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Taranto, nessuno paga l’energia Case "allacciate" ai semafori


Ippazio Stefàno è il sindaco di Taranto. Quando venne eletto, a furor di votanti, venne portato a spalle per le strade della città. Il popolo della sinistra radicale, dell’Udeur, del nuovo partito socialista e della diccì di sempre, festeggiava la fine di un’epoca di malcostume, di spese folli, di conti mai pagati, l’Ilva su tutti con quei tredici milioni di euro di Ici dimenticati, si fa per dire. Bene, Ippazio Stefàno ha ricevuto, sulla scrivania del suo ufficio in municipio, la bolletta dell’Enel: rispetto all’ultima fattura ci sono trecentocinquantamila euro in più da pagare. Uso e abuso di aria condizionata? Luminarie in eccesso? Asciugacapelli a manetta? Scaldabagno elettrico da caserma?Niente di tutto questo. Trattasi di semafori. Consumano, quelli tarantini, che non potete credere, da un isolato all’altro si passa da trentatré a quarantasette euro e poi si sale a centoventotto, si cresce a centosessantasei, si monta a trecentosettantanove, si decolla a millenovantanove e, sempre più in su, allegria, si toccano i millesettecentoquarantotto euro, virgola settantacinque centesimi. Roba da Las Vegas nelle ore notturne o Parigi sempre, ma Taranto non ha casinò e nemmeno il Louvre.Nel caso dei 1.748 e virgola, poi, nemmeno Totò avrebbe potuto immaginare quello che sembra accadere: infatti il semaforo in questione sarebbe quello collocato in via Nazario Sauro angolo via di Palma. Ho usato il condizionale perché in quel sito non esiste nessun semaforo. Il trucco c’è ma non si vede. Lino Banfi, che ha appena compiuto settantatré anni, racconta che quando arrivò il primo semaforo a Canosa, sempre in Puglia siamo, un vecchietto, sorpreso e incuriosito, commentò: «Hii, la pantiera luminosa!». A Taranto la bandiera sventola e alla grande.Come la mettiamo allora, dottor Ippazio Stefàno? La mettiamo che qualche tarantino da fiction senza pulp ha collegato l’impianto di casa a quello semaforico, dunque, clandestinamente sugge, succhia, assorbe, E io pago, direbbe il Totò di cui sopra. Infatti a pagare la bolletta è il Comune, generoso, disponibile, ben disposto, nonostante in tempi recenti un dirigente della direzione programmazione finanziaria avesse allertato i più, con il sindaco prima di tutti, che qualcosa andava controllato, che i conti non erano tranquilli, insomma che il semaforo era intelligente mentre qualcuno stava facendo il furbo e qualcun altro, il fesso.Non c’è stata reazione, anzi luce verde, avanti così, nemmeno il segnale di attenzione, giallo, figuratevi il rosso che poi, farebbe parte, come sfondo stinto, della fazione del sindaco succitato. Ma questa non è una semplice, banale vicenda di destra e sinistra, questa è la dimostrazione che il cittadino del nord, preso per il bavero e per il portafoglio, dai semafori «pilotati» dai comuni padani e costretto a pagare multe improbabili e a vedersi togliere punti pesanti sulla patente, trova vendetta nel cittadino del sud che non si attacca al tram, non ce ne sono, ma al semaforo, sperando che in municipio a nessuno venga in mente di spegnere l’attrezzo perché altrimenti frigorifero, televisore e stereo andrebbero in black out. È un’Italia bella da attraversare con attenzione, dall’Alpi in giù, senza arrivare alle Piramidi. Agli incroci stradali, non piegate la testa a destra e a sinistra ma date un’occhiata se qualche filo elettrico penzoli dal semaforo, se avvertite qualcosa di strano, tranquilli, non vi stanno facendo la fotografia, stanno accedendo il televisore.Fonte: ilgiornale.it