Creato da Ganim il 02/11/2004

il mio blog

...voglio provare...

 

 

Sul premier la Chiesa è stata chiara?

Post n°218 pubblicato il 03 Agosto 2009 da Ganim

Franco Monaco (su La Repubblica del 2 agosto 2009)

Caro direttore, come ha notato un osservatore non compiacente con la Chiesa quale Adriano Prosperi, non si può onestamente sostenere che da essa non si siano levate voci critiche circa i comportamenti indifendibili e svergognati del premier. Tuttavia, non si può neppure asserire, come fa Dino Boffo, che, dalle gerarchie ecclesiastiche, siano state pronunciate parole forti e chiare. Parole severe e inequivoche all'altezza, diciamo così, di quei comportamenti e del messaggio che essi veicolano.

Perlopiù si è invocata chiarezza. Ma, domando, ai fini del giudizio etico di che altro abbiamo bisogno? Ciò di cui siamo a conoscenza non è già sin troppo chiaro? La verità è che il degrado morale inerente alla vita pubblica e politica si è spinto a una misura tale che l' unica parola adeguata da parte degli uomini di Chiesa dovrebbe avere lo spessore e l'energia dell' invettiva dei profeti dell'Antico Testamento. Ogni altra parola è non solo inutile, ma nociva. Finirebbe per minimizzare, per accreditare l'idea che si possa discutere su ciò che non s'ha da discutere. Si deve solo avere il coraggio di pronunciare parole di verità.

Se non si è disposti a questo, meglio tacere. Meglio il silenzio che non il balbettio di qualche giudizio cauteloso e circospetto. Penso a discussioni francamente oziose del tipo: quale il rapporto tra vita pubblica e vita privata oppure se il politico si giudica in rapporto ai suoi atti di governo e non ai suoi comportamenti personali... Dispute palesemente elusive. Quando mai la Chiesa ha legittimato le morali separate? La scissione tra l'etica pubblica e la morale personale?

Ancora: nel caso in oggetto, come non riconoscere la macroscopica valenza pubblico-politica dei problemi in gioco? Penso alla dignità della donna, al decoro delle istituzioni, alla menzogna dell'uomo pubblico, al buon nome dell' Italia, alla perversione nel reclutamento del personale politico, al bavaglio all'informazione. Chi ha a cuore il bene della Chiesa e il suo prezioso servizio alla comunità deve profittare della circostanza per mettere a tema tre questioni.

La prima: l'accresciuto ruolo pubblico delle religioni e segnatamente della Chiesa cattolica in Italia rappresenta una sfida. È un'opportunità, ma può rappresentare un problema. Tutto dipende dalla piega che esso prende: nel senso di una religione civile che scende a patti con il potere ovvero nel segno di una profezia della "differenza evangelica" e delle sue esigenti implicazioni etiche. Mi pare evidente che, negli ultimi anni, in Italia si sia prodotto uno sbilanciamento a discapito della tensione profetica.

Seconda questione: l'ha posta efficacemente Michele Serra. Davvero, si chiedeva, era necessario lo sventolio di mutande perché gli uomini di Chiesa aprissero gli occhi sulla vera e propria regressione etico-antropologica prodotta da vent' anni di pervasiva e corrosiva "inculturazione berlusconiana"? È la testimonianza di un vistoso deficit di attitudine al discernimento, nonostante la fenomenologia fosse macroscopica.

Il via vai di escort nei palazzi del potere altro non è che il frutto di una concezione della vita, della persona, della famiglia e della società, che ha fatto breccia da gran tempo nelle fibre profonde del nostro paese. Che un'istituzione educativa quale è la Chiesa, portatrice di una visione manifestamente opposta (se ho inteso qualcosa del Vangelo e della vita cristiana), se ne renda conto solo oggi, che essa non l'abbia percepita e contrastata per tempo e con la massima energia induce a qualche riflessione critica sulle sue antenne spirituali.

