Messaggi del 12/09/2008

Post N° 75

Post n°75 pubblicato il 12 Settembre 2008 da bioantroponoosfera
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Ancora una volta una visita fruttuosa alla bancarella di libri usati.  Ho preso tra le mani un libro di Georg Popp: I grandi della fede- I personaggi che hanno segnato il cammino dell’umanità, edito dalla Piemme nel 1992. Alle pagine 235-242 ho trovato il capitolo dedicato a Teilhard de Chardin che vi ripropongo.

 

 

TEILHARD DE CHARDIN

L’uomo di fede di fronte alla scienza

 

 

Con grandi sforzi due uomini e una donna si aprivano  una strada attraverso la giungla, dove la natura era perfettamente intatta; avanzavano faticosamente, camminando lungo un corso d’acqua che attraversava quella zona selvaggia dell’India.  Il sudore imperlava la loro fronte, ma Teilhard, uno dei tre, non per questo si arrestava; gli altri due erano il suo amico Helmut de Terra e sua moglie Rhoda.  Erano tutti e tre paleontologi e studiavano la preistoria.

Anche in quel momento erano in cammino verso caverne che un tempo erano abitate dall’uomo.  Teilhard aveva il desiderio irrefrenabile di scoprire la vera origine della storia umana; per raggiungere questo obiettivo era pronto a superare qualunque ostacolo.  Pochi anni prima, nel 1930, aveva fatto parte della spedizione che aveva scoperto l’Uomo di Pechino, un antenato molto remoto della nostra specie.  I più famosi studiosi di preistoria avevano sempre gradito molto la partecipazione di Teilhard ai loro viaggi di ricerca. Stimavano la sua disponibilità e quella mancanza di pretese personali, che gli era propria in quanto membro di un ordine religioso: era infatti un gesuita.  Apprezzavano inoltre il suo zelo scientifico e la sua costanza, doti che vangono solitamente riconosciute ai sacerdoti della Compagnia di Gesù.

Helmut de Terra ammirava quest’uomo che con i suoi cinquantaquattro anni era ancora così pieno di energie e dedicava tutta la sua vita a Dio e alla scienza.  Infatti in quanto appartenente ad un ordine religioso non aveva né famiglia né  proprietà ed era perciò libero di dedicarsi completamente ai fini che si era prefissi.  Per raggiungerli sembrava dimenticare tutto, per esempio, in qual momento  il fatto che si sarebbe potuto fare finalmente una pausa.

“Pierre, -  gli gridò Helmut – non possiamo riposarci un po’? Anche Rhoda  è piuttosto stanca”.  Teilhard vi voltò, si asciugò la fronte e disse ridendo:” Si, ha ragione, e siamo anche perfettamente in orario”.  Si mise a sedere su un sasso coperto di muschio.  Con i suoi pantaloni color caki, ormai sporchi,non sembrava davvero un sacerdote.  Tuttavia chi lo conosceva più da vicino avvertiva che era costantemente unito a Dio nella preghiera.  Anche la sua passione per la scienza e la ricerca della verità derivavano evidentemente da questo amore per Dio.

“Mi dica un po’ – prese a dire Rhoda de Terra in tono interrogativo – come riesce a conciliare due realtà così diverse?  Lei è un sacerdote cattolico convinto, un gesuita e nello stesso tempo è un ricercatore di livello mondiale.  Negli ultimi ottant’anni a partire da Darwin la scienza si è andata progressivamente allontanando dalla Chiesa, e la Chiesa si è comportata allo stesso modo!  Lei, in quanto scienziato di indiscussa serietà, come può credere ancora alla Bibbia e ai racconti di Adamo ed Eva..?”

