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Canto IV. L'Ucraina dei destini incrociati

Post n°4 pubblicato il 13 Gennaio 2009 da Majakovka
 

“Tra gli scrittori preferisco Gogol': dal mio punto di vista nessuno può uguagliarlo”.1
Così Bulgakov parlava dello scrittore che definiva come il suo maestro. La prima cosa che colpisce e che accomuna i due autori sono le origini, infatti entrambi nacquero in Ucraina. Andando però oltre si viene a scoprire, non senza restarne sorpresi, che Gogol’ nelle opere di Bulgakov è molto presente, anzi si può osare di affermare che sia quasi essenziale.
A questo proposito in un saggio di critica, V. Laškin, disse: “..da Gogol’ [Bulgakov] ereditò la pittoresca chiarezza del racconto satirico, la capacità di riprodurre la fantasmagoria della vita di ogni giorno.”2 Non è però solo lo stile ad avvicinarli; anche le loro vite hanno tratti comuni, sebbene i due autori siano vissuti in secoli molto diversi e non abbiano, purtroppo, potuto incontrarsi.
Bulgakov, nato alla fine del XIX secolo (1891, 3 maggio), fu segnato in giovane età dalla perdita del padre, professore di teologia, che aveva cercato di educare i figli secondo i dettami del cristianesimo. Con la sua morte anche l’idea di religione, che fino a quel momento Bulgakov aveva recepito, cambia diventando una sorta di misticismo senza però essere scontato e provinciale fatto, di luoghi comuni e superstizioni, come era invece per Gogol’, anzi, la sua è un’ esperienza tra le più singolari che hanno caratterizzato il XX secolo. Un’ idea che si sviluppa in una società razionalista e atea sino alla paranoia, ma che tuttavia continua ad accettare la religione senza ritornare alle credenze del passato. É dunque un nuovo pensiero in cui egli non solo ribalta il misticismo, secondo il quale la realtà non si vede e ciò che si vede non è la realtà, ma lo arricchisce di particolari quali lo scambio e l’inversione di quei procedimenti mentali che differenziano il credo religioso dal pensiero scientifico. Alla realtà si applicano, quindi, le tecniche conoscitive del mito e al mito quelle della realtà.
Anche Gogol’ seguì per lungo tempo il cristianesimo nella sua forma più elementare ma, al contrario di Bulgakov, usava la sua fede nelle sue opere come mezzo per giustificare sia la servitù della gleba che l’ autocrazia zarista, cosa che espresse nella sua raccolta intitolata Passi scelti di una corrispondenza fra amici. Fu un insuccesso clamoroso al punto che arrivò a dover affrontare una profonda crisi spirituale che lo portò all’ isolamento letterario. A dimostrazione di ciò, penso basti citare una parte della lettera che Belinskij scrisse a Gogol': “Profeta dello knut, apostolo dell' ignoranza, propugnatore dell' oscurantismo e dell' ottenebramento, panegirista di costumi tartari, che cosa state facendo? Guardate sotto i vostri piedi siete in bilico su un baratro...”3
Sebbene la figura paterna non sia mai menzionata, né se ne faccia richiamo, nelle opere di Bulgakov la posizione conciliatrice verso le riforme ecclesiastiche che il padre mantenne durante la sua vita caratterizzano anche il figlio, che restò sempre al di fuori della vita politica. Rimase un conservatore, un nemico di ogni trasformazione dell’ ordine esistente, che non solo gli causò numerosi problemi nel corso della sua vita, ma che traspare anche nelle sue opere. Un esempio del suo conservatorismo lo si può trovare nel racconto Cuore di cane, quando durante una discussione fra il professor Preobraženskij e il dottor Bromental’, il suo assistente, quest’ultimo esordisce dicendo: “Dite delle cose delle cose controrivoluzionarie, Filipp Filoppovič.”4
Un secolo prima lo stesso Gogol’ fu un conservatore, un sostenitore convinto del regime zarista, della servitù della gleba; lo si può vedere anche nella seconda parte delle Anime Morte, oltre che nella sua raccolta intitolata Passi scelti di una corrispondenza fra amici. Proprio per questi motivi la seconda parte delle Anime Morte fu bruciata da Gogol’.
Entrambi gli autori, quindi, vissero un percorso pressoché identico. É evidente che la Russia fosse per loro un paese che poteva offrire grosse possibilità, rispetto alla piccola e provinciale Ucraina. Carichi di sogni e di aspettative arrivarono in due città allora molto importanti, Gogol’ a Pietroburgo e Bulgakov a Mosca. Per il primo Pietroburgo (la capitale di allora) rappresentava la realizzazione di un sogno, diventare un attore importante. Ma questo si infranse presto, così come il suo primo tentativo letterario, infatti la sua opera Hans Kükhelgarten fu un insuccesso. Nonostante la delusione che la "Palmira del nord" gli aveva procurato, accompagnata da una profonda frustrazione, riuscì comunque a diventare importante, seppur non come attore, grazie anche alle sue amicizie nel mondo della letteratura, prima fra tutte quella con Puškin, e alla sua fantasia così geniale.
