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Foibe: Giornata del ricordo...ma è vietato parlarne.

Avrei voluto parlarne con dovizia di particolari, scrivere un post ad hoc che affrontasse l'argomento "foibe" sul piano storico. Poi, negli ultimi due giorni una serie di parole lette sulla stampa ed in alcuni blog di libero, mi hanno profondamente indignata, facendomi perdere la serenità per trattare questo tema in modo pacato e con sufficiente distacco.

Tralascio allora l'aspetto storico e commemorativo, per i quali vi segnalo qui e qui, alcuni links idonei a colmare quella "ignoranza indotta" che, su questa pagina della nostra storia si è consumata negli ultimi 60 anni.
Nel farlo, richiamo le parole pronunciate da Fassino a Montecitorio, quando, nel 2004, si decise di istituire per il 10 Febbraio di ogni anno, una Giornata del ricordo dedicata alle foibe ed all'esodo di fiumani, dalmati ed istriani all'indomani della 2° guerra mondiale:

"Nessuno che non sia fazioso può ignorare l'aggressione e le angherie fasciste nei confronti della Jugoslavia, ma questo non può giustificare nè le foibe nè la vergogna dell'esodo".


Sono trascorsi dunque quattro anni da quando per legge si è deciso di conservare e rinnovare la memoria di quella tragedia italiana mediante convegni, incontri, dibattiti e commemorazioni.

Eppure, pare che 60 anni di storia taciuta, di verità negate, di oblio deliberato non siano ancora sufficienti. Ancora è vietato parlarne, come dimostrano le recenti vicende del Teatro Brancaccio a Roma, della mostra fotografica devastata a Firenze e delle strane amnesie da parte della giunta di  Spoleto.

Ancora non si può parlarne senza il rischio di essere tacciati di fascismo!
Ancora c'è qualcuno che, in nome di una mera strumentalizzazione politico-ideologica, nega che in quelle cavità carsiche furono eliminati scientemente, uomini, donne, preti, bambini, e non solo fascisti, con l'unico denominatore di essere italiani.
Spesso erano ancora vivi, più di frequente prima di essere infoibati avevano subito evirazioni, stupri, torture e violenze brute di ogni tipo. C'è persino chi, nel richiamare l'esigenza di una contestualizzazione storica di quegli eventi, finisce implicitamente per giustificarli, se non negarli, invocando le radici da cui erano sfociati l'odio e la violenza da parte delle armate di Tito. 

I morti non hanno colore ed il sangue dei vinti ha lo stesso colore rosso che scorre nelle nostre vene! Nessuno mai si sognerebbe di proporre distinguo sulle sevizie commesse a Guantanamo dai militari USA! Nessuno mai ci terrebbe a obiettare che, i reclusi a Guantanamo sono di quella stessa risma di chi ha portato il terrore e la morte sulle torri gemelle!

Non so se indignarmi di più per 60 anni di oblio o per quei distinguo....
so solo che tutto ciò è sconcertante!

 
 
 
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