Blog
Un blog creato da vocazionilecce il 01/02/2008

dabar

incontro alla Parola

 
 

AREA PERSONALE

 

TAG

 

ARCHIVIO MESSAGGI

 
 << Aprile 2024 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
1 2 3 4 5 6 7
8 9 10 11 12 13 14
15 16 17 18 19 20 21
22 23 24 25 26 27 28
29 30          
 
 

FACEBOOK

 
 

I MIEI BLOG AMICI

Citazioni nei Blog Amici: 1
 

 

L’idea (disastrosa) dell’ora di Islam e il rischio della scuola coranica

Post n°110 pubblicato il 19 Ottobre 2009 da vocazionilecce
 

(dal Corriere della Sera del 19/10/2009)Ancora una volta, riecco l’invocazione scaramantica: «Ci vorrebbe l’ora di…». Stavolta, quella nuova, da istituire subito nelle scuole pubbliche, sarebbe «l’ora di Islam». C’è qualcosa di drammati co, ma anche di grotte sco, nella parabola, vec chia ormai di due secoli, delle funzioni che si so gna di affidare alla «scuo la di Stato». C’è, qui, un mito nato — come tanti — dagli schemi ideologi ci di giacobini e girondi ni.

Non lo scettico Voltaire ma il fervoroso Rousseau fu il maestro di quei signori: si nasce buoni, il peccato originale è una favola disastrosa, date ai fanciulli dei maestri acconci ed avrete il regno della bontà, dell’altruismo, del civismo. Sorgono difficoltà sempre nuove? Ma dov’è il problema?
Basterà inserire nella scuola pubblica delle apposite «ore di…» che educhino al bene e al buono i nuovi virgulti; e tutto sarà ripianato.

Da noi, il Cuore deamicisiano è l’icona caricaturale di questi nuovi templi di un’umanità plasmata dalla Ragione e strappata alla superstizione. Succede, però, che proprio nell’Occidente laicamente formato, abbiano trovato folle entusiaste le ideologie mortifere che hanno devastato i due secoli seguiti al trionfo delle utopie roussoiane. Ma poiché gli ideologi hanno per motto «se la realtà non coincide con la teoria, tanto peggio per la realtà», il mito ha continuato ad agire. Il sesso fra gli adolescenti crea gravidanze incongrue e favorisce violenze? Si istituiscano nelle scuole «corsi di educazione sessuale». Alcol e droghe devastano i giovanissimi? Ecco gli esperti per gli appositi «corsi contro le dipendenze». C’è strage su moto e automobili? Subito «corsi di educazione stradale».

La convivenza sociale è sempre più turbolenta? Ecco dei bei «corsi di educazione civica».
Si potrebbe continuare, ma la realtà è chiara: a ogni problema, una risposta affidata alla scuola. Con il risultato, segnalato da pedagogisti ovviamente inascoltati, o di effetti irrilevanti o addirittura di aggravamento delle situazioni: il confuso istinto di ribellione dei giovani porta a sperimentare e a praticare ciò che è condannato nelle prediche degli adulti, soprattutto se insegnanti.
Trasgredire al professore dà tanto gusto come, un tempo, trasgredire al parroco.

E ora, tocca all’Islam, la cui presenza tra noi, ogni giorno in crescita, è tra gli eventi che meritano l’inflazionato aggettivo di «storico». Non siamo davanti a una immigrazione, ma a una di quelle migrazioni che si verificano una o due volte in un millennio. Per quanto importa, sono tra i convinti che, sulla lunga durata, l’Occidente si rivelerà per l’islamismo una trappola mortale. I nostri valori e, più ancora, i nostri vizi, corroderanno e, alla fine, faranno implodere una fede il cui Testo fondante non è per nulla in grado di affrontare la critica cui sono state sottoposte le Scritture ebraico-cristiane.

