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Fares Gillon: Lo shock delle non-civiltà

Post n°30 pubblicato il 18 Febbraio 2015 da carancini

Da Erminia Scaglione ricevo e pubblico:

LO SHOCK DELLE NON-CIVILTÀ[1]

di Fares Gillon

Shock delle Civiltà ma davvero? Da una parte e dall'altra questa fiction ci permette soprattutto di dimenticare lo stato reale della civiltà che si ha la pretesa di difendere, e di lanciarci in assoluta buona fede nelle liriche ed esaltanti considerazioni identitarie. Tutto nel bel mezzo di questo ridicolo concorso degli orgogli di appartenenza,  (civilisation pride?), i tanti e diversi guardiani della negazione dimenticano la cosa essenziale: Stanno vegliando su un campo di rovine.

In "Respectez la Joie", una cronaca pubblicata da già dodici anni, Philippe Muray si poneva questa domanda: Come è possibile speculare sulla difesa di una Civiltà di cui non ci sforziamo neanche di vedere le specifiche, in tutte le sue straordinarie e spesso mostruose trasformazioni?-

Di fronte al nemico islamista, al suo odio per "l'Occidente", che cosa facciamo pesare come valore per difenderci, a parte "la libertà di espressione", "le gonne corte", "il multipartitismo", "il sesso" oppure i "panini alla pancetta"?

Non molto in realtà. E in più questi elementi sono essi stessi illusori: - La sola briga- scrive Muray- è che queste parole ricoprono cose che sono così cambiate, da qualche decennio, da non essere in grado di rappresentare più niente.

Così come questa libertà sessuale, brandita come un progresso della civiltà, (qualsiasi cosa sia ed in qualsiasi cosa possa consistere), proprio nel momento in cui diventa sempre meno effettiva : - Bisogna immediatamente dare atto che la civiltà occidentale è lei stessa ciò che ha intrapreso il percorso della distruzione, criminalizzandolo, il commercio tra i sessi; così come a far pesare su qualsiasi tentativo di seduzione o galante il sospetto dello stupro; senza peraltro mai cessare di reclamare la più assoluta libertà.

L'OCCIDENTE SI È SPARATO DA SOLO DUE PALLOTTOLE NEI PIEDI

L'Occidente Post-Moderno ha dato il colpo di grazia all'Occidente moderno, per intenderci, quello della libertà individuale e del pensiero critico. Ed anche l'Occidente moderno era nato, lui stesso dalla distruzione dell'Occidente tradizionale, della sua civiltà, della sua Storia e del Cristianesimo. Dunque l'Occidente Post-Moderno è il frutto di un duplice omicidio: dapprima quello dell'assolutezza del diritto divino, con tutto quello che comporta di rappresentazioni simboliche tradizionali, con tutta la concezione gerarchica dell'ontologia che presuppone. In seguito, quello dell'individuo. Muray, da vecchio liberale che è, risulta più colpito da quest'ultimo omicidio: L'individuo realmente libero - e cioè che ha i mezzi intellettuali per esserlo - non esiste più.

Questo non impedisce a tutta la scuola neo-kantiana della Sorbona - tra le altre - di ripetere abbondantemente che il rispetto dell'individuo caratterizza la nostra civiltà, opposto alla barbarie medioevale da un lato, ed al "ritardo" delle altre civiltà dall'altra, ancora prigioniere di un mondo laddove i gruppi sociali e le città, sono più importanti rispetto all'individuo. La realtà è comunque più amara, e non c'è nulla di cui vanagloriarsi: La nostra civiltà ha finito per uccidere l'individuo realmente libero, così duramente strappato dall'Antico Mondo Occidentale.

Per uno strano paradosso è precisamente volendo emancipare l'individuo che noi lo abbiamo reso schiavo. Effettivamente abbiamo sottoscritto la tesi progressista secondo la quale la libertà politica ed intellettuale dell'individuo suppone il suo estere strappato via da tutti i determinismi sociali, a tutti i radicamenti familiari, culturali, religiosi, intellettuali. Soltanto gli elementi senza radici sarebbero in misura di accedere alla libertà di cui l'effettività " esigerebbe preferibilmente un programma educativo o un processo sociale, (oppure entrambi ), capaci di strappare i bambini al loro contesto familiare, e di indebolire i loro legami parentali, le loro tradizioni locali e regionali, e qualsiasi altra forma di radicamento ad un luogo." Questa vecchia tesi, riassunta qui da Christopher Lasch ( Culture de masse ou Culture populaire? ) è sempre attuale: Vincent Peillon, ex ministro dell'educazione nazionale, a in questo modo dichiarato di voler : " Strappare l'allievo da tutti i determinismi, familiari, etnici, sociali, intellettuali"[2].

