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Conferenza: aspettando il resoconto di Katia...

Post n°114 pubblicato il 24 Ottobre 2007 da valentinac_82

Appena possibile penso che Katia farà un resoconto dettagliato. L'ho sentita una ventina di minuti fa. La conferenza è stata breve, e lei non ha potuto completare tutto il discorso che aveva preparato. Resta il fatto che si sono affrontate sia le situazioni di Carlo e quelle di Angelo Falcone e Simone Nobili. Veramente rada la presenza dei grandi giornali, molto presenti testate minori e blog che hanno già parlato di Carlo. Katia ha parlato con una giornalista de "La stampa" che sembra interessata in generale al caso, e forse a dare una mano nella diffusione della storia nei media americani.

Per quanto riguarda il resto: la risentenza di Carlo sembra essere stata spostata al 7 novembre. Chiunque passa di qui e voglia collaborare con noi per contattare i media americani rimanga nei paraggi... potrebbe esserci da fare. sia che conosca l'inglese o meno, il testo è praticamente pronto.

Appena ne so qualcosa di più vi aggiorno.

Qui sotto intanto, vi posto il discorso che Katia avrebbe dovuto leggere per intero oggi.

Ho scritto quello che volevo dirvi perchè se dovessi parlare a ruota libera
di tutti i diritti violati in questa assurda vicenda dovrei raccontarvi 3
anni di sofferenza di Carlo, della sua famiglia e mia, non ce ne sarebbe il
tempo e per chi ha l'umanità di volerci vedere chiaro in questa storia puo
fare una piccola ricerca in internet con la chiave Carlo Parlanti e andare
sul sito www.carloparlanti.it. Quello che penso e' che l'Europa, la corte
europea dei diritti umani si e' presa la responsabilità di estradare Carlo
sulla base che gli USA sono un paese garantista, probabile, ma e'
sufficiente leggere le arringhe di parte, quella stessa dell'accusa, per
avere evidente che per Carlo Parlanti non e' stato affatto garantista, anzi
se si va avanti nei fatti si evince quanto sia invece tiranno, la procura di
Milano nella persona del capo procuratore Dott. Minale che non ha mai
risposto ai miei appelli e della procuratrice Dott.ssa Sardoni, non hanno
avvisato estremi di processo archiviando un fascicolo che denunciava invece
delle illegalità nei confronti di un Italiano



Ho vissuto con Carlo 3 anni, prima che lui si trasferisse in California,
sono tornata a vivere con lui negli ultimi due anni prima che fosse
arrestato, ho seguito tutte le sue vicissitudini negli anni in cui ha
vissuto negli Stati Uniti, in quanto siamo rimasti amichevolmente in
contatto e abbiamo condiviso qualche volta piccole vacanze in Italia e in
Europa.

Dopo aver superato lo shock dell'arresto di Carlo, che mi ha visto senza sue
notizie per vari giorni, mentre lo pensavo per un viaggio di lavoro in
Germania ho cominciato a prendere informazioni sull'avvenuto. Mi è bastato
leggere il rapporto della polizia di Ventura, CA, definito dal giornalista
della Nazione, che ha scritto su questa vicenda, un surrogato della mente
fertile di uno sceneggiatore di soap americane, perché mi fossero evidenti
l'inattendibilità sia della accusa che dell'accusatrice. Sono innamorata di
Carlo e questa vicenda ha distrutto i miei sogni di vita di coppia con lui e
mi ha anche dissanguato economicamente (insieme alla famiglia di Carlo ed
alcuni dei suoi amici più cari) ma vi prego di credermi che questo non è
l'unico motivo per cui da più di tre anni e le mezzo cerco così assiduamente
di far sentire una voce in sua difesa. Seduta in una corte di Ventura ho
ascoltato 4 giorni di testimonianze di una donna che raccontava fatti
fisicamente e biologicamente impossibili, decine di bugie prontamente
sconfessate da lei stessa o dalle domande di difesa e d'accusa ed
innumerevoli storie discrepanti l'una con l'altra, tanto da farla chiamare
dall'avvocato della difesa la "costantemente incostante Rebecca White".
Da tre anni e mezzo assisto impotente alla violazione dei diritti umani
fondamentali, informandomi su riviste on line ho scoperto che purtroppo
quanto succede a Carlo rischia di essere e per alcuni aspetti lo è già, un
male sociale, pericoloso, pericoloso per tutti e in prima analisi per le
vere vittime di violenza.
L'intera vicenda potrebbe costituire una perfetta farsa teatrale se non
fosse per la tragedia che ha causato nella vita di Carlo e delle persone che
lo amano e nella vita di altre persone innocenti a venire.