Una fede che, in 1400 anni, non è mai riuscita ad uscire durevolmente dalle zone attorno ai tropici, essendo una Legge nata per remote organizzazioni tribali. Una fede che, priva di clero e di un’organizzazione unitaria, impossibilitata a interpretare il Corano — da applicare sempre e solo alla lettera — è incapace di affrontare le sfide della modernità e deve rinserrarsi dietro le sue mura, tentando di esorcizzare la paura con l’aggressività. Ma poi: panini al prosciutto, vini e liquori, minigonne e bikini, promiscuità sessuale, pornografia, aborti liberi e gratuiti, «orgogli» omosessuali, persino la convivenza con cani e gatti, esseri impuri, e tutto ciò di cui è fatto il nostro mondo — nel bene e nel male — farà sì che chi si credeva conquistatore si ritroverà conquistato.

Ma questo, dicevo, in una prospettiva storica: per arrivarci passerà molto tempo e molti saranno i travagli, magari i drammi. Per adesso, che fare? Sorprende che, proprio da destra, si proponga lo pseudorimedio che è, da sempre, quello caro alle sinistre: nelle scuole «corsi di Islam», quello buono, quello politically correct . L’idea non ha né capo né coda.

Brevemente: poiché, a parte casi particolari, gli allievi islamici sono ancora pochi in ogni classe, bisognerebbe riunirli tutti assieme in una classe sola, almeno per quelle ore. Ed ecco pronta la madrassa, la scuola coranica, che esige che i credenti in Allah stiano unicamente con altri credenti. Stretti in comunità, a cura della nostra Repubblica, chi farà loro lezione? E che gli si insegnerà? Gli ingenui, o insipienti, promotori della proposta si cullano forse nel mito di un «Islam moderato», pensano che esistano schiere di intellettuali musulmani «laici, pluralisti, democratici», pronti ad affrontare concorsi per cattedre di Islam «corretto»?

Ignorano che incorrerebbe in una fatwa di morte il muslìm che presentasse la sua religione come una verità tra le altre? Non sanno che relativismo e neutralità religiosa sono frutti dell’illuminismo europeo, ma bestemmie per il credente coranico? Ignorano che l’anno islamico inizia da Maometto e che il tempo e il mondo sono solo del suo Allah? Non sanno che è impensabile il concetto stesso di «storia delle religioni» per chi è convinto che c’è una sola fede e le altre sono o incomplete o menzognere? I politici pensano, allora, di affidare le «ore di Islam» a non islamici, di far spiegare il Corano — in modo «laico e neutrale» — a chi non lo crede la Parola eterna e immutabile di Dio?

Fossi un assicuratore, mai stipulerei una polizza sulla vita per simili, improbabili, introvabili docenti. Se l’insegnamento nelle istituende «madrasse della Repubblica italiana» differisse anche di poco da quello delle moschee, l’esplosione di violenza sarebbe inevitabile. E, come troppo spesso è successo con i fautori delle «ore di…», le buone intenzioni produrrebbero frutti disastrosi. 

Vittorio Messori
19 ottobre 2009© RIPRODUZIONE RISERVATA

 
 
 

Iniziative vocazionali Paoline

Post n°109 pubblicato il 16 Luglio 2009 da vocazionilecce
 
Tag: Eventi
Foto di vocazionilecce

per un’estate alternativa,
vissuta in profondità!
con le Figlie di San Paolo e non solo…

 

  • Sulle Vie del Vangelo! 2009 
    Campo biblico – missionario per giovani 18 – 30 anni
    con studio, riflessione e annuncio della Parola nelle famiglie e per strade reali e virtuali…
    Contributo: 80 euro
    A Cava de’ Tirreni - SA – dal 29 luglio al 6 agosto
    Animatori: don Giuseppe Berardi ssp, sr. Mariangela Tassielli, sr. Cettina Talarico, sr. Silvia Mattolini, sr. Teresa Stagnetto - Figlie di San Paolo 
     

 Sulle vie del Vangelo è un’iniziativa annuale. Esperienza e testimonianze dello scorso anno, per entrare un po’ di più nel vivo della missione!!! 

