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Il Venerdì lo spazio di commento dell'attualità
DIARIO APERTO su questo blog, il Blogmondo
Post n°4976 pubblicato il 16 Dicembre 2011 da mondo.sereno
Il video delle dichiarazioni shock di Berlusconi http://video.unita.it/media/Politica/Berlusconi_Sto_leggendo_Mussolini__3762.html |
Post n°4975 pubblicato il 16 Dicembre 2011 da mondo.sereno
Berlusconi: «Leggo i diari Dodici sedie vuote per Silvio Berlusconi. Al tempio di Adriano, alla presentazione del libro di Bruno Vespa, Questo amore, non c'è la folla delle grandi occasioni. Sicuramente non c'è la folla che in altre occasioni attendeva l'ex premier Silvio Berlusconi. «Cosa non si fa per il dottor Vespa», dice Berlusconi posando con il libro in mano. Dalla platea un breve applauso. (da l'Unità.it) |
Post n°4974 pubblicato il 03 Novembre 2011 da mondo.sereno
Con il passare delle ore i "maldipancia" della maggioranza si stanno trasformando in vere e proprie coliche. Dopo le manovre degli "scajoliani", i malumori dell'area che fa riferimento a Beppe Pisanu, i distinguo di un fedelissimo come Paniz e la lettera dei sei "frondisti" 1, lo stillicidio di prese di distanza da Silvio Berlusconi è proseguito anche oggi. A nulla sono servite la decisione del premier di porre la fiducia 2 sul maxiemendamento al ddl Stabilità 3 e l'ottimismo del segretario Angelino Alfano secondo cui "si risolverà tutto" perché gli scontenti "non sono usciti ma hanno posto questioni politiche che valuteremo con attenzione". (da Repubblica.it) |
Post n°4973 pubblicato il 24 Giugno 2011 da mondo.sereno
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Post n°4972 pubblicato il 20 Giugno 2011 da mondo.sereno
L'intervento di Pierluigi Bersani Segretario del Partito Democratico alla Conferenza sul lavoro a Genova al link |
Post n°4971 pubblicato il 17 Giugno 2011 da mondo.sereno
"Signori, entra il lavoro" La trasmissione-manifestazione condotta dal giornalista Rai sul precariato e sul centenario della Fiom si svolgerà a Bologna ma verrà trasmessa da Rtv38 "Signori, entra il lavoro. Tutti in piedi". Sarà trasmessa anche su Rtv38 la trasmissione organizzata in occasione dei 110 anni della Fiom e condotta da Michele Santoro in diretta dal parco di Villa Angeletti di Bologna. Alla trasmissione-manifestazione parteciperanno ospiti d'eccezione come Serena Dandini, Vauro, Marco Travaglio, Daniele Luttazzi e Corrado Guzzanti per parlare di diritto del lavoro, di precariato e contratti attraverso l'esperienza di chi ha vissuto una storia centenaria, come quella della Fiom, sempre a fianco e dalla parte degli operai. (Da Repubblica.it) |
Post n°4970 pubblicato il 15 Giugno 2011 da mondo.sereno
La precaria insultata Dal Ministro Brunetta a Repubblica.it: ecco cosa avrei voluto dire al Ministro. La spiegazione del disagio dei precari al link |
Post n°4969 pubblicato il 15 Giugno 2011 da mondo.sereno
Brunetta insulta i precari: "Siete l'Italia peggiore". Guarda il video al link http://www.youtube.com/watch?v=9pFjw72v_lc |
Post n°4968 pubblicato il 14 Giugno 2011 da mondo.sereno
Venerdì sera alle ore 21 Michele Santoro condurrà la trasmissione-manifestazione "Tutti in piedi - entra il lavoro". Come per Raiperunanotte, l'evento sarà trasmesso sulla rete via internet e su diverse televisioni locali in tutta Italia. http://www.newnotizie.it/2011/06/14/michele-santoro-signori-entra-il-lavoro-tutti-in-piedi/ Tanti gli ospiti speciali, tra cui Serena Dandini, Maurizio Crozza, Marco Travaglio, Vauro... Per ulteriori informazioni visita il sito |
Post n°4967 pubblicato il 14 Giugno 2011 da mondo.sereno
