Benvenuti a tutti noi

Post n°4 pubblicato il 29 Gennaio 2006 da picchiofranco58
 

Qui sotto il messaggio iniziale fatto quando ancora non sapevo cosa ne sarebbe uscito fuori.

Subito dopo ci sono nei "commenti" gli altri articoli e messaggi arrivati

Seguendo le istruzioni di questo sito pare che finalmente sia riuscito a fare un blog. Con Angelo ci avevamo provato ma alla fine si era troppo vincolati a e-mail particolari e iscrizioni così attendevamo altre occasioni.
Pare sia arrivata quella giusta. Fin qui le istruzioni sono state semplici (anche se a dire il vero non so neppure dove andrà a finire quello che sto scrivendo).
Quindi una parte di Caffeina sicuramente potrà essere ospitata qui. Mi riferisco soprattutto agli spunti sull'attualità, che con Caffeina dovrebbero aspettare forse troppo, fra un numero ed un'altro, per essere proposti. Penso che qui però possano trovare spazio anche brevi (o lunghe) relazioni su cose fatte, pensate, vissute da noi. Magari ne potranno fare uno per conto loro i nostri ragazzi (soprattutto ragazze).
Staremo a vedere.
Intanto alcune riflessioni su questo che sto facendo.
Praticamente per quel che ho potuto capire un blog è una specie di sito semplificato, comunque sia anche in Cina ti possono leggere.
Quindi mette una specie di brivido aprirsi ad un mondo così vasto.
Penso che l'immagine più vicina a quello che vorrei esprimere è quella di un paracadutista che sta per buttarsi, e vede sotto di se un'infinità di piccoli oggetti e particolari, che però insieme fanno tutto l'orizzonte.
Per quel che ne so, ci sono anche nobili esempi di blog : in alcuni paesi, come proprio in Cina, i blog sono stati usati come strumento di comunicazione libera, contro le censure. E in qualche caso pagando col carcere.
Non è il nostro caso.
Visto che potremmo esser letti da chiunque una piccola presentazione su "noi".
Noi siamo degli amici che per e-mail si mandano messaggi e spunti, a volte raccolti insieme su “Caffeina” . Caffeina non è altro che un documento word di qualche pagina che raccoglie appunto gli spunti più interessanti.
Quel “noi” corrisponde ad una serie di soggetti anche molto diversi fra loro. Io e una buona fetta dei destinatari di Caffeina apparteniamo alla “fraternità di Comunione e Liberazione”, siamo quindi cattolici, con ambizioni di vivere l’incontro con la Chiesa più a fondo possibile. Altri sono amici di altri gruppi, parenti (mio fratello), o amici che la vita ha spedito in città diverse, o semplicemente persone a cui parlando abbiamo proposto di leggere Caffeina.
Io sono quello che si diverte a raccogliere gli spunti di tutti, e ad aprire quindi la posta elettronica, con la gioia statisticamente frequente di trovare messaggi di amici, anche quando non li vedi o senti per telefono. Mi chiamo Francesco.
Benvenuti, a noi stessi e a tutti voi.
Speriamo che il paracadute si apra.

Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
Commenti al Post:
picchiofranco58
picchiofranco58 il 29/01/06 alle 07:48 via WEB
Ciao di seguito un articolo de "il Giornale" di ieri Un monumento per ricordare don Gius un anno dopo; di "Giannino Della Frattina" ultimo inviato da angelo. Il Famedio non basta a contenere la folla dei fedeli in pellegrinaggio alla tomba del fondatore di Cl. La cappella vicina alla necropoli Una nuova cappella funeraria per don Luigi Giussani. Non più il Famedio del Monumentale vicino ai milanesi illustri. Luogo prestigioso, ma non sufficiente ad accogliere il pellegrinaggio continuo che intasa i corridoi e disturba il sonno dei grandi milanesi di nascita o d'adozione. Alessandro Manzoni e Carlo Cattaneo, Giuseppe Verdi e Giovanni Raboni al piano di sopra. Ma anche Giorgio Gaber e Peppino Meazza, Ambrogio Fogar e Guido Crepax nella cripta che pazienti assistono a una coda assorta che non ha pace. Fra un mese esatto, il 24 febbraio, sarà un anno che è qui. Giovani, giovanissimi, meno giovani, bambini, famiglie, gente matura o semplicemente d'età. Tutti lì con un ricordo del don Gius, una preghiera, magari un ex voto, una richiesta per la mamma malata, il fidanzato, un esame all'università. Anche sei settecento il fine settimana. Moltissimi (riparto VI di levante, casella 3) anche nei giorni normali. «Don Luigi Giussani 15-10-1922, 22-2-2005» sulla semplice lapide. Sopra c'è una scritta «Oh Madonna, tu sei la sicurezza della nostra speranza!». «Questa - diceva - è la frase più importante per tutta la storia del Cristianesimo». La Madonna, il cuore del suo pensiero, la radice della sua fede nata in quel mattino freddo e sereno prima dell'alba in un viottolo di Desio. Quando un'altra donna, mamma Angela, donna semplice e devota, gli spalancò le porte del cristianesimo. «Ma l'è bel ul mund, ma l'è grand ul Signor». Com'è bello il mondo, com'è grande il Signore, nello stretto dialetto brianzolo. Una vita dopo «Vergine madre, figlia del tuo figlio,/umile e alta più che creatura,/termine fisso d'etterno consiglio», mormorava il Dante del canto XXXIII del Paradiso mentre la vita lo stava lasciando. Questa vita, non l'altra. «Che Cristo sia venuto in questo mondo è cosa dell'altro mondo», argomentava da giovinetto arguto già ai tempi del seminario di Venegono. Sei mesi e la sua casa non sarà più lì. Spostato. Vicino alla necropoli, lì dove c'è l'ossario centrale, in basso a sinistra. In cima a uno slargo pronto a raccogliere, anzi ad accogliere, i suoi ragazzi. Che non hanno età, che son sempre ragazzi. Come quelli trovati nella I E del liceo Berchet dove nell'ottobre del 1954 quasi per caso cominciò l'avventura nel mondo di quel brianzolo di Desio che in testa si calcava sempre il basco. «Un sasso lanciato nel cielo», diceva con sottobraccio il giradischi usato per dimostrare l'esistenza di Dio suonando Beethoven (soprattutto la Settima sinfonia), Mozart, Chopin, Smetana. Ma anche Verdi, Donizetti («Spirto gentil») e le laudi medievali. In mezzo ci sono stati Gioventù studentesca e Comunione e Liberazione. Cinquant'anni di movimento. Cinquant'anni sempre in movimento. Ricordi in bianco e nero. Mica i fiori dai tanti colori oggi appoggiati insieme ai ceri davanti alla sua tomba. Ma presto tutti (fiori, ceri e fila) dovranno traslocare. In fondo al vialone centrale del Monumentale, dove c'è l'ossario centrale progettato nel 1865 dall'architetto Carlo Maciachini e posto al centro prospettico dell'asse visivo che inizia con il Famedio e termina con il tempio crematorio. Intorno le tombe della famiglia Calegari, dei Pigni, dei Borghi, dei Bruni, dei Bernocchi. Dovranno abituarsi a vedere le lacrime, qualche canto, i giovani mano nella mano, quelli seduti a pregare. O magari a leggere versi di Leopardi. Il poeta ateo e materialista dove don Gius sapeva trovare tanto Cristo.
(Rispondi)
picchiofranco58
picchiofranco58 il 29/01/06 alle 07:50 via WEB
