Protesta sotto le finestre di un dirigente del call center Omnia di via Breda. «Siamo senza stipendio»«Adesso basta! Li vogliamo qui. In mezzo a noi. E ce lo vengano a spiegare con parole loro come mai non ci sono stati pagati gli ultimi due mesi di stipendio». Così parlavano ieri mattina i dipendenti del call centre Omnia di via Breda 176. Da giorni la tensione e la rabbia stavano montando. Questa volta, però, si è passati ai fatti. Una cinquantina di operatori hanno lasciato il lavoro e sono scesi in cortile. Sotto le finestre del direttore generale, nonostante la pioggia. Determinati a fare scendere il manager per ottenere subito spiegazioni. Fernando Ruzza ha capito la situazione e ha accettato l’invito senza farsi pregare. «Non mi sono certo sentito in pericolo o accerchiato — tiene a precisare il manager —. Anzi, devo ringraziare dipendenti e sindacati per la correttezza del confronto». Resta il fatto che la riunione improvvisata in cortile non era certo prevista. La determinazione dei dipendenti ad avere rassicurazioni riguardo agli stipendi ha spiazzato lo stesso sindacato interno. «Abbiamo capito subito che di fronte a colleghi che non riescono ad arrivare alla fine del mese, che non hanno più soldi per pagare il mutuo e gli alimenti all’ex moglie, le formalità del confronto sindacale non potevano essere mantenute — racconta Silvana Tranquillo della Cub, sindacato presente nel call centre insieme con la Cgil —. L’idea di chiedere un incontro e aspettare era improponibile. Le risposte servivano subito. Per calmare gli animi». Quando Fernando Ruzza è sceso in cortile erano circa le 9.45 del mattino. Il confronto è continuato fino alle 11.30 al riparo di una tettoia. Poi il sindacato ha chiesto il permesso formale di riunire tutti i dipendenti in assemblea. Via libera subito accordato. E così Ruzza si è trovato a gestire la situazione davanti a tutti i 300 presenti in turno. «Chi lavora a tempo pieno in Omnia guadagna tra 950 e 1.100 euro — racconta Tranquillo —. Quando si vive con così poco basta una busta paga che salta per metterti in difficoltà. Era da tempo che gli stipendi venivano pagati in ritardo. Ma stavolta si sta andando troppo per le lunghe. Tanto per rendere l’idea, c’è gente che trova difficile fare il pieno per raggiungere il posto di lavoro». Omnia Group è un’azienda quota in Borsa che dà lavoro in Italia a oltre tremila persone. Nella sede di via Breda su più turni lavorano circa 800 persone. Negli ultimi tempi il call center naviga in acque difficili. L’ultimo bilancio, approvato martedì dal consiglio di amministrazione, è in rosso. «Ma abbiamo messo le premesse per il rilancio dell’impresa — ha spiegato ieri Ruzza ai dipendenti assetati di euro —. Un paio di settimane fa è entrato in azienda un socio austriaco che si farà garante per ottenere la liquidità necessaria a pagare subito gli stipendi. Non solo. E’ già prevista la ricapitalizzazione dell’impresa». Insomma, le buste paga arriveranno a giorni. Ma il timore che il caso Omnia sia il segnale del passaggio della crisi dall’industria ai servizi è legittimo. «Siamo un settore ad alta intensità di lavoro — osserva Ruzza —. Se le banche chiudono i rubinetti, nelle aziende come la nostra i flussi di cassa ne risentono subito. Mettendoci in difficoltà».Rita QuerzéFonte: corriere.it
Manager assediato dai dipendenti
Protesta sotto le finestre di un dirigente del call center Omnia di via Breda. «Siamo senza stipendio»«Adesso basta! Li vogliamo qui. In mezzo a noi. E ce lo vengano a spiegare con parole loro come mai non ci sono stati pagati gli ultimi due mesi di stipendio». Così parlavano ieri mattina i dipendenti del call centre Omnia di via Breda 176. Da giorni la tensione e la rabbia stavano montando. Questa volta, però, si è passati ai fatti. Una cinquantina di operatori hanno lasciato il lavoro e sono scesi in cortile. Sotto le finestre del direttore generale, nonostante la pioggia. Determinati a fare scendere il manager per ottenere subito spiegazioni. Fernando Ruzza ha capito la situazione e ha accettato l’invito senza farsi pregare. «Non mi sono certo sentito in pericolo o accerchiato — tiene a precisare il manager —. Anzi, devo ringraziare dipendenti e sindacati per la correttezza del confronto». Resta il fatto che la riunione improvvisata in cortile non era certo prevista. La determinazione dei dipendenti ad avere rassicurazioni riguardo agli stipendi ha spiazzato lo stesso sindacato interno. «Abbiamo capito subito che di fronte a colleghi che non riescono ad arrivare alla fine del mese, che non hanno più soldi per pagare il mutuo e gli alimenti all’ex moglie, le formalità del confronto sindacale non potevano essere mantenute — racconta Silvana Tranquillo della Cub, sindacato presente nel call centre insieme con la Cgil —. L’idea di chiedere un incontro e aspettare era improponibile. Le risposte servivano subito. Per calmare gli animi». Quando Fernando Ruzza è sceso in cortile erano circa le 9.45 del mattino. Il confronto è continuato fino alle 11.30 al riparo di una tettoia. Poi il sindacato ha chiesto il permesso formale di riunire tutti i dipendenti in assemblea. Via libera subito accordato. E così Ruzza si è trovato a gestire la situazione davanti a tutti i 300 presenti in turno. «Chi lavora a tempo pieno in Omnia guadagna tra 950 e 1.100 euro — racconta Tranquillo —. Quando si vive con così poco basta una busta paga che salta per metterti in difficoltà. Era da tempo che gli stipendi venivano pagati in ritardo. Ma stavolta si sta andando troppo per le lunghe. Tanto per rendere l’idea, c’è gente che trova difficile fare il pieno per raggiungere il posto di lavoro». Omnia Group è un’azienda quota in Borsa che dà lavoro in Italia a oltre tremila persone. Nella sede di via Breda su più turni lavorano circa 800 persone. Negli ultimi tempi il call center naviga in acque difficili. L’ultimo bilancio, approvato martedì dal consiglio di amministrazione, è in rosso. «Ma abbiamo messo le premesse per il rilancio dell’impresa — ha spiegato ieri Ruzza ai dipendenti assetati di euro —. Un paio di settimane fa è entrato in azienda un socio austriaco che si farà garante per ottenere la liquidità necessaria a pagare subito gli stipendi. Non solo. E’ già prevista la ricapitalizzazione dell’impresa». Insomma, le buste paga arriveranno a giorni. Ma il timore che il caso Omnia sia il segnale del passaggio della crisi dall’industria ai servizi è legittimo. «Siamo un settore ad alta intensità di lavoro — osserva Ruzza —. Se le banche chiudono i rubinetti, nelle aziende come la nostra i flussi di cassa ne risentono subito. Mettendoci in difficoltà».Rita QuerzéFonte: corriere.it