Ai i referendum abrogativi su nucleare, acqua e legittimo impedimento hanno votato il 57% degli aventi diritto secondo i dati forniti finora da circa il 98% dei comuni italiani ed i sì a tutti i quattro quesiti sono intorno al 95% su circa 3.500 sezioni scrutinate su 61.699 in Italia. Lo rende noto il Viminale. Con dati riferiti a 7.938 comuni su 8.092 ha votato il 57,07% nel primo referendum sui servizi pubblici locali. Dati simili per gli altri 3 referendum. Il livello minimo per considerare il voto valido è il 50% più uno degli elettori. Secondo la Farnesina, nel caso in cui l'Ufficio centrale per il referendum della Cassazione dovesse ritenere validi i voti degli elettori italiani all'estero per la definizione del quorum, la soglia da raggiungere sarebbe al 53,5%. |
Post n°4966 pubblicato il 13 Giugno 2011 da mondo.sereno
Raggiunto e abbondantemente superato il quorum per tutti e quattro i quesiti del referendum. Si sta ultimando lo spoglio delle urne. I quesiti erano estremamente importanti, rigurdavano tematiche molto legate alla vita quotidiana di ciascuno di noi: l'acqua, il nucleare e la legalità. Votando SI i cittadini hannos celto di voler vivere in un Paese in cui gli interessi economici non prevalgano sulla tutela della saluite delle persone, hanno cancellato il ritorno al nucleare e hanno riaffermato un principio alla base del nostro Stato di diritto: la legge è uguale per tutti, e i rappresentanti delle istituzioni nno ne sono esenti. I referendum, inoltre, rappresentano una riaffermazione della democrazia forte e chiara. La partecipazione dei cittadini è estremamente importante, è l'anima della nostra democrazia. Votare è alla base della democrazia. Andando a votare i cittadini hanno voluto esprimersi, hanno voluto dire la loro sulle sorti del Paese. Il popolo è sovrano e non è accettabile vedere dei rappresentanti delle istituzioni dire di non andare a votare. Si può dire che la percentuale di votanti così alta è stata la migliore risposta a riguardo. Una risposta civica, una riscossa della società civile. |
Post n°4965 pubblicato il 13 Giugno 2011 da mondo.sereno
Sotto il sole, come in Liguria, o con la pioggia, come in Molise, l'Italia del primo giorno di voto referendario si e' recata alle urne senza farsi condizionare piu' di tanto dalla variabile meteorologica. L'affluenza e' stata abbastanza alta (alle 22 e' andato a votare il 41,1% dei 47,1 milioni di italiani aventi diritto), e anche la prima rilevazione delle ore 12 a due cifre (11,64% dei votanti) fa ben sperare chi, guardando ai precedenti, ambisce al raggiungimento del quorum. Tutto potrebbe pero' giocarsi sul filo di lana: le urne, una volta chiuse alle ore 22 di stasera, torneranno ad aprirsi oggi dalle 7 alle 15. E una manciata di voti in questo caso potrebbe fare la differenza. Referendum 2 - Determinazione della tariffa del servizio idrico integrato in base all'adeguata remunerazione del capitale investito - Abrogazione parziale di norma Referendum 3 - Abrogazione delle nuove norme che consentono la produzione nel territorio di energia elettrica nucleare Referendum 4 - Abrogazione di norme della legge 7 aprile 2010, n. 51, in materia di legittimo impedimento del Presidente del Consiglio dei Ministri e dei Ministri a comparire in udienza penale, quale risultante a seguito della sentenza n. 23 del 2011 della Corte costituzionale (Da Articolo21.info) |
Post n°4964 pubblicato il 10 Giugno 2011 da mondo.sereno
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Post n°4963 pubblicato il 09 Giugno 2011 da mondo.sereno