Angelo nel frattempo ha mandato alcuni articoli interessanti che provo ad allegare. Risé, Claudio - Felicità è donarsi Ed. Sperling Paperback, Euro 8,80 Il segreto della felicità “FELICITA’ è donarsi, e accogliere i doni della vita” dice il prezioso libro “Felicità è donarsi” di Claudo Risé a pag. 53; e c’è da chiedersi chi abbia mai sentito una simile affermazione o chi riesca anche solo ad intuirne la bellezza. I nostri giovani, così assetati di significato, come potranno mai comprendere questo segreto della vita, se nessuno osa proporglielo? Lo psicanalista Claudio Risé ha colmato quel vuoto che da anni caratterizzava l’editoria, soprattutto per il modo originale e accattivante di renderci consapevoli di questa straordinaria legge della vita: la piena realizzazione di sé sta nel dono totale di sé e nella capacità di accogliere il dono totale dell’altro/Altro. E l’autore ce lo comunica non con una fredda riflessione accademica, ma con la passione di chi per primo ha sperimentato la bellezza del dono, dapprima accolto, così, quasi per caso, in una avventurosa esperienza dell’adolescenza, e poi diventato dimensione nell’affronto della realtà. Quindi non una lezione cattedratica, ma una potente e coinvolgente esperienza di comunicazione come non è facile trovare. Il dono è sempre un altro che ce lo fa. Noi non possiamo in alcun modo iniziare l’esperienza del dono se prima non siamo stati raggiunti dal dono stesso. È sempre il dono di un altro che ci muove. Ma per sperimentarlo occorre la curiosità cordiale nei confronti della realtà tutta; “la curiosità desiderosa destata dal presentimento del vero” (L. Giussani) che inconsapevolmente, - perché anche tale curiosità è dono del Creatore alla creatura per avventurarsi nell’esistenza -, guida i passi della nostra esistenza, da subito. Solo tale curiosità avventurosa, assecondata quasi per istinto fin dalla giovinezza, ha permesso all’autore di verificare questa straordinaria dinamica dell’esistenza; e l’ha abilitato a regalarci la sua esperienza autobiografica, capace di dire in modo efficace, ai giovani e non, che tutta la legge della vita è dono.
(Rispondi)
picchiofranco58
picchiofranco58 il 29/01/06 alle 07:51 via WEB
Altro contributo mandato da Angelo Luigi Giussani, il prete di Desio Il libro di Claudio Risé dal titolo "Felicità è donarsi" verrà presentato il 28 agosto al Meeting di Rimini. Ne anticipiamo alcune pagine che raccontano l'incontro avvenuto tra l'autore e mons. Luigi Giussani. A 16 anni, volli la «scuola pubblica». Volevo vedere quel mondo di alunni e insegnanti che le scuole un po' protette che mi avevano accolto fino ad allora mi avevano nascosto. Le esperienze non mancarono. Ma, sul dono, e la felicità, una fu quella centrale. Ricordo che l'uomo, al suo primo ingresso con noi, si fece avanti a passo veloce, come uno che non ha un mi­nuto da perdere. Molto diverso dagli altri professori, an­che bravi, che entravano in classe dopo aver percorso avanti e indietro il corridoio infinite volte, in conversa­zioni fra loro cui si strappavano a fatica, prolungando al­l'infinito l'intervallo, mentre noi dovevamo aspettarli in classe, chiacchierando a nostra volta, ma senza far chias­so, in modo che in presidenza tutto sembrasse normale. L'uomo con la tonaca era il nostro nuovo insegnante di religione, appena arrivato al liceo Berchet, la roccafor­te della borghesia laica. Ci guardava sorridendo, si capiva che teneva a noi, ma non aveva complessi. I miei compa­gni, i ragazzi della fucina dell'intellighentia milanese, lo guardavano, inizialmente, con sufficienza. Si capiva che l'eleganza formale, e i manierismi della borghesia colta non lo interessavano affatto, che li vedeva come forme di difesa da qualcos'altro, più sostanziale. Per me, invece, fu proprio questo, al primo incontro, a interessarmi. L'uomo di Desio, il cui nome era Luigi Giussani, aveva (anche nel contatto fisico, ricco di pac­che, strette, spintoni), una specie di spontanea selvatichezza, eccezionalmente vitale e arcaica, in un ambiente in cui le nevrosi della ipercivilizzazione si tagliavano già con il coltello, impregnando le aule, le lezioni, gli inter­valli, le amicizie, gli amori. Mi ricordo il suo arrivo come una specie di ciclone, dopo il quale nulla nella scuola fu più come prima, né per gli altri, né per me. Si spendeva senza economia, per far battere il nostro cuore, che pre­sentava già leggeri strati di pietrificazione. Ma il suo in­teresse non aveva nulla di materno, non era preoccupato di rassicurarci, di avere il nostro consenso. Era piuttosto, con ogni evidenza, un giovane padre esigente, che ci sol­lecitava allo spasimo a tirar fuori ciò che avevamo den­tro, a essere coraggiosi, a spenderci, come faceva lui. Ci chiedeva di non essere avari, perché questo conduceva a una povertà affettiva, spirituale, intellettuale. «Tirate fuo­ri quel che avete dentro», imprecava. E incalzava ricor­dando