Teilhard si mise a ridere, subito però si rifece serio e assunse un’espressione quasi preoccupata “Si, ha ragione. Tutto fa credere che si debba scegliere tra scienza e fede.  La religione e la scienza sembrano contrapporsi senza possibilità di conciliazione.  Da ragazzo non scorgevo in ciò nessun problema.  Mio Padre mi conduceva con sé durante le sue escursioni attraverso i boschi della mia patria francese  Raccoglievamo pietre e stavamo ad ascoltare il canto degli uccelli.  Ho sempre amato la natura.  Mia Madre mi insegnò a parlare con Dio…”

“Mas allora Lei era diviso in due!” “No, al contrario! io vedevo la grandezza e l’amore di Dio nella bellezza della natura ed ero affascinato dall’idea che nell’universo nulla avviene per caso.  Chi conosce la natura avverte un profondo senso di protezione e percepisce che essa è “governata” da Qualcuno.

Se Dio non sostenesse l’universo, tutto sarebbe privo di significato e la natura non potrebbe ispirare all’uomo fiducia.

Se riflettiamo sulle origini della vita sulla terra scopriamo che l’evoluzione compie sempre un movimento ascendente: prima c’era la materia inanimata; poi si sviluppa la vita e alla fine venne  l’uomo. cioè un essere vivente animato dallo spirito, una persona.  In termini scientifici questo fenomeno si chiana evoluzione:  il regno animale si suddivide in molte specie, che derivano l’una dall’altra.  Nel complesso si può tuttavia individuare un movimento finalizzato verso l’alto, quasi un asse che porta all’uomo”.

“ La Chiesa però nega la teoria evoluzionistica!” esclamò la signora.  “Io direi piuttosto –riprese  Teilhard  - che la Chiesa non ha ancora perfettamente “digerito” questa teoria; parla però chiaramente di un movimento rivolto verso l’alto.  Sostiene  inoltre che la natura persegue uno scopo e che tutto è orientato ad un fine e tende a Dio,  oppure precipita nel vuoto. L’evoluzione stessa dimostra che esiste un fine ultimo.  La natura non farebbe ad esempio insorgere lo stimolo della sete se non ci fosse l’acqua.  L’uomo dunque  è alla ricerca di un significato dell’esistenza proprio perché esso esiste davvero”.

Su tutto ciò Rhoda de Terra  poteva anche essere d’accordo: se la materia e la vita subiscono un’evoluzione finalizzata verso l’alto, allora questo fine che sta al di sopra del mondo, ovvero Dio, deve esistere.  Poiché però c’era un aspetto che ella continuava a non capire, obiettò: “Tuttavia ciò che la Bibbia afferma della creazione non può essere conciliato con l’evoluzione”.  Teilhard non potè fare a meno di sorridere sotto i baffi; era troppi ad avere questa strana idea.

“E perché non potrebbe essere conciliato? - - rispose – Guardi, la Bibbia non vuole mica insegnare le scienze naturali, questo è compito degli scienziati.  La Sacra Scrittura ci rivela che Dio è l’origine e il fine della nostra vita.  Il mondo e la vita hanno un senso solo se esiste Dio.  Dunque io cerco di vivere insieme con lui: è verso di Lui che voglio orientare la mia vita, esattamente come tutta la natura compie un moto evolutivo verso l’alto.  Per questo la Bibbia rivela che Dio è all’origine di tutto l’universo che ha creato; poi racconta anche che un tempo gli uomini hanno cercato di vivere uniti a Lui, come fecero Abramo, Mosè ed altri ancora”

 

(segue al prossimo messaggio)

 

 
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Post N° 76

Post n°76 pubblicato il 12 Settembre 2008 da bioantroponoosfera

(segue dal precedente massaggio – Teilhard de Chardin – L’uomo di fede di fronte alla scienza)

 

“Dio dunque – continua Teilhard – sorregge e governa il mondo fin dall’inizio e nel suo amore tutto è al sicuro.  E’ questo il messaggio che ci trasmettono le pagine della Bibbia, scritte naturalmente secondo la mentalità e la lingua del tempo in cui furono redatte”.  “Però nella Bibbia c’è scritto che noi discendiamo da Adamo ed Eva – replicò la signora – e questo non è vero!”.