Acqua ai privati, i numeri del flop La privatizzazione dell'acqua pubblica italiana, avvenuta negli ultimi 17 anni, non è stata fin qui un successo. Innanzitutto perché ha peggiorato le cose per gli utenti. Sono 114 le società che gestiscono il ciclo delle acque in Italia: 7 private, 22 a capitale misto con partner selezionato tramite gara, 9 controllate da società quotate in Borsa e 58 interamente pubbliche. Ci sono problemi, sul fronte privato, a Roma e provincia, a Rieti, a Frosinone, in alcuni acquedotti toscani (sei aperture al mercato realizzate del centrosinistra), in Umbria, in Campania, in Sicilia. Il rapporto fra utenti è gestori è sempre più conflittuale: bollette pazze, distacchi per morosità non riconosciute, letture contestate, calcoli imprecisi. E problemi per la salute, come dimostra l'arsenico trovato in concentrazioni elevate nei rubinetti dei Castelli romani e nel litorale della capitale. (Da Repubblica.it) La privatizzazione è partita ormai da 17 anni. Da Roma, alla Campania, alla Toscana piovono contestazioni, mentre si fanno strada sospetti per l'attenzione alle norme di sicurezza |
Post n°4962 pubblicato il 07 Giugno 2011 da mondo.sereno
Esiste il nucleare sicuro? Troppo facile rispondere: chiedete agli abitanti di Fukushima. Però, c’è un aspetto per il quale la lezione nipponica è determinante: ed è l’aspetto umano. Tecnici che non avvertono dei rischi segnalati per tempo, l’immensa difficoltà di uno dei paesi più tecnologici al mondo di affrontare l’emergenza, omissioni e omertà ad altissimo livello, scientifico e aziendale. E allora, la risposta potrebbe suonare così: anche se esistesse il nucleare sicuro (e non esiste), è l’umanità che è troppo «insicura» per poterselo permettere. Ma sono tante le domande che i referendum del 12 e 13 giugno portano con sé, dall’acqua privata o pubblica al legittimo impedimento. E meritano risposte precise. Proviamo a vedere, al di là di stereotipi e posizioni preconcette. E così torniamo alla nostra prima domanda. (Da l'Unità.it) |
Post n°4961 pubblicato il 07 Giugno 2011 da mondo.sereno
Michele Santoro lascia la Rai Michele Santoro lascia la Rai. E si avvicina sempre più a La7, con cui ha pronto l’accordo di massima con la rete. Lo conferma anche Enrico Mentana, direttore del tg della rete, che durante l’edizione serale dichiara: “Santoro a un passo da La7. Se verrà da noi potrà fare quello che vuole”. Ad attenderlo, non solo l’attualità, ma anche le docufiction. Dopo anni di battaglie, anche giudiziarie, arriva così la separazione tra il conduttore e la tv pubblica. Separazione però “consensuale” e in parte anticipata nel pomeriggio dalla misteriosa sparizione di ‘Annozero’ dal palinsesto di Rai2 e dalle voci degli ultimi giorni. Assenza spiegata poco dopo dalla stessa azienda, che in una nota definisce “risolto” il contratto di lavoro con Santoro. “Si è ritenuto – prosegue il documento – di far cessare gli effetti della sentenza del Tribunale di Roma, confermata in appello, in materia di modalità di impiego di Michele Santoro, per recuperare la piena reciproca autonomia decisionale”. A seguito del comunicato dell’azienda è stata quindi annullata la conferenza stampa di domani, in cui il conduttore e il direttore di Rai2, Msssimo Liofredi, avrebbero dovuto fare un bilancio della stagione appena conclusa. A viale Mazzini circola una voce: la Rai non avrebbe voluto che Santoro tenesse la conferenza, tanto più insieme al direttore di rete, che averebbe potuto snocciolare i dati record del programma. Il giornalista sarebbe adesso in cerca di una sede alternativa in cui tenere una conferenza stampa indipendente domani pomeriggio. In