brani del Vangelo già allora poco popolari: «Per­ché a chiunque ha sarà dato, e sarà nell'abbondanza, ma a chi non ha, sarà tolto anche quello che ha» (Mt 13,12; 25,29). Questo suo insistere sulla ricchezza da tirar fuori, e spendere, assieme alla sua vitale selvatichezza, mi piac­que molto. Finalmente un prete che presentava il cristianesimo come una religione della ricchezza e del dispen­dio, mentre tutti intorno lo mostravano come una specie di gigantesca, millenaria, Caritas, ossessionata dalla po­vertà, e dominata dall'imperativo del soddisfacimento del bisogno. Un cristianesimo, quello ufficiale (molto di­verso da quello di Giussani, che infatti di lì a poco fu spe­dito in America), distante quindi anni luce dalla passione del desiderio, che era quello che a me importava (ma mi sembrava che anche per Gesù il punto fosse quello: «Non di solo pane vive l'uomo...»). Al prete di Desio, invece, non interessava affatto che ci esponessimo in generiche posizioni morali. Il cristianesi­mo, insisteva, non è una morale, un discorso, una filoso­fia, un sistema di pensiero. Gli interessava però qualcosa di molto più impegnativo, più personale, e che era molto più conturbante, almeno per me. Il cristianesimo, incalza­va, è tutto in un fatto, un incontro. Quello con Gesù Cri­sto. Un uomo che diceva di essere Dio. E a questo punto diventava pressante, non era più disposto a mollare la pre­sa: «Voi cosa ne pensate? Lo avete incontrato? Volete incontrarlo o no? Lo era veramente, Dio? Era un impostore, un pazzo? Tutta la vostra vita dipende dalla risposta che date a queste domande. Anche perché Gesù potrete incon­trarlo ogni giorno, se solo lo volete». Su questa domanda martellante (così, almeno, io la percepivo) del prete la scuola si divideva. Molti, in genere chi aveva una salda educazione cattolica, aderivano entusiasticamente a que­sto annuncio di un uomo-Dio, vivo, di carne, che dava lo­ro la possibilità, ri/annunciandolo, di fare di ogni incontro umano un incontro sacro, dotato della stessa energia, e senso. Chi veniva da un'educazione laica a volte veniva colpito, e provava a «vedere», come giocasse a poker. Più spesso, però, usava gli strumenti che, aveva più sottomano, positivismo, idealismo, marxismo, per liquidare la que­stione come una favola, o una visione patologica, che la Chiesa ripeteva per conservarsi. Per quanto mi riguardava, sentivo oscuramente che la domanda dell'insegnante di religione, «il Gius» (come lo chiamavano i molti che avevano preso ad amarlo), aveva a che fare con l'impiego delle luce ricevuta, e con il tro­vare finalmente il modo di spenderla, di rimetterla in cir­colazione, a disposizione degli altri. Io non avevo nessun dubbio su Gesù, di cui cercavo la carne e il sangue appena potevo, fin dalla Prima comu­nione. Però quella domanda insistente, tu cosa ne fai di quest'incontro, tu come lo annunci agli altri, come lo metti al centro della tua vita, mi metteva in forte diffi­coltà. Mi irritava anche, era diventata una presenza con-turbante, come una ragazza di cui sei innamorato, ma con la quale non osi farti avanti perché senti che rischia di es­sere una storia per la vita. E, avaramente, ti trattieni. Alla fine, in un tira e molla di interesse, e repulsione, non ci misi molto a capire che, semplicemente, io quell'incon­tro, con Gesù, non lo annunciavo. Certo, non ero cattivo, non facevo consapevolmente del male, o almeno cercavo di non farlo, amavo la vita, gli altri, spesso ero anche ge­neroso. Ma non in quello, nell'annuncio del mio incontro con l'uomo-Dio. Quello me lo tenevo per me. Non avevo ancora smesso di coltivare le mie, non an­cora riconosciute, avarizie. Che erano poi i miei persona­li, e anche egoistici piaceri, cui non volevo rinunciare, anche se non volevo nemmeno rinunciare al corpo di Ge­sù Cristo. Volevo il dono, e lo praticavo dove mi veniva naturale, ma non ero disposto a darmi a quelle persone e in quei modi che me l'avrebbero reso più costoso. La luce era arrivata, ma io ero ancora un giovane della middle upper class che voleva soprattutto divertirsi. La convenzionalità borghese era ancora una strada che mi toccava percorrere, fino in fondo. Anche se, nel corso del tempo, proprio quel manierismo micragnoso mi avrebbe dato sempre più fastidio, e infine, finalmente, fatto orro­re, fino a dedicare tutto il mio lavoro, sia nella psicologia sia nelle scienze sociali, allo svelamento delle sue patolo­gie, e della sua distruttività. E tuttavia, dice Carl Gustav Jung, nessuno può depor­re il proprio bicchiere prima di averlo svuotato. Io certa­mente non ne sono stato capace. Il problema, quando il liquido contiene una buona dose di veleni, è quello di ar­rivare a svuotare il bicchiere, riuscendo a sopravvivergli. Tratto da: Claudio Risè, Felicità è donarsi. Contro la cultura del narcisismo e per la scoperta dell'altro, Sperling, 2004, pag. 35-39
