Entro nel reparto di Neurologia e mi dirigo verso la sua stanza. Appena prima della porta si sente quel tipico odore forte di disinfettanti ed aria ferma.
Le spondine del letto sono alzate e Alexander è messo supino sul letto.
Cadaverico. Alimentato da un sondino naso-gastrico.
La muscolatura del viso è flaccida, la bocca semiaperta e la punta della lingua è a penzoloni tra i denti. La sua pelle nera è secca e si lacera facilmente, troppo disidratata.
Quando entro mi posiziono davanti il suo volto, a mezzo metro di distanza.
I suoi occhi azzurrissimi si muovono e con lo sguardo mi aggancia.
Io gli dico "Buongiorno Alexander" e lui alza le palpebre.
Mi ha salutato.
Gli chiedo se anche oggi ha voglia che lo mobilizzi un pò, lui alza le palpebre.
Sì.
Inizio a muoverlo e gli faccio sentire il suo volto con la mano...chissà da quanto tempo non taccava il suo viso.
Iniziano a scendere lacrime dagli occhi.
Gli accarezzo il viso: "coraggio, è difficile, lo so. Non è semplice, non è affatto semplice."
Sbatte due volte le ciglia. E' un no. Per lui non è affatto facile.
Sono lì per aiutarlo ma non so nemmeno se vuole continuare a vivere il suo ergastolo dentro il suo corpo.
Alexander è sempre lì, rinchiuso in sè stesso con la condanna del locked-in.
Inviato da: loucky61
il 04/02/2009 alle 22:31
Inviato da: loucky61
il 04/02/2009 alle 22:19
Inviato da: dianavera
il 18/12/2008 alle 00:26
Inviato da: monkeykiki
il 17/12/2008 alle 16:45
Inviato da: unnickqualsiasi79
il 21/11/2008 alle 16:43