Creato da marziana_per_caso il 07/02/2006

mars expedition

blog-notes di un gruppo di chatters della stanza Marte. Si organizzano viaggi interplanetari , partenze quotidiane, escluso festivi, rientro entro le 18.......vieni a farci visita, ci trovi tutti i giorni sul pianeta rossoooooooo.

 

 

di contraddizioni

Post n°88 pubblicato il 27 Giugno 2006 da iordanh
 

trionfa il no.
in ogni ambito.
mentre tifavo per il sì.

in uno soltanto.
sia...

 
 
 

inutile provare a capire

Post n°87 pubblicato il 26 Giugno 2006 da iordanh

è desolante credere nell'uguaglianza e soprirne il lato superficiale quello meno nobile chè uguali si è tutti perdio epperò è nella diversità di tutti che puoi vedere questa uguaglianza uguali perchè tutti diversi e invece no uguali senza differenze è disarmante da credere e non vorresti crederlo ma devi se non salpi l'ancora il vento ti rigira la nave e la coglie da lato sulla murata fiacca sotto la linea di galleggiamento strana la dizione l'opera viva dove di vivo non c'è nulla al di sotto di quella linea e l'opera morta al di sopra dove sta chi vive chè su una nave si perde l'individualità chi imbarca resta vivo se resta viva la nave e la sua opera viva quella che fa galleggiare tutti singolarmente non vali nulla e così è anche quando per mare non ci stai dappertutto ricordo una canzone fa che sia tutto diverso normale solo una cosa normale e un'altra che diventa polvere ed è inutile provare a capire queste parole e tutto il resto la chiave è proprietà privata si parte per fortuna e certo che ora si capisce di più tutto

sia...  

 
 
 

Dignità

Post n°86 pubblicato il 22 Giugno 2006 da pilu_pilu
 

Per alcuni la dignità è come un quadro di valore ricevuto in regalo: non sanno bene dove sistemarlo. In salotto c’è poca luce e non si vede nulla dell’artistico dipinto. In sala da pranzo andrebbe meglio, ma c’è la tappezzeria così stinta. In camera da letto, via, non si può; in cucina non c’è da pensarci.

Ecco: alcuni mettono la dignità nel vestire. Magari ruberebbero, ma non comparirebbero in strada coi calzoni stracciati. Altri, nel non essere inferiori a nessuno: rinunciano a mangiare, ma non alla gioia di essere capo di questa o quella cosa, direttore di qui o direttore di là. Altri poi mettono la dignità nel non accettare nulla da nessuno: e così la mano che si era tesa nel gesto generoso di aiutare, essi la guardano con freddezza, e alteri.

Ma nessuno finirebbe più se volesse elencare tutti i posti più o meno sbagliati dove molti mettono il grande quadro che si chiama dignità.

Dovremmo provare a mettere la dignità nel comprendere i nostri simili e le cose intorno a noi. L’abito dell’uomo che comprende può essere stracciato, egli può essere il più umile domestico di una casa, e aver bisogno perfino di vivere di elemosina, ma se egli veramente comprende, veramente, sarà pieno di dignità. Perché dignità è il sapere, il giusto sapere, il sapere buono e indignitoso è l’errore, l’azione maldestra.

 
 
 

COMPARATIVI RELATIVI

Post n°85 pubblicato il 22 Giugno 2006 da iordanh
 

la memoria di analisi logiche e pomeriggi trascorsi su libri che poi per parlare non servono a molto ma a scrivere - ti dicono - sì, questa memoria è un pò disarticolata.
ti insegnano a scomporre un periodo e tu ancora lì a credere che un periodo sia solo quello storico.
e invece no. un periodo è una frase di senso compiuto.
soggetto, verbo, complemento a scelta. ma se il verbo è ESSERE, no parli più di complemento ma di predicato verbale. perchè dopo il verbo essere non ci va l'accusativo, ma il nominativo.
ma insomma, quante volte devo dirtelo?
sia...

