Creato da bottegainbottega il 20/06/2012
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A noi piace il cotone……

Post n°9 pubblicato il 26 Luglio 2012 da bottegainbottega
 
Foto di bottegainbottega

È la fibra tessile che cerchiamo e usiamo di più, la vogliamo indossare anche d’inverno così la pretendiamo calda al posto della lana, in estate concediamo qualcosa al lino.

Eppure il lino fu sostituito dal cotone solo con la rivoluzione industriale (1760 -1830).

 

Il tessuto cotone coinvolge direttamente l’agricoltura non a scopi alimentari, ed oggi la coltivazione del cotone rappresenta circa l’80% della produzione mondiale di fibre ed occupa circa il 3% della superficie agricola mondiale[1], e viene utilizzato il 19% del totale degli insetticidi e il 9% di tutti i pesticidi[2].

 

Nel 2008 si contava la produzione del cotone biologico di circa il  0,15%(della produzione mondiale) anche se le colture biologiche erono aumentate di più del 291%[3].

Oggi la produzione biologica del cotone è cresciuta del 15% - nell’ultimo biennio – e rappresenta l’1% della coltivazione mondiale del cotone.[4]

 

Nel 1996 è iniziata la coltivazione – negli U.S.A. –del cotone geneticamente modificato: il Cotone BT – da parte della Monsanto, e nel 1996 erono 134 milioni di ettari e 14 milioni di contadini sparsi in 25 paesi del mondo, di cui 16 in via di sviluppo, intrappolati nella coltivazione del cotone BT.

La Monsanto ha la proprietà di sette varianti di cotone transgenetico e una varietà di seme convenzionale, la Bayer ha la proprietà di una varietà transgenetica che è in “prova semi-commerciali).[1]

 

La coltivazione del cotone BT-Monsanto è fallita, questo fallimento economicamente è tutto sulle spalle dei contadini: in India sono migliaia i suicidi fra di loro (Vandana Shiva).

 

Il fallimento di questa coltivazione è dato che sì la pianta del cotone – nel cui DNA è stato inserito il batterio del Bacillus Thuringienisis – è più resistente verso il bollworm (la larva del suo principale parassita), ma questa resistenza è strana: rende la pianta BT più fragile rispetto a quella convenzionale nei confronti di:

 

Temperature più elevate (37˚C) – Caso studiato dagli scienziati cinesi[2]

 

Parassiti secondari che divengono la minaccia primaria – Colombia

 

Piante infestanti – Texas (Vedi nota 6)

 

Il risultato è una diminuzione di produzione tra il 30 ed il 63% e un aumento dell’irrorazione di pesticidi.

 

Nel Sud e nel Midwest USA si sta diffondendo anche l’Amaranthus palmeri[1]: pianta infestante che è diventata resistente al glifosato (erbicida) e l’unico metodo per controllare efficacemente tale infestante è la sarchiatura – a mano con la zappa – delle coltivazioni oltre ad una maggiore aratura che porta perdita dello strato superficiale del terreno – humus.

La diffusione dell’Amaranthus palmeri non è controllabile, i semi sono trasportati dal vento in modo molto veloce e nel 2009 erono infestati oltre 500.000 ettari in Arkansas e Tennessee.

Il Colombia nel 2008-2009 si è perso il 12,8% del raccolto complessivo a causa dell’alta sensibilità del cotone BT ad alcuni parassiti minori oltre che dal glifosato.

 

La Monsanto predomina sul mercato colombiano tanto che i contadini NON hanno scelta tra i suoi semi BT e quelli convenzionali, i prezzi applicati dalla Monsanto – in alcuni casi – erono circa il triplo rispetto ai semi convenzionali.

Diminuisce così la redditività della coltivazione del cotone BT, aumentano i costi ambientali e le cause contro la Monsanto.

I coltivatori del Texas davanti alla Corte Federale degli stati Uniti nel Texas (Vedi Nota 6)

I coltivatori di Cordoba – Colombia.

 

 

 



[1] Greenpeace – rapporti “Fallimenti Agronomici – La resistenza ai diserbanti costringe i coltivatori alla sarchiatura a mano”



[1] Greenpeace – rapporti “Fallimenti Agronomici – Colombia: il cotone geneticamente modificato fa un buco    nel-l’acqua”

[2] Greenpeace – rapporti “Fallimenti Agronomici – Problemi con le coltivazioni manipolate in pieno campo”



[1] Tessile Biologico di Paolo Foglia- ricerca di ICEA Pubblicato sul sito di ICEA

[2] Cropnosis UK 2006

[3] Atti del convegno di TO del 15.09.2008 “Utilizzo delle sostanze chimiche nell’industria del tessile”

[4] aam Terra Nuova – n. 259 Marzo 2011

 
 
 
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