“Noi oggi – prosegue Teilhard – non siamo più in grado di comprendere il linguaggio dei simboli, che pure esistono anche in relazione a semplici esperienze di vita quotidiana.  Quando, per esempio, Lei osserva un’opera d’arte non dice: questa statua mente perché fa finta di essere di carne, mentre invece è di pietra.  Oppure quando si espime per mezzo di un proverbio, come ad esempio: la mela non cade mai lontano dall’albero, non intende parlare propriamente della frutta della pianta, ma allude al rapporto che intercorre tra un padre ed un figlio.  In questa situazione lei riesce intuitivamente a capire il messaggio dei simboli, mentre Le è praticamente impossibile comprenderlo in relazione alla Bibbia”.

“ la Sacra Scrittura è un’opera d’arte ed è così che deve essere letta. Essa afferma che l’umanità ha in comune una coppia di genitori. Ciò significa che noi uomini siamo tutti parenti e apparteniamo alla stessa specie, siamo tutti sulla stessa barca; questo soprattutto al giorno d’oggi, Le dovrebbe essere più evidente che mai. Ciò che accade al mio vicino o agli uomi8ni che vivono in Africa riguarda anche me. E’ questo il messaggio della Bibbia quando parla dell’umanità come di una famiglia nata da un’unica coppia di genitori”.

Rhoda de Terra era affascinata: “Se questo è il significato della Scrittura – esclamò – allora il suo simbolismo è bellissimo. Perché non ce lo spiega nessuna?”  Teilhard sorridendo disse :2Bene, un pochino bisogna anche sforzarsi da soli nel capire i testi sacri.  Ma credo che dobbiamo rimetterci in cammino, altrimenti non ce la faremo ad arrivare prima che faccia buoi2:

Rimisero gli zaini in spalla e ripresero la marcia.  Helmut de Terra non aveva partecipato al dialogo, era solo stato a sentire.  Ora pensava che Teilhard era in un certo senso da invidiare: egli infatt5i sapeva con chiarezza per che cosa viveva e lavorava e certamente ciò gli dava anche la forza di sopportare tante difficoltà  Se tutta la storia universale ha un senso, allora vale ovviamente la pena di vivere. Teilhard era chiaramente consapevole di essere diretto verso Dio insieme a tutta la natura.

I tre scienziati furono finalmente in vista delle caverne, la meta della loro marcia.  Prepararono i giacigli per la notte; mentre Helmut e Rhoda de terra si addormentarono esausti per la fatica, Teilhard accese una torcia e si diresse verso quelle  caverne che molto tempo addietro  erano state abitate dagli uomini.  Voleva stare solo con la sua millenaria storia dell’umanità e con Dio.

Un brivido gli attraversò la schiena mentre varcava l’ingresso della caverna che il baluginare della fiaccola rendeva ancora più spettrale.  Si inginocchiò per terra per raccogliere una piccola pietra apparentemente insignificante. In realtà, tanto tempo fa qualcuno l’aveva affilata per farne una lama…

Teilhard cominciò a pensare e a pregare così:” Mio Dio, la storia degli uomini è sconvolgente!  I nostri attrezzi e i nostri strumenti sono di gran lunga più efficienti di quelli di un tempo; però i problemi e le preoccupazioni della vita non sono cambiati attraverso i millenni.  I cataclismi naturali, le malattie, la morte, la felicità, la sofferenza, l’amore e l’odio hanno sempre toccato l’uomo.  E l’uomo ha sempre saputo che tutto passa, tranne te.  Si, o Signore, solo chi edifica su di tè può trovare stabilità, pace e felicità.  Tu sei il fine ultimo di tutto l’universo.  Tu solo se anche il fine della mia vita.  I nostri antenati hanno levato a te le loro preghiere in questa caverna così come sto facendo anch’io in questo momento.  Sapevano di essere una cosa sola con il cosmo, con gli animali e con tutte le creature e di starei tutti sotto la tua protezione.