chi deve vivere non ne abbisogna.
invece poi ti convinci che chi vuole essere scelto e gestire dovrebbe pure essere pronto a misurare quello che dice, non nascondere, non proprio. misurare, scegliere le espressioni e rendere al meglio il proprio pensiero.
"meglio chi tenta di trombarsi una valletta che chi vuole prendere una banca"

ci pensi su e quasi abbocchi. ma sì, in effetti non stona mica sta cosa qui.
poi ti fermi - chè ad andare piano aumentano i pixel (si scrive così?) - e dici che qualcosa non va.

qualsiasi cosa bagnata nella non legalità e nella discriminazione ti sembra riprorevole. sotto diversi profili. che sia scalare una multifinanziaria o rubare una mozzarella. o toccare una tetta senza preoccuparsi poi di scappare chè quella tetta da lì non si muove, non può, deve farsi toccare. o vuole.
i confini di certe cose si sfiorano.

e poi, tentare di trombarsi una valletta. in fondo una valletta come una donna è solo quel pezzo di carne attorno alla vagina.
ecco, questo pensiero andrebbe misurato. e sebbene sembri solo frutto di immaginazione, quelle parole tra virgolette su riportate sono il frutto più maturo e saporito di questa (non)cultura.

così ci ripensi. e capisci che l'analisi logica non può bastare.  

 
 
 

PORTI

Post n°84 pubblicato il 20 Giugno 2006 da iordanh
 
Foto di marziana_per_caso

Esiste una parola più confortante per chi va per mare della parola PORTO?

Come credere che esista qualcosa di più naturale del seno per un uomo in miniatura.

O un gol per un attaccante. A parte debite eccezioni.

O fumo per un fuoco.

O vento per un’isola.

No. Non lo credo. È una di quelle parole che ti mette serenità. È una parola attesa come il vento quando c’è bonaccia di quelle testarde. Di quelle che se vai a vela non ti sposti di un centimetro, mentre sei abituato a tagliarlo il filo delle onde, a sfiorarlo il bianco che lasci dietro di te. Di quelle che non piove da tempo e non ti puoi lavare. E aspetti che la bonaccia passi - chi ricorda master and commander? – e le gocce d’acqua te le prendi tutte – chi ricorda jfk in caso ancora aperto? – e amen.

Anzi. Sia…

Non è così. o almeno non lo è sempre.

Ad andare per mare prima o poi si impara. Ci sono scogli affioranti, ma quelli lo sai che sono pericolosi e puoi evitarli. Salve, sempre, le debite eccezioni.

Ci sono le sirene. Sanno cantare, loro. E per quanto sia un bel canto, resta solo un canto.

E nell’epoca in cui i cd sono superati e i cantautori imbastarditi da chi usa la rete, non per caricare pesce, per scaricare – e non pesce – di canti se ne trovano di tutti i tipi. Anche per sordi.

Ci sono le tempeste – crederle perfette mi pare azzardatelo – e pure queste lo sai, ti devi tenere stretto alla murata più vicina, ma così ti bagni. Alle drizze più resistenti, ma così ti tagli le mani. All’albero, ma così è difficile reggersi. Sotto coperta, ma rimetti anche l’anima che non hai. O che ahi lasciato a casa. Insomma, di male te ne fai.

In tutto questo, quando qualcuno ti urla nelle orecchie PORTOOO, quello è un bel momento. È un suono gradito, quello. Più di TERRAAA. Perché non sempre la terra è ospitale. Non sempre ti lascia approdare. Non sempre.

Il porto invece è diverso. Che sia naturale o artificiale, l’approdo c’è. Sai che rimetti piedi a terra, la giornata è stata lunga e la navigazione lo è stata d più. L’acqua l’hai presa e il vento non è mancato. Ma ora sei a terra. Hai recuperato te stesso. Chè nessun marinaio considera il mare più vicino a se stesso di quanto non lo sia la terra.

La terra è ferma. La terra ti nutre. La trovi proprio vicino a te. In ogni istante.

La terra cammina piano e dopo un po’ ti ricaccia in mare, se sei un marinaio.

Ma poi ci torni sulla terra. Lo speri. Lo spera chi ti è vicino. Se sei fortunato.