attesa della decisione della Cassazione sulla causa tra il conduttore e l’azienda, la vicenda sarebbe stata discussa una decina di giorni fa dallo stesso Santoro con il presidente Rai Paolo Garimberti e il direttore generale Lorenza Lei, alla ricerca di un accordo. Il presidente avrebbe fatto capire chiaramente al giornalista di non voler fare un passo indietro sul contenzioso in corso. Una buona soluzione sarebbe stata invece quella di chiudere la vicenda giudiziaria con un allontanamento spontaneo del giornalista. Tanto che oggi arriva l’annuncio della separazione “consensuale”. Nella versione di Garimberti, invece, il vertice Rai avrebbe appreso solo qualche giorno fa di “riservatissimi contatti” tra Santoro e la Lei, di cui oggi avrebbe appreso l’esito. Decisione, comunque, presa “a totale insaputa del Consiglio d’amministrazione”, lamentano i consiglieri Nino Rizzo Nervo e Giorgio Van Straten, convinti che “questa uscita sia un danno per la Rai”. “Spiace sempre perdere un professionista come Michele Santoro – commenta il presidente in una nota – ma, come ebbi modo di dire un anno fa quando già si polemizzava su un suo possibile addio alla Rai, ho profondo rispetto per il diritto di ciascuno di essere artefice del proprio destino”. “Biagi, Luttazzi e Santoro hanno fatto un uso criminoso della televisione pubblica”. E’ il 2002 quando il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi emana, da Sofia, il cosiddetto ‘Editto bulgaro’. Risultato: i tre vengono allontanati dalla Rai. Il posto di Santoro viene occupato da Antonio Socci con ‘Excalibus’. Il conduttore avvia allora una causa che porta al suo reintegro e alla bocciatura da parte della corte d’Appello di Roma del ricorso dell’azienda. Sempre dal premier, intanto, arrivano nuove pressioni. Come quelle a Giancarlo Innocenzi, ex membro dell’Autorità garante per le Comunicazioni, finite anche al centro di un’inchiesta. Dalle intercettazioni tra i due e di Innocenzi con l’allora direttore generale della Rai, Mauro Masi, risulta che il Cavaliere mandava l’ex dipendente “a fare in culo ogni tre ore” perché, ripeteva, se l’Agcom non riusciva a bloccare Santoro faceva “schifo”. Ma le polemiche tra il giornalista e l’azienda cominciano da lontano. E’ il 1987 quando Santoro arriva a Rai3 con ‘Samarcanda’. Dopo altri due programmi e tre anni, l’annuncio: il conduttore molla l’azienda e passa a Mediaset, per condurre ‘Moby Dick’ su Italia1. Tornato a viale Mazzini nel 1999, inizia la fase turbolenta mai conclusa. Nel 2001 il primo scontro con il Cavaliere, che lo accusa di faziosità. L’anno dopo è la volta dell”Editto bulgaro’. Dopo il reintegro nel 2006, i rapporti con la Rai continuano ad essere sempe più tesi. L’addio del conduttore era stato annunciato già poco più di un anno fa: c’era un accordo consensuale, ma mancava una firma. Che, tra vari scontri con Masi, non è mai arrivata. Fino alla telefonata dello stesso ex direttore generale in trasmissione, a gennaio, e la rottura. Sancita adesso con il suo successore, Lorenza Lei. ”Finalmente la Rai ha coronato il suo sogno: hanno distrutto la trasmissione più vista e redditizia dell’approfondimento giornalistico del servizio pubblico. Complimenti a chi ci è riuscito e complimenti a chi ha ordinato tutto ciò”, è il commento del giornalista, ospite fisso di ‘Annozero’, Marco Travaglio. Nel pomeriggio, le agenzie di stampa avevano in parte anticipato la notizia. Il sospetto è nato quando ‘Annozero’ è scomparso dai palinsesti Rai, oggi discussi dal Consiglio d’amministrazione di viale Mazzini. Stamattina il vice direttore generale Antonio