La terza questione contempla luci e ombre. Le lettere ad "Avvenire" di sacerdoti e semplici fedeli che manifestano disagio e talvolta indignazione per il balbettio degli uomini di Chiesa rivelano che, grazie a Dio, una sensibilità/reattività sopravvive nel popolo di Dio. Ma un approccio analitico che posso solo accennare suggerisce il sospetto che essa riguardi solo una porzione di esso. Quei preti e quei laici che, d'istinto, giustamente reagiscono con sdegno a uno spettacolo degradante e offensivo per chi conduce una vita sobria, onesta e intessuta di quotidiani sacrifici.

L'impressione è che, a fronte di essi, stiano però settori della gerarchia troppo inclini all' appeasement con i potenti di turno e anche, va detto, un'ampia platea di fedeli che scambiano la misericordia con la complicità, il "sensus fidei" con il senso comune più corrivo. Un signor problema, questo della omologazione dei cristiani, della loro... scristianizzazione, che dovrebbe stare al vertice delle preoccupazioni pastorali della Chiesa, non meno delle cosiddette questioni eticamente sensibili

 
 
 

Ricordiamoli...

Post n°217 pubblicato il 30 Luglio 2009 da Ganim
 
Tag: memoria

ROCCO CHINNICI

(Biografia)

ImageNato a Misilmeri (Palermo) il 19 gennaio 1925, ha frequentato il Liceo Classico "Umberto" a Palermo, conseguendo la maturità nel 1943. Si è iscritto alla Facoltà di Giurisprudenza di Palermo, dove ha conseguito a pieni voti la laurea il 10 luglio 1947.
E' entrato in Magistratura nel 1952 con destinazione al Tribunale di Trapani. Poi è stato pretore a Partanna per dodici anni, dal 1954. Nel maggio del 1966 è stato trasferito a Palermo, presso l'Ufficio Istruzione del Tribunale, come Giudice Istruttore.
Nel novembre 1979, già magistrato di Cassazione, è stato promosso Consigliere Istruttore presso il Tribunale di Palermo.
Un mio orgoglio particolare, ha rivelato Chinnici, è una dichiarazione degli americani secondo cui l'Ufficio Istruzione di Palermo è un centro pilota della lotta antimafia, un esempio per le altre Magistrature d'Italia. I Magistrati dell'Ufficio Istruzione sono un gruppo compatto, attivo e battagliero. Chinnici ha partecipato, quale relatore, a molti congressi e convegni giuridici e socio-culturali. Il primo processo alla mafia, il cosiddetto maxi processo di Palermo è, tra l'altro, la conseguenza del lavoro istruttorio svolto da Chinnici e dal Pool di Magistrati con i quali ha collaborato (Falcone, Borsellino, Di Lello, ecc.).
Rocco Chinnici credeva nel coinvolgimento degli studenti nella lotta contro la mafia e spesso parlava nelle scuole sui pericoli della droga.
Parlare ai giovani, alla gente, raccontare chi sono e come si arricchiscono i mafiosi, fa parte dei doveri di un giudice. Senza una nuova coscienza, noi, da soli, non ce la faremo mai.
In una delle sue ultime interviste, Chinnici ha detto:
La cosa peggiore che possa accadere è essere ucciso. Io non ho paura della morte e, anche se cammino con la scorta, so benissimo che possono colpirmi in ogni momento. Spero che, se dovesse accadere, non succeda nulla agli uomini della mia scorta. Per un Magistrato come me è normale considerarsi nel mirino delle cosche mafiose. Ma questo non impedisce né a me né agli altri giudici di continuare a lavorare.
Rocco Chinnici è stato ucciso il 29 luglio 1983 all'età di cinquantotto anni. Accanto al suo corpo giacevano altre tre vittime raggiunte in pieno dall'esplosione: il maresciallo dei carabinieri Mario Trapassi, l'appuntato Salvatore Bartolotta e il portiere Stefano Li Sacchi
.

 
 
 

Luigi Apicella lascia la Magistratura. "L' ANM mi ha lasciato solo".

