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Attualità

Post n°2063 pubblicato il 12 Febbraio 2009 da mondo.sereno

 Niente carcere e già a casa. Solo obbligo di firma presso il commissariato per Ivan Balzanella, il writer ventenne dell'Esquilino che lunedì sera era stato arrestato mentre brandiva uno spray e l'accendino contro tre ragazzi bengalesi. Il giovane resta accusato di minacce e lesioni con l'aggravante dell'odio razziale. La decisione, presa dal collegio presieduto dal giudice Russo durante l'udienza di convalida, ha spinto il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, a chiedere un incontro al procuratore della Repubblica e al presidente del Tribunale. «Continua la lunga serie di decisioni della magistratura — ha protestato Alemanno — che non sembrano accogliere la richiesta di idonee misure cautelari, di certezza della pena e di estrema severità contro tutti i reati di allarme sociale».


E dall'inchiesta emerge un'altra novità: c'era anche un nero, tra i razzisti che con l'aggressione di lunedì hanno seminato paura nel quartiere più multietnico di Roma. Ieri la polizia ha portato in commissariato il nigeriano Emanuel, un giovane di colore trovato sotto casa di Balzanella. Era anche lui lì lunedì sera? In serata il giovane è stato rilasciato. Ma le indagini continuano serrate, mentre tra i bengalesi entrati da tempo nel mirino della «banda dello spray» serpeggia lo sgomento.


«Il writer già scarcerato? — ha reagito con spavento il ventenne Naimal, finito lunedì al San Giovanni per una contusione al braccio —. Ma allora? Che dobbiamo fare?». Il suo racconto della persecuzione, scattata la scorsa estate, comincia da due incisivi scheggiati. «Me li ha rotti con un pugno proprio un nero, a novembre — spiega Naimal —. Hanno cominciato una sera davanti all'elementare Di Donato. "Questo posto è nostro, ve ne dovete andare via...". Noi abbiamo ribattuto: "No, non è di nessuno, qui ci possiamo stare". E il nero: "Se vi rivedo vi ammazzo". Qualche giorno dopo sono passati alle botte. Prima rompono due denti a me, poi uno a Rumi che era con noi anche l'altra sera. Soprattutto il nero ci gridava dietro: "Voi negri non ci dovete più stare qua...". A fargli da spalla Ivan, il writer, che poi ha preso il sopravvento. Dopo le botte, sono uscite le bombolette e lo spray incendiato. Come l'altra notte...». Ed ecco la scena: «Con Rumi e Arif eravamo a piazza Vittorio — ricorda Naimal —. Arriva il writer, posa una birra, ed estrae spray e accendino. I suoi amici, lì vicino, guardano e ridono. Rumi chiama il 112, arrivano i carabinieri ma Ivan è scappato. Appena ripartiti, eccolo tornare all'attacco. Stavolta spruzza lo spray e fa fuoco, non ci colpisce. Poi va in un bar cinese di via Conte Verde, esce con una forchetta in mano, punta lo spray. Per fortuna che arrivano gli agenti...». In via Pianciani, all'Esquilino, sotto casa di Ivan, i ragazzi ce l'hanno con la polizia, uno di colore strepita contro i «protagonisti del commissariato», Ivan piange e dice: «Siamo noi gli aggrediti...». Più o meno la stessa linea adottata in tribunale. «Ho amici di colore — ha detto al giudice — mi sono solo difeso...».


(Da Corriere.it)


 
 
 
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