Marano, responsabile per l’offerta televisiva, ha incontrato i direttori di Rai1, Rai2 e Rai3. E pare che la trasmissione condotta da Michele Santoro fosse inserita nel progetto del direttore della seconda rete, Massimo Liofredi. Poco più tardi, non compariva già più nell’intero dossier palinsesti nelle mani del direttore generale Lorenza Lei. Due giorni fa una mezza ammissione era arrivata dall’ad Giovanni Stella, che aveva dichiarato sicuro: “Uno o due fra Michele Santoro, Milena Gabanelli, Giovanni Floris e Fabio Fazio verranno a La7″. “Il rapporto tra la Rai e ‘Annozero’ in questi anni e’ stato difficile, lo sanno tutti – è il commento del vignettista Vauro, ospite fisso della trasmissione -Michele ha dovuto difendersi da tante pressioni”. Il vignettista, all’ipotesi sempre più concreta secondo cui Santoro passerebbe a La7, risponde: ”Nel caso ci andrei, è normale”. Meno interessato all’argomento è invece il sottosegretario Carlo Giovanardi, che ai microfoni della ‘Zanzara’ su Radio24, commenta: “Non me ne può fregare di meno, oramai erano anni che non faceva più servizio pubblico”. “E ora comunque prenderà una liquidazione miliardaria – continua – questi signori sono bravissimi a farsi valutare per quello che valgono”. A chiedere spiegazioni all’azienda è invece l’Usigrai, il sindacato dei giornalisti Rai. “Sono stati dati dei soldi per cancellare ‘transattivamente’ una trasmissione di successo? – chiede il segretario Carlo Verna – Che partita ha giocato il nuovo Direttore generale? Che gioco ha fatto Michele Santoro? Aspettiamo risposte e immaginiamo che anche chi paga il canone voglia sapere”. (Da Il Fatto quotidiano) |
Post n°4960 pubblicato il 07 Giugno 2011 da mondo.sereno
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Post n°4959 pubblicato il 07 Giugno 2011 da mondo.sereno
Acqua, in borsa il tesoro vale 300 milioni di euro per i sindaci La partita di giro dei gestori idrici a Piazza Affari: molti amministratori locali hanno bisogno di assicurarsi dividendi e poltrone Oltre 300 milioni di euro. È questa la cifra che, alla vigilia del referendum, le utilities quotate in Borsa con attività nell’acqua distribuiscono ai loro soci sotto forma di dividendi. Naturalmente dopo aver pagato 8,6 milioni di compensi ad amministratori e sindaci. Le municipalizzate quotate a Piazza Affari che oltre all’acqua gestiscono servizi di energia l’anno scorso hanno realizzato utili per complessivi 443 milioni e dichiarato investimenti per 1,4 miliardi. La più generosa è Iren. Terzo operatore italiano dei servizi idrici integrati nato nel 2010 dalla fusione tra Iride (a sua volta frutto delle nozze tra Aem Torino e Amga Genova) ed Enia (Agac Reggio Emilia e Amps Parma e Tesa Piacenza), l’azienda, che vanta tra i soci i comuni di Torino, Genova, Parma e Reggio Emilia, oltre a un folto gruppo di piccoli comuni delle province di Reggio, Parma e Piacenza, ha guadagnato 178 milioni, un centinaio dei quali torneranno agli azionisti. Nel dettaglio nelle casse degli enti pubblici andranno complessivamente 52,6 milioni, ben 30 dei quali ai comuni di Torino e Genova. Il resto è per Intesa San Paolo (3 milioni) e la Fondazione Crt (2,5 milioni) di Fabrizio Palenzona. Per Iride, che tra i partner più rilevanti conta il fondo F2I di Vito Gamberale, suo socio in Mediterranea delle Acque e che dà lavoro a 4.572 persone, il business dell’acqua è però solo una piccola fetta del totale, pari a circa un quinto dei margini. Decisamente più importante è invece per la romana Acea, 6.700 dipendenti e già campo di battaglia tra il comune di Roma, i francesi di Gdf e il