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Governo: il vertice del Pdl spegne la polemica con Monti
(ASCA) - Roma, 8 ago - Dopo una giornata ad alta tensione tra
Pdl e Palazzo Chigi per alcuni passaggi dell'intervista di
Mario Monti concessa al ''Wall Street Journal'' un mese fa e
riproposta dal sito online del quotidiano, il summit di ieri
sera a Palazzo Grazioli dello stato maggiore del partito con
Silvio Berlusconi sembra aver fatto rientrare le polemiche.
Gaetano Quagliariello, vice capogruppo del Pdl al Senato,
aveva subito ridimensionato le attese dell'appuntamento
serale del suo partito dicendo che il vertice di ieri sera
era programmato da tempo e solo un caso ha fatto si' che si
tenesse a conclusione di una giornata in cui i rapporti con
Monti erano arrivati ai ferri corti per il passaggio
dell'intervista in cui dice che con il governo Berlusconi lo
spread avrebbe raggiunto quota 1200.
Da Palazzo Chigi si era intanto cercato di chiarire che
nella frase di Monti sullo spread non c'era alcun riferimento
diretto o polemico nei confronti dell'ex premier, ma si
trattava di una stima sullo spread a 1200 derivante da una
proiezione sul lungo periodo degli effetti della speculazione
sul nostro paese se non si fossero dati segni di
discontinuita' in economia.
Secondo le indiscrezioni sulla riunione di Palazzo
Grazioli, Belusconi si sarebbe dichiarato soddisfatto per la
telefonata di scuse ricevuta da Monti nel pomeriggio e
avrebbe proposto di ritenere chiuso l'episodio. Anche se ha
ammonito che bisogna essere preparati a ''qualsiasi
evenienza'', anche al voto anticipato.
Il presidente del Consiglio, nel colloquio telefonico con
Berlusconi, avrebbe ribadito la versione che una banale e
astratta estrapolazione di tendenza di valori dello spread,
che era contenuta in un colloquio di ampio respiro con il
quotidiano che lo ha intervistato, sia stata colta come una
considerazione di carattere politico. Il che non rientrava
nelle sue intenzioni.
L'esito del vertice conferma che il Pdl non sembra
intenzionato a fare dell'intervista di Monti al quotidiano
statunitense il casus belli per chiedere la fine anticipata
della legislatura. Nella riunione di ieri sera si e' preso
atto che il Pdl non e' pronto per affrontare la campagna
elettorale e che e' assolutamente necessario cambiare la
legge elettorale perche' l'attuale Porcellum impone alleanze
che il partito non e' in grado di costruire dopo la rottura
con la Lega Nord che ieri sera ha chiesto a Berlusconi di
aprire formalmente la crisi di governo.
Quanto accaduto nei rapporti con Monti - secondo alcune
versioni della riunione del Pdl - avrebbe pero' fatto
ribadire a Maurizio Gasparri, capogruppo al Senato, e a
Ignazio La Russa, coordinatore del partito, che sarebbe
opportuno staccare la spina al governo. Questa e' la
posizione della componente ex Alleanza nazionale del Pdl ma
anche di altri esponenti del partito come l'ex
sottosegretario Guido Crosetto e Osvaldo Napoli, vice
capogruppo alla Camera, che temono che sia Monti a voler
andare quanto prima alle elezioni anticipate.
Fabrizio Cicchitto, capogruppo alla Camera, si augura che
si ritorni alla normalita' e si chiuda al piu' presto ''una
polemica di cui non sentivamo la mancanza''. Intanto, come
segnale di irritazione verso il governo, il Pdl ha fatto
mancare ieri il numero legale in Aula al Senato per quattro
volte e alla Camera ha bocciato il governo su un ordine del
giorno riguardante la sicurezza che accompagnava l'
approvazione con il voto di fiducia del decreto sulla
spending review.
Un ulteriore chiarimento tra Monti e Pdl ci sara' nel
pomeriggio di oggi, quando alle 17 il presidente del
Consiglio ricevera' il segretario Angelino Alfano che gli
illustrera' le proposte del suo partito su fisco e crescita
(l'incontro era gia' in calendario da qualche giorno). Alle
12 il premier ha incontrato Pier Ferdinando Casini, leader
dell'Udc, mentre domani potrebbe esserci un faccia a faccia
pure con Pier Luigi Bersani, segretario del Pd.
Monti intende verificare le intenzioni della maggioranza che
sostiene il governo prima della pausa estiva che potrebbe
essere brevissima.
Ieri Renato Schifani, presidente del Senato, e Gianfranco
Fini, presidente della Camera, hanno rivolto l'invito a
senatori e deputati a rendersi reperibili qualora l'emergenza
economica imponga la convocazione del Parlamento ad agosto.
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