Voglio leggervi alcune testimonianze di persone che mi hanno chiesto di
portarvi il loro punto di vista e che ogni giorno dedicano il loro prezioso
tempo ad aiutare Carlo, o meglio dedicano il loro tempo a voler dare un
senso alla giustizia e non sono potute essere presenti oggi:


Testimonianza di


 Marie

La vicenda di Carlo l'ho conosciuta tramite il blog di Mara. Nel mese di
agosto, ci chiese di aiutarla a diffondere questa assurda storia. Carlo
potrebbe essere uno di noi. Questo mi è bastato per sostenerlo.
L'indifferenza che percepisco dietro a questo caso mi risveglia il cuore..
Marie devi fare qualcosa... ho cercato di usare il mio blog, per diffondere
questa vicenda, per sensibilizzare gli animi, le persone però vivono nel
loro guscio, fatto di poche certezze e di troppo egoismo.. dicono "
poverino".. di fatto poi il giorno dopo non ricordano che un uomo sta
soffrendo per il fatto che non stanno rispettando i suoi diritti.
Mara

Mi sono appassionata alla vicenda di Carlo perchè Carlo potrei essere io,
mia figlia, il mio vicino. E non vorrei mai vivere la sua stessa sorte. Non
si vorrebbe mai vedere soffrire le persone che amiamo così come sta
accadendo a Carlo. Seguire la storia di Carlo da vicino è ormai la mia
principale preoccupazione ma spesso mi sento inerme come se non riuscissi a
fare mai abbastanza per lui. Sono ottimista però, la fiducia e la speranza
sono le armi giuste...Carlo, il mio abbraccio!


Valentina

Ho scoperto la storia di Carlo per caso, e non sono riuscita a smettere di
pensare a lui e alla situazione che sta vivendo. E' orribile ciò che ho
scoperto. Ciò che sta accendendo a Carlo è tremendo. Nessuno dovrà passare
più ciò che Carlo sta soffrendo ora.  Ho detto a me stessa: Valentina, non
puoi rimanere ferma, devi fare qualcosa per lui. E poi, c'è qualcosa che mi
spinge ancora di più ad aiutarlo: la sua dignità. Non potreste ma immaginare
in tutta la vostra vita la dignità che Carlo Ha. Anche quando le cose vanno
male.  Ed io voglio continuare ad aiutarlo, facendo tutto il possibile.

