I
eri sera niente prove per il gruppo di blogger allo sbaraglio che realizzeranno l'On Air Talk Blog!
Pur essendo collegata su skype qualcuno mi ha sentito stranamente abbattuta e scarsamente reattiva, soprattutto poco interessata a smanettare con schede audio, cuffie, microfoni o play list di musica non coperta da diritti.
In realtà stavo meditando un "omicidio" ed avvertivo su di me i postumi di una brutta avventura vissuta nel pomeriggio.
Oggi, dopo una nottata di incubi, la volontà di infierire fisicamente sull'amica che ieri mi ha messo letteralmente nei casini non mi è certo passata, ma in compenso rifletto su quanto mi è accaduto e mi domando quali siano le reazioni tipiche della mente umana dinanzi ad un grave pericolo.
Prevale il panico o il sangue freddo?
Avevamo programmato di raggiungere degli amici in una villetta di montagna che si trova in Basilicata, quasi al confine con la Calabria, sicchè ci siamo mosse per tempo ed abbiamo cominciato il nostro viaggio con la mia macchina, corredata di un navigatore satellitare di ultima generazione ed animate da voglia di divertirci e tanto spirito di avventura.
Tutto pensavo però, tranne che l'avventura, sia pure a lieto fine, sarebbe stata decisamente da brivido. Cosa è successo? E' successo che, terminata la strada maestra, percorsa senza alcun intoppo grazie alle indicazioni del mio GARMIN, la mia amica, prossima a passare a miglior vita (perchè gliela farò pagare) ha cominciato a dettar legge sul percorso da seguire, fornendomi indicazioni completamente diverse da quelle che il navigatore mi suggeriva.
"No, sta sbagliando, fidati, io ci sono già stata in quella villa, ti guido io, non è quella la strada, fai quello che ti dico".
Questo era ciò che continuava a ripetermi con determinazione mentre io guidavo silenziosa con una crescente perplessità e con una gran voglia di dirle: TACI!
E' stato così che ci siamo ritrovate in una strada da paura, molto simile a quella riprodotta nella foto, lungo la quale il mio macchinone riusciva a passare a stento.
Lei continuava a ripetermi : "si si, vai tranquilla, si va proprio di qui", mentre io, sempre più silenziosa cominciavo a diventare a dir poco tachicardica.
Quando i nostri cellulari sono risultati entrambi senza campo ed il mio navigatore ha visualizzato la domanda: "VUOI PASSARE A MODALITA' PEDONALE?" ho realizzato senza più alcuna ombra di dubbio di essere oramai nella merda sino al collo.
E qui mi domando: sono io che dinanzi al pericolo faccio prevalere la razionalità oppure è tipico della mente umana cominciare ad impegnarsi nelle possibili soluzioni atte ad arginare il rischio?
Io ho mollato la macchina e, con amica stronza al seguito ho detto risoluta: - adesso si fa quello che dico io - e l'ho costretta a scarpinare per circa due chilometri a piedi sì da capire se la strada era percorribile in auto, dove essa ci avrebbe portato e soprattutto se sarebbe stato più saggio tornare indietro tentando una rischiosissima retromarcia.
Ma se non avessi avuto il sangue freddo di testare a piedi preventivamente il percorso e, se quel percorso, per quanto sbagliato, non si fosse rivelato percorribile in auto cosa sarebbe successo?
Ho l'impressione che la paura sia il motore della sopravvivenza, poichè essa invia al cervello gli stimoli per prevedere gli eventi, rispondendo adeguatamente a quelle situazioni che possono intaccare la nostra integrità fisica.
Ma mi domando se sia tipico della mente umana reagire al pericolo con una buona dose di sangue freddo o se al contrario certe reazioni siano individuali e condizionate da numerose variabili, come l'esperienza, il carattere, i propri trascorsi emotivi.
Ancora non lo so, ho perso in lucidità e mi sento spossata e stanca, quasi svuotata. Lo domando a voi ed in attesa di rientrare completamente in me stessa e riprendere le prove per l'On Air Talk Blog attendo di leggere le vostre opinioni a riguardo.