Sebbene fosse un medico, Bulgakov si fece conoscere come scrittore. Sicuramente la sua esperienza medica lo aiutò molto per lo stile accurato e particolare (lo stesso fu per Čechov), ma anche perché la sua vera professione ritorna spesso nelle sue opere, soprattutto nei racconti, ad esempio nelle Memorie di un giovane medico, al già menzionato Cuore di cane, a Uova fatali, ma anche nel racconto Morfina scritto nel 1927, tratto dalle sue esperienze di medico condotto nel governatorato di Smolensk, considerato per questo un racconto autobiografico. Ogni sua esperienza gli permise di potersi ispirare per i suoi romanzi o racconti. Ma poco prima della fine della guerra civile, e della successiva rivoluzione in Ucraina, nel '19 decise di abbandonare la professione medica per dedicarsi alla sua vera passione, cioè la letteratura. Viaggiò molto; tornò a Kiev, arrivando fino al Caucaso. Nei suoi progetti c'era l' idea di andare all'estero. Ma fu Mosca, la nuova capitale russa dal 1917, ad attirare la sua attenzione. Lì si trasferì e iniziò a lavorare nei vari giornali della città. Anche per lui, però, la grande città fu un' esperienza deludente. Si ritrovò spesso senza lavoro, ma riuscì comunque con tenacia a proseguire, continuando a collaborare con i giornali e scrivendo feuilletons, fino a quando nel 1923 non venne pubblicato Diavoleide.
II suo percorso non fu però né facile né felice, infatti negli anni ’30 la sua figura, ma più in generale la letteratura russa al di fuori dei canoni del realismo socialista, divenne scomoda. Già col racconto Uova fatali (1924) aveva riscontrato il disappunto della RAPP (Associazione degli Scrittori Proletari) che lo definì “emigrato interno”, o addirittura ”scrittore borghese”; ma fu con la rappresentazione teatrale de I giorni del Turbin (tratto dal romanzo La Guardia Bianca, ambientato durante la guerra civile a Kiev) del 1929 che si segnò la scomparsa da ogni tipo di teatro, o manifesto, del nome di Bulgakov e delle sue opere. Furono gli anni della censura più efferata, anni di oscurantismo, tant’è che molti scrittori fino ad allora importanti ed acclamati morirono, pare da suicidi, oppure scelsero la fuga come via di salvezza, alle volte volontaria altre no. Si possono quindi ricordare alcuni degli scrittori e poeti che condivisero con Bulgakov quei momenti, quali: Vladimir V. Majakovskij, Sergej A. Esenin, Evgenij I. Zamjatin, Aleksandr I. Solženicyn, Boris L. Pasternak, e molti altri ancora. Sull’ onta di coloro che riuscirono a fuggire, o ad ottenere l’ esilio volontario, anche Bulgakov espresse tale richiesta dettata dall’impossibilità di lavorare, di vivere. Scrisse personalmente a Stalin, manifestandogli il suo desiderio, il quale gli telefonò e gli promise che avrebbe posto fine alla sua situazione e, cosa più importante, che avrebbe potuto ricominciare a lavorare come aiuto regista di Stanislavskij presso il MChAT (il teatro d’ arte di Mosca). Gli promise anche un incontro mai avvenuto, arrivando così a deludere ancor di più le sue speranze.
Seppur con motivazioni diverse anche Gogol’ scelse di abbandonare la Russia. Si scontrò con l’incomprensione della classe nobile, che spesso era rappresentata nei suoi racconti e romanzi, alla quale cercò di trasmettere un messaggio di denuncia sociale sull’inettitudine, o la meschinità, della classe dirigente. Subito dopo la rappresentazione de L’ispettore generale, la sala scoppiò a ridere. Questo fu il momento in cui capì di essere stato frainteso e decise di abbandonare il paese.
Purtroppo le opere di Bulgakov furono scritte in quegli anni di oscurantismo, cioè dalla fine degli anni ’20 ai ’40 (non solo l’ anno in cui finì il suo più celebre e bel romanzo II Maestro e Margherita ma anche l’anno della sua morte), perciò non vennero pubblicate e se lo furono vennero ritirate; si pensi solo che II Maestro e Margherita uscì in URSS, rivisitato dall’ ancora vigente censura che continuava a considerare Bulgakov come uno scomodo personaggio per la letteratura, solamente tra il 1966 e il 1967 e lo stesso fu per i suoi racconti.

Giulia

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