Post n°216 pubblicato il 28 Luglio 2009 da Ganim

Addita le responsabilità dell’Anm che “non ha lanciato nessun allarme” e punta il dito contro le istituzioni, il giornalismo e la politica "che parimenti non hanno lanciato alcun allarme sui gravissimi fatti compiuti da magistrati (quelli di Catanzaro) per corruzione in atti giudiziari e falso che avevano, tra l'altro, tolto con procedure illegittime al magistrato inquirente (l'ex pm di Catanzaro Luigi De Magistris ora parlamentare europeo), la trattazione di due gravissimi procedimenti penali".
Con queste parole, affidate ad una lettera inviata al capo dello Stato e al ministro della Giustizia, l’ex procuratore di Salerno Luigi Apicella si è dimesso poche ore fa dalla magistratura. Una rinuncia all’incarico "con effetto immediato ad essere trattenuto in servizio fino al settantacinquesimo anno di età".
Apicella, che per oltre 45 anni ha svolto l’attività di magistrato “con lealtà, abnegazione, trasparenza e libero di condizionamenti nel rispetto delle leggi per assicurare la giustizia ai cittadini", come lui stesso ha spiegato, ha ricordato l’”eccezionale impegno profuso dai magistrati della Procura della Repubblica di Salerno sotto la mia direzione anche in complesse indagini di criminalità organizzata di stampo camorristico, in maxi inchieste per reati contro la Pubblica Amministrazione". Un impegno "che ha ricevuto costantemente conforto nelle competenti sedi di giudizi anche di legittimità". Così come era accaduto per l’ordinanza del Tribunale del Riesame di Salerno che aveva giudicato perfettamente legittimo il discusso decreto di sequestro probatorio emesso lo scorso dicembre nell’ambito del cosiddetto “Caso de Magistris”. Al quale era seguito il controsequestro della procura di Catanzaro all’origine di quella che giornalisticamente, in modo totalmente errato e strumentale, era stata definita “guerra tra procure”.
"Questi eccellenti risultati – ha proseguito Apicella nella sua lettera - apprezzati anche dal procuratore nazionale Antimafia, dalle istituzioni, dalla stampa e dai cittadini, non hanno evitato che mi venisse inflitta una sanzione che inclina la mia fiducia nella giustizia. Non è questa la sede per discutere dei provvedimenti assunti dai miei colleghi di ufficio e da me, né per dolermi delle decisioni assunte nei nostri confronti, dei quali ciascuno rende conto innanzitutto alla propria coscienza umana e professionale, ma che comunque forniscono un quadro dell'attuale stato della giustizia in Italia. Tuttavia dalla valutazione dell'intera vicenda non posso non rilevare come non ci sia stato alcun allarme da parte del magistrati dell'Anm, né delle istituzioni, né del giornalismo, né della politica; né all'epoca dell'esecuzione dei  sequestri; né in questi ultimi otto mesi su gravissimi fatti ampiamente ricostruiti e documentati nelle oltre 1.400 pagine   'dell'incriminato provvedimento di sequestro".
Apicella ha ancora sottolineato di non potersi meravigliare “di come non vi sia stato allarme da parte dell'Anm e delle istituzioni sulla circostanza che alcuni di questi magistrati hanno continuato a trattare e gestire dopo il 2 dicembre 2008 coi procedimenti penali. Né posso non dolermi sull'adozione nei miei confronti di una sanzione così grave (sospensione dalle funzioni e dallo stipendio), pur non essendo indagato di gravi reati, come corruzione e falso, ma essendomi prodigato come dovevo per le funzioni esercitate per verificare la commissione di questi gravi delitti". "Sereno per aver sempre compiuto il mio dovere – ha concluso - nonostante le difficoltà incontrate come in questo caso, orgoglioso per aver ispirato ed assicurato nei cittadini fiducia nella giustizia, così come testimoniato da tanti messaggi, ma deluso dal silenzio dell'Associazione Nazionale Magistrati e dalle istituzioni su fatti allarmanti e dal trattamento ricevuto dopo essermi impegnato per  accertare tali fatti, ritengo di esprimere la mia profonda amarezza lasciando la magistratura".
La decisione dell’ex procuratore di Salerno è stata commentata dallo stesso Luigi de Magistris, già pm a Catanzaro e ora parlamentare europeo, che ha definito le dimissioni di Apicella un grande successo per la criminalità organizzata “grazie al contributo di questo Consiglio Superiore della Magistratura”. La decisione del magistrato, ha spiegato il deputato dell’Idv, arriva dopo che questi “era stato fermato dal CSM in quanto indagava, insieme ad altri magistrati, sui poteri forti e sulla masso-mafia presente anche in magistratura”. In Europa, ha concluso, “porteremo anche la vergogna di un CSM piegato a logiche di potere inaccettabili”.