  • Abbiamo posto la nostra speranza nel Dio Vivente
    Meeting per adolescenti 15 – 17 anni
    Cinque giorni di incontri, preghiera, laboratorio e giochi
    Contributo: 120 euro
    A Spicello - PU – dal 19 al 24 luglio 
    Animatori: équipe di Famiglia Paolina – sr.  Silvia Mattolini per le Figlie di San Paolo                    

     

     

  • A Roma per incontrare san Paolo
    Pellegrinaggio per giovani 18 – 30 anni
    Insieme per incontrare Dio seguendo le tracce lasciate dal grande Apostolo attraverso l’arte, le immagini, la comunicazione, i laboratori.
    Contributo: 120 euro
    A Roma dal 7 al 13 agosto 
    Animatori: équipe di Famiglia Paolina - sr.  Mariangela Tassielli per le Figlie di San Paolo                    

     

     

  • Insieme per la Bibbia
    Esperienza missionaria per giovani 18 – 30 anni
    Incontri di evangelizzazione e diffusione della Bibbia tra le famiglie e i giovani
    In Romania dal 26 luglio al 3 agosto   
    Animatori: don Domenico Soliman, ssp
     
  • Ho una bella notizia..! Io l’ho incontrato
    Esercizi spirituali per giovani 18 – 35 anni
    Contributo: 110 euro

    A Pella – NO – dal 27 al 30 agosto
    Animatori: sr.  Luisa Damonte per le Figlie di San Paolo

             

Non c’è nulla di noi che non dica chi siamo… il nostro modo di vivere il tempo fa la differenza e l’estate non può fare eccezione?
Estate è mare, caldo, relax… ma la profondità continua a fare la differenza, anche in alto mare!
Che fai allora prendi il largo con noi o resti a riva?

 Per tutte le informazioni e adesioni contattaci: suormariangela@hotmail.it esuorsilvia@ymail.com

 
 
 

ANNO SACERDOTALE

Post n°107 pubblicato il 15 Luglio 2009 da vocazionilecce

(da www.zenit.org)

Modello per ogni sacerdote

Il santo Curato d’Ars, proclamato “Patrono di tutti i sacerdoti del mondo”


ROMA, lunedì, 6 luglio 2009 (ZENIT.org).- Riportiamo di seguito un articolo apparso sul tredicesimo numero di Paulus (luglio 2009), dedicato al tema “Paolo l’architetto”. 

* * *

Appena concluso l’Anno Paolino, la Chiesa cattolica si è mobilitata per uno speciale Anno Sacerdotale, indetto da Benedetto XVI sul tema: “Fedeltà di Cristo, fedeltà del sacerdote&r dquo;. L’annuncio lo ha dato lo stesso Pontefice il 16 marzo scorso, precisando che l’iniziativa vuole celebrare il 150° Anniversario della morte di Giovanni Maria Vianney, il santo Curato d’Ars, che sarà da lui proclamato “Patrono di tutti i sacerdoti del mondo”. Aperto il 19 giugno, solennità del Sacratissimo Cuore di Gesù e Giornata di santificazione sacerdotale, con un rito presieduto dal Papa alla presenza della reliquia del Curato d’Ars portata dal vescovo di Belley-Ars, l’Anno Sacerdotale si chiuderà il 19 giugno 2010, con un Incontro Mondiale Sacerdotale in piazza San Pietro. Non è un caso che quest’Anno sia stato indetto nella memoria del Curato d’Ars, un prete che nella cura dei fedeli si consumava letteralmente, non fosse altro che per quelle dieci-quindici ore al giorno in confessionale, conscio che la gente domandava a lui – povero prete cresciuto in campagna, pastore e analfabeta fino ai 17 anni, accettato con mille riserve in seminario perché non imparava il latino – il segno di un’altra misericordia. La forte sottolineatura dell’essenza del sacerdozio richiamata dal Papa si ripercuote in una seconda esortazione: a essere «presenti, identificabili e riconoscibili». Identificabili e riconoscibili: un sacerdozio che non si confonda con i giudizi e i modi del mondo, quasi a mimetizzarsi, ma che nell’essere, nel dire, nel mostrarsi si dichiari per ciò che è: figura di Cristo. Benedetto XVI riflette la domanda del popolo cristiano ai suoi sacerdoti: portateci Cristo, portatecelo in modo chiaro, riconoscibile, audace. Portatecene il volto misericordioso, perché la più perfetta giustizia non guarisce gli uomini: ne occorre una più grande, che li faccia rinascere. Dai giorni degli Apostoli, gli uomini hanno bisogno, per credere, di altri uomini. Di volti che incarnino Cr isto nelle loro giornate di fatica. «Nel fatto che Dio si è fatto uomo – ha detto Benedetto XVI – sta sia il contenuto che il metodo dell’annuncio cristiano». Dunque, Dio ha bisogno di uomini per farsi presente tra loro, e gli uomini hanno bisogno di sacerdoti in cui trovare il volto e la misericordia di Dio. Proprio come scriveva Paolo ai cristiani di Corinto: «È Dio che ha avuto misericordia di noi, e ci ha affidato il compito di essere ministri della sua misericordia» (2Cor 4,1).