Oggi chi guida la Chiesa ha difficoltà ad accettare la teoria dell’evoluzione e molti non capiscono il senso delle mie ricerche.  Ma tu sai che io faccio tutto questo soltanto per mostrare all’uomo la verità su se stesso.  Voglio fargli capire che tu sei il suo  fine.

Il mondo scientifico stima il mio lavoro. Tuttavia i miei superiori, all’interno della Chiesa, mi proibiscono di pubblicare l’esito dei miei studi.  E’ una situazione che mi procura molta amarezza, perché  so che non potrò vedere il futuro delle mie ricerche, della mia vita.  Perché accade questo?  Perché spesso la Chiesa aspetta che passi il tanto tempo prima di accettare qualcosa?  So, o Signore, che la verità non ha bisogno che io le procuri la vittoria.  Tu puoi farla vincere, anche se io non vedrò più il suo trionfo.  Il  problema è la verità, non il mio successo, tuttavia mi costa molto dover accettare tutto ciò”.

Teilhard  era sempre inginocchiato per terra, sulle pietre dure e fredde.  Gli capitava spesso di lottare con se stesso, come stava facendo anche ora.  Alcune persona all’interno della Chiesa gli rendevano difficile la vita perché ritenevano pericolose le sue teorie, e non ne capivano affatto il significato.  Ciononostante egli non aveva mai pensato di allontanarsi dalla Chiesa; voleva aiutarla a ”capire” e non contrastarla.

“Si tratta di te, o Cristo.  >Sei tu che io voglio servire anche a prezzo di gravi sacrifici personali – ricominciò a pregare - . Prima o poi la Chiesa e la Scienza riconosceranno che l’evoluzione della materia verso la vita, e la vita verso lo spirito ha te come unico fine.  Tutto tende verso di te, o Cristo.  La Chiesa conosce te, il fine, ma non l’evoluzione.  La scienza conosce l’evoluzione, lo sviluppo, ma non conosce te, il fine.  Io amo la scienza e questo mondo perché amo te, che sei il mio Signore.  Se al di là dell’evoluzione non ci fossi tu, ma il nulla, allora non potrei amare questo mondo.  Ma tu attiri tutto a te, nell’immensità del tuo amore.  Camminare con la natura e con tutto l’universo per raggiungere te: questo è il senso della mia vita “

 

DIETER BOHLER

in Georg Popp, I grandi della fede – i personaggi che hanno segnato il cammino dell’umanità, Edizioni Piemme 1992

 
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Post N° 77

Post n°77 pubblicato il 12 Settembre 2008 da bioantroponoosfera

La lezuione di Teilhard de Chardin

 

“Ciò che diviene non può nascere che dalla fedeltà a ciò che è”

 

In questi giorni ad opera di uno dei più autorevoli  esponenti dell’attualismo, Ugo Spirito, torna a delinearsi in termini di contrapposizione la scienza e la fede.  Un giovane universitario, Mario Lancillotti, ci scrive,  accorato,  ponendoci una domanda: “ è dunque passata invano la lezione di illustri ricercatori che in sé hanno conciliato e celebrato le due entità, e fra di essi la famosa esperienza di Teilhard de Chardin, del quale troppo rapide e frammentarie appaiono le frequenti  citazioni e molto scarse le notizie ?”  Il nostro amico ha ragione.  Egli certo avrà letto l’opera monumentale del Prof. Ferdinando Ormea sul gesuita francese:” Guida al pensiero scientifico e religioso”.  Ma con ogni  probabilità il nostro interlocutore intende riferirsi più che alle nozioni strettamente tecniche a quelle biografiche e ambientali in cui  potè maturare  la cosmica avventura.