costruttore-editore Francesco Gaetano Caltagirone. Quest’ultimo infatti è molto interessato proprio all’oro blu e non è disposto a cedere ai francesi, che pure in Italia hanno diverse alleanze con enti pubblici per la gestione del servizio idrico. Il punto è che il business dell’acqua fa gola ai privati perchè nei prossimi trent’anni servono 64 miliardi di investimenti, 14 per cento dei quali dovrebbe arrivare dalle casse pubbliche. Di qui l’interesse per Acea, che gestisce il servizio idrico negli ambiti ottimali territoriali (Ato) di Roma, Frosinone e province, oltre a significative presenze in Toscana, Umbria, Campania e altre aree del Lazio, per un totale di 8,5 milioni di abitanti. Il gruppo, che nel 2010 ha speso in pubblicità e sponsorizzazioni oltre 8 milioni, deve infatti quasi il 43 per cento dei suoi 666,5 milioni di margini all’acqua, nella quale dichiara di aver investito, nello scorso esercizio, 202,8 milioni. E dopo aver chiuso il bilancio con utili per 92,1 milioni, investimenti in calo di quasi 45 milioni a 473 milioni per “l’esigenza di calmierare l’espansione dell’indebitamento” che al 31 dicembre ammontava a 2,2 miliardi, si appresta a distribuire 95 milioni agli azionisti: poco più della metà, 48 milioni, al comune di Roma, mentre a Caltagirone sono destinati 14 milioni e ai francesi quasi 11. Ad amministratori e sindaci, invece, è già andato più di 1 milione e mezzo, 72mila euro dei quali al consigliere indipendente in quota Campidoglio Luigi Pelaggi, già noto per il suo contemporaneo ruolo di capo della segreteria tecnica del ministro dell’Ambiente. Conflitti d’interesse a parte, gli organi di amministrazione e controllo meglio retribuiti, però, sono quelli della bolognese Hera (oltre 6.400 dipendenti), che nel 2010 hanno percepito in totale ben 2,56 milioni. Del resto il secondo operatore italiano dell’acqua – l’anno scorso gli ha portato il 23 per cento dei 607 milioni di margine – ha chiuso l’esercizio con utili per 142 milioni e debiti per 1,86 miliardi, dopo investimenti per 341,9 milioni, il 27 per cento dei quali nel servizio idrico integrato che copre sette province dell’Emilia Romagna e del nord delle Marche. Ai soci andranno un centinaio di milioni in cedole, il 12,5 per cento in più del 2009. Quindi una quindicina di milioni al comune di Bologna, poco più di una dozzina a Modena, 7 a Ravenna, 5 a Imola, mentre a Rimini, Cesena e Ferrara andranno quote comprese tra 2 e 2,7 milioni, somme simili a quelle destinate agli investitori di Lazard e a Carimonte Holding. Cifre lontane anni luce dalle piccole Acegas-Aps e Acsm-Agam, che però quanto a debito e stipendi degli amministratori, fatte le dovute proporzioni, non hanno nulla da invidiare alle grandi. Soprattutto la prima, che distribuisce l’acqua nelle aree di Trieste e Padova e ha chiuso il 2010 con 22 milioni di utili, 96,7 milioni di investimenti e ben 439 milioni di indebitamento. In attesa di trovare una soluzione al debito generato negli anni da una serie di operazioni finanziarie che hanno coinvolto i due comuni azionisti, con l’incombente rata da 250 milioni verso Intesa Sanpaolo che scadrà nel 2012, la municipalizzata del nord-est (1.700 dipendenti e il 35% dei margini generati dall’acqua) quest’anno ha stanziato per le cedole poco meno della metà dei profitti: 9,89 milioni. Il 62,84%, cioè 6,17 milioni, sono per Acegas-Aps holding, che a sua volta è controllata dai comuni di Padova e Trieste. A seguire, la Fondazione Cassa di Risparmio di Trieste con circa 500mila euro e il socio-creditore Intesa con 360mila euro. É andata meglio agli amministratori e ai sindaci