(Rispondi)
picchiofranco58
picchiofranco58 il 29/01/06 alle 07:52 via WEB
Questo contributo è invece mio Per chi conosce Don Ubaldo Orlandelli ho trovato questa intervista su internet. Per chi non lo conosce è un nostro amico che durante il suo periodo di seminario è spesso venuto a trovarci nei fine settimana ospitato da molti di noi. Adesso come vedete è missionario in Siberia ormai da oltre 10 anni. Progetti di CARITAS TICINO all'estero (Russia) ACCOGLIERE i bambini con competenza Caritas Ticino sostiene finanziariamente, in collaborazione con la Caritas Ambrosiana, il progetto di formazione per operatori specializzati della Caritas parte asiatica della Russia Di Marco Fantoni Occuparsi di carità in un’area che copre 13.6 milioni di chilometri quadrati. Per rendere l’idea, prendete una carta dell’Europa, date un occhio alla Svizzera, spostatevi verso est fino ai Monti Urali e da lí portatevi fino ai confini del Giappone. È la parte asiatica della Russia, quella Siberia che a noi ricorda le temperature rigide dei lunghi inverni o quelle regioni in cui venivano mandati i carcerati a scontare le pene. A Novosibirsk, sede centrale, opera la Caritas parte asiatica della Russia, sotto la responsabilità di Mons. Joseph Werth e con la direzione di don Ubaldo Orlandelli. Dell’esperienza di don Ubaldo ne avevamo già parlato durante una nostra trasmissione televisiva e sulla rivista n. 5 del 1998. Nella sua testimonianza si poteva notare l’opera di sacerdote missionario che spaziava dall’impegno pastorale a quello più sociale. L’accento veniva posto soprattutto sull’esigenza di avere persone formate all’interno della Caritas, per poter far fronte in modo puntuale alle richieste di chi, oggi, si rivolge alle strutture gestite dalle diverse Caritas locali. Questo anche come conseguenza dell’evoluzione avuta durante gli ultimi anni in Russia. Uno dei bisogni emersi nell’opera di don Ubaldo e dei suoi collaboratori è quello di sostenere l’infanzia in tutti i suoi aspetti. In effetti, l’attuale politica economica aggrava le disuguaglianze sociali. Indebolisce la sicurezza sociale, incrementa la migrazione di popolazioni e porta a disturbi sociali, vedi scioperi. Di questo ne fanno le spese i più deboli, la parte meno protetta della società, i bambini appunto. Diventa dunque determinante che le persone che si occupano di loro, possano farlo in modo da poter aiutare completamente il bambino ad uscire da quelle situazioni di precarietà in cui si trova. Si tratta soprattutto di bambini orfani, disabili, delinquenti minorenni. Le conseguenze, purtroppo, le leggiamo giornalmente sui quotidiani. I bambini abbandonati, sono trattati con indifferenza dai loro genitori e si ritrovano per le strade a trascorrere il tempo libero, ma soprattutto per le principali necessità: il cibo, i vestiti, i soldi. Sono così coinvolti nei peggiori fenomeni della società: dipendenza da droghe, furti, elemosine, prostituzione. Questo li porta alla totale mancanza di educazione scolastica. Sistemati in riformatori, alla loro uscita rischiano di ritornare alla vita sulla strada proprio perché la loro condizione di vita non è migliorata. Esiste anche il problema medico nei confronti dei bambini disabili, dove la mancanza di personale specializzato causa una serie di difficoltà nella loro cura. Ma oltre a questo, i bambini si sentono soli, inutili ed in stato di depressione. Dunque anche in questo caso l’attenzione qualificata verso di loro è prioritaria. A questa situazione stanno provvedendo le diverse associazioni caritatevoli della parte asiatica della Russia. Gruppi di volontari hanno lavorato con bambini piccoli, organizzando discussioni, letture e giochi. L’impegno della Caritas a Novosibirsk La Caritas parte asiatica della Russia, finanzia la costruzione del primo centro d’accoglienza non statale in Russia, per orfani e bambini abbandonati. Il centro accoglie 50 bambini. Secondo le informazioni in possesso dell’Amministrazione regionale dell’educazione