E’ una “curiosità” legittima che i precipitosi apologeti hanno smorzato e gli indiscriminati detrattori hanno sviato.  Bisognerà accompagnarsi a qualcuno dei suoi compagni o discepoli – Jean Guitton per esempio – per tentare di ricostruire le linee essenziali del misterioso personaggio.  In apparenza è profondamente triste la fine di Teilhard.  E’ solo nella metropoli di New York. Aprile 1955.  Eppure una luce vividissima traspare dal suo sguardo.  Colui che aveva personificato la travagliata alleanza fra il misticismo poetico della natura francescana e l’audace impresa di Prometeo, l’incontro fra la “cosmogenesi” e la “cristogenesi”, sentiva di essere appagato nell’aspirazione da lui espressa quando scrisse: “ Mi piacerebbe morire nel giorno della Resurrezione.  Signore, con tutto il mio istinto e in tutte le occasioni della mia vita, io non ho  mai cessato  di mettervi al centro della materia; vorrei avere la gioia di chiudere gli  occhi nello splendore dell’ universale trasparente”.   E la risposta gli era stata data puntualmente nell’alleluia pasquale, passaggio dal tempo all’eternità.   Che importa se nella Cappella della Park Avenue i funerali di terza classe, privi di ceri e di fiori, si svolgeranno alla presenza di qualche isolata persona;  che importa se nel cimitero di Saint-Andrew, la sua salma sarà inumata nell’erba e con una lapide recante le date della triplice ascesa del transito terreno.

 

(Rodolfo Arata, segue nel prossimo messaggio)

 
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Post N° 78

Post n°78 pubblicato il 12 Settembre 2008 da bioantroponoosfera

(Rodolfo Arata, " Ciò che diviene non può nascere che dalla fedeltà a ciò che è " – Continua dal precedente messaggio)

Tutto ciò è men che nulla dinanzi alla predilezione attestatagli dal Maestro che con l’incarnazione, la morte e la resurrezione aveva compendiato  il destino dell’uomo e del creato trasferito dal Teilhard nel tempo del favoloso scientismo:  Moriva come se fosse uno sconosciuto, ma tale non era se a Parigi veniva atteso al congresso di paleontologia (vedi messaggio precedente n.d.r.) e se un po’ ovunque era sollecitato a lasciare il suo esilio e a riprendere il contrastato cammino:  Non era uno sconosciuto se forse il più grande storico del mondo, Arnold Toynbee (vedi la citazione riportata in un precedente messaggio n.d.r.)  che recentemente ha lasciato la scena terrestre senza i dovuti  onori della “cultura  ufficiale” si affrettava a scrivere:  “Teilhard sarebbe già un gigante dell’intelligenza se si fosse limitato alla paleontologia soltanto, ma di fatto è anche un poeta e un cristiano, e ciò fa di lui un gigante della spiritualità dell’intelligenza.  Egli spezza le barriere che separano i mandarini accademici,  perché possiede un  intelletto che vede al di là delle dicotomie del pensiero”.

Dal canto suo  Etienne Borne  su “Le Monde” celebrava nello scomparso il genio “ del pensiero  positivo e dell’impazienza profetica che aveva fatto di lui una indivisibile grandezza.”  Lo stesso Ferdinando Ormea a proposito di quella tomba sperduta ricorderà incisivamente che “ nella sua vita di religioso non aveva avuto altra ambizione che quella di essere gettato nelle fondamenta di ciò che può crescere…”  Ed ecco il discorso portarci   alle origini di colui  che doveva tentare l’immane conciliazione fra l’universo della scienza e l’universo della coscienza e della fede.    Lo scenario natale è fra i più suggestivi dell’Alvernia, al centro della Francia, ed il castello in cui vive sorgeva fra due entità che dovevano costituire la tematica dominante della sua vita: da un lato il fuoco pietrificato di un vulcano spento; dall’altro l’amore effuso e irradiato dal cristianesimo; la madre pronipote di Voltaire , il padre imparentato a Pascal come ad indicare una provenienza sistematica e recante i germi di sviluppi  futuri

