dell’Asia, Teilhard resta senza pane e vino per l’eucaristia. Offre allora a Dio la natura, le ansie e le fatiche del mondo come comunione sacramentale. Ne nasce La messa sul mondo, una meditazione altissima sul creato. Mentre la liturgia ci fa contemplare il Signore tentato da Satana nel deserto e ci invita a ritirarci anche noi nel deserto della solitudine, del silenzio e della meditazione con Lui, ascoltiamo le sue parole cos. suggestive in questa prima
domenica di Quaresima: “Poichè, ancora una volta, Signore, nelle steppe dell’Asia, non ho nè pane, nè vino, nè altare, mi eleverò al di sopra dei simboli fino alla pura maestà del Reale, e io, tuo sacerdote, ti offrirò sull’altare di tutta la Terra il lavoro e la pena del Mondo. Il sole ha appena illuminato laggiù la frangia estrema del primo Oriente. Una volta ancora, sotto la tovaglia mobile dei suoi fuochi, la superficie vivente della Terra si sveglia, freme, e ricomincia la sua spaventosa fatica. Io metterò. sulla mia patena, mio Dio, l’atteso raccolto di questo nuovo sforzo. Verserò. nel
mio calice il succo di ciascun frutto che oggi verrà. spremuto. Il mio calice e la mia patena, queste sono le profondità. di un’anima largamente aperta a tutte le forze che, in un istante, si innalzeranno da tutti i punti del Globo e convergeranno verso ciò che si muove all’interno della materia oscura – perchè, irrimediabilmente, riconosco in me ben più di un bambino del Cielo, un figlio della Terra – questa mattina io volerò col pensiero sui luoghi elevati, carichi di speranza e di miserie di mia madre; e lì – forte di un sacerdozio che Tu solo, io lo credo, mi hai donato – su tutto ciò che,nella
Carne umana, si appresta a nascere o a morire sotto il sole che sorge, io invocherò il Fuoco”.
.Tiziano TORRESI
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San Teilhard de Chardin |
Che io sappia, finora nessuno ha fatto nomi per eleggere un Santo Patrono della Rete. Ma, ammettendo che esistano candidature a me ignote, mi permetto ugualmente d’avanzare la mia proposta: suggerisco che l’onore spetti a Pierre Teilhard de Chardin (1881-1955) gesuita, paleontologo ed autore d’una imponente opera filosofica sul rapporto fra scienza e teologia. Sono sicuro che il suggerimento otterrebbe, per ragioni che spiegherò oltre, l’entusiastica accoglienza degli ambienti "cyberculturali" (soprattutto francesi e americani). Entusiasmo che, purtroppo, incontrerebbe due ostacoli insormontabili: il primo è che la Chiesa non ha beatificato Teilhard de Chardin, il secondo – ben più serio – è che non ha nessuna intenzione di farlo. Di lui, infatti, ha sempre pensato che, nel tentativo di conciliare teologia cristiana e teoria dell’evoluzione, si sia sbilanciato a favore della seconda al punto da sconfinare nell’eresia. Così al povero Teilhard de Chardin venne proibito di divulgare le proprie idee, tanto che molte opere furono pubblicate postume. Né, una volta pubblicate, ebbero migliore accoglienza da parte degli scienziati, ma per motivi opposti: Teilhard de Chardin ha infatti coltivato l’imbarazzante talento di evidenziare la latente vocazione "religiosa" della scienza. Ma che cos’ha scritto di così "scandaloso" il nostro gesuita, che ha tuttora il potere di irritare teologi e scienziati? E perché sta invece vivendo un grande successo postumo nei circoli più sofisticati della cultura "wired"? Sarebbe bello poter placare la vostra curiosità con ampie citazioni bibliografiche e abbondanti estratti. Ma da noi, purtroppo, la "riscoperta" di Teilhard de Chardin non è ancora iniziata, per cui le sue opere, quasi tutte pubblicate molti anni fa dal Saggiatore, sono quasi introvabili. Perciò possiamo offrirvi solo un brano de "L’energia umana", che l’editore Pratiche ha ristampato nel 1997. Per fortuna viene in soccorso la Rete, mettendoci a disposizione un ampio compendio d’un testo fondamentale come "Il fenomeno umano" (si tratta d’una pagina del sito francese "Teilhard de Chardin Study Group" creato |
