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Il Rahm è nudo

Post n°29 pubblicato il 14 Marzo 2010 da bobodes
 
Tag: nudo, rahm

E' caccia al colpevole: di certo il presidente è vittima di qualcuno, lui così ingenuo e idealista, con quel sorriso che tutto può, non è certo colpa sua se Guantanamo non è stato chiuso, se la mente dell'undici settembre sarà infine processata nelle corti militari (come voleva mestamente Bush), se la riforma sanitaria galleggia a stento tra Camera e Senato, se i posti di lavoro non vengono creati al ritmo stabilito, se l'ultima legge importante firmata risale a prima della pausa di agosto dell'anno scorso, dev'esserci per forza qualche mente malvagia che trama contro il presidente, che lo danneggia, che gli impedisce di essere come lui vorrebbe.
La battaglia è più che aperta, perché se è vero che Emanuel è il cattivo di questa Amministrazione, è allo stesso tempo il più esperto tra i consiglieri di Obama, oltre che - su questo c'è unanimità anche tra i detrattori, e non si tratta di un dettaglio - un uomo estremamente leale e fedele: il bene del suo capo viene prima del suo.
Già Obama ha deputati e senatori in perenne subbuglio, perché non c'è nulla di più destabilizzante di un Congresso tutto dalla tua parte ma per questo estremamente esigente, e per di più in un anno elettorale per il Congresso e non per la Casa Bianca: è un'accusa costante a Obama, tu non hai i nostri stessi tempi, noi qui ci giochiamo tutto nel giro di sei mesi, tu hai tempo per riaverti da queste settimane disgraziate, noi no, e via con il piagnisteo, con i tanti candidati che non cercano la rielezione, e lo spettro del 1994 - quando ci fu il cappotto dei repubblicani capeggiati da Newt Gingrich - che s'aggira sempre più minaccioso.
Obama ora non può permettersi anche una crisi interna al suo team, per questo ha chiesto ai suoi, piuttosto scocciato, di smetterla con gli intrighi washingtoniani, che a star dietro a certe faccende irrilevanti si finisce con il perdere di vista le cose importanti: è già andata così con le elezioni in Massachusetts, il seggio di Ted Kennedy perso dopo decenni e la corazzata elettorale obamiana - una macchina che aveva mostrato nella campagna presidenziale del 2008 la sua scintillante perfezione - in irreparabile ritardo (ancora oggi Emanuel non riesce a parlare di quella questione, a un cronista che gli ha chiesto che cosa è accaduto, lui ha risposto: 'Non posso parlarne, non ho con me abbastanza cerotti').
Fonte:
http://www.ilfoglio.it/soloqui/4638

 
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