Teilhard ancora adolescente insegue nella lirica dell’Iliade le gesta di Vulcano che caduto nell’isola Lemno diventa artefice, nell’Olimpo, con i fantasiosi mantici, dello scettro di Giove e dello scudo di Achille, mentre la mamma gli istilla la fede religiosa e il culto del Sacro Cuore.  Quando gli si aprono le porte del seminario gesuita la duplice vocazione,  religiosa e scientifica, vibra  nel profondo del suo animo e lo accompagnerà nella propria vita:   Lungo le missioni del geologo e del misto, dell’antropologo e del poeta, del cantore dello spirito e dello scopritore della materia consacrata dalla redenzione.  Non ha tregua il suo passo, non ha pausa la sua ricerca in terre lontane dove dà la  misura di un’impronta originale di una capacità edificatoria, di una fede inconcussa.

Maritain tesseva la propria tela su questo  assioma:”la storia del mondo avanza nel medesimo tempo tanto sulla linea del male  quanto sulla linea del bene”.  Teilhard aveva scritto: “ un vento di rivolta passa sui nostri spiriti:  Ma, nato dalle medesime crescite della coscienza, un altro soffio si diffonde nella massa umana: quello che ci attira tutti, per una sorta di vivente affinità, verso la E Holderlin incalza: “ dove imperversa il pericolo, la anche cresce ciò che si salva”.

La scienza e la tecnologia affrettano i collegamenti  e rendono piccolo il mondo ma lo spirito deve  contrassegnarli nel processo di unificazione e di liberazione perché se< così non fosse  gli elementi innovatori potrebbero trasformarsi in strumenti struttivi e micidiali.  L’avventura cosmica comincia da questo punto e Teilhard ne precorre gli  eventi, ne indica gli spazi, ne esalta la tensione ideale sfuggendo alle insidie del panteismo e agli errori dell’eresia.  Anzi più si accrescono le tentazioni della dissidenza  e maggiore è la reiterata dichiarazione di fedeltà alla Chiesa ed alla propria congregazione: “ ciò che diviene – affermava – non può che nascere dalla fedeltà a ciò che è “ e soggiungeva : “se per  disgrazia la mia fede diminuisce, la luce si spegne, tutto si fa oscuro, si decompone”.

Quale grande ammaestramento per i frondisti di ogni stagione, ma al tempo stesso quale monito per gli ostinati e numerosi immobilisti.   Il saggio sul progresso di Newmann aveva ispirato  a Teilhard il viaggio interplanetario, precedendo con il pensiero cristiano le velocità supersoniche dei missili ed  attuali itinerari delle navi spaziali. Non per questo egli pretendeva di enunciare soluzioni assolute: poneva dei temi ed esortava i filosofi e i teologi a discuterli  e non ripudiarli pregiudizialmente.  Tendeva insomma a dar vita ad una gnosi capace di includere in una sintesi di saggezza  tradizione e l’avvenire della cristianità

Non dire, caro amico, che sia  passata invano l’esperienza cristiana di tanti scienziati e  segnatamente  di Teilhard: l’imponente fioritura della pubblicistica mondiale, le tesi di laurea delle vani leve negli atenei internazionali attestano il contrario, e pur non legittimando feticismi o tesi fantastiche, alimentano non lievi e fugaci speranze.  Bisogna saper leggere, al di sopra delle mode clamorose e sovente molto sommarie, la cronaca della vita quotidiana dove talora si fa evidente quel senso evolutivo di ascesa verso l’assoluto in animi liberi. Virgilio Lilli sul letto del congedo  prorompe in una locuzione degna del suo talento di uomo e di scrittore: “…mi viene incontro una luce grande  e violenta che mi fa piangere…vado verso questa luce: attratto – irresistibilmente da questo fiammeggiante  mistero.  Lo conoscerò. Entrerò nella dimensione in cui i sensi non sono cinque, ma l’infinito”.  E un eminente Pastore, il cardinale Pietro Palazzini, in quella voce ha colto l’accento di una profonda  aspirazione alla cristianità: la vita ha dato il tempo per cercare Dio, la morte l’ora di trovarlo, l’eternità fuori dal tempo l’ora di possederlo senza fine.