Eppure certi porti sono diversi. Li vedi così vicini, li attendi da giorni. Pensi a quanto siano buone le pietanze della taverna e a quanto sia bello vedere le vetrate insaporite da anni di salsedine affumicarsi un po’ alla volta, diventare bugiarde e lasciar perdere la contezza dei riflessi. Da dentro e da fuori.

Ma ti sbagli. Prendi il porto di Pantelleria. I venti del IV e del I quadrante entrano a velocità folle e cercano lo scafo, anelano alla vela, la strapazzano e non governi più, loro sanno influenzare anche il timone. Giardinetto, prua, poppa, tutto colpito in pieno e lì davanti scogli affioranti, le carte nautiche li indicano.

Non è un porto, quello. È l’inizio di quello che qualcuno chiamerebbe inferno. Se solo sapesse cos’è anziché confonderlo con la sfortuna di dover rinunciare a una ciliegia o con il passpartout della celebrità e del consenso popolare. D’altra parte anche la signora santanchè gode di una certa visibilità.

Non è un inferno, al confronto cosa vuoi che sia. Ma finisci lo stesso a mare con tutti i panni.

Myday myday ripeteva la radio prima di saltare al contatto con l’acqua. Lo sguardo del comandante iniziava a liquefarsi. L’acqua che scendeva era pari a quella che saliva.

I gabbiani se ne stavano rintanati nel faro.

L’isola si allontanava.

 
 
 

ASCOLTARE

Post n°83 pubblicato il 19 Giugno 2006 da incaz2003
 

Ascoltare, saper ascoltare, riuscire ad ascoltare, cercare di ascoltare ……. Mi viene in mente che la sordità spesso non dipende da problemi nell’apparato uditivo ma dal nostro cervello dal nostro modo di porsi di fronte agli altri. A chi non è capitato essere insieme ad un’altra persona e non sentire quello che ti sta dicendo, perché la tua testa o il tuo cuore è impegnato altrove. Cosa accade quando questa sordità si ripete quotidianamente, il tuo pensiero ormai è in altri lidi e non riesce più a ritornare nella realtà? Qual è la sensazione che ci prende nel rendersi conto di questa sordità ? mi direte, ma che stai scrivendo? Ebbene penso che questa sordità è spesso l’inizio di una crisi tra persone (marito e moglie, fratelli, amici, colleghi,  genitori/figli) e il non riuscire a cercare di recuperare l’udito in pieno, porta piano piano a chiudere o peggio abbandonare un rapporto. Un bambino, se saputo ascoltare, assimila meglio i tuoi insegnamenti, e nello stesso tempo ti apre la mente verso pensieri o sensazioni che avevi messo in un cassetto perché superati da altri pensieri più ‘importanti’. Mi è capitato di trovarmi nella situazione di ascoltare mio figlio e in realtà pensare ad altro, al lavoro, ad una persona ad un problema, e vedere l’espressione di mio figlio che rimane a dir poco sconcertato….. e mi sono reso conto che qualsiasi parola qualsiasi commento deve meritare la mia attenzione non può essere messa qualche gradino sotto ai miei pensieri.

Ascoltare una canzone, non so a voi, ma io mi ritrovo spesso ad ascoltare una canzone molto tempo dopo la sua uscita, e in quel momento trovare belle le parole ed il significato, probabilmente deriva dall’importanza che io do alla melodia, però ho riflettuto che è anche una tendenza ad ascoltare con superficialità.  Imparare ad ascoltare, cercar di non far prevalere il nostro modo di pensare e di vedere il mondo per riuscire ad ascoltare…..  forse si eviterebbero tanti scontri, tanti fraintendimenti, 

 
 
 

compito in classe

Post n°82 pubblicato il 18 Giugno 2006 da iordanh
 

differenze tra pazienza e desiderio

...