Prima di tutto parroco

La vicenda del Curato d’Ars – testimone di tempi drammatici per la Chiesa – è emblematica. Nato alla vigilia della Rivoluzione, egli ricevette clandestinamente la prima comunione in un granaio. Nella Francia delle chiese spogliate Giovanni Maria Vianney fu mandato in un villaggio dove, a detta del suo vescovo, a Dio si pensava ben poco. Eppure, quel paese di 230 anime si trov&og rave; come travolto da un turbine di decine di migliaia di pellegrini l’anno. Si mettevano in coda, aspettando, dall’una di notte. Non era stato un seminarista brillante. Ma era un uomo di Dio; e la gente non chiedeva altro. Bastava. Era, davvero, la sola ricchezza che cercavano in lui. Nella campagna profonda dell’Ain dell’Ottocento, con i suoi abitanti contadini che la domenica malvolentieri sospendono la mietitura per andare a messa, il piccolo don Jean-Marie, con la tonaca rammendata e il grande cappellaccio nero in testa a ripararsi dalla pioggia o dal sole, è un prete generoso e severo, spaventato dal pericolo di perdita delle anime dei suoi parrocchiani. Dopo pochi anni dal suo arrivo ad Ars, la gente, dapprima indifferente al suo rigorismo morale, cominciò ad accorgersi di quel sacerdote che faceva sempre digiuni e penitenze, e dava ai poveri anche le sue scarpe. Non solo. Le biografie raccontano che talvolta, a notte fonda, colpi frago rosi come di un visitatore furioso battevano alla porta della canonica. Alcuni parrocchiani, chiamati dal Curato, sentono a loro volta quel baccano, e la sera dopo si rifiutano di tornare. Da quel giorno il Curato d’Ars decide di non preoccuparsi, poiché sembra trovare normale che il “nemico” si accanisca contro la sua porta. Gli basta il rosario per difendersi. In effetti, la vita in canonica scorre come su due binari paralleli: da un lato, Jean-Marie Vianney si dona anima e corpo alla parrocchia, al catechismo dei bambini che strappa a fatica dai campi, alla scuola e alla carità per gli orfani; dall’altro lato, possiede una fortissima vita interiore, alimentata dalle ore notturne di preghiera. Ma in questa seconda prospettiva, la vita del Curato d’Ars non è la fiaba rasserenante di un santo prete di campagna. Egli si porta addosso un silenzioso tormento, come una misteriosa ferita. Ne parla ben poco. Confesserà, un giorno : «La mia tentazione è la disperazione!». Di tutte, la più terribile. Possibile per quel prete così cercato e amato, la cui fama si va allargando per la misericordia con cui tratta ogni sconosciuto in confessionale, mentre già si comincia a mormorare che è un santo? Possibile. Proprio questa ferita nascosta lo spinge a pregare così intensamente, come un naufrago che si aggrappi a un legno. Il poeta Charles Péguy, francese come lui, scriverà cent’anni dopo che proprio le peggiori miserie sono i punti vulnerabili della corazza dell’uomo, attraverso cui la grazia può penetrare. Il Curato pare sapere istintivamente che la sua debolezza è la sua forza, proprio come aveva scritto san Paolo (2Cor 12,10). Giovanni Maria Vianney aveva un senso profondo della sua nullità. Qualche biografo, mettendolo in bocca allo stesso Curato d’Ars, aggiunge persino questa confessione di completa mancanza di autostima: «C’è sempre nelle famiglie un bambino che ha meno intelligenza degli altri. Nella mia famiglia, i miei fratelli e le mie sorelle avevano abbastanza comprendonio, ma io ero il più tonto...». Corrisponda o no al vero, questo presunto autogiudizio del santo Curato esprime tutta la sua profonda umiltà, a conferma che per i suoi piani «Dio ha scelto ciò che nel mondo è stolto» (1Cor 1,27). Ne era tanto consapevole da poter dire: «Se nella diocesi ci fosse stato uno più miserabile di me, Dio avrebbe scelto lui».