di Novosibirsk, città di due milioni di abitanti, risultano circa quattromila bambini orfani che vivono in case d’accoglienza per bambini di tutta la regione. Più di 500 vivono nelle accoglienze temporanee, in attesa di essere accettati in un centro d’accoglienza di lunga durata. In proposito don Ubaldo Orlandelli ci diceva: "... dal 1991 al 1998 gli orfanotrofi a Novosibirsk erano tre. Nel 1998 diciotto. Questo evidenzia quindi quello che è lo sfascio della famiglia. Da noi abbiamo due bambine, dove il padre ha ucciso sotto i loro occhi la madre. Quindi hanno anche dei traumi incredibili. Per me è stato un miracolo vedere come l’ambiente che abbiamo costruito favorisca il miglioramento. Abbiamo cercato di costruire un edificio bello e le condizioni in cui li abbiamo posti, non sono di camerate, ma di stanzette per due bambini. Hanno il loro bagno ed una piccola cucina dove possono vivere come se fossero in un piccolo appartamento. Questa situazione famigliare ha fatto si che i bambini rifiorissero in poco tempo, tanto più che l’amministrazione si è perfino meravigliata di questo e dà anche aiuti per il loro mantenimento. Uno di questi, è il pagamento del riscaldamento che è una delle spese maggiori in una situazione come quella siberiana". A Khabarovsk un gruppo di Caritas organizza regolarmente visite a bambini le cui madri sono accusate di reati e "scontano" le sentenze in riformatorio. Raccolgono inoltre vestiti, giocattoli e libri per questi bambini. A Tomsk volontari, visitano un riformatorio per criminali minorenni, aiutando con medicine, dando appoggio morale ed assistenza dopo il loro rilascio. Come fa notare la stessa Caritas, i volontari sono delle persone che non hanno un profilo professionale nel lavoro sociale e non hanno la possibilità di dedicare tutto il loro tempo in questo tipo di lavoro. È per questo che c’è una grande mancanza di specialisti che possano prestare un’assistenza psicologica professionale. L’operato della Caritas va nel senso di non considerare questi bambini perduti per la società , offrendo loro una soluzione alternativa: aiuti professionali di specialisti qualificati potranno dare la possibilità di risolvere problemi con cui i bambini sono confrontati, questo aiuterà a creare lo sviluppo sociale favorevole che essi necessitano. Una differente qualità di assistenza incoraggerà così i bambini a diventare creativi ed autosufficienti. Caritas Ticino ha ricevuto la richiesta di sostegno per il centro d’accoglienza di Novosibirsk che per la sola costruzione necessita di una spesa di USD 470’000. Caritas Ticino partecipa a questo progetto con un contributo di Fr. 50’000. Un ulteriore piccolo segno di speranza grazie alla generosità di benefattori che contribuiscono a valorizzare quelle opere che la Chiesa sviluppa a favore dei più deboli ed in modo particolare dell’infanzia. Il servizio della Caritas parte asiatica della Russia è appunto da leggere come impegno missionario attraverso le opere quale testimonianza di unità della Chiesa.
(Rispondi)
volandfarm
volandfarm il 25/03/09 alle 07:04 via WEB
vespertiliones, polariscopy, cheap online levitra autohypnotism, pentifylline, levitra buy stenosed, glucosin, levitra canada lyxoflavin, peribranchial, levitra sales hyperanakinesia, rhodanate, buy levitra lowest price strait, psittacine, generic levitra urospectrin, thiolysis, 10mg levitra coracoclavicular, staphylococcal, levitra without prescriptions triphylite, epicardia, order levitra on line ophidian, hila, levitra vardenafil megameter, benzimidazole, buy generic cialis without prescription generation, urethrography, levitra online ceruloplasmin, aclasia, prices levitra conexus, systemic, levitra no prescription oberon, shark, levitra online prescription
(Rispondi)
Gli Ospiti sono gli utenti non iscritti alla Community di Libero.
 
 
 
 

Tag

 

Archivio messaggi

 
 << Ottobre 2024 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
  1 2 3 4 5 6
7 8 9 10 11 12 13
14 15 16 17 18 19 20
21 22 23 24 25 26 27
28 29 30 31      
 
 

Cerca in questo Blog

  Trova
 

FACEBOOK

 
 

Ultime visite al Blog

meri.robyvolandfarmpicchiofranco581bravoragazzocarino1carinodolceSdoppiamoCupidoFRANCIE4
 

Chi può scrivere sul blog

Tutti gli utenti registrati possono pubblicare messaggi e commenti in questo Blog.
 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 
 
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963