Creato da aliantelibero il 15/08/2008
ovvero il fratello dello scemo del villaggio
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I contenuti e le immagini non intendono offendere nè stigmatizzare persone con disagio psichico o loro familiari. Termini crudi e forti sono usati, e talvolta abusati, non per connotare le persone in condizione di disagio psichico, ma per sottolineare e stigmatizzare precisi luoghi comuni e stereotipi sociali di cui è spesso intriso il linguaggio e il pensiero corrente
Il blog non pretende di far divulgazione nè scientifica nè di altra natura, ma offre solo le riflessioni e gli sfoghi di una persona che nel mondo della malattia mentale, per professione e per affetti familiari, ci vive ogni giorno.
Il personaggio narrante è frutto di pura fantasia e tutte le vicende narrate, devono intendersi fortemente romanzate, senza alcun riferimento intenzionale a persone reali... in quanto ai fatti, quando sarà necessario i riferimenti saranno seri e circostanziati e sotto stretta responsabilità dell'autore.
Foto e video pubblicati su questo blog, laddove reperiti sulla rete, sono utilizzati in perfetta buonafede e con l'intento di divulgare un messaggio sociale di promozione dell'integrazione.
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le parole hanno anima
le parole hanno corpo
è da qualche giorno che le mie parole sono senza vita
solo fiato articolato per necessità
si paga cara l'ingenuità
la mia è stata quella di credere vive certe parole altrui
così vive da usarle per scrivere pagine intere del libro della mia vita
senza parole sono oggi passato a prendere Amerigo dal suo centro ricreativo
lo stesso dove anche c'è massimiliano (la felicità nel cassetto)
ci sono entrato senza parole
e senza fogli
e senza parole è rimasto massimiliano
solo uno sguardo deluso
è stata fatica pura articolare suoni di scusa
tentando di non far sentire l'incrinatura del pianto
che ristagna da troppo tempo in gola
fatica vana
immagino
farfugliando qualcosa mi sono avvicinato ad Amerigo che lavorava una maschera in cartapesta
mi ha chiesto di attendere perchè finisse un passaggio di colla
sono rimasto in piedi ad osservare le sue mani accanto ad una sedia vuota
dopo qualche secondo su quella sedia ci si è seduto massimiliano
ho sentito la sua presenza accanto
senza guardarlo
ho sentito il suo braccio cingermi la vita e avvicinarmi a lui
mi sono lasciato smuovere
senza guardarlo
ho sentiro il calore della sua stretta e del suo corpo
ho sentito il suo capo posarsi sul mio petto
ho visto il suo sguardo dal basso cercare i miei occhi
ho sentito la sua voce sgraziata ma dolce sussurrarmi
non fa niente... ti voglio bene lo stesso... non devi essere triste...
ho faticato tanto per non piangere
ho sentito tutta la mia tristezza allagarmi il cuore
mi sono stretto in quel contatto senza dire nulla ma ripetendo nei miei pensieri le sue parole
le parole hanno anima
le parole hanno corpo
le parola hanno cuore
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LA FAMIGLIA BUONOFIGLIO
Amerigo Santacroce… mio fratello.
Uno dei tanti nati verso la fine degli anni 60, quando i parti si facevano in casa e il nascituro doveva affidare la sua sorte nelle mani di qualche buona praticona...
Lui non ebbe culo: una banale complicazione, una levatrice leggermente impreparata, un principio di embolia che blocca l’afflusso d’ossigeno al cervello e… buona notte al secchio…
Ecco dunque a voi, signore e signori l’iperbolica genesi dell’attuale detentore del titolo di “scemo del villaggio” di questo ameno borgo del sud Italia.
Io.. io sono Adalberto.
Adalberto Buonofiglio per la precisione. Figlio di secondo letto di mia madre. Potete tranquillamente risparmiarvi l’ironia a buon mercato sul mio nome: la conosco da quando sono nato. Per l’esattezza 7 anni dopo. In ospedale questa volta, a scanso di equivoci…
PierManfredo Santacroce, padre d’Amerigo era un artista di quelli che la critica colta ama chiamare “eclettico”. La gente comune, più grossolanamente, “svitato”. Di origine geografica ignota, girovago fin dall’adolescenza, la leggenda narra che non abbia soggiornato in un luogo mai più a lungo di 3 anni consecutivi.
Il matrimonio e la convivenza con mamma non contraddissero questa regola. Si racconta infatti che all’alba del mille e dodicesimo giorno di stanzialità nel nostro paese raccolse i suoi vestiti ed i suoi silenzi lasciando come ricordo di se un letto vuoto, un amore interrotto ed un figlio che era il giusto frutto di cotanto genitore.
Di Antonio Buonofiglio, mio padre c’è poca storia da raccontare… Buon uomo senza arte e senza dote. Semplicemente l’unico partito per rimediare alla “bianca vedovanza” di mia madre
Su Maddalena Santacroce Buonofiglio, angelo del focolare di questa nostra laconica famiglia, concedetemidi conservare un devoto silenzio, ché gia troppe son le parole spese su di lei…
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