Pietro

Mi chiamo Pietro Beretta, ho 31 anni e, come Carlo Parlanti, sono un programmatore informatico. Ho appreso la storia di Carlo nell'agosto 2005 leggendo un articolo di Riccardo Bocca sul settimanale L'Espresso. Pur tra le mille notizie drammatiche che ci travolgono ogni giorno, questa vicenda mi ha fatto subito gelare il sangue nelle vene. Forse perché Carlo è un collega. O forse perché anch'io, come molti tra quelli che fanno il nostro mestiere, lavoro e viaggio all'estero, dove ho spesso conosciuto la sensazione spiacevole di vulnerabilità che colpisce chi è straniero e lontano dai propri riferimenti, specialmente di fronte all'arroganza delle autorità. Ma forse questa storia mi ha più semplicemente sconvolto in quanto cittadino italiano, che improvvisamente si sente mancare sotto i piedi le garanzie e i diritti che credeva ormai consolidati nel proprio Paese e nei Paesi che vengono oggi definiti "civili".
Subito dopo la lettura dell'articolo ho visitato il sito dedicato e Carlo e ho contattato Katia Anedda per esprimerle la mia vicinanza. In quell'occasione ho trovato una persona forte e appassionata, ma allo stesso tempo equilibrata e intelligente, che nonostante i propri limiti (la scarsa conoscenza della lingua inglese, ma anche e soprattutto i non infiniti mezzi finanziari) aveva deciso di dare letteralmente la vita per aiutare il proprio compagno. Stimolato dalla determinazione e dall'esempio di Katia, ho deciso di dare il mio contributo alla battaglia di Carlo, condividendo da allora sino ad oggi tutte le stazioni di questa interminabile via crucis. 
Verso fine del 2005 si preparava il processo. L'estradizione in America, nell'incredibile indifferenza delle nostre istituzioni, era già avvenuta. In quel periodo Katia mi chiedeva spesso di tradurre la fitta corrispondenza di email che scambiava ogni giorno con l'avvocato difensore. Carlo, nonostante le forti pressioni esercitate dall'avvocato e dal procuratore, si era strenuamente rifiutato di ammettere i reati contestatigli. Nonostante l'esito altamente incerto di un processo con giuria popolare, l'impianto accusatorio a suo carico era infatti così inconsistente e fantasioso che sarebbe stato praticamente impossibile dimostrare la sua eventuale colpevolezza. E lui, come era ed è suo diritto, voleva GIUSTIZIA, anche per gli anni già trascorsi nelle prigioni tedesche.
Tralascio per ragioni di tempo e di buon gusto la cronaca giudiziaria di quel processo, che è comunque ben documentato dalle trascrizioni disponibili su internet. Mi limito a dire che, dalle improbabili fotografie magicamente apparse a distanza di due anni dalla denuncia, fino alle infinite ritrattazioni e rettifiche della presunta vittima, che si è addirittura spinta a spostare la data del crimine di una settimana per far quadrare la sua ricostruzione, il procedimento sembrava sempre più evidentemente avviato verso l'assoluzione di Carlo, il quale nel frattempo aveva comunque già patito abusi e pene infernali durante la carcerazione preventiva. Si può dunque comprendere con che dolore e con che sorpresa abbiamo appreso, il 20 dicembre 2005, il verdetto di colpevolezza che condannava questo italiano già provato dalla malattia e dalla depressione a scontare 9 anni di carcere lontano dalla sua famiglia e dal suo Paese!
Da quel tristissimo Natale è stato purtroppo un susseguirsi di delusioni e notizie negative. La salute di Carlo peggiorava di giorno in giorno, il mondo politico e diplomatico e i mass media rispondevano distrattamente ai nostri appelli, il processo di revisione si annunciava costoso e disperato, mentre mille difficoltà di ordine pratico ed economico rendevano sempre più penosa la carcerazione ingiusta del Parlanti.
Unica nota positiva in tanto dolore era l'impegno instancabile di Katia e di altri pochi ma determinati sostenitori. Io stesso, pur limitatissimo nelle mie possibilità di tempo e di quattrini, ho scritto appelli su appelli e ho spedito a Carlo numerose lettere. Le sue risposte, scritte sui fogli ingialliti e diafani che la direzione carceraria concede ai detenuti, sono la fotografia di un uomo affranto e depresso, ma allo stesso tempo incredibilmente lucido e a volte persino ironico, pur nell'ingiustificata follia che lo ha travolto.
Oggi le notizie che ci giungono sul nostro connazionale sono allarmanti, ma non sorprendenti. Le condizioni disumane della detenzione, unite alla precarietà fisica e alla prostrazione morale, stanno portando Carlo a un comprensibile deterioramento che oggi rende plausibile preoccuparsi per la sua stessa sopravvivenza. Per questo motivo ripeto, insieme a Katia e ai 10.000 firmatari della petizione, l'appello che da tre anni viene rivolto al mondo politico e giornalistico. Occupatevi di Carlo Parlanti, denunciate la sua sofferenza ingiusta, garantitegli cure mediche, dignità, attenzione, ma soprattutto una GIUSTIZIA CHE SIA FINALMENTE GIUSTA.