Posso fare un commento un po' lungo? Sono circa mille parole!
Riguarda situazioni comportamentali valide in tutte le occasioni.... Ciao
Dovresti andare a letto presto, se non hai il fisico per stare sveglia!
Da “Teoria del volo” di Rizzardo Trebbi - edizioni. Aviabooks.
Quanto segue è tratto dal un manuale di volo, ma vale per qualsiasi attività. Basta sostituire la parola ”volo”, per esempio, con “lavoro o con “sport” o con “gita” ecc. e alla parola “pilota” sostituire “noi stessi” così come alla parola “aeroplano” sostituire con “automobile” o “telaio” o “barca” o quant’altro.
I FALSARI DELLA MENTE
L’analisi degli incidenti di volo mette in evidenza che, la maggior parte di loro, hanno origine da un’errata valutazione da parte del pilota.
Talora egli sopravaluta la propria esperienza o capacità; talaltra le possibilità dell’aeroplano; oppure sottovaluta le condizioni ambientali; oppure valuta erroneamente tutti gli elementi.
Perché i piloti si ostinano a perseguire obiettivi palesemente irraggiungibili, o si espongono a rischi decisamente sproporzionati rispetto ai vantaggi attesi?
La domanda è di tale rilevanza che gli scienziati americani hanno deciso di promuovere uno studio di questi atteggiamenti volto ad insegnare come effettuare sempre buone valutazioni in volo, e come agire in sicurezza quale che sia la spinta esercitata dall’orientamento all’obiettivo, se non addirittura in opposizione ad esso.
Alla radice delle valutazioni errate, i ricercatori hanno individuato cinque atteggiamenti caratteriali ricorrenti, prodotti dai pensieri pericolosi, che sono stati così chiamati:
Anti-autorità: non ho bisogno che mi si dica nulla!
Impulsività: fare qualcosa, subito!
Invulnerabilità: tanto, a me non capita!
Macho: non c’è mai problema per me!
Rassegnazione: tanto è uguale!
Uno o più di questi pensieri, pur sotto diverse forme, è sempre individuabile nelle dichiarazioni dei piloti dopo un incidente.
L’anti autorità
Non ho bisogno che mi si dica nulla! Questo pensiero ricorre nella mente delle persone che non gradiscono sia loro detto cosa devono fare.
Costoro possono risentirsi sia per un suggerimento, sia per una norma da seguire, per non parlare di un ordine, perché ritengono che in fondo le prescrizioni dettate da regole, procedure, tecniche di pilotaggio consolidate, o autorità aeronautiche, siano poco producenti, se non del tutto inutili.
Chi si sente contrariato da consigli, suggerimenti, od ordini, può pensare di appartenere al tipo di persona appena descritto.
Rifletta che, riguardo al volo, vale la pena di concedere credito, sia pure per un attimo, a chiunque, esperto o no, ritenga d’avere qualcosa da dire: fermo restando la facoltà di accettarlo o meno, ma solo dopo l’analisi, non prima.
I noiosi saccenti e impreparati sono legioni, ma qualcuno, di tanto in tanto, può azzeccare il consiglio giusto. Rifiutarlo solo perché non è richiesto è un atteggiamento sbagliato.
L’impulsività
Fare qualcosa, subito! Questo pensiero ricorre con frequenza in coloro che avvertono l’impulso di fare qualcosa, una qualunque, immediatamente. Non smettono un attimo di pensare a quello che devono accingersi a fare. Non scelgono la migliore alternativa: semplicemente fanno la prima cosa che gli viene in mente. Per non cadere in quest’atteggiamento, quando si è in procinto di decidere sul comportamento da tenere, può essere sufficiente soffermarsi un attimo a pensare se non esista una soluzione alternativa che presenti prospettive migliori. La pausa di un istante può regalare l’opportunità di evitare situazioni poco piacevoli.