 
 
 

mondiali alle porte,maschietti organizzatevi hemm legalmente

Post n°81 pubblicato il 06 Giugno 2006 da tato.milano
 

 

Nome del marito :

Chiedo l’autorizzazione dell’ autorità competente per uscire con miei amici durante il seguente periodo:

Data: Ora di uscita: : Orario MASSIMA

Nel caso in cui ottenessi l’autorizzazione, giuro sull’onore di recarmi solamente nei luoghi qui sotto indicati alle ore autorizzate. Prometto di non imbroccare nessuna donna. Prometto di non rivolgere la parola a nessun altra donna ad eccezione di quelle indicate qui sotto. Non spegnerò il mio cellulare per nessun motivo. Consumerò solo la quantità di alcool autorizzata e in caso di abuso più che probabile, chiamerò prima un taxi e immediatamente dopo mia moglie per richiedere l’autorizzazione supplementare. Accetto il fatto che anche se dovessi ottenere questa autorizzazione supplementare, mia moglie si riserva il diritto di non rivolgermi più la parola e di rendermi la vita impossibile tutta la settimana seguente.

 

Alcool autorizzato (unità) Birra : Vino : Digestivo: Totale:

Luoghi autorizzati:

 

 

Donne con le quali è permesso

parlare (es: cameriera)

IMPORTANTE – CLAUSOLA LIBERATORIA DI TOPLESS :

Indipendentemente dai contatti feminili espressamente autorizzati qui sopra, è severamente vietato avvicinarsi ad una donna nuda o in topless. Il non rispetto di questa regola avrà come conseguenza la rottura immediata e senza preavviso del rapporto matrimoniale.

Dichiaro di essere consapevole di chi comanda a casa. Sono consapevole che quest’uscita notturna con gli amici mi costerà una fortuna in regali e fiori. Mia moglie si riserva il diritto di utilizzare la mia carta di credito senza limiti. Inoltre, prometto di portarla ad un concerto o teatro di sua scelta nel caso in cui dovessi ritardare anche di un solo minuto sull’ora prevista dal contratto.

Al mio ritorno a casa, prometto di urinare solo nel gabinetto e dovrò stare attento di non svegliare mia moglie nè di farle respirare il mio alito fetente di alcoolizzato . Prometto di non comportarmi come un ubriacone.

Dichiaro che, a mia modesta opinione (per niente comparabile a quella di mia moglie), tutte le informazioni riportate in questo modulo sono esatte.

Firmato – il marito:

di rientro:

 

Richiesta : Autorizzata: Rifiutata:

"

Autorizzazione di uscita notturna di mio marito per il periodo:

Data: Ora di uscita : Ora di rientro:

Firmato – La moglie:

fate in modo che la firma sia ben leggibile

……………………………………………………………………………………………………………

Questa decisione è irrevocabile. Se l’autorizzazione viene accettata, ritagliare il giustificativo qui sotto e tenerlo con se in permanenza.

 
 
 

Storie di 'stanze' 

Post n°80 pubblicato il 02 Giugno 2006 da occhiverdetevere
 

titolo: marte e venere

autore: sandro botticelli

dimensioni: cm 79 x 173

anno: 1483 (circa)

tecnica: tempera

Marte e Venere, due stanze di chat arancio, per Botticelli un allegoria matrimoniale,

per molti la vittoria dell'amore (venere) sulla guerra ( marte),

per alcuni perfino  il potere delle donne sugli uomini....

in ogni caso Marte non accenna a riprendersi, i satiri ne approfittano per giocare con le sue armi e......lei si è già rivestita! bah

 
 
 

risate di casa mia ...

Post n°79 pubblicato il 26 Maggio 2006 da Angelika63
 
Foto di marziana_per_caso

IN PRETURA   -

Alzatevi, accusata: vi chiamate?  - Pia Tonzi.
- Maritata? - Síssignora.
- Con prole? - No con uno che lavora....
- D'anni? - Ventotto.
- Che mestiere fate? 
- Esco la sera verso una cert'ora…

- Già, comprendo benissimo, abbordate
- Oh, dico, sor pretore, rispettate l'onorabbilità d'una signora!  

- Ma le guardie vi presero al momento che facevate i segni ad un signore, scandalizzando tutto il casamento...  

- Loro potranno divve quer che vonno: ma io, su le questioni de l’onore, fo come li Ministri: nun risponno!

