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La prima rana che diventa principessa

Post n°7 pubblicato il 13 Novembre 2008 da garfield007

Il titolo non c'entra niente con quello che sto per scrivere, però mi era venuto in mente e non sapevo cosa farmene, così ci intitolo il post di questa sera (mattina in Italia).

Oggi sono stato a Geelong, cittadina ridente (per modo di dire) a sud ovest di Melbourne. Un'ora circa di treno. Niente di eccezionale, molto simile a un quartiere decente di Melbourne. Unica cosa da segnalare il vento che soffiava al porto, dove, all'interno di un edificio in vetro con una musichetta da carillon, c'era una giostra di cavallini. Mi ricordava un'atmosfera surreale tipo Stardust Memories. Ho preso un Calippo al banco del bar, stupito di trovarli qui. Non mangiavo Calippo al limone da una vita, e il sapore mi ha riportato all'infanzia (citazione gratuita della medellina proustiana intinta nel the da Swan), a pomeriggi estivi ai giardinetti, compleanni, una bambina con cui giocavo.

Ora a Melbourne è sera e piove. Ieri e oggi il clima è stato torrido, assolutamente afoso, intollerabile. Qualcuno mi aveva detto che il caldo australiano era piacevole, non umido. La maiala di sua sorella, per citare Pieraccioni. Prendete una giornata afosa di fine luglio alle due del pomeriggio e moltiplicatela per tre: così dalla mattina fino alla sera. Ed è solo primavera. Ma non chiedetemi - vi prego - cosa ci sono venuto a fare qui se non sopporto il caldo.

Le mosche. Mi sono reso conto che dopo un po' non le allontano neanche. Mentre cammino una mi si posa sulla spalla e rimane lì per un intero quartiere, tanto che a volte potrei darle anche un nome e sentire la nostalgia appena si allontana. Entrano perfino sotto gli occhiali. Temo che qualcuna mi faccia un nido in un orecchio. Ho paura di aspirarne qualcuna, a volte. Mi chiedo però col freddo dove vadano a morire le mosche. Cosa succede di inverno? Per terra si accumulano cadaveri di insetti neri? Dove finiscono tutte le mosche quando muiono? Qui sono talmente tante che non possono svanire e passare inosservate. E cosa fanno quando piove? Dove si nascondono? Dove si riparano? Tornano a casa? Si tolgono l'impermeabile e il cappello? "Caro, sei già tornato? Hai molestato abbastanza persone oggi, ronzando attorno?", "Sì, cara, per oggi basta, ha cominciato a piovere. Cosa c'è per cena?".

A Melbourne c'è un numero limitato di barboni. O clochard. O senza tetto. O comunque vogliate chiamarli per essere politicamente corretti, però mi chiedevo dove vadano a prendere il pennarello nero e il pezzo di cartone su cui scrivono di essere affamati e senza un soldo. Non voglio mancare di rispetto, però non deve essere così facile procurarsi la cancelleria in questi casi. Io non saprei dove andare. Cosa fai? Entri in cartoleria e chiedi "Un pennarello nero, di quelli per scrivere sui cartoni, e un cartone marrone sporco e strappato, grazie. Quant'è? Ah, un attimo, elemosino la somma che serve e torno".

In questi giorni ho camminato molto battendo tutte le varie agenzie interinali di cui mi sono procurato la lista. Ora, credo che molti di voi siano entrati in qualche agenzia di somministrazione di lavoro temporaneo (nome sinistro, sembra un castigo, una medicina da prendere) in Italia. Ma qui non è così. Non c'è la vetrina con le offerte dove entri e compili il modulo. Qui sono ai piani alti dei grattacieli, dove si trovano quei tizi incravattati anche con quaranta gradi (mi sono sempre chiesto come facciano nelle grandi città col caldo, ho concluso che non hanno sangue che scorre nelle vene), quelli che contano, che stringono le mani, che fanno affari, tanto che ho dovuto adeguare l'abbigliamento trovandomi in ascensore con siffatti personaggi. Qui entri in questi uffici, ma il lavoro temporaneo che offrono è altamente qualificato, tanto che quando ho spiegato di essermi laureato in cinema e dintorni ho temuto mi sbattessero fuori con una mazza da cricket gettandomi in faccia qualche ricevuta perdente di qualche scommessa sui cavalli. Nel frattempo la mia ricerca per ora è stata inconcludente e mi sto addentrando nella selva delle offerte dei siti internet. Forse potrei fare lo gigolò.

Col caldo di questi giorni (che mi ha fatto entrare in più di un posto rischiando di stramazzare al bancone con un filo di voce, sudato come un maratoneta), mi rifugio spesso nei centri commerciali e nei museri per approfittare dell'aria condizionata, e ho usato di più i tram. Ho concluso che i tram di Melbourne devono provenire da una qualche provincia bulgara: sporchi, malridotti e senza aria condizionata. Che affari avrà fatto il sindaco? Li ha comprati in blocco da Sofia a una svendita? E nell'affare ci avranno messo due cavalli zoppi castrati, quattro cani da pastore, e un manico di scopa che al momento una band di St. Kilda sta utilizzando come asta del microfono della sala prove. Anche i treni, sono sempre sporchi. Mi sono informato: in effetti uno qui rischia duecento dollari di multa se butta una sigaretta per terra, ma se lascia su un tram la carcassa di animale morto o qualche altro rifiuto non gli dicono niente? 

Ultimo appunto su Carlton, il quartiere dei nostri compaesani. Da un lato della strada si mangia bene spendendo poco, dall'altro lato si spende di più, ma con qualità minore, e in più i ristoratori italiani sono appostati fuori dalla porta ad adescare clienti con meno (molto meno) dignità di quella che hanno le prostitute.

Per ogni evenienza, comprate il romanzo del mio distinto ma antipatico cognato Davide De Lucca, Duemiladucentodiciotto, Giraldi Editore.

 
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