 
 
 

la nostra storia..così attuale

Post n°215 pubblicato il 21 Luglio 2009 da Ganim

Le notizie di questi giorni sulla strage di via D'amelio sembrano spuntare fuori dal nulla ma invece sono la continuazione di ciò che già Borsellino denunciava. La verità vi renderà liberi.

 
 
 

La strage di via D'Amelio, 17 anni dopo l'indagine è sul ruolo dei Servizi

Post n°214 pubblicato il 20 Luglio 2009 da Ganim

di Nicola Biondo

Domani saranno passati diciassette anni dal giorno in cui giudice Paolo Borsellino e la sua scorta furono trucidati da un’autobomba. Diciassette anni senza verità. Troppe ombre, false testimonianze, reticenze, omertà. Ma forse tutto questo sta per finire. Le indagini delle Procure di Caltanissetta e Palermo - che mai si sono interrotte - negli ultimi mesi hanno individuato tre nuove testimonianze che potrebbero essere decisive.

La prima è quella del mafioso Gaspare Spatuzza. Dopo 11 anni di carcere duro ha rivelato di essere stato lui a rubare la macchina che sarebbe poi stata imbottita di esplosivo. Un racconto che demolisce molte false verità, alcune delle quali consacrate da sentenze passate in giudicato, e apre la porta all'individuazione di nuovi e diversi responsabili dell’organizzazione della strage.

Le altre due testimonianze sono quelle di Giovanni Brusca, il killer della strage di Capaci, e di Massimo Ciancimino, il figlio di Vito, la mente dei rapporti tra il mondo politico e la mafia. Entrambi, da visuali diverse, dicono la stessa cosa. E cioè che, in quei 57 giorni che separano la morte dei giudici Falcone e Borsellino, lo Stato e Cosa nostra trattarono.

Il figlio di don Vito racconta di aver incontrato in quella torrida estate del 1992 gli ufficiali dei carabinieri Mario Mori e Giuseppe De Donno e alcuni agenti segreti. Chiesero a suo padre di fare da intermediario con i boss. E don Vito ubbidì. In quello stesso periodo, infatti, incontrò Bernardo Provenzano e un emissario di Riina, Antonino Cinà. Divenne, in sostanza, il garante di un patto col sistema politico.

Il racconto di Giovanni Brusca è ambientato in luoghi e situazioni del tutto diverse dal salotto di don Vito e arriva dal cuore nero di Cosa nostra. «Riina mi disse chi era il terminale della trattativa», ha rivelato di recente. E ha aggiunto: «Per la strage del dottor Borsellino ci fu una straordinaria accelerazione». Determinata dal fatto che il giudice si era opposto alla trattativa «con tutte le sue forze».

Il tema delle nuove indagini è nella domanda che scaturisce da questa informazione. Una domanda che ci si pose fin dal 1992 e che oggi torna a essere drammaticamente attuale: è stata una strage di mafia,[/CLREG5N] solo della mafia? È questa la posta in gioco. Altissima. Perché la ricerca della verità porta ad arare campi lontani da quelli tradizionalmente coltivati dai boss di Corleone.

Una fuga di notizie sulle indagini in corso ha riportato alla ribalta una vecchia storia che "l'Unità" ha già raccontato. È quella di Luigi Ilardo che, tra il 1994 e il 1996, si infiltrò nella mafia per conto del colonnello della DIA Michele Riccio e che poi, come tanti altri protagonisti di questa storia, fu assassinato.

Ilardo è stato il primo a parlare di un patto tra politici della Seconda Repubblica e la mafia. Secondo il colonnello Riccio - che è diventato il principale accusatore del suo superiore - un giorno lo gridò al generale Mori: «Molte cose successe in Sicilia, questi attentati - gli disse - sono stati fatti dallo Stato e addossati alla mafia e voi lo sapete…».