 
 
 

di franco tritto

Post n°78 pubblicato il 26 Maggio 2006 da iordanh
 

sai franco passavo per caso l'altra sera dalle tue parti e chi mi faceva strada mi ricordava che certe finestre restano accese da quelle parti anche la notte e adesso ricordo che la tua spesso incoraggiava l'alba basta nascondersi le diceva è l'ora così ricordavo di quando sussurravi le parole senza ritmo del generale di de gergori l'autobus pieno di futuro e l'opg pieno di occhi che non riposano volontariamente e tu a spiegarcelo il ritmo è lo stesso se ci tieni a saperlo l'ho riascoltato quel cd immagino le sue mani che spreco saperle legate durante il gioco del nascondino più brigatista del mondo e poi spente dal 9 maggio 1978 la notte buia dello stato italiano chissà con quali disegni arricchiva l'aria gli stessi tuoi dì la verità me la ricordo la spaghettata sul lago vicino mantova 600 mila lire alle 4 di mattina chè la signorina era incinta signor cuoco si svegli è un'emergenza una delle studentesse desidera gli spaghetti aglio e olio sa com'è è al quinto mese va bene ricordo che rispose il cuoco e porse il prezzo e ora noi a pagare il conto come il mio spirografo ha commentato sulla storia dell'avvocato mi ricordo quel giorno che mi aspettavi vicino castro pretorio e chi la conosceva roma ma il libro iniziava a camminare da solo ma quando usciva un gabbiano non mancava mai ora pare mi inseguano prima tre poi cinque poi sette poi uno certe volte non li vedo ma li sento e geremia o fabia che tu preferisca anche lei pare la rincorrano non so dove tu sia andato a finire ma io non ci sono abituato a questa presenza così ho lasciato affievolirsi il banco delle domande da trenta trentesimi e lode se capita ma quando guardo il telefono trovo ancora il tuo numero professore tritto che scemo pensare che tu sia andato via quando ti svegli fai uno squillo per sapere se sei arrivato ma alla fine chi è stato tu lo sai dimmi ti ascolto

 
 
 

del 24 maggio

Post n°77 pubblicato il 25 Maggio 2006 da iordanh
 

le ricorrenze esistono. è un dato di fatto.
meno chiaro mi pare chi e perchè le istituisce. nonchè il loro significato.
poi c'è l'insistenza del caso. e lui - il caso - non guarda in faccia a nessuno.
e questo mi pare un bene.
sia...

dura dieci anni la storia del 24 maggio. correva l'anno (che bel programma!) 1996.
era certo l'inizio di una storia fatta di aerei, incendi, cinture che non si staccano e paracadute aggrovigliati sulle spalle. così tu puoi confondere meglio con una tartaruga.
meno certo era la fine della storia. vite non ricoverata, virata finale larga, atterraggio lungo. pensi alla fica, ti viene detto. e tanti saluti. mah!?!
solo l'anno dopo finisce la storia di un bambino che si chiama ottavio, troppo "giù" per proseguire. troppo "giù" per avere ancora bisogno di immergersi. troopo down. ora - secondo l'immaginario collettivo - ha smesso di stare giù. sta su (ma gli accenti ci vogliono o no?).

il tempo di smettere due calendari e capire come si uniscono corpo e anima e il 24 maggio credi di andare a vedere il mare e incontri chi anima e corpo li separa. lo incontri nel racconto d chi ti sta di fronte. buona notte.

togli due zeri dall'anno che corre, resta 24. ed è maggio. il 24. aspetti una telefonata da quel numero? no. ci si vede alla cattedrale.
invece, devo parlarti. guardi il calendario, è proprio il 24 maggio e per la tua stabilità chiedi che non si tratti di una persona terza. la voce dall'altra parte ti ripete devo parlarti.
vabbè, ri-buona notte.

fortuna che l'anno prima il mare è diventato anche una specie di lavoro. il 24 maggio, per l'appunto. se non altro hai modo di scappare, chè nei porti arrivi e partenze sono sempre ben accette. 
e inizi a girare.
e l'avvocato di strada lo riponi in un cassetto che apri 2 volte al mese. ma almeno è produttivo stavolta.

finalmente arriva il 24 maggio 2005. movimento. pianta stabile, roma eur.
che mare ci sta? nessun mare, un laghetto. e un marasma di pseudo-marinai.
benedica.
poi passa un aereo dentro il telefono e il posto tra il centro e ciampino diventa comune. alla distanza di uno sputo, il centro.

