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Post n°69 pubblicato il 01 Luglio 2015 da ndraca1950


Un'anziana donna cinese aveva due grandi vasi, ciascuno
 sospeso all'estremità di un palo che lei portava sulle spalle. Uno dei vasi aveva una crepa, mentre l'altro era perfetto ed era sempre pieno d'acqua alla fine della lunga camminata dal ruscello a casa, mentre quello crepato arrivava mezzo vuoto. Per due anni interi andò avanti così, con la donna che portava a casa solo un vaso e mezzo d'acqua. Naturalmente, il vaso perfetto era orgoglioso dei propri risultati. Ma il povero vaso crepato si vergognava del proprio difetto, ed era avvilito di saper fare solo la metà di ciò per cui era stato fatto. Dopo due anni che si rendeva conto del proprio amaro fallimento, un giorno parlò alla donna lungo il cammino: “Mi vergogno di me stesso, perché questa crepa nel mio fianco fa sì che l'acqua fuoriesca lungo tutta la strada verso la vostra casa”. La vecchia sorrise: “Ti sei accorto che ci sono dei fiori dalla tua parte del sentiero, ma non dalla parte dell'altro vaso? È perché io ho sempre saputo del tuo difetto, perciò ho piantato semi di fiori dal tuo lato del sentiero ed ogni giorno, mentre tornavamo, tu li innaffiavi. Per due anni ho potuto raccogliere quei bei fiori per decorare la tavola. Se tu non fossi stato come sei, non avrei avuto quelle bellezze per ingentilire la casa”. 
Ognuno di noi ha il proprio specifico difetto. Ma sono la crepa e il difetto che ognuno ha a far sì che la nostra convivenza sia interessante e gratificante. Bisogna prendere ciascuno per quello che è e vedere ciò che c’è di buono in lui. -  

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 POESIA DI NATALE

Danza di bianche farfalle

nell'aria immota, la sera;

luce del cuor che dispera,

speranza di vita che muor.

Festa di ceppo che brucia,

soffia, scoppietta, sfavilla;

gioia di bronzo che squilla

in note che parlan d'amor.

Sogno di azzurro abissale

vivo di mille diamanti;

volo del cuore sui canti

che l'alma rivolge al Signor.

Natale:dono di amore

del Padre ai figli smarriti;

notte che è luce e calore,

sollievo all'umano dolor.

Salvatore Ruffo,

Caraffa del Bianco, Natale 194

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Una signora si reca ogni giorno al cimitero a trovare il marito (che non fa il becchino ma e` crepato). Mentre sta sulla tomba a pregare vede un'altra vedova che arriva alla tomba vicino alla sua, ci piscia sopra e se ne va. La stessa cosa succede per svariati giorni al che ad un certo punto decide di fermarla e chiederle se in questo modo non le sembrava di mancare di rispetto al marito. La vedova risponde: "Forse ha ragione ma io piango da dove mi manca!".

 

 

 

 Vostro onore, quanto dice mia moglie e' ridicolo: tutte le donne vorrebbero che il loro marito fosse cosi' cavaliere da aprire loro la portiera dell'auto... e il mio era un gesto di cavalleria nei suoi confronti". "Signore" replica il giudice "devo dare ragione a sua moglie, che chiede il divorzio. Non credo fosse stata la cavalleria a spingerla ad aprire la portiera mentre guidava ai 150 km orari"

 

 

 

 

 

Che ne dici di uno spiedino?Mi sto mantenendo in forma per le feste

Maniaco di Thanksgivingcin-cinScappando dal cuocoOggi mi sento sul cotto...

 
  •  

    O SIGNORE

    Questa sera, o Signore,

    le ombre che invadono il mondo

    d'oscura e struggente un'angoscia

    avvolgono pure il mio cuore.

    Solo e sperduto,

    in questo povero borgo lontano,

    al mio tetto natìo

    col vento che sibila e corre

    per valli selvagge e per forre

    rivolgo accorato richiamo.

    E sento

    che sotto l'immobile cielo,

    immobile anch'esso è il tempo.

    Nessuno che al cuore sussurri

    un'amica parola, un accento,

    se l'urlo vicino del fiume

    m'incute un ignoto sgomento.

    Soltanto le tremule stelle

    in queste gelide notti d'Avvento

    mi stanno vicine, e le sento

    parlarmi di fede e speranza,

    la sera,

    pur quando dal vecchio abituro,

    aperto alla pioggia e al vento,

    ti innalzo l'usata preghiera.

    La tua luce, Signore,

    risplenda nel buio mio cuore

    ovunque e in ogni momento;

    e al babbo e fratelli

    sian sempre benigne le stelle.

    Salvatore Ruffo,

    Persico, dicembre 1937

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