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Saldi flop, vendite a meno 15 %


I negozianti ci avevano sperato nei saldi: una boccata d´ossigeno per le finanze già massacrate e scaffali finalmente vuoti. E invece è stato un flop. E´ andata male. Molto male. Peggio dello scorso anno: 15% in meno di vendite.Il dato arriva dalla Confesercenti che a pochi giorni dalla fine della stagione degli sconti estivi (termineranno questo sabato) tira il bilancio di un anno davvero nero per i commercianti alle prese con la crisi, il calo dei consumi, gli affitti dei locali lievitati. «Il risultato di questa brutta annata è sotto gli occhi di tutti - dice Valter Giammaria, presidente della Confesercenti - . E´ la settimana di Ferragosto e tutti i negozi sono ancora aperti, nella speranza di poter alzare ancora un po´ di soldi. E fino allo scorso anno non era così. Dopo il 15 di agosto poi, pensiamo addirittura che 60% degli esercizi commerciali possa decidere di rimanere con la saracinesca alzata».Roma dunque, per la prima volta, non sarà la città del tutto chiuso per ferie, ma la capitale del "venite gente che qui la roba quasi si regala". A stare più in difficoltà sono i commercianti di abbigliamento e calzature dove il calo delle vendite è ormai strutturale. E ad attirare la clientela non sono serviti neanche i megasconti fino al 70% proposti sin dai primi giorni di svendite. In realtà all´inizio molti avevano sperato nel miracolo. «Perché le prime settimane sono andate benino - spiega Giammaria - c´era stata una buona risposta di pubblico interessata specialmente all´acquisto di capi di buona qualità». Si erano viste le file da Cenci, da Fendi. L´assalto nel week - end del 6 luglio nei centri commerciali e negli Outlet. «Ma è stato un fuoco di paglia. Chi doveva acquistare lo ha fatto scegliendo articoli ad hoc - continua il presidente - poi tutto s´è fermato».La ripresa dopo l´estate sarà dura. Perché segnali di miglioramento non ce ne stanno. Anzi. E bisogna intervenire subito, secondo la Confesercenti, in maniera strutturale e con azioni mirate. «Come bloccare l´aumento vertiginoso degli affitti - suggerisce Giammaria - . C´è gente, come nel caso di un nostro consociato con azienda a viale Europa, che nel giro di un anno si è visto portare il canone di locazione da 5.500 a 11.000 euro al mese. In pratica, raddoppiato. Un costo insostenibile per qualsiasi piccola impresa, specie in un momento difficile come questo». Anche gli sgravi fiscali per l´Associazione potrebbero servire ad alleggerire in qualche modo la pressione. Di certo, bisogna fare qualcosa, ammonisce il presidente della Confesercenti. «Invece non si fa nulla - dice - . Come nel caso dei centri commerciali che sono troppo ma continuano a spuntare come funghi alterando il mercato di intere zone della città».Fonte: l'Espresso