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La regina e la crisi: «Perché non l' avete prevista?»


Un' inaugurazione come tante, un nastro da tagliare, una targa da scoprire, più qualche domanda di interessamento cortese e finto. È questo che prevede in genere il cerimoniale per i Royal Engagements della regina (l' anno scorso ne ha condotti 440). Ma questa volta, in una nuova sala della London School of Economics, Elisabetta, di fronte a un grafico con l' andamento dei mercati finanziari, ha chiesto: «Com' è possibile che nessuno si sia accorto che stava arrivandoci addosso questa crisi spaventosa?». Il padrone di casa, il professor Luis Garicano, direttore del dipartimento di management della Lse, si è schiarito la gola, per prendere tempo: probabilmente si aspettava di dover chiacchierare brevemente del tempo, o dei cagnolini corgi, o delle corse dei cavalli tanto care a Sua Maestà. Poi ha risposto: «Vede Ma' m (dicono che ci si debba rivolgere così alla sovrana quando si è interrogati, ndr) in ogni momento di questa fase qualcuno faceva affidamento su qualcun altro e tutti pensavano di fare la cosa giusta». Onore all' onestà del professor Garicano, che poi ha riferito: «La regina ha espresso costernazione e incredulità per il fatto che nessuno avesse avvertito che dei prestiti venivano concessi a gente incapace di garantirne la restituzione». Oltre che stupita, probabilmente Ma' m potrebbe anche essere un po' alterata, perché la Rich List di aprile calcolava la sua fortuna personale in 320 milioni di sterline (circa 390 milioni di euro con la sterlina che continua a cedere), composta anche di 100 milioni di capitale investito in società britanniche. Ad aprile nessun economista del Regno pensava ancora a questo tracollo globale. Poi la Borsa di Londra ha perso il 25 per cento nella crisi e quindi la borsetta regale è stata alleggerita di 25 milioni almeno. La faccenda della domanda di Elisabetta all' inizio ha trovato spazio soprattutto nelle rubriche di gossip reale. Ma ieri se ne è impossessato anche il Guardian, che pure è un quotidiano di simpatie repubblicane e in un commento ha scritto: «...Non è solo the Queen, siamo tutti noi a urlare per ottenere una risposta». E ancora, in tono scherzoso: «Una volta, per cose come queste, qualcuno sarebbe finito sulla forca, ora la regina vuole solo sapere come tutti noi che cosa diavolo è andato storto». A ben vedere però, il commento non è tanto scherzoso, perché si conclude con la richiesta che «qualcuno sia ritenuto responsabile per non aver previsto la crisi, altrimenti gli stessi errori si ripeteranno e nessuno avrà più fiducia nelle parole degli economisti. La regina ha diritto a una risposta». Il dibattito in Gran Bretagna si è fatto duro. Gordon Brown, dopo aver soccorso le banche in crisi di liquidità, ha puntato il dito contro «la cultura dei bonus», che ha spinto molti analisti finanziari e banchieri a prendere rischi assurdi, guidati dal miraggio di premi di profitto annuali milionari. Il Corriere ha posto al Lord Mayor della City la domanda sugli operatori finanziari colpevolmente accecati dai bonus. La risposta del Lord Mayor David Lewis (giunto a fine mandato) ha tradito un certo fastidio: «Sarebbe infantile e stupido accusare le banche: prima vengono le autorità di controllo, poi le agenzie di rating, poi quelli che hanno chiesto i prestiti senza poterli onorare, i governi e alcune delle banche. Non è una situazione in bianco e nero». L' inaugurazione del New Academic Building alla London School of Economics è finita con una lecture durante la quale il duca di Edimburgo ha chiuso gli occhi e la regina ha indossato un' espressione molto poco entusiasta, forse pensando ai suoi 25 milioni bruciati. Guido SantevecchiFonte: corriere.it