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mars expedition

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la preghiera del marinaio

Post n°16 pubblicato il 14 Febbraio 2006 da okta
 

PREGHIERA DEL MARINAIO

 

A Te, o grande eterno Iddio,

Signore del cielo e dell'abisso,

cui obbediscono i venti e le onde,

noi uomini di mare e di guerra,

Ufficiali e Marinai d'Italia,

da questa sacra nave armata della Patria

leviamo i cuori !

 

Salva ed esalta nella Tua fede,

o gran Dio, la nostra Nazione,

da' giusta gloria e potenza alla nostra Bandiera,

comanda che la tempesta e i flutti servano a Lei,

poni sul nemico il terrore di Lei,

fa che per sempre la cingano in difesa petti di ferro

piu' forti del ferro che cinge questa nave,

a Lei per sempre dona vittoria.

 

Benedici, o Signore,

le nostre case lontane, le care genti;

benedici nella cadente notte il riposo del popolo,

benedici noi, che per esso,

vegliamo in armi sul mare.

BENEDICI !

la preghiera del marinaio composta da antonio fogazzaro, venne recitata per la prima volta sull'incrociatore corazzato "garibaldi" (1899-1915) alla fonda nella rada di gaeta.

per antica tradizione questa preghiera viene letta in navigazione al tramonto, agli equipaggi schierati in coperta ed al termine di ogni messa celebrata sulle navi o negli stabilimenti della marina militare italiana.

appare senza dubbio strano che uomini devoti in un certo modo al dio marte si raccolgano in una preghiera che non si fatica a trovare dura e commovente insieme.
e però certe volte incontri per mare - chè il mare è davvero grande ma tanto piccolo da raccogliere tutti e legarli stretto così stretti che prima o poi ti ritrovi sempre di fronte qualcuno che cerchi - persone diverse che l'uniforme ce l'hanno sgualcita e non la possono più indossare. non gli resta che viverla.
sono comuni, sergenti, marescialli, nostromi, a volte ufficiali. ma tutti sono marinai. quelli lo capiscono al volo il mare e le sue lingue e le sue espressioni. sono duri, difficili da entrarci dentro e facili a respingere le avances di giovani che sperano di raccogliere tesori di parole e figure.
gente che magari beve due bicchieri di troppo e che la puzza ti fa scappare, gente che le espressioni che usa sono più colorate dei vari passaggi di un'aurora sugli orizzonti di questo paese sferoide, gente che pare non avere tempo perchè non appartiene a nessun tempo.
gente rara, meglio così.

però sono copiose le loro lacrime quando si legge la preghiera, sono molli le loro carni che il sole ha indurito più della lontananza da una certezza stabile con la forma della sabbia e il sapore di un letto, sono fragili i loro ricordi che cancellarli non puoi ma in quei mometi sanno offuscarli.
dura tutto un attimo. è lunghissimo.
la melodia è di onde che finalmente si placano nel rispetto di chi hanno inghiottito per sempre e non vogliono restituire alle mogli e alle madri i poveri resti, no, quelli no, che restino - sono resti - nei fondali diventeranno coralli, humus per posidonie che restituiscono ossigeno. e poi qualche gabbinao c'è sempre, stridulo il suono e appiccicosa la loro cacca, specie sulle divise bianche dell'estate arrivato e prsto dimenticata, i gabbiani no, loro non sono rispettosi, ma sono alleati, portano al terra tra le ali e la quiete nei becchi e franco tritto lo sa come lo sapeva aldo moro, ma questa è un'altra storia.

e se sono loro a leggerla la preghiera - come loro chi? questa gente diversa - quelle parole rimbombano più di una cannonata di una fregata, più di una tempesta imperfetta, che il suono forte rompa la commozione, che sia un urlo di battaglia simulato a dissimulare il tormento di ciò che è stato e la paura che si spenga una voce solo flebile, perciò più adatta a una preghiera.
te la sbattono nelle orecchie, te la spingono nella gola, te la premono sul cuore, te la mescolano nel sangue e ti ci invadono gli alveoli polmonari.

e quella sera, anche quella sera, al rientro in porto se rientro ci sarà, tu marinaio sulla carta che ami disegnare le rotte con il nodo di nelsono che fa su e giù sulla carta nautica e che la marina e la guardia costiera la conosci da poco e andare in mare è ancora solo un mestiere divertente, tu quella sera se rientri in porto non sai guardare oltre al murata di bordo, non vai a spiraciare la presenza di una fanciulla che attende giovani mistici e finti eroi.

no, quella sera no. neanche quella sera. quella sera è dedicata a consapevolizzarti, quella sera sei solo un uomo e sei solo.
la stanza umida non riecheggia di sospiri e gemiti.
senti solo benedici.

e ti auguri che sia così.

a mariarosaria

giuseppe

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