L’invulnerabilità
Tanto a me non capita! Molti ritengono che gli incidenti possano capitare al prossimo, ma mai a se stessi. Sanno bene che gli incidenti avvengono e che tutti possono incapparvi; tuttavia “sentono” in qualche modo che loro non ne saranno mai coinvolti. Coloro che indulgono a questo tipo di pensiero sono inclini ad accettare più rischi del necessario. L’antidoto a quest’atteggiamento assai diffuso consiste nel rendersi conto che coloro i quali sono coinvolti in incidenti sono persone intelligenti, che hanno avuto il nostro stesso addestramento e hanno maturata la nostra stessa esperienza.
Se è successo a loro, può capitare anche a noi.
Il Macho
Non c’è mai problema per me! Questo tipo di persona tenta continuamente di dimostrare d’essere migliore di quanto la gente sia disposta a credere. Lo vuole provare a sé e agli altri, accettando rischi superiori alla norma. Benché questa caratteristica sia ritenuta prettamente maschile, le donne ne vanno soggette in eguale misura.
E’ un altro atteggiamento assai diffuso, contro il quale le difese sono difficili, perché affonda le sue radici nella vanità.
Può aiutare a combatterlo la riflessione che tanto, qualsiasi cosa si faccia, nessuno la riconoscerà come eccezionale. E’ assai più probabile che con azioni inutilmente spericolate ci si guadagni semplicemente la fama di stupidi.
La saggezza e la prudenza sono le qualità che guadagnano la stima della gente.
La rassegnazione
Tanto è uguale! Le persone che pensano così ritengono di non poter influire su quanto sta loro accadendo. Quando tutto va bene, pensano che sia fortuna. Quando va male pensano alla malasorte, o a qualche maledizione che li perseguita. Lasciano l’iniziativa al prossimo per il meglio e per il peggio, e assecondano irragionevoli richieste solo per guadagnarsi la fama di “buon ragazzo”.
Quest’atteggiamento è l’opposto di quello anti-autoritario. Mentre il primo è caratterizzato dal rifiuto di qualsiasi tipo di suggerimento od ordine, questo induce ad accettarli acriticamente. Per il rassegnato vale quanto già detto per l’anti-autoritario, ma inteso in senso opposto: i saccenti noiosi e impreparati sono legioni e ciò che dicono va verificato con cura. E’ indispensabile sottoporre ad accurata verifica qualsiasi suggerimento od ordine, riservandoci di adottarlo solo dopo che ci siamo convinti della sua accettabilità.
L’antidoto è quindi costituito da un atteggiamento di costante consapevolezza.
Naturalmente questi pensieri non si affacciano alla mente con attaccato il cartellino. Per individuarli è necessario un po’ d’allenamento. Ma già il ricordarsi che esiste questo “colore” della decisione, e sottoporlo al vaglio dell’analisi introspettiva, lavora sicuramente a favore della sicurezza.
Conclusione
Le motivazioni vanno analizzate per quel che sono: semplici stimoli all’azione, da sottoporre a controllo razionale per la sicurezza delle operazioni e, in definitiva, per la serenità e la gioia del volo.
Non ho voluto però scrivere che ogni tanto ti sentivo russare, ecco!
D'altra parte mi sono detto - "continuo a parlare così si riposa e prende sonno" -
Mica potevo raccontarti la favola di cappuccetto rosso!
Quello che ho scritto l'ho copiato da un manuale e serve per individuare alcuni attaggiamenti.
No, l'impulsività non è un buon metodo, ma ogni tanto, oltre che essere liberatoria, serve per dare uno scrollone (leggi schiaffo). La paura, invece, è una cosa sana, e quindi penso che hai agito come si doveva.
Tanto è vero che ho paura che scriverai che non russavi ^__^
Decidi tu se è una promessa o una minaccia ^__^
Il mio posrt non è stato solo un copia-incolla. L'ho impaginato con gli "a capo" i titoli, i paragrafi, i corsivi e i grassetti.
Hai voglia che lavoro!
... e ho pure fatto delle bozze di prova con una mia stamperia personale! ^__^
Anzi, bisogna che li metta ancora sullo sfondo.... come una volta!
Beh... non è grave!