Creato da bottegainbottega il 20/06/2012
abbigliamento bio
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aam Terra Nuova Luglio/Agosto 2012
Post n°5 pubblicato il 02 Luglio 2012 da bottegainbottega
Come promesso ecco un mini condensato dell’articolo. Premetto che mi è contro natura assumere toni allarmanti. Aspiro alla lievità e ironia in ogni faccenda, ma quest’articolo rifugge da queste due qualità che io adoro. Veniamo all’artico. Si suddivide in due parti, un’informativa ed una commerciale. La parte informativa è da brivido; L’ecologo Mark Browne (University College di Dublino)e un articolo pubblicato dalla rivista Environmental Science and Technology (ma chi lo ha scritto?) hanno stabilito che i residui dei nostri vestiti ( i pilucchi del pile invernale tanto per intenderci) attraverso gli scarichi dei lavaggi vanno a finire in mare (oceano) e poi li troviamo nei pescetti che ci mangiamo. Lo stesso avviene con i colori tossici, i metalli pesanti, i fissanti, – rapporto di Green Peace “ Panni Sporchi 2” – attraverso la pelle s’introducono nel nostro organismo, il quale si ribella a tale intrusione con allergie, intolleranze, dermatiti e cose così. Per gli indumenti confezionati con nano particelle non si è ancora studiato in modo sufficentemente approfondito le conseguenze sui nostri organismi. L’articola rileva come la micro-fibra e tutti i tessuti derivati dal petrolio in questa stagione ci facciano soffrire il caldo ancora di più. L’aspetto commerciale mi ha sollecitato varie domande del tipo: quanti armadi e cassetti a testa vogliamo riempire con il vestiario? Come s’intende la sobrietà in questo caso? Quanto siamo disposti a spendere per un capo biologico o per un capo non biologico? E il costo di un capo biologico acosa lo confrontiamo? La soluzione aquesto sconquasso è utilizzare fibre biologiche certificate, il classico cotone biologico, la canapa, il lino biologico, le nueve fibre quali il bamboo o la riscoperta dell'ortica e della ginestra.
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Inviato da: mayuscola
il 21/01/2013 alle 18:35
Inviato da: mayuscola
il 26/06/2012 alle 11:55