Una miniera di informazioni, Ilardo, e tutto date in tempi non sospetti. È stato anche il primo a parlare di «faccia da mostro». È questo personaggio, sul quale indagava la procura nazionale antimafia diretta da Pietro Grasso, l’oggetto della citata fuga di notizie). Si tratta di un agente dei Servizi contiguo ad ambienti mafiosi che, fin dagli anni ‘80, cominciò a comparire in luoghi dove venivano compiute delle stragi o degli omicidi.

È stato sempre Ilardo a raccontare di incontri riservatissimi tra Riina ed esponenti dei Servizi, insomma qualcosa di molto simile a quello che in seguito sarebbe stato chiamato il «papello». «Molte ombre - disse ancora Ilardo qualche tempo pprima di essere ucciso - aleggiano intorno all'arresto di Totò Riina. All'interno di Cosa Nostra si faceva esplicito riferimento al ruolo avuto dai servizi segreti anche alla luce degli strani contatti che Riina aveva con persone sconosciute anche ai suoi più stretti collaboratori».

Una testimone prezioso, capace di fornire anche una lettura di sintesi degli avvenimenti di quegli anni. Eccola: «Molti misteri siciliani, la maggior parte dei delitti politici in Sicilia, non sono stati a favore di Cosa Nostra. Cosa Nostra ha avuto solamente danni da questi omicidi, quelli che ne hanno tratto vantaggi sono solamente politici.

Diciassette anni dopo quella lettura sembra potersi applicare anche alla strage di via D’Amelio. Perché, in effetti, Cosa Nostra ne ebbe solo danni. La reazione dello Stato fu la promulgazione della legge sul carcere duro e l'arresto di tutti i boss più rappresentativi, da Riina a Bagarella. Ma chi, allora, ebbe dei vantaggi da quella strage? Ancora una risposta postuma di Ilardo: «Ci sono state tante e tante altre cose in Sicilia, come ad esempio molti omicidi che, da quello che mi è stato raccontato da persone inserite in Cosa Nostra, sono stati commessi dai Servizi Segreti e poi addossati a Cosa Nostra».

E adesso è chiaro perchè da qualche tempo negli uffici giudiziari siciliani si respira una tensione che sembrava dimenticata. Non solo perché, forse, si sta per venire a capo di una delle vicende più misteriose dell’ultimo ventennio. Ma, soprattutto, perchè si ha l’impressione di poter scoprire, attraverso di essa, le «regole generali» di un meccanismo che ha segnato tragicamente l’intera storia del nostro paese.

18 luglio 2009
 
 
 

JOVANOTTI "A TE"

 

LE NUVOLE...


difficile capire perchè mi piace tanto questa poesia...

 

CONTATTA L'AUTORE

Nickname: Ganim
Se copi, violi le regole della Community Sesso: M
Età: 55
Prov: RM
 

AREA PERSONALE

 

ULTIME VISITE AL BLOG

Papermoon68Ganimmascherinadgl0DIAMANTE.ARCOBALENOsetemaniastefaniabertonakire14slippery.zonead.maloraBauessinagreatkingrat0Coulomb2003larry091gdm.srl
 

FACEBOOK

 
 

ULTIMI COMMENTI

concordo,ms
Inviato da: maresogno67
il 13/04/2009 alle 13:25
 
Apri gli occhi o tesorino...presto sveglia è già...
Inviato da: kira1999
il 13/04/2009 alle 09:55
 
agate, malleus, levitra online perisigmoiditis,...
Inviato da: minsterr999
il 25/03/2009 alle 09:29
 
karyostenosis, dolphin, levitra vardenafil...
Inviato da: lottersh
il 25/03/2009 alle 06:38
 
kinetins, allanite, prescription drug levitra phonacoscopy,...
Inviato da: lottersh
il 25/03/2009 alle 05:16
 
 
Citazioni nei Blog Amici: 4
 

IL MIO FILM PREFERITO

 

MITICA ANNIE LENNOX....


 

DIANA KRALL

 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963