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Rigurgiti maschilisti


Tempo fa, parlando di aborto, sono stata aspramente criticata circa l'uso della parola "autodeterminazione" di cui pare si abusi quando esprimiamo consensi sull'interruzione di gravidanza volontaria.A tale proposito, voglio ricordare un fatto di cronaca recente: Stefania Dal Cer, trentaseienne di Saronno (Va) è morta il 21 marzo scorso 45 giorni dopo aver dato alla luce un bambino. La donna è morta per un tumore, un melanoma, che aveva scoperto al terzo mese di gravidanza e che non ha voluto curare perchè la chemioterapia avrebbe ucciso il feto. Messa di fronte al bivio dell'aborto o della morte ha scelto quest'ultima.Al di là della drammaticità dell'evento, mi domando e vi domando: quella di Stefania è stata o no autodeterminazione? O forse al vocabolo va data un'accezione negativa quando lo si usa in relazione all'aborto mentre, in casi come quello appena menzionato, lo si preferisce sostituire con sinonimi del tipo "atto di amore assoluto"?Come sempre, l'ipocrisia regna sovrana. La donna autodeterminata nell'abortire è un'omicida; quella che uccide se stessa (mi rifiuto di usare la parola suicidio per una questione etica) è una vittima che si immola in nome della vita. Certo la vita altrui, in barba alla propria, in barba alla connotazione femminista che si vuol dare all'autodeterminazione probabilmente perchè i signori uomini con rigurgiti di maschilismo ancora non accettano l'idea che la donna non è una sorta di incubatrice pensante; le donne, cari i miei maschietti, sanno quando e come autodeterminarsi anche quando la scelta di porre fine ad una vita riguardi la propria.Scritto da: ArIsTo_GaTta