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Intercettazioni

Post n°1841 pubblicato il 06 Febbraio 2009 da mondo.sereno

''Ad un certo punto c'e' stata una sequela di interventi di esponenti Pdl che hanno devastato gli emendamenti del governo''. Cosi', quasi senza parole e con una nota di sconcerto, un membro della commissione Giustizia della Camera fotografa quanto accaduto questa mattina nella stessa commissione, convocata per avviare la votazione sugli emendamenti presentati dal governo al ddl sulle intercettazioni e conclusasi invece con un nulla di fatto. Anzi, terminata con la certificazione di una spaccatura all'interno del Popolo della Liberta' e con il rinvio delle votazioni a martedi' prossimo.

Insomma strada decisamente in salita alla Camera per la nuova legge sulle intercettazioni nonostante l'accordo di maggioranza siglato martedi' scorso a Palazzo Grazioli. Un accordo che aveva permesso al governo di presentare otto emendamenti al disegno di legge in esame. Su tutti, quello che autorizza le intercettazioni solo in presenza di gravi indizi di colpevolezza e non, come in precedenza, di reato.

Questa mattina l'opposizione, pur nelle sue anime piu' diverse, si presenta in commissione con le migliori aspettative, quanto meno dal punto di vista procedurale. E' pronta ad esaminare, a discutere, a bocciare anche gli emendamenti del governo, questo senza alcun dubbio; ma lo e' perche' e' convinta di trovarsi davanti al frutto di una mediazione avvenuta all'interno della maggioranza. Invece rimane spiazzata. Innanzitutto manca alla riunione il membro del governo (''Il sottosegretario alla Giustizia e' impegnato al Senato, dove e' in corso il voto sul ddl sicurezza. Ma state tranquilli, arrivera' piu' tardi'', dice in apertura di seduta il presidente della Commissione Giulia Bongiorno, Pdl-An). Una cosa singolare questa, dicono dall'opposizione, dovendosi esaminare emendamenti proposti proprio dall'esecutivo. Ma il clima diventa decisamente rovente quando sulle versione emendata dal governo del ddl intervengono alcuni esponenti del Pdl. Luigi Vitali, ex sottosegretario alla Giustizia, Forza Italia, prende le distanze: ''Questo testo non e' la soluzione del problema'', dice sostenendo la necessita' di tornare alla soglia di 10 anni per l'intercettabilita'. ''Sono preoccupato - aggiunge Vitali - per le conseguenze che la nuova formulazione puo' portare. Qui - spiega l'ex sottosegretario - viene previsto che l'autorizzazione alle intercettazione viene concessa quando sussistono gravi 'indizi di colpevolezza' anziche' 'gravi indizi di reato'. Rischiamo di favorire il formarsi di una giurisprudenza da parte dei magistrati fatta per aggirare questo ostacolo con la conseguenza che la colpevolezza viene poi data per acquisita una volta autorizzata l'intercettazione. E poi si creano dei precedenti per quello che riguarda le autorizzazione per la custodia cautelare''.

Sostanzialmente uguali i rilievi di Manlio Contento e di Giulia Bongiorno.

Si ha la sensazione di trovarsi di fronte ad un fuoco di sbarramento preordinato, ad un qualcosa di non estemporaneo.

E il messaggio che i tre mandano sembra essere chiaro: l'accordo di maggioranza della scorsa settimana ha prodotto un risultato di basso profilo, prima ci promettono interventi decisivi, risolutivi nel campo della giustizia, delle intercettazioni e poi si fa cosi' poco.

L'opposizione non perde allora l'occasione per attaccare la maggioranza. ''L'accordo sbandierato sui giornali - dice Lanfranco Tenaglia, ministro della Giustizia del governo ombra del Pd - si sta sciogliendo come neve al sole in commissione e pretendiamo che il governo ci venga a dire qual e' la sua posizione sulle profonde ragioni di dissenso di autorevoli esponenti della maggioranza''. Un intervento che ha un solo significato: il governo e' assente, interrompiamo la riunione. Ma la Bongiorno, invece di sospendere la seduta, decide di andare avanti con il dibattito. Immediata la protesta, con Pd, Udc e Idv che abbandonano i lavori.

''La maggioranza sulle intercettazioni non esiste - dice ancora Tenaglia - ci sono dissensi profondissimi su punti qualificanti della riforma e ritenuti dal governo fondamentali''. Dal canto suo Enrico Costa, capogruppo Pdl in commissione, sostiene che ''l'opposizione fa solo strumentalizzazioni. Nella maggioranza c'e' un accordo chiaro e netto, semmai e' l'opposizione a essere divisa visto che non tutti hanno abbandonato i lavori della commissione''. Per la leghista Carolina Lussana ''sul testo del governo c'e' un accordo e una condivisione del principio ma siamo una commissione parlamentare ed e' ovvio che si discuta. Ma - assicura - non c'e' alcuna divisione nella maggioranza''.

Anche la Bongiorno cerca di minimizzare, ma il suo modo di gestire la seduta, non sospendendola vista l'assenza del governo viene contestata da Michele Vietti, dell'Udc, che parla di ''teatro dell'assurdo''. Il presidente, continua Vietti, ''confonde la commissione Giustizia con il salotto di casa sua perche', a fronte di una richiesta dell'opposizione che chiedeva la presenza del governo per chiarire tutti gli interventi critici della maggioranza sull'impianto della legge, ha adottato la stravagante decisione di continuare a far parlare quelli che non ritenevano necessaria la presenza del governo e di rinviare gli altri''. Ma la Bongiorno respinge ogni addebito. Dopo aver rimandato indietro la battuta dell'esponente Udc sul 'salotto' (''Vietti non frequenta molto questa commissione'') afferma che non c'e' stata nessuna preclusione del dibattito. ''La discussione era iniziata la scorsa settimana, e' proseguita oggi, e continuera' martedi'. La presenza del governo - spiega - e' necessaria solo al momento di dare i pareri sugli emendamenti, quindi si poteva tranquillamente proseguire nel dibattito, come hanno voluto fare in tanti, tra cui Pierluigi Mantini del Pd''. In definitiva, osserva la presidente della commissione Giustizia, ''ho fatto slittare gli interventi di coloro che hanno chiesto di parlare alla presenza del governo, non vedo perche' dovevo comprimere i diritti di chi voleva intervenire ugualmente oggi''. Tanto piu' che il governo, aggiunge Bongiorno, sarebbe arrivato alle 12.30. Ma ''l'opposizione non ha aspettato, e' andata via. E comunque, non ci sarebbe stato tempo di votare oggi vista la quantita' di iscritti a parlare''.

Il governo, non ha dubbi pero' Donatella Ferranti, capogruppo del Pd in commissione, ''non si presenta per non dover contraddire il premier che ancora ieri, nella sua ultima intervista, ha annunciato ulteriori restrizioni all'uso delle intercettazioni. Modifiche che hanno spiazzato tutti i suoi alleati''.

Al di la' delle parole di circostanza, dettate dai rapporti politici tra le forze in campo, l'opposizione comunque sembra dare l'impressione di non volersi sbilanciare e di volere restare in attesa della prossima mossa degli avversarsi. Per capire, forse, a chi e a cosa dovra' opporsi la prossima volta.

 
 
 
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