Ma questa dichiarazione è comunque contraddetta dalla realtà della società di mercato che noi abbiamo costruito. Così come ci fa notare Lasch: " Lo sviluppo di un mercato di massa che distrugge l'intimità, scoraggia lo spirito critico e rende gli individui dipendenti dal consumo, che si suppone debba soddisfare i suoi bisogni, annienta le possibilità di emancipazione che la soppressione dei vecchi obblighi sociali pesando sull'immaginazione e l'intelligenza avevano lasciato intravedere".

IL CASO DELL'ISLAM IN FRANCIA

Come si può allora trasecolare per i fenomeni che si constatano nei "quartieri difficili", quelli dell'analfabetismo generalizzato e della violenza banalizzata che passeggiano a braccetto? Come stupirsi degli effetti del doppio sradicamento degli immigrati? Ecco a voi dunque la gente che abbiamo strappato alla sua terra, ( o che si è sradicata da sola, per sua volontà ), che ha abbandonato la propria cultura, che ha dimenticato la propria lingua e che non ha più niente da trasmettere ai figli.

Questi figli cavie perfette della sperimentazione della libertà attraverso lo sradicamento, soggetti ideali dell'ideologia delirante di un Peillon, sono i primi individui post-umani.

Senza radici e in poco tempo, dopo un passaggio obbligato nella scuola repubblicana, senza alcun sapere e senza attaccamento alla loro nuova terra. Tagliati via dalle loro origini, senza che gli si offra la possibilità di radicarsi in una civiltà che non fa altro che sabotare se stessa, incarnano al massimo grado i neo-umani senza nessun legame, senza referenze, quello che sognano gli ideologi della Post-Modernità.

Non è quindi in quanto estranei alla Francia che gli sradicati della banlieue pongono problemi, ma in quanto essi sono dei prodotti perfetti della nuova Francia, quella che si spende per negare se stessa.

Questo regno, dagli effetti caotici, della tabula rasa non può che provocare un certo malessere negli individui più coscienti, Si ha un bel daffare a sradicare, la realtà persiste: perché il radicamento è un bisogno essenziale dell'umanità. Ci si ritorna tutti in un modo o nell'altro.

"Lo sradicamento distrugge tutto, eccetto il bisogno di radici", scrive Lasch. Ecco da dove nasce il fenomeno della re-islamizzazione, processo di ri-radicamento tra altri, ( perché ce ne sono anche altri ), che si spiega in una ricerca di un alternativa identitaria a quella che si definisce il " Modello di Vita Occidentale ", ( in realtà il modello di vita mondialista della sottomissione al consumismo ).

Comunque è divertente constatare che uno dei più gravi rimproveri che la koiné mediatica fa ai Beurs (immigrati magrebini in gergo coloniale ) re-islamizzati o salafizzati, molto più grave degli attentati che progettano o commettono, sia il loro "rifiuto del modello di vita occidentale". Orrore!

Si può anche solo immaginare più atroce blasfemia? " Come si può soltanto concepire? " come dice Muray. Bisogna allora essere un odioso islamista assassino di bambini, ( preferibilmente ebrei ) per provare a ripetere a questo meraviglioso mondo democratico-festaiolo che non è comunque più che l'ombra di se stesso?

Davanti alla caduta degli antichi modelli occidentali, i giovani senza più radici che noi abbiamo prodotto cercano di radicarsi di nuovo. Che alcuni di loro si rivolgano verso l'Islam, come verso un modello che gli sembra tradizionale e che dia un senso alla loro vita, deve essere compreso come una reazione al modernismo dello sradicamento culturale. Nella misura in cui qualsiasi alternativa al "modello di vita occidentale" è presentato ai nostri occhi come una regressione barbara, la radicalizzazione della re-islamizzazione. il fatto che essa avvenga notoriamente - ma non unicamente - nei termini del salafismo, sembra ineluttabile: Il Neo-Occidente permette che lo si fugga, a condizione che ci si infili nel vicolo cieco che prepara ai suoi oppositori.