Rodolfo  Arata

in L’Osservatore Romano 11 marzo 1976, pag. 3

 

 

 

 
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RIFLESSIONI TEILHARDIANE

"  La verità non è asltro che las coerenza totale dell'Universo in rapporto ad ogni suo punto.  Perchè dovremmo mai avere in sospetto o sottovalutare tale coerenza, per il solo fatto che siamo noi stessi gli osservatori?  Si continua ad opporre una certa illusione antropocentrica a una certa realtà obiettiva.  E' una distinzione illusoria.  La verità dell'Uomo è la verità dell'Universo per l'Uomo, cioè sempliceemente,  la Verità "   

                                                                                                                                                          

 

" Senza che si possa dire per ora in quali termini esatti, ma senza che vanga perduto un solo frammento del dato, sia rivelato che definitivamente dimostrato, sul problema scottante delle origini umane, l'accordo si farà senza sforzo, a poco a poco, tra la Scienza e il Dogma.  Intanto, evitiamo di respingere anche il minimo raggio di luce, sia da una parte che dall'altra.  La fede ha bisogno di tutta la verità". (da Les Hommes fossiles, marzo 1921) 
 
" Inventariare tutto, provare tutto, capire tutto. Ciò che è in alto, più lontano di quanto è respirabile, e  ciò che è in basso, più profondo della luce.  Ciò che si perde nelle distanze siderali, e ciò che si dissimula sotto gli elementi... Il sole si alza in avanti... Il Passato è una cosa superata...  La sola scoperta degna dei nostri sforzi è come costruire l'Avvenire". (La découverte du passé, 5 settembre 1935)
 

"...Si potrebbe dire che oggi, come ai tempi di Galileo, ciò che più occorre per percepire la Convergenza dell'Universo, non è tanto la scoperta di fatti nuovi (ne siamo accerchiati, da restarne accecati) quanto un modo nuovo di guardare e accettare i fatti.

Un nuovo modo di vedere, connesso con un nuovo modo di agire: ecco ciò di cui abbiamo bisogno...  Dobbiamo prendere posizione e metterci all'opera, presto-subito " (La Convergence de l'Univers,23 luglio 1951)

 
"  Chiniamoci dunque con rispetto sotto il soffio che gonfia i nostri cuori per le ansie e le gioie di "tutto tentare e di tutto trovare".  L'onda  che sentiamo passare non si è formata in noi stessi.  Essa giunge a noi da molto lontano, partita contemporaneamente alla luce delle prime stelle.  Essa ci raggiunge dopo aver creato tutto lungo il suo cammino.  Lo spirito di ricerca e di conquista è l'anima permanente dell'Evoluzione" (Il Fenomeno Umano 1940)
 

" ...Sento, come chiunque altro, quanto sia grave per l'Umanità il momento che stiamo attraversando...  E tuttavia un istinto, che si è sviluppato al contatto con il grande Passato della Vita, mi dice che la salvezza per noi è nella direzione stessa del pericolo che ci spaventa tanto...  Come viaggiatori presi nel flusso di una corrente, vorremmo tornare indietro.  Manovra impossibile e fatale.  La nostra salvezza è più in là, oltre le rapide.  Nessun ripiegamento. Ma una mano sicura al timone, e una buona bussola..." ( Esquisse d'un Universe personnel, 4 maggio 1936) 

 
" L'Energia diventa Presenza...  Sembrerebbe che un solo  raggio di una tale luce, cadendo come una scintilla in qualsiasi punto della Noosfera, dovesse provocare un'esplosione abbastanza forte da incendiare e rinnovare quasi di colpo la faccia della Terra. Allora, come è possibile che, guardando attorno a me, è ancora tutto inebriato di ciò che mi è apparso, io mi trovi pressochè solo della mia specie?  Solo ad aver "visto"?...  Incapace, quindi, quando me lo si chiede, di citare un solo autore, un solo testo, in cui si riconosca, chiaramente espressa, la meravigliosa "Diafania" che, per il mio sguardo, ha trasfigurato tutto ?"  (Le Christique, marzo 1955) 
 