| dall’Accademia di Caen, in Normandia, che organizza sei incontri annuali sul pensiero del filosofo e mette una parte dei relativi materiali a disposizione del navigatore, oltre a raccogliere contributi da parte di scienziati, filosofi e teologi). |
A chi voglia approfondire ulteriormente le idee di questo libro, suggeriamo inoltre un articolo del teologo americano Philip Cunningham, ospitato da CMC Magazine. Ma cerchiamo a nostra volta di riassumere le tesi che Teilhard de Chardin elaborò in quell’opera. L’idea centrale è che, generando la specie umana, l’evoluzione abbia creato una sorta di "cervello" del pianeta: noi non saremmo altro che un "organo" della Terra la quale, attraverso di noi, sta divenendo un’entità dotata di auto consapevolezza (un’immagine ricorre: con la comparsa della vita cosciente il mondo "estroflette un occhio per guardarsi"). Ma se il processo evolutivo diviene consapevole di sé, esso può anche "scegliere" dove andare. E secondo Teilhard de Chardin, non abbiamo che due alternative: opporci all’unificazione della coscienza planetaria, nel qual caso ci voteremmo all’estinzione, oppure assecondarlo e accelerarlo. Verso che cosa? Finora siamo stati "granuli di pensiero", cellule nervose sparse sul corpo del pianeta, ma negli ultimi secoli la "massa pensante" ha furiosamente accelerata la propria crescita, e soprattutto ha generato la Noosfera, termine con cui il filosofo definisce l’insieme di tecnologie, codici e sistemi di comunicazione che ricoprono il mondo come un immenso sistema pensante artificiale (Teilhard de Chardin scriveva mezzo secolo prima di Internet, ma ebbe folgoranti intuizioni sul futuro dei calcolatori, che emettevano allora i primi vagiti). L’interazione fra Noosfera e massa pensante può trascinarci fino a un punto critico, il Punto Omega, in cui il cervello della Terra non sarà più la sommatoria di tanti piccoli sé, ma un’unica immane "sfera pensante". Visione mistica certo ma, sebbene Teilhard de Chardin dicesse che "Cristo si realizza nell’Evoluzione", palesemente eretica: la salvezza non riguarda gli individui, destinati a "tornare polvere", ma il loro sparire nella trascendenza dell’Impersonale; la salvezza è "Amore", inteso però come consapevolezza d’essere parti di un unico Spirito in cerca di Sé Stesso. Un Amore ricco di implicazioni politiche (fine dell’Era delle Nazioni, riassorbite nella Pace universale) ed ecologiche (i figli della Terra pronti a rientrare in grembo alla Madre che essi stessi hanno risvegliata). Credo non vi siano più dubbi sui motivi della diffidenza che Chiesa e Scienza manifestano nei confronti di questo autore. Anche se va detto che, da quando cibernetica, termodinamica dei sistemi aperti, neuroscienze e altre discipline hanno imboccato la via della complessità, sul secondo fronte il muro di ostilità e silenzio mostra qualche crepa. E, dopo che il premio Nobel Ilya Prigogine ha rivalutato la filosofia evoluzionista di Henri Bergson (non meno "mistica" di quella di Teilhard de Chardin), non pochi hanno creduto di cogliere analogie fra le idee del nostro gesuita e quelle d’un epistemologo "laico" come Edgar Morin.
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Amore = Energia Pierre Teilhard e “il fenomeno umano”
L’uomo è un fenomeno osservabile. E’ un essere vivente, fase terminale di un processo evolutivo “guidato” da un campo energetico tanto invisibile quanto efficace, all’interno di una configurazione frattale dell’universo (e della terra) che si “curva su se stessa”. Questi due elementi determinano la nascita di una “terra pensante”, con un processo di socializzazione esponenziale, elevato nel pensiero a tali livelli da generare l’Umanizzazione del Pianeta e infine l’unificazione del Tutto.
E tutto ciò è descritto in un unico volume: “Il fenomeno Umano”.
Pierre Teilhard de Cardin è stato un paleontologo gesuita francese. Wikipedia riporta una sua biografia stringata in cui ci fa sapere quel che serve per capire che: era uno scienziato tanto quanto un sacerdote. Nato nel 1881, è nel 1926, dopo aver espresso delle opinioni scientifiche che la Chiesa francese ritenne poco ortodosse, che viene spedito in Cina, dove rimane per ben venti anni, facendo ricerche di paleontologia.
