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Alea iacta est:"Clemente di nome e di fatto"


E così il tanto vituperato Clemente ha dato prova di orgoglio e con uno scatto di reni ha varcato il Rubicone ed ha aperto la crisi dell’esecutivo più odiato della storia repubblicana. Clemente, di nome e di fatto, ha staccato la spina e ha detto basta all’accanimento terapeutico su un malato terminale quale il governo in carica. La crisi era nell’aria, minacciata da più parti ma mai portata a compimento. Solo Mastella in seguito alle note vicende ma, soprattutto per la scarsa, nulla, solidarietà dimostratagli dai suoi colleghi di coalizione ha avuto il coraggio di compiere il passo e mettere la parola fine a questo mal riuscito film prodiano. Mastella ha fatto quello che in tanti non ritenevano potesse fare. Lo si dipingeva come uno attaccato, in pieno stile prodiano, alla poltrona ed invece ha servito ai suoi ex alleati un bel boccone avvelenato ed una lezione di stile e dignità. Da lui potrebbero, e dovrebbero, prendere esempio Bassolino, Pecoraio Scanio e lo stesso Prodi. Onore a Clemente. Prodi invece, masochista sino alla fine, tenta un’ultima carta: richiede la fiducia. Fiducia che dovrebbe mancare e quindi portare lui e il suo governo nel dimenticatoio della Repubblica. Poche ore lo separano dalla capitolazione formale e dalla resa incondizionata. Subito dopo il pallino del gioco passerà al Capo dello Stato che dovrà valutare se tentare una sortita, giusto per allungare un pochino la durata della legislatura e magari consentire agli esordienti dei Palazzi di maturare il diritto al vitalizio (gli alti ideali della politica italiana! Sigh!), proponendo un governo del Presidente o sciogliere le Camere e ridare voce al Popolo. Popolo che è ben conscio dei pericoli provenienti dalla legge elettorale. Senza modifiche alla legge attuale, il mitico Porcellum, si rischia di disfare tutto per non cambiare niente. Quindi, si mettano l’anima in pace gli amanti delle urne, è molto probabile che il Presidente dia incarico ad un elemento, gradito a gran parte del Parlamento, per modificare la legge elettorale tenendo conto del responso della Consulta sui quesiti referendari e introducendo, per amore di democrazia, la preferenza. Fatto ciò si potrà andare al voto e allora, forse, in Parlamento entreranno personaggi di maggior spessore morale, scelti dai cittadini e non imposti dalle segreterie dei partiti. Questo accadrebbe se fossimo un Paese normale. Adesso, quindi, non resta che attendere poi si vedrà. Per ora: mala tempora… Scritto da: unamicoincomune