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Un prigioniero politico tedesco invia una lettera a Dieudonné

Post n°26 pubblicato il 09 Febbraio 2015 da carancini

UN PRIGIONIERO POLITICO TEDESCO INVIA UNA LETTERA A DIEUDONNÉ[1]

7 febbraio 2015

Lettera aperta a Dieudonné

Un amico, Gerd Ittner, mi ha affidato il compito di tradurre e inviare questa lettera a Dieudonné. Io affido alla vostra amministrazione il compito di trasmettergliela. Ecco la lettera:

"Caro Signor Dieudonné,

Ho chiesto a uno dei miei amici francesi di trasmettervi questa lettera e di pubblicarla in mia vece. Non posso farlo da me poiché sono prigioniero politico nella Repubblica Federale Tedesca - solo a causa di un discorso totalmente non violento. Unicamente per essermi avvalso della libertà di espressione, sono imprigionato da ormai tre anni. Quale ipocrisia: da una parte essi scandiscono «Je suis Charlie» elogiando la più totale libertà di espressione e pretendendo di combattere il terrorismo; e d'altra parte si fanno loro stessi terroristi contro la libertà di espressione! Nel 2012, dopo essermi esiliato sette anni in diversi paesi, sono stato arrestato in Portogallo e estradato in Germania per aver espresso i miei pensieri [contro la guerra in Iraq, denunciando il governo degli Stati Uniti e il genocidio degli amerindi] nel 2002 e nel 2003.

Evidentemente, ero colpevole poiché non mi sono avvalso della buona libertà di espressione, quella il cui solo scopo è di umiliare le religioni e di offendere diversi milioni di persone con delle vignette sul profeta Maometto; mi sono avvalso della cattiva libertà di espressione, quella che riguarda la critica dei racconti dell'Olocausto. Racconti messi all'opera da una lobby organizzata molto potente e molto influente, che ha un business e che fa pressioni sui politici e sulla Finanza. Ho dunque appreso che la democrazia permette di offendere le sensibilità religiose di diversi milioni di persone in tutto il mondo ma non permette di disturbare il business  di un certo gruppo di individui con delle domande imbarazzanti. Chi ha bisogno di una «democrazia» come questa, a parte questi medesimi individui? Ho sempre creduto che la democrazia difendesse gli interessi del popolo, non quelli di un piccolo ma influente gruppo di uomini d'affari e di maestri cantori apatridi.

La mia pena è terminata nell'ottobre 2014, ma non sono stato scarcerato. Devo restare qui ad aspettare un altro processo per «negazione di crimini contro l'umanità» che è stato aperto contro di me. Sono accusato di aver «negato l'Olocausto» in lettere private, scritte quando ero in prigione in Portogallo in attesa della mia estradizione. L'argomento delle mie lettere non era di affrontare la questione dell'«Olocausto» in dettaglio, ma solo di chiedere perché la libertà di espressione non è effettiva per questo periodo della Storia.

Il procuratore di Stato ha detto che porre questa domanda costituisce in se un reato perché le mie intenzioni sono quelle di negare l'«Olocausto». La Corte ha detto che devo attendere il mio processo in prigione perché devo trascorrervi ancora molto tempo per il mio terribile reato.

Forse lei e i suoi lettori potreste chiedere all'Ambasciata tedesca in Francia come può la Germania esclamare «Je suis Charlie» e lodare la libertà di espressione, intimando l'ordine di rispettare questa libertà di espressione alla Cina e alla Russia, nel momento in cui dei prigionieri come me vengono rinchiusi come prigionieri politici, solo a causa di un discorso non violento.

Caro Signor Dieudonné, apprezzo molto il suo lavoro e il suo stato d'animo. Le assicuro il mio sostegno e la mia simpatia.

Vive cordialità,

 Gerhard Ittner

 Prigioniero politico in Germania

 JVA Nürnberg

 Bärenschanzstr. 68

 D-90429 Nürnberg

 


[1] Traduzione di Andrea Carancini. Il testo originale è disponibile all'indirizzo: http://quenelplus.com/quenel-actu/monde/un-prisonnier-politique-allemand-adresse-une-lettre-a-dieudonne.html

 

 
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