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Post n°686 pubblicato il 12 Marzo 2010 da catholicmind
Senso di colpa e senso del peccato Di Padre Augusto Drago
Diventa assolutamente necessario riscoprire il Volto di Dio e della sua Bellezza, “farlo” ritornare dal suo “esilio”, là dove è stato confinato dall’uomo e dalla società nella quale viviamo. Quanto più l’uomo si incontra “a tu per tu” con il Signore, tanto più scopre e conosce i suoi peccati, sentendosi indegno di stare al cospetto di Dio. Succede come quando vediamo, in penombra, la disposizione degli oggetti in una stanza: il disordine ivi regnante o la polvere depositata un po’ dovunque non si notano. Ma non appena accendiamo la luce o apriamo la finestra, immediatamente ci accorgiamo della confusione che vi regna e della polvere che si è accumulata. Dio è luce. Egli solo sa mettere a nudo le nostre mancanze, ma lo fa con amore e misericordia, ossia facendoci avvertire il bisogno di togliere da noi la “polvere” che forse da tempo abbiamo accumulato nella nostra vita e di rimettere ordine ed armonia dentro la stanza del nostro cuore. La consapevolezza del peccato però, non va confusa con un semplice sentimento psicologico, con un’emozione, perché altrimenti non sarebbe autenticamente liberante. Infatti, un altro abbaglio del nostro tempo, è quello di interpretare il peccato in termini puramente psicologici, legandolo al senso di colpa che la persona prova dopo aver compiuto una trasgressione. Una tale concezione è fuorviante, perché porta a pensare che sia peccato solo ciò che fa sentire in colpa, mentre tutto il resto, anche se oggettivamente non rispetta la legge di Dio, non viene ritenuto peccato grave. Senso della colpa e senso del peccato sono due cose molto diverse tra di loro. Proviamo a coglierne alcune differenze:
Solo l’autentico senso del peccato genera in noi il dolore perfetto, la contrizione, che si lega all’amore e non alla paura del castigo di Dio. Lo diciamo già nell’atto di dolore: “Mio Dio, mi pento e mi dolgo con tutto il cuore dei miei peccati, perché peccando ho meritato i tuoi castighi e molto più perché ho offeso Te infinitamente buono e degno di essere amato sopra ogni cosa”. Nella sua prima lettera Giovanni scrive: Figlioli miei, vi scrivo queste cose perché non pecchiate. Ma se qualcuno ha peccato, abbiamo un Paraclito presso il Padre, Gesù Cristo, il giusto. E’ Lui la vittima di espiazione per i nostri peccati. Non soltanto per i nostri, ma anche per quelli di tutto il mondo (1 Gv 2,1-2). Il perdono del peccato viene dalla grazia misericordiosa di Dio. Il senso di colpa rimane invece, come incastonato nel cuore dell’uomo e vi rimane quasi a tormentarlo fino alla disperazione ed al rifiuto di sé. Occorre quindi compiere un cammino che ci conduca dal senso di colpa al senso del peccato. Un cammino che si può percorrere solo attraverso l’umiltà e la conoscenza dell’amore infinito di Dio, nelle cui mani è salvezza e liberazione. Dal profondo a te grido, o Signore. Signore ascolta la mia voce. Siano i tuoi orecchi attenti Alla voce della mia supplica. Se consideri le colpe, Signore, Signore, chi ti potrà resistere? Ma con te è il perdono Così avremo il tuo timore! Io spero, Signore. Spera l’anima mia, attendo la tua parola. (Dal Salmo 139). Per uscire dal sentimento soffocante e frustrante del senso di colpa, occorre allora saper “gridare” al Signore. Gridare perché ascolti la nostra voce, che grida il bisogno di pace e di riposo dell’anima e del cuore. Allora sarà veramente bello essere accolti dal Cuore del Padre, ricco di grazia e di misericordia, e lì trovare ristoro. “Venite a me voi che siete stanchi ed oppressi ed Io vi darò ristoro” (Matteo 11,28). Accogliamo questo dolce invito del Signore: oppressi dai sensi di colpa, troveremo in Lui il nostro ristoro. Fonte: www.pastoralespiritualita.it |
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