Quando torna in Francia ha in valigia il suo libro più famoso, “Il Fenomeno Umano”, ultimato a Pechino nel giugno del 1940.
Già probabilmente molto noto nella ristretta cerchia dei liberi pensatori cristiani della Chiesa, i suoi scritti furono pubblicati postumi, nel 1955, dopo la sua morte.
I primi due terzi del libro mi sono sembrati (ma tenete sempre a mente la mia abissale ignoranza!) un buon esercizio di come dimostrare nel 1940, cioè quindici anni prima della scoperta del Dna, che qualcosa deve aver provocato l’aggregazione di macromolecole in fasi successive, in tale varietà e forma da dare origine alla vita sulla terra. Il paleontologo Teilhard si sforza di dimostrare, a filo di logica, che dev’esserci da qualche parte, all’interno della materia, una forma di energia aggregante (radiante) verso forme di “coscienza” via via superiori. In primo luogo tali da fornire una spinta all’aggregazione, di atomi in molecole, poi in grosse molecole, infine in agglomerati di mega molecole, antesignane del Dna (ma lui non poteva saperlo).
Curioso che un esperimento di meccanica quantistica del 1955 abbia mostrato che, poste due lamelle di metallo all’interno di uno spazio vuoto e schermato da influenze esterne, tra le due lamelle si abbia un’alterazione delle funzioni d’onda quantiche e che, soprattutto, le lamelle siano attratte una verso l’altra, indipendentemente da forze di gravità quasi nulle.
Tornando a Pierre Teilhard, da paleontologo dichiara che l’unica motivazione per cui l’uomo può essere dichiarato “superiore” a tutto il resto della vita sulla terra è per il fenomeno centrale della “Riflessione”, ossia del pensiero rivolto all’interno, capace di prendere possesso mentale del proprio essere, come di un oggetto dotato di propria consistenza. Il Pensiero si avvolge su di sè e genera comprensione. Questo fenomeno si sviluppa di pari passo con l’umanità che si espande fino a conquistare tutta la terra. L’umanizzazione della terra per Teilhard si può intendere come lo sviluppo di un ulteriore strato della sua essenza, chiamata Noosfera, ovvero sfera del pensiero. In pratica per lui la presenza di un numero crescente di uomini pensanti e riflessivi genera una sorta di ulteriore livello energetico del pianeta che, come tale, non può più rimaner sè stesso.
Ed infatti cambia. Comprimendo la storia degli ultimi cinquemila anni, alla fine del xviii secolo (rivoluzione francese e inizio dell’industrializzazione) ci sono cambiamenti esplosivi: demografici, economici (dinamizzazione del denaro, nascita del capitale, della divisione del lavoro etc), e sociali. Nascono infatti le “masse”, conseguenza diretta del ripiegamento (ancora una volta) dell’umanità su sè stessa, poichè sulla terra, infine, l’uomo è così a stretto contatto in spazi limitati (nazioni) che lo stato psichico deve divenire in qualche modo comune.
La scienza a questo punto compie un passo da gigante e mostra all’Uomo la coerenza irreversibile di tutto ciò che esiste. .. Il Tempo e lo Spazio si congiungono organicamente per tessere, tutti e due assieme, la Stoffa dell’Universo.
A questo punto vorrei introdurre un’apparente digressione. In tutto il suo testo Teilhard fa spesso riferimento ad una stoffa dell’universo. Intorno al 1940, per gli scienziati più attivi, nell’universo si era stabilita la nuova dimensione della teoria della relatività, con i suoi legami spazio temporali, e dell’energia, fattasi luce e pietra di paragone. Gli sviluppi della meccanica quantistica si erano bloccati di fronte ad una serie di incomprensibilità. Oggi sappiamo che quell’universo, che ancora per molti era un vacuum da riempire, si è trasformato appunto in una stoffa, la cui trama probabilmente multidimensionale è immersa nella radiazione elettromagnetica primordiale, cioè energia (che si vuole fossile e arcaica ma che non lo è affatto), e che nello strato delle dimensioni impercettibili sembra prescindere dallo spazio e dal tempo, dalla differenziazione, facendosi trama d’energia. Lo so, sembra anche a me poesia più che pensiero, ma tant’è! Oggi i più spassionati scrittori di testi di divulgazione scientifica affermano negli incipit di dover narrare di fatti e idee che farebbero la felicità di astrologi e maghi, fattucchiere e cartomanti. Devo a tal proposito ricordare che le più recenti teorie quantistiche (non confermate sperimentalmente) prevedono dimensioni dell’universo ulteriori e non visibili (le dimensioni totali sarebbero undici, di cui credo due inesplorabili) ma pur tuttavia esistenti e confermate matematicamente.
