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Presidio Innse, quattro operai su una gru


Ripreso lo smantellamento dei macchinari venduti dopo il vertice in Prefettura. Pd: «Fermare l'uso della forza»MILANO - Situazione ancora incandescente alla Innse di via Rubattino. Quattro operai sono saliti nelle cabine di alcune gru alte dieci metri, dopo essersi introdotti nello stabilimento intorno alle 11.30, chiedendo che sia fermato lo smantellamento dei macchinari e minacciando in un primo momento di lanciarsi nel vuoto. Altri lavoratori, una ventina, hanno raggiunto in corteo la stazione ferroviaria di Lambrate con striscioni «Giù le mani dalla Innse». Una situazione esplosiva, in cui il segretario generale della Fiom Gianni Rinaldini ha chiesto «un incontro e un intervento» del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, ritenendo insufficiente la disponibilità della Prefettura a sospendere per alcuni giorni le operazioni di smontaggio dei macchinari. Le richieste del sindacato sono: la sospensione dello smontaggio per tutto il mese di agosto, l'allontanamento del presidio delle forze dell'ordine e l'apertura di un tavolo negoziale.«VOGLIAMO TRATTATIVA VERA» - Nello stabilimento intanto si organizza la resistenza a oltranza. «Rimarremo quassù per tutta la notte e oltre, fino a che non ci sarà una trattativa vera, perché non si può smantellare una fabbrica di queste dimensioni - dice un funzionario della Fiom salito sulla gru assieme ai quattro operai -. Appena entrati abbiamo chiesto che tutti i lavoratori che stavano smontando i macchinari smettessero di farlo, cosa che è poi successa». I quattro, dai 30 ai 60 anni, sono entrati nella fabbrica aggirando il cordone delle forze dell'ordine che da giorni presidia l'area e poi sono stati raggiunti dal segretario milanese della Fiom Marina Sciancati e da Rinaldini, che, scortati da Digos e carabinieri, hanno portato loro panini e acqua. «Stanno bene, ma non scenderanno fino a che non ci sarà una risposta. Hanno visto che è già stato smontato il primo macchinario - spiega Sciancati -. Non ci sono ancora spiragli aperti». Il gesto di protesta ha di fatto portato al blocco dei lavori di smantellamento, effettuati da operai di due ditte di Arluno e Vicenza chiamati dal proprietario Silvano Genta.PD: «NO ALL'USO DELLA FORZA» - E si allarga la solidarietà ai 49 dipendenti della Innse: martedì, dalle 15 alle 17, c'è stato uno sciopero indetto dalla Fiom nelle aziende metalmeccaniche della provincia di Milano. Nello stabilimento di via Rubattino il presidio non si ferma. Martedì mattina ci sono stati nuovi tafferugli tra i manifestanti, i giovani dei centri sociali e le forze dell'ordine. Una situazione condannata dal Pd: Cesare Damiano, responsabile lavoro, e Emanuele Fiano, deputato lombardo dei Democratici, hanno fatto un appello ai ministri Maroni e Scajola perché la vertenza non si risolva con l'uso della forza. «Occorre sospendere lo sgombero e lo smontaggio dei macchinari della fabbrica - affermano - e riaprire un tavolo di confronto per la piena tutela occupazionale di tutti i lavoratori». I due esponenti del Pd chiedono anche a Regione e Comune «di dare un segnale concreto e coerente». Il senatore del Pd Paolo Nerozzi ha chiesto al governo con un'interrogazione urgente interventi immediati per uscire dalla crisi: «Dobbiamo purtroppo registrare un aumento del grado di tensione all'interno dello stabilimento Innse - ha detto -. Torniamo a chiedere l'urgente apertura di un tavolo di consultazione».SMONTAGGIO MACCHINARI - Nella sede della storica azienda in liquidazione alla periferia est di Milano erano riprese martedì mattina le operazioni di smontaggio dei macchinari. I 49 dipendenti, che chiedono di poter continuare a lavorare, spiegano che resisteranno «fino all'ultimo davanti alla fabbrica». Messi in mobilità a maggio 2008, ora si augurano che «arrivino altre persone per darci una mano. Già stiamo aumentando di numero e così potremo prendere forti iniziative di protesta». Al presidio sono presenti i sindacalisti della Fiom-Cgil, tra cui il segretario milanese Maria Sciancati. Lunedì il sindacato ha partecipato a un incontro in Prefettura con rappresentanti della Regione e della Provincia, al termine del quale il viceprefetto ha chiarito di dover far rispettare il decreto ingiuntivo per la consegna dei macchinari venduti. Così nella fabbrica sono entrati gli operai delle ditte acquirenti che hanno ripreso le operazioni di smontaggio. «Il tavolo con le istituzioni che abbiamo chiesto ci è stato negato e per ora non sono previsti nuovi incontri» spiega il sindacato.POLEMICA CASTELLI-PRC - Sulla vicenda della Innse si consuma anche una polemica politica tra il Prc lombardo e il viceministro leghista alle Infrastrutture Roberto Castelli. Alfio Nicotra, portavoce regionale di Rifondazione, parla di un «dramma sociale e umano», di cui sono responsabili «il bucaniere dell’economia Silvano Genta e chi gli ha consentito di ottenere per appena 700mila euro la proprietà di macchinari che valgono venti volte tanto». «In questa storia - prosegue Nicotra - ci sono responsabilità politiche enormi, a cominciare da quella del sottosegretario Castelli che, in base alla legge Prodi, presentò padron Genta alla provincia di Milano spacciandolo per imprenditore, quando invece era semplicemente un rottamatore». La replica di Castelli: «Dalle forze della sinistra extraparlamentare solo volgari bugie. Ho sempre fatto di tutto per salvare non solo questa, ma altre aziende in difficoltà del nostro territorio. Non posso invitare gli esponenti del Prc a dimettersi, perché sono già stati dimessi dal popolo italiano con il voto del 2008».Fonte: corriere.it