24 maggio 2006. le cose cambiano e cambiano le cose.
senza volontà. sua sponte. senza necessità di un poi. 5 minuti che bastano ma non bastano.

25 maggio. capodanno.
buon anno.      

 
 
 

La chiamavano ecologia

Post n°76 pubblicato il 24 Maggio 2006 da pilu_pilu
 

Qualche giorno fa sui giornali si leggeva sui giornali la notizia che gli stati uniti hanno deciso di affondare la portaerei Oriskany per farne la casa dei coralli e il paradiso dei sub. Almeno questo è quello che i giornali hanno cercato di mettere il più possibile in evidenza. Il pensiero comunque mi viene spontaneo:  andando a snocciolare cifre sulle dimensioni della nave, sulla profondità in cui è stata affondata e quante ore ha impiegato ad adagiarsi sul fondo, perché non dire piuttosto quanti millenni occorreranno al mare per digerirla, o piuttosto quanto sarebbe loro costato smantellarla. Ah già lo hanno fatto gli americani e se lo fanno loro so forti. A questo punto mi domando: cosa accadrebbe  se buttassimo in mare, la nostra vecchia automobile magari per farne una piccola casetta prefabbricata per pesci? Verremo giudicati degli ecologisti premurosi? O dei banditi?

Ora qualcuno potrebbe dire che se opportunamente ripulite da oli, poliestere, carburante e amianto le carcasse di auto e  navi  sarebbero un habitat meraviglioso per il mare. Si potrebbe certamente dire, che ci sono altre questioni meno visibili, ma altrettanto gravi, quali lo scempio che il fondo del mare subisce, dopo il passaggio di una rete a strascico, per esempio, e di cui non si parla molto. Allora facciamo così, potremmo dire, che ben vengano relitti a strappare le reti, di chi distrugge il fondo del mare. Daremmo in tal modo, una ulteriore giustificazione, alla immondizia che finisce in mare e i media continuerebbero a farci credere che non lo sia.

 
 
 

Post N° 75

Post n°75 pubblicato il 24 Maggio 2006 da iordanh
 
Foto di marziana_per_caso

ci sono cose che capitano dotate di un potere particolare, un effetto unico. sanno riportarti all'indietro, sanno regalarti quel che un ricordo spontaneo spesso non può fare: il sapore, l'odore, valori aggiunti.
così entri in un negozio piccolo piccolo, vende articoli di ferramenta.
l'odore di vernice e di metallo rozzo è forte nonostante quello della città sia prepotente, fumoso, addensato da migliaia di veicoli. roma, si sa, è piuttosto frequentata.
sia...

e c'è un vecchietto prima di te, ma non parla. si guarda attorno, gli occhiali spessi calati sul naso e gli occhi inumiditi di primavere trascorse abbastanza velocemente. non ci vuole molto a capire.
se guardi le mani, ne scorgi i calli, dalla parte interna. quella superiore rivela estremità coraggiose ed avvezze a intrufolarsi dappertutto. uno che ha fatto di tutto e che questo tutto gli è riuscito anche piuttosto bene. rubinetti, prese di corrente, porte.
casa sua dev'essere piena di riparazioni faidate. e priva di rumori, ci giurerei. funzionale.
gli occhi - chè quelli rapiscono lo sguardo come se fossero seni floridi generosamente esposti a metà dicembre - si perdono, girano, girano, girano ancora.
lui continua a non parlare. ma si sente quello che dice a se stesso.
un negozio così gli sarà sembrato il paradiso. pieno di tutte le diavolerie immaginabili, cose così particolari, così specificamente adattate, che ai suoi tempi se le sognava.
ah, ci fosse stato questo quanto tempo avrei recuperato.
ah, ci fosse stato quest'altro ora non porterei quella cicatrice sulla mano destra, lato sinistro, una specie di africa marcata, bianca. spicca sulla mano colore del bronzo, le unghia lunghe un tantino da consentire alla polvere di sostarvi sotto, fino al prossimo rubinetto, avamposto del pranzo o della cena. consumata con chi, poi?
forse da solo. ricordi.