Teilhard si slancia poi in un passo nodale: è la nuova concezione dell’umanità come parte di un’evoluzione necessaria dell’universo che rende moderno l’uomo, e come tale soggetto di ulteriori passi in avanti. Si apre in lui la prospettiva non solo dello Spazio e del Tempo, ma della Durata (che è funzione dell’Evoluzione). E’ ovvio che è il paleontologo che urla qui la sintesi del suo pensiero. Ma Teilhard non si ferma, il passo successivo è che nel pensiero umano la Durata si piega su se stessa, nel perpetuarsi della crescita a spirale dell’evoluzione. L’Evoluzione guarda sè stessa, ed è quindi libera di disporre di sè, di donarsi o di rifiutarsi.
Teilhard è cosciente che questa prospettiva può far perdere gli uomini di fronte ad immensità paurose, abissi sconfinati, apparente disumanizzazione della complessità della realtà nascente dalle scoperte scientifiche.
E da questo sentimento che nasce, secondo Teilhard, la vera inquietudine dell’uomo moderno. Abbagliamento nell’uscire da un ambito oscuro. Emozione nell’emergere bruscamente sulla sommità di una torre. Vertigine e disorientamento.
Insomma, Paura.
E conseguente negazione dell’Evoluzione che guarda se stessa, con l’affermazione: nulla muta sotto il sole, da qui Disperazione. Maggiore per quegli esseri che, intuendo che Teilhard potrebbe aver ragione, vedono attorno a sè solo un brulicare di uomini autotrasformatisi in bruchi avidi di mangiarsi l’un l’altro. Un ritorno alla preistoria.
Scrive Teilhard: “Donde la situazione singolare che la nostra mente, per il fatto stesso di poter scoprire davanti a sè orizzonti illimitati, non può più avanzare se non mossa dalla speranza di raggiungere, mediante una parte di se stessa, una consumazione suprema, in mancanza della quale essa si sentirebbe giustamente mutilata, fallita, ingannata. Per la natura dell’opera, e correlativamente per l’esigenza dell’artefice, una Morte totale, un Muro invalicabile … sono <<in-compossibili>> con il meccanismo dell’attività riflessa (ne spezzerebbero subito la molla). Più l’Uomo diventerà Uomo, meno accetterà di muoversi eccetto che verso una meta incessantemente e ineliminabilmente nuova. Un qualche <<assoluto>> si trova implicato nel gioco stesso del suo operare.
Nasce da qui l’esigenza e la certezza di una Supervita, che sarà scoperta muovendoci nella direzione in cui l’Evoluzione già prodotta ha la massima coerenza. Che sarebbe poi il manuale etico dell’azione propria.
E cioè, evitare l’isolamento, con i suoi corollari: nazismo, fascismo, imperialismo, preservazione della razza, particolarismo, religioni particolaristiche, campanilismi, egoismi, egocentrismi e rifugio in droghe, circoli, comunità eccetera eccetera.
Infatti, per Teilhard, quali sono le azioni coerenti con l’evoluzione? La Coalescenza, ossia l’aggregazione intima fra singoli individui, che su questo piano potrà avvenire a livello psichico. L’esito del mondo sarà solo con un movimento tutti insieme (tutti i popoli) verso un rinnovamento spirituale della terra, cioè lo Spirito della Terra (e non soltanto quindi dell’uomo), innanzitutto attraverso la realizzazione vera e concreta dell’Umanità.
Umanità non più come concetto astratto, come parola che indica un insieme vago, ma come vero e proprio corpo che acquisisce fisicità.
E oggi, a che punto siamo?