....IN QUESTA APERTURA VERSO QUALCHE COSA CHE SFUGGE ALLA MORTE TOTALE, L'EVOLUZIONE E' LA MANO DI DIO CHE CI RICONDUCE A  LUI . ( La Biologie, poussee à fond,peut-elle nous  conduire à èmerger dans le transcendant?  Maggio 1951)
 

Di colui che pronuncerà queste parole nell'Aeropago, ci si burlerà come d'un sognatore e lo si condannerà. "Il senso comune lo vede, e la scienza lo verifica: nulla si muove", dirà un primo Saggio. "La filosofia lo decide: nulla può muoversi", dirà un secondo Saggio.  "La religione lo proibisce: nulla si muova", dirà un terzo Saggio. Trascurando questo triplice verdetto, "colui che ha visto" lascerà la piazza pubblica, e tornerà nel seno della Natura ferma e profonda. Là, immergendo lo sguardo nell'immensa ramificazione che lo sorregge e i cui rami si perdono molto lontano al di sotto di lui, in mezzo all'oscuro Passato, egli colmerà ancora una volta la sua anima della contemplazione e del sentimento d'un moto unanime e ostinato, inscritto nella successione degli strati morti e nella distribuzione attuale di tutti i viventi. -Volgendo allora lo sguardo al di sopra di lui, verso gli spazi preparati per le nuove creazioni, egli si consacreà corpo e ed anima, con fede rinsaldata, a un Progresso che trascina e spazza via persino coloro che non ne vogliono sapere. E, con tutto il suo essre fremente di ardonre religioso, lascerà salire alle proprie labbra, verso il Cristo già risorto ma ancora imprevedibilmente grande, questa invocazione, sommo omaggio di fede e d'adorazione: "Deo ignoto" [Al Dio ignoto] (L'avenir de l'homme, note sur le Progrès, 10 agosto 1920, Le Seuil, pp. 35-37)

 

" Adesso che, attraverso tutte le vie dell'esperienza, l'Universo comincia a crescere fantasticamente ai nostri occhi è ceramente giunta l'ora per il Cristianesimo di destarsi ad una consapevolezza precisa di ciò che il dogma dell'Universalità di Cristo, trasposto in quelle nuove dimensioni, suscita di speranze pur sollevando al tempo stesso certe difficoltà.

Speranze, certo, poichè, se il Mondo diventa così formidabilemte vasto e potente, vuol dire che il Cristo è ancor ben più grande di quanto noi pensassimo.

Ma le difficoltà, poichè, alla fin fine, come concepire che il Cristo s'"immensifichi" secondo le esigenze del nostro nuovo Spazio-Tempo senza simultaneamente, perdere la sua personalità adorabile e, in qualche modo, volatilizzarsi?

Ed è qui che risplende la stupenda e liberatrice armonia tra una religione di tipo cristico e un'Evoluzione di tipo convergente (Le Cristique, 1955)

 

" Nel Cuore della Materia.

   Un Cuore del  Mondo,

    Il Cuore d' un Dio"

        (da Le  Coeur de laMatiere, 30 ottobre 1950)

 
" Nella peggiore delle ipotesi, se ogni possibilità futura di parlare e di scrivere si chiudesse davanti a me, mi rimarrebbe, con l'aiuto di Gesù, quella di compiere questo gesto, affermazione e somma testimonianza della mia fede: scomparire,m inabissarmi in uno spirito di Suprema Comunione con le forze  cristiche  dell'Evoluzione  (da Note di esercizi spirituali, 22 ottobre 1945) 
 
 
 

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