intanto aspetti. non hai fretta, non te lo puoi permettere. s'è fermato il tempo con quel signore, ti puoi fermare anche tu. tanto alle 6 non hai fatto in tempo a incrociare le strade. apsetta, coglilo st'attimo benedetto.

si fa forza, il signore, è il momento, tanto a guardare quella confusione ben disposta di luccichii non basta una settimana per cercare quello che occorre.
così chiede, non sento manco bene quello che chiede, una specie di cacciavite appiattito, di una misura particolare, piccolo nonsoquanto, per fare nonsocosa.
gli risponde la signora, i capelli sono bianchi, corti, gli occhiali sulla testa, qualche anno di meno. ma la stessa esperienza. una donna? è il giorno delle cose inaspettate. che puoi essere progressista quanto vuoi, ma una donna anziana dietro il banco di un negozio così non te l'aspetti proprio.

guardi, signore, di quella misura da anni non li vendono più singolarmente, li ho cercati ovunque, in italia e fuori. nulla più. eppure sono così comodi. li vendono solo in confezione da otto, misure progressive, manico in legno antiscivolo. lo so che non è la stessa cosa.

sarà uno stupidissimo cacciavite, ma occupava anima e corpo deole di entrambi gli attori di quel teatro gratis. i modi sono cordiali, c'è signorilità nei gesti, non fretta di dire arrivederla e sembrare gentili. non serve.
e forse serve poco anche quel cacciavite, forse è solo il modo per rivedere quel luccichio, risentire quell'odore, vincere la pigrizia, la stanchezza, i dolori che il tempo si porta, indossare la camicia della domenica e immergersi nel mondo che gli è appartenuto.
puoi pure immaginare che tra i due ci sia stato del tenero, una volta. magari un amore mai sbocciato appieno. magari una parola che non ti ho detto, una speranza conservata a lungo. qualche giorno di troppo, forse. chè certi matrimoni una volta erano veloci nella definizione. e saldi come cemento armato per convinzione. e necessità. oppure, per amore.

alza le mani e se ne va, il signore.
la scena finisce così, credi sia la tua volta, ma ti sbagli. la voce non è così calda, il tono non è così sicuro, la magia è svanita, il bianco e nero ha lasciato il posto ai colori. si può duplicare questa chiave? grazie, arrivederla.
un uomo così mi ha insegnato ad andare per mare. conosceva il mare, la barca, i componenti. e quello che serviva per aggiustarla meglio.
non ho imparato, la scintilla o ce l'hai o non ce l'hai. tempo fa se n'è andato. a fare un giro, diceva.
se n'è andato anche il nonno di chi mi ha indicato quella ferramenta, tempo fa. un cappello da muratore e la neve tra le mani del frutto del frutto del suo amore. e che spennazzi! financo le codine.

peccato non sia riuscito a fermare il tempo quando volevo, sotto il palazzo di franco tritto, ieri sera. tra aerei e formiche, gabbiani e marta russo. 

 
 
 

IL GRANDE INCONTRO.......

Post n°74 pubblicato il 22 Maggio 2006 da demetra05
Foto di marziana_per_caso

......il tanto atteso e preoccupante giorno infine è arrrivato
Lui è  venuto a trovarmi.....abbiamo dato un volto alle tante telefonate e messaggi.

Che dire,potrei definire il nostro incontro.........SEMPLICEMENTE PERFETTO!!
Siamo stati benissimo,c'è stata subito intesa,siamo usciti a fare un giro,abbiamo riso e scherzato su noi,abbiamo pranzato,cenato......insomma come due persone che si conoscono da sempre......(e poi è cosi carino!!)

Andremo a fare una vacanzina insieme.......credo proprio di aver incontrato una persona molto carina ed educata.......

Vi ringrazio per tutti i consigli che mi avete lasciato....grazie mille

ciao a tutti
............Deme.........

 
 
 
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