Ce ne  sono migliaia di testimonianze e migliaia di commenti sulla petizione
on line, ma il tempo e' tiranno come al solito e comunque sono facilmente
consultabili dal sito.

Vi voglio pero leggere le parole di Carlo:

Enrica è riuscita a farmi avere un fax con un pezzo di blog ed un articolo
di secondo protocollo.. ringrazia tutti

prego che la biopsia non mi dia per morto e che Dio mi lasci la forza di
lottare ancora un po', anche se ti giuro che non ce la faccio proprio più.

mi sento molto solo senza il conforto di nessuno ora, neppure di una lettera
od un messaggio



Ritornando al punto principale L'Europa, tramite la Germania, la corte
europea dei diritti umani, la stessa Italia, la procura di Milano, le
procure e i procuratori che non si sono interessati a far rispettare la
giustizia, il ministero di giustizia che non si e' interessato a bloccare
dei crimini contro un italiano, si e' presa la responsabilità di mandare
Carlo Parlanti negli USA dove ha subito un processo a dir poco farsa, ora,
quello che stiamo chiedendo e che stanno chiedendo più di 10000 persone che
hanno firmato le petizioni tra quella internazionale e quella lanciata da
Secondo protocollo e' che l'Europa si attivi per ristabilire questa
GIUSTIZIA, lo farebbe la famiglia di Carlo se ci fossero i fondi sufficienti
per avere le investigazioni idonee, di cui parte le abbiamo ottenute e sono
documenti che dichiarano che in quel processo sono state presentate prove
false contro un italiano, questo e' un crimine, nelle dichiarazioni del
processo ci sono perjury che non e' necessario dimostrare, che sono
dimostrate dalla stessa presunta vittima, anche questo e' un crimine,
crimini che tengono Carlo sotto sequestro.

Carlo ha contratto l'Epatite C nel carcere e gli hanno gia tolto quindi 10
anni di vita e se non viene adeguatamente curato (cosa che per l'Epatite non
sta succedendo) lo hanno gia condannato a morte. Carlo lo danno per malato
di TBC o forse un cancro, dopo due settimane non hanno stabilito cosa abbia
ed e' in isolamento, strano però che nemmeno il consolato italiano possa
visitarlo, strano che Carlo in una delle sue lettere lo aveva previsto
l'isolamento sino al 25, strano che tutte le persone che si interessano
umanamente a questa vicenda avevano previsto che Carlo sarebbe stato
isolato, perchè avere notizie dal mondo esterno gli dava forza e la procura
di uno degli Stati che si vanta di esportare la democrazia nel mondo ci
vuole indebolire, come donna, italiana, persona che conosce dettagliatamente
i fatti vi chiedo di fermare questi crimini, che non sono solo contro Carlo
ma anche nei confronti delle persone che come Mara, Marie, Valentina,
Claudio, Sandro e potrei coprire mille pagine di nomi, credono ancora nella
giustizia e nei diritti umani.


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darkprince0
darkprince0 il 24/10/07 alle 18:38 via WEB
Speriamo che ci siano buone notizie. Buona serata
 
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Eva_8 il 24/10/07 alle 21:58 via WEB
Si è aperto uno spiraglio, mi pare... Aspettiamo novità. Il vostro impegno sta cominciando a dare frutto. Vi abbraccio e forza Katia e Carlo! Eva
 
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