Creato da: garfield007 il 31/10/2008
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Una voce nel (quasi) buio

Post n°13 pubblicato il 01 Dicembre 2008 da garfield007

Il mio silenzio degli ultimi giorni è dovuto sostanzialmente al fatto (è pleonastico dirlo) che non avevo niente di nuovo da comunicare. Per il momento tutto tace, e mi trovo nella scomoda situazione di dover attendere qualche novità. In realtà probabilmente c'è una prospettiva per un lavoro, ma a febbraio, e di qui a due mesi devo inventarmi qualche impiego. Anche perché qui in casa una domanda che mi viene posta con una certa frequenza è legata alle novità (o alla mancanza di esse) circa la mia ricerca di lavoro, sulle quali glisso elegantemente millantanando più colloqui di quelli avuti in realtà. Come Bart quando era bloccato in casa con la gamba ingessata scriveva una piece teatrale, ho iniziato a lavorare sul soggetto di un film in inglese (potete immaginare con quali fronzoli e abbellimenti stilistici - sembrerà scritto da un dodicenne).

Sabato sera sono uscito concedendomi una cena (parca ma sostanziosa) e una birra (piccola ma rilassante), in un ristorante del centro dove fanno buon cibo italiano e non è gestito da italiani (il che è ottimo) - infatti i camerieri sono simpatici, e poi in una birreria di St. Kilda dove ho visto alcuni dei peggiori colpi di biliardo che io (modesto giocatore, ma comunque capace) abbia mai avuto il privilegio di vedere. Tornato a casa, scopro che è il compleanno di una nostra coinquilina, che comunque come me non ama festeggiarlo, quindi stava offrendo qualche fetta di torta senza pretese, e mi sono fermato anch'io a bere qualcosina. Eravamo in cinque ancora in piedi, e ci siamo concessi quattro chiacchiere (due risate, come disse qualcuno in un film) e un beverone proveniente dalla Slovacchia con tasso alcolico astronomico, ma comunque gradevole.

Domenica me ne sono andato al cinema a vedere Youth without youth, l'ultima fatica di Coppola e devo dire di esserne rimasto profondamente affascinato. Tim Roth è assolutamente straordinario. Il film è di una potenza evocativa, di un dolore struggente, una riflessione sul tempo, sull'amore, ma forse (e soprattutto) sul delirio di onnipotenza dell'uomo nei confronti del tempo (e in questo caso anche del linguaggio) fino alla follia, all'annientamento. E non scopro nulla di nuovo dato che il cinema di Coppola è popolato di personaggi che sfidano l'eccesso per il potere (Il padrino, e ovviamente Apocalypse now). Inutile parlare di regia o di costruzione della storia (tratta da un romanzo rumeno, se non sbaglio), o della fotografia (a tratti fredda gelida, a tratti calda e sontuosa).

Oggi, infine, sono andato da un barbiere in centro. La parte che mi piace di più di Melbourne è il trafficato centro commerciale che sorge attorno alla stazione centrale, con intricate gallerie moderne e minimali di negozi, da supermercati, a librerie (Borders, l'unica decente, infatti mi pare sia inglese), da ristoranti a barbieri (appunto). Qui sedevo oggi. Io senza occhiali vedo soltanto delle ombre, e quindi (sarà ovvio per chiunque abbia un minimo di sensibilità nei confronti delle relazioni sensoriali) faccio anche più fatica a sentire. Per di più l'accento stretto del giovane barbiere non aiutava. Così, dopo avergli spiegato alla meglio (non sono ferrato sulla terminologia tricologica anglofona) come tagliarli (o mi sono spiegato male io, o ha capito male lui, comunque ne è uscito un taglio più o meno decente), sento una voce al mio fianco che mi chiede se sono italiano. Sì, rispondo, dal buio della mia miopia. E così conosco un ragazzo italiano che è qui da tre anni e si sta tagliando i capelli. Mi dà qualche consiglio in camera caritatis, fuori dal negozio del barbiere, qualche indirizzo che già avevo e qualcosa di nuovo, e soprattutto mi dice di avere pazienza. Come me, anche lui ha evitato di fare il cameriere, come me, anche lui non per snobismo, ma per squisita incapacità manuale, e mi assicura che lavoro ce n'è, basta aspettare. Al momento, obiettivamente, non ho di meglio da fare.

Mentre aspettate dal barbiere, leggete Duemiladuecentodiciotto, il romanzo del mio salumiere Davide De Lucca, Giraldi editore.

 
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