che hanno incassato quasi 1,4 milioni. Circa il doppio dei colleghi brianzoli di Acsm-Agam, 423 dipendenti, poco più di 8 milioni di utili nel 2010 dopo investimenti per 7,7 milioni e margini per quasi 40 milioni (solo 4 riferibili all’acqua) e un debito di 115 milioni. A spartirsi 4,6 milioni di cedola sono stati i comuni di Monza (29%), Como (25%) e la collega di Milano e Brescia A2A (22%). Pochi ma buoni, commenterebbero da Torino, dopo che Acque Potabili, affossata dalle attività siciliane, ha lasciato i soci a secco. Perché l’oro non luccica per tutti, anche se è un’indubbia fonte di cupidigia. Da Il Fatto Quotidiano del 7 giugno 2011 |
Post n°4958 pubblicato il 05 Giugno 2011 da mondo.sereno
Costi, dispersione, efficienza In vista dell'appuntamento del 12 e 13 giugno, Altraeconomia ha realizzato un dossier che sfata, punto per punto, tutte le false credenze nate intorno alla privatizzazione del servizio idrico italiano. Gli acquedotti pubblici non sono affatto dei "colabrodo". E gestione privata il più delle volte fa rima con bolletta salata MITO numero uno: gli acquedotti "pubblici" sono dei colabrodo. "Falso: secondo i dati di Mediobanca, il peggiore, se consideriamo la dispersione idrica (litri immessi in rete e non fatturati/abitanti/lunghezza della rete gestita), è quello di Roma, dove l'acquedotto è affidato ad Acea, una spa quotata in borsa i cui principali azionisti sono il Comune di Roma, Francesco Gaetano Caltagirone e Suez". In vista del referendum del 12 e 13 giugno, Altraeconomia ha pubblicato un dossier "speciale" 1. Lo scopo? Sfatare punto per punto tutte le false credenze nate intorno alla privatizzazione del servizio idrico italiano. A partire dai costi. Secondo il Conviri (Commissione nazionale di vigilanza sulle risorse idriche), per i prossimi 30 anni servono circa 64 miliardi di euro per la manutenzione e l'ammodernamento delle reti idriche di casa nostra. Due miliardi l'anno, una cifra standard necessaria in ogni caso, a prescindere dall'esito del referendum. Di questi, il 49,7% è diretto al comparto acquedottistico (per nuove reti, impianti e per manutenzione) mentre il 48,3% alle fognature e alla depurazione. A metterci i quattrini dovrebbero essere lo Stato, le Regioni e i Comuni d'Italia dato che quelli - spiega Pietro Raitano, direttore del mensile Altreconomia e curatore del dossier Speciale Referendum - sono "soldi delle nostre tasse, gli stessi che vengono usati anche per riparare le strade, per costruire il ponte sullo Stretto o per la Difesa". Ed ecco sfatato il secondo mito. Con l'ingresso dei privati, la bolletta non si ridimensionerà. Al contrario, ai costi standard appena elencati se ne aggiungono altri. Per fare i lavori infatti (gli stessi che dovrebbero fare gli enti pubblici) le aziende punteranno al risparmio tentando di "scaricare l'investimento sulle bollette, come previsto dalla legge". Dunque, nel conto di ogni italiano saranno inclusi, oltre ai lavori ordinari, "anche gli utili delle aziende", spiega Raitano. La concorrenza tra privati non basterà a contenere i costi. Anzi. In assenza di ulteriori interventi normativi e in virtù della legge Galli del 1994, come modificata dal dl 152/2006, i costi di tutti gli investimenti sulla rete acquedottistica finiranno in bolletta. Il business ringrazia. I consumatori non proprio perché - conclude Raitano - pretendere tariffe più basse significherebbe - trattando con dei privati - "necessariamente un blocco degli investimenti". (Da Repubblica.it) |
Post n°4957 pubblicato il 03 Giugno 2011 da mondo.sereno
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