L’eredità di un minuscolo gigante

Buio intenso e luce piena si alternano dunque nelle notti della canonica d’Ars che sembra, con le sue travi a vista, un granaio riattato. Qui vi esercitò il suo ministero di misericordia per ben 41 anni quel santo prete, dotato fra l’altro del carisma di leggere nelle anime. Sta il fatto che in questo paese da nulla approderanno non meno di trentamila pellegrini l’anno. Viene in mente Padre Pio. Ma «la differenza – come dice il rettore della parrocchia-santuario d’Ars, padre Philippe Nault – è che il Curato d’Ars era un parroco al cento per cento, sempre di corsa fra i malati e il catechismo dei bambini. Per questo tanti sacerdoti lo considerano, prima che un santo, un fratello; e vengono qui in diecimila, ogni anno». Ormai vecchio e provato dalla penitenza, sofferente per le tante miserie che gli vengono confidate nel ministero del confessionale, egli trova energia sempre nuova nella santa Messa: alla consacrazione s’illumina. «Aveva il dono – dice ancora padre Nault – di vedere Cristo vivo, presente nell’Ostia. Diceva raggiante: “Lui è qui!”. E c’era gente che solo a guardarlo celebrare si convertiva». Jean-Marie Vianney entra in agonia alla fine di luglio del 1859 e muore il 4 agosto, prima dell’alba, a 73 anni, venerato da subito come santo. Di una santità che cresce nell’oblio del mondo. Intervistato l’indomani dell’indizione dell’Anno Sacerdotale, il vescovo di Belley-Ars mons. Guy Bagnard riproponeva così l’attualità di Jean-Marie Vianney: «La piccolezza segna tutta la vita di san Giovanni. È nella piccolezza che Dio genera la grandezza».

Bruno Simonetto


 
 
 

CONVEGNO EUROPEO PASTORALE VOCAZIONALE/2

Post n°106 pubblicato il 15 Luglio 2009 da vocazionilecce
 
Tag: Eventi

(da www.zenit.org)

La pastorale vocazionale è chiamata a una svolta missionaria

Si è concluso l'Incontro annuale del Servizio Europeo per le Vocazioni

ROMA, lunedì, 6 luglio 2009 (ZENIT.org).- La pastorale vocazionale è chiamata a una svolta missionaria: E' quanto emerge dal congresso che ha riunito a Roma, nel suo annuale congresso il Servizio Europeo per le Vocazioni (EVS), organismo della Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa per la cura e l’attenzione alle vocazioni nella Chiesa.

Questo il tema dell’annuale congresso che ha riunito dal 2 al 5 luglio, a Roma, il Servizio Europeo per le Vocazioni (EVS), organismo della Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa per la cura e l’attenzione alle vocazioni nella Chiesa.

Alla convocazione, incentrata sul tema "Seminatori del Vangelo della vocazione: una Par ola che chiama e invia", hanno risposto ottantotto delegati di 22 chiese nazionali d’Europa.

Il congresso di quest’anno è stato organizzato dal Centro Nazionale Vocazioni Italiano, presieduto da mons. Italo Castellani, Arcivescovo di Lucca, e coordinato da don Nico Dal Molin, Direttore Nