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Bersani candidato, la replica di Veltroni:

Post n°1843 pubblicato il 06 Febbraio 2009 da mondo.sereno

Bersani candidato, la replica di Veltroni:
«Ora è il momento di essere uniti su crisi e elezioni»



Suscita molte reazioni l'annuncio di una candidatura di Pier Luigi Bersani alla segreteria del Pd. Prima fra tutte quella dell'attuale segretario Veltroni: «Ora non è il momento di pensare al congresso e alle candidature. Bensì è il momento di marciare uniti per fronteggiare la crisi economica e prepararsi al meglio per le prossime tornate elettorali». «Ci sarà il tempo del congresso e legittimamente ci saranno le candidature. Ma per me ora - scandisce Veltroni - è il tempo di occuparsi della crisi che vive il paese e di occuparsi a far crescere il Pd per portarlo verso le elezioni, prima quelle in Sardegna, poi le amministrative ed europee. Sono mesi - prosegue Veltroni - in cui il partito dovrebbe essere unito e solidale, questo è il lavoro che faccio e che continuerò a fare». Del resto, conclude, «quando incontro gli esponenti locali del Pd tutti mi dicono "vai avanti, meno discussioni interne". Poi - ribadisce - verrà il tempo del congresso».

Bersani aveva detto in una intervista a un quotidiano nazionale: «Ho deciso di espormi da subito perché sento il disamore dei nostri elettori, la mancanza di una prospettiva. Hanno bisogno di un punto di riferimento, altrimenti se ne vanno». «La volta scorsa - aveva sottolineato il ministro ombra dell'Economia - ho fatto una grande cavolata a non candidarmi alle primarie».

Stavolta, dunque, la candidatura c'è e nasce da una riunione di Red, l’associazione dalemiana: «Lo so - commenta Bersani - è una dinamica che ha stancato anche me. Però a Veltroni è piaciuto il cappello di D’Alema alle primarie». L’esponente del Pd non è molto tenero con l'atteggiamento di Veltroni, che sintetizza così: «Se hai un'opinione diversa vuoi distruggere il partito. Se ti acconci, come è avvenuto per la legge delle Europee, sei uno sconfitto. Adesso basta. Quando io e mia moglie litigavamo di brutto non andavo di là dalle bambine a dire che il papà voleva strangolare la mamma. Le consolavo: “Non succede niente, stiamo solo discutendo”».

Bersani è critico anche sulle scelte fatte da Veltroni per la conferenza programmatica: «Si chiamano a raccolta 3.000 persone il giorno prima, le si divide in una decina di gruppi, poi all’Assemblea parlano i portavoce dei gruppi, due ospiti stranieri, magari Bono o chissà chi altro, si chiude con un discorso di Veltroni. Ma così Walter si riduce a fare il leader dei supporter è questo non può bastare a un grande partito».

Tiepida la minoranza degli “ulivisti”. «Il sospiro di Bersani conferma che finalmente qualcosa si muove. Bersani comincia finalmente a riconoscere che servire la “ditta” è una cosa, costruire il futuro un’altra. Sono ormai quasi due anni che lo diciamo», ha commentato di Arturo Parisi, già molto critico con la direzione Veltroni. «L’unico modo per fondare un partito democratico - spiega l'esponente ulivista del Pd - è la democrazia. L’unica terapia al disastro attuale è la democrazia. Confrontarsi, scegliere, votare. È bastata la conta troppo a lungo negata, ancora oggi nascosta sulla legge elettorale europea, è bastato, come dice Bersani, che “l’acconciarsi alle decisioni del segretario sia stato letto come una sconfitta” a rimettere in circolo il sangue della democrazia. Speriamo che non si fermi agli occhi ma raggiunga il cervello. Gli ulivisti che, a quella decisione non si sono acconciati e, pur da una posizione di minoranza, quel voto hanno prima chiesto e poi rispettato leggono l’annuncio di Bersani come un incoraggiamento a proseguire nella loro battaglia per la democrazia nel Paese e nel Partito».

Contrari i “veltroniani”. La vicecapogruppo del Pd alla Camera, Marina Sereni, considera «fuori tempo» l'uscita di Pierluigi Bersani: «Il congresso è lontano e le elezioni sono vicine», dice Sereni da Perugia, dov'è in corso la visita del segretario del partito, Walter Veltroni. «È legittimo che ci siano più candidature per il congresso del Pd, ma ora - ribadisce Sereni - dal nostro partito ci si aspetta una battaglia a fianco delle fasce deboli devastate dalla crisi economica, per la ripresa economica delle imprese, per contrastare leggi assurde come quella approvata ieri al Senato sulla sicurezza e per modernizzare il Paese». Secondo Sereni «nel Pd bisogna impegnarsi tutti per continuare la costruzione del partito, non guardando al passato ma realizzando un partito davvero nuovo». Sulla considerazione di Bersani secondo cui il Pd starebbe «lasciando a Di Pietro» la tutela dei lavoratori, Sereni osserva: «Dovremmo preoccuparci del perché tanti lavoratori votano per la Lega Nord o per la destra. Il Pd non si può dividere tra chi è più vicino alla Cgil e chi a Confindustria».

«Ben venga la candidatura di Bersani, la competizione è sempre una cosa buona, certo la scelta dei tempi non mi sembra felicissima, ci sono le elezioni alle porte - dice Paolo Gentiloni, intervistato da Mario Adinolfi a «Finimondo» su Red -. Voglio dire però che l'idea di Partito democratico di Bersani non mi convince affatto». «Trovo anche abbastanza insopportabile -ha aggiunto- la questione del dualismo D'Alema-Veltroni, che il Partito democratico si dovrebbe risparmiare. Anche per questo credo che si profileranno altre candidature dopo le elezioni europee, non solo quella di Bersani». Quanto alle alleanze «è molto difficile -ha proseguito l'ex ministro delle Comunicazioni- immaginare alleanze con chi sta a sinistra del Pd, perché non c'è nessun grande Paese occidentale in cui l'estrema sinistra sia al governo e quando ciò accade, prendono poi una batosta elettorale. È difficile nell'attuale mondo globalizzato essere comunisti e stare al governo. L'Udc invece, senza dubbio, può essere un nostro alleato».


(Da l'Unità.it)

 
 
 
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