Ormai in occidente siamo come particelle di un unico corpo immenso, in cui scorrono fluidi (petrolio, acqua, ossigeno) ed energie copiose (denaro), legati in modo indissolubile gli uni agli altri. Particelle, a formare membra, organi di senso, di digestione, di respirazione. Certo altri meglio di me potrebbero analizzare la situazione presente. A me sembra che, seguendo questo quadro, negli ultimi cento e soprattutto dieci anni un fondamentale aspetto della funzione organica si sia sviluppato, anzi è letteralmente esploso con crescite esponenziali: il sistema nervoso. Sul mio desktop stamane con skype erano collegati 8,5 milioni di persone, ed eravamo solo alle 07,00 ora di Greenwich. Lasciando perdere le capacità di elaborazione della rete di computer che si va sviluppando a livello planetario, quanto meno le connessioni tra di essere, e cioè il cd world wide web, costituisce una rete nervosa in cui lo scambio di Pensiero e capacità di elaborazione sono e saranno difficilmente immaginabili.
Ancora nel 1940 non c’era la televisione. E’ essa un sistema nervoso? No, perchè non prevede il feedback.
Teilhard parla delle moderne lamentele per la disoccupazione. Questa per lui è il normale effetto della meccanizzazione e della co-azione di moltitudini crescenti, è un’occasione unica per crescere nell’umanizzazione del mondo, liberando le sue cellule dalla schiavitù del lavoro per parteciparle alla velocizzazione del processo. Pensiamo al monte ore per la redazione di blog, siti, scambio di mail, volontariato etc. Miliardi di ore. Trilioni di messaggi scritti, letti e memorizzati. Miliardi di terabit. Centinaia di milioni di uomini che insieme pensano e scambiano informazioni.
Siamo dove pensava Teilhard?
Diciamo che certamente ci avviciniamo. A velocità sorprendenti.
Tornando a Teilhard, si finisce con l’individuare nell’energia radiale che ha iniziato milioni di anni fa il processo evolutivo la vera essenza dell’energia che è Amore, nel suo senso primario di tensione all’Unione. Solo che trattandosi di una tale emergenza all’unione di pensiero umano, l’unione si sprigiona nella sua forma più totale, e cioè in vero amore.
L’amore, nelle sue varie sfumature, non è altro, e non è nulla di meno, della traccia più o meno diretta segnata nel cuore dell’elemento dalla Convergenza psichica dell’Universo in se stesso.
Vogliamo obiettare? E lui risponde: Quale via abbiamo seguito fino ad oggi per unificarci? Una situazione materiale da difendere, un nuovo settore industriale da aprire, come diremmo noi “uno sviluppo economico finanziario basato sulla circolazione del denaro” alla ricerca di una crescita del PIL, che ormai, com’è evidente è bloccato da anni, nell’impossibilità di un suo concreto avanzamento. Abbiamo tutto. Ingrassiamo, ci disperiamo, ci affliggiamo guardando la pubblicità che ci obbliga a volere di più, sempre di più, per ingrassare e ucciderci ancora di più.
Si può dargli torto? Diciamo che è un po’ difficile, oggettivamente.
E allora, propone l’Amore, unica energia capace di unificare la vera essenza di ogni singolo uomo. Teilhard stesso sente già gli oppositori dell’utopia farsi avanti. Il materialismo deve fare le sue vittime. Lui stesso, forse, penserebbe che ne è ancora il tempo.
Qui vorrei fermarmi. Non voglio svelarvi cosa Teilhard indica come vertice del tutto, il Punto Omega. Ognuno, se vuole, potrà leggerlo da sè. E per la verità ve lo consiglio vivamente.
Tipler e Teilhard, T&T, due scienziati, un uomo di chiesa e un mistico scettico, vanno di pari passo. Tipler individua nell’energia radiale, manifestazione di Dio nel corso dell’Evoluzione, una funzione d’onda quantistica che permea, come un tessuto, l’Universo intero, “tirandolo” con vari gradi di libertà e autodeterminazione, verso l’unificazione finale, in DIO.
E’ possibile? Alla scienza la parola.
Teilhard evoca la scienza, logica e il senso comune per volgerci indietro, comprimere l’Evoluzione, e dirci che: vogliamo veramente credere che tutto ciò sia solo un gioco?
T&T, due visionari?
Intanto due fuoriusciti, due esclusi, due espulsi, due di noi, che contro tutto e tutti hanno determinato di dire la loro. E certamente dobbiamo ringraziarli, almeno di questo
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" La verità non è asltro che las coerenza totale dell'Universo in rapporto ad ogni suo punto. Perchè dovremmo mai avere in sospetto o sottovalutare tale coerenza, per il solo fatto che siamo noi stessi gli osservatori? Si continua ad opporre una certa illusione antropocentrica a una certa realtà obiettiva. E' una distinzione illusoria. La verità dell'Uomo è la verità dell'Universo per l'Uomo, cioè sempliceemente, la Verità "
"...Si potrebbe dire che oggi, come ai tempi di Galileo, ciò che più occorre per percepire la Convergenza dell'Universo, non è tanto la scoperta di fatti nuovi (ne siamo accerchiati, da restarne accecati) quanto un modo nuovo di guardare e accettare i fatti.
Un nuovo modo di vedere, connesso con un nuovo modo di agire: ecco ciò di cui abbiamo bisogno... Dobbiamo prendere posizione e metterci all'opera, presto-subito " (La Convergence de l'Univers,23 luglio 1951)
" ...Sento, come chiunque altro, quanto sia grave per l'Umanità il momento che stiamo attraversando... E tuttavia un istinto, che si è sviluppato al contatto con il grande Passato della Vita, mi dice che la salvezza per noi è nella direzione stessa del pericolo che ci spaventa tanto... Come viaggiatori presi nel flusso di una corrente, vorremmo tornare indietro. Manovra impossibile e fatale. La nostra salvezza è più in là, oltre le rapide. Nessun ripiegamento. Ma una mano sicura al timone, e una buona bussola..." ( Esquisse d'un Universe personnel, 4 maggio 1936)
Di colui che pronuncerà queste parole nell'Aeropago, ci si burlerà come d'un sognatore e lo si condannerà. "Il senso comune lo vede, e la scienza lo verifica: nulla si muove", dirà un primo Saggio. "La filosofia lo decide: nulla può muoversi", dirà un secondo Saggio. "La religione lo proibisce: nulla si muova", dirà un terzo Saggio. Trascurando questo triplice verdetto, "colui che ha visto" lascerà la piazza pubblica, e tornerà nel seno della Natura ferma e profonda. Là, immergendo lo sguardo nell'immensa ramificazione che lo sorregge e i cui rami si perdono molto lontano al di sotto di lui, in mezzo all'oscuro Passato, egli colmerà ancora una volta la sua anima della contemplazione e del sentimento d'un moto unanime e ostinato, inscritto nella successione degli strati morti e nella distribuzione attuale di tutti i viventi. -Volgendo allora lo sguardo al di sopra di lui, verso gli spazi preparati per le nuove creazioni, egli si consacreà corpo e ed anima, con fede rinsaldata, a un Progresso che trascina e spazza via persino coloro che non ne vogliono sapere. E, con tutto il suo essre fremente di ardonre religioso, lascerà salire alle proprie labbra, verso il Cristo già risorto ma ancora imprevedibilmente grande, questa invocazione, sommo omaggio di fede e d'adorazione: "Deo ignoto" [Al Dio ignoto] (L'avenir de l'homme, note sur le Progrès, 10 agosto 1920, Le Seuil, pp. 35-37)
" Adesso che, attraverso tutte le vie dell'esperienza, l'Universo comincia a crescere fantasticamente ai nostri occhi è ceramente giunta l'ora per il Cristianesimo di destarsi ad una consapevolezza precisa di ciò che il dogma dell'Universalità di Cristo, trasposto in quelle nuove dimensioni, suscita di speranze pur sollevando al tempo stesso certe difficoltà.
Speranze, certo, poichè, se il Mondo diventa così formidabilemte vasto e potente, vuol dire che il Cristo è ancor ben più grande di quanto noi pensassimo.
Ma le difficoltà, poichè, alla fin fine, come concepire che il Cristo s'"immensifichi" secondo le esigenze del nostro nuovo Spazio-Tempo senza simultaneamente, perdere la sua personalità adorabile e, in qualche modo, volatilizzarsi?
Ed è qui che risplende la stupenda e liberatrice armonia tra una religione di tipo cristico e un'Evoluzione di tipo convergente (Le Cristique, 1955)
" Nel Cuore della Materia.
Un Cuore del Mondo,
Il Cuore d' un Dio"
(da Le Coeur de laMatiere, 30 ottobre 1950)