LA DECADENZA DELLA CIVILTÀ ISLAMICA

C'è un'altra ragione della radicalizzazione della re-islamizzazione. Riguarda il declino dell'Islam in quanto civiltà. Come l'Occidente, a suo seguito e sotto la sua influenza, l'Oriente in generale e l'Islam in particolare subiscono gli effetti della modernità e degli sconvolgimenti politici, sociali ed intellettuali e teologici che esso provoca.

Storicamente e politicamente, tutto questo è stato provocato dalla pressione occidentale sul califfato ottomano, che vacillava già sotto il suo peso. Non ci dimentichiamo che il mondo arabo-musulmano è stato messo a contatto con il pensiero illuminista già nel 1798, con la spedizione in Egitto di Napoleone. La Francia non appena compiuta la sua Rivoluzione, tentava già di esportarne i principii, con l'appoggio di una soggiogante superiorità tecnica. I Britannici, ma anche se in minor misura i Francesi, non smisero un minuto di incoraggiare l'emergenza dei nazionalismi , infondendo nei popoli arabi il desiderio di rivolta contro la dominazione turca: tutto questo ponendo in termini moderni il problema del nazionalismo, di cui non c'era mai stata l'esigenza prima.

In seguito la palla passò all'islamismo di cui si servirono gli Americani. A questi fattori, bisogna aggiungere l'apparizione della manna petrolifera, messa al servizio del wahhabismo ( esso stesso sostenuto inizialmente dai Britannici ) e la rivoluzione islamica iraniana. Tutto concorreva alla distruzione dell'apparato strutturale politico e sociale tradizionale della civiltà islamica: Certamente tra le cause si possono individuare gli interventi stranieri che sono un dato di fatto, ma anche un certo afflosciamento dell' Impero Ottomano, che aveva perso il treno della rivoluzione industriale e che si trovava ad essere superato dalle potenze occidentali.

In assenza di strutture sociali forti, fu proprio lo stesso pensiero islamico tradizionale a soccombere. Di fronte le potenze occidentali, i musulmani reagirono in due maniere antagoniste tra loro, che l'eccellente storico Arnold Toynbee ha categorizzato in "Zelotismo" ed "Erodianismo". Vedendo una analogia tra la reazione dei musulmani alla dominazione occidentale e quella degli ebrei alla dominazione dell'Impero Romano, Toynbee spiega che qualsiasi sconvolgimento che arrivi dall'estero provoca storicamente una reazione di ripiegamento su se stessi da un lato, ed una reazione di sottomissione totale ai nuovi padroni dall'altro. Ma in entrambi i casi, si esce fuori dalla sfera tradizionale: quindi ne i Zeloti ne gli Erodiani possono pensare di rappresentare il pensiero islamico tradizionale. Perché le loro concezioni rispettive dell'Islam obbediscono a delle circostanze storiche determinate e non costituiscono più il risultato della riflessione serena di una civiltà sulla propria essenza.

Le numerose manifestazioni dell'Islamismo contemporaneo sono altrettante varianti di un Islam di reazione. Accoppiata alla globalizzazione, che significa in realtà occidentalizzazione - in senso post-moderno - del mondo, e alle sue conseguenze, questa reazione ha prodotto alla fine un Islam di massa, adattato alle neo-società e che, Olivier Roy ha ammirevolmente analizzato nei suoi lavori. Nel suo "Islam Mondialisé", ci mostra anche che il nuovo Islam è un Islam sradicato per gente senza radici e ci spiega in che cosa la re-islamizzazione costituisce "una parte importante di un processo di acculturazione e cioè la cancellazione delle culture di origine a profitto di una forma di occidentalizzazione".

Quindi, ci appare chiaramente che il preteso " Shock delle Civiltà " proceda secondo un'analisi incorretta della situazione. Non esiste uno shock delle civiltà, perché non esistono più civiltà che potrebbero scioccarsi l'un l'altra; Tutte le Civiltà sono ormai scomparse a profitto di una "cultura" globalizzata ed uniformata, di cui i diversi elementi non si distinguono quasi più, che per alcune leggere ed inoffensive differenze di colorazione. E' a questo che si assiste e si può quindi piuttosto parlare di uno shock di non-civiltà, uno shock di gente senza più radici.

Fonte : http://philitt.fr/2014/11/20/le-choc-des-non-civilisations/ 

 


[1] Traduzione di Erminia Scaglione.

[2] http://www.lefigaro.fr/flash-actu/2012/09/02/97001-20120902FILWWW00013-morale-laique-peillon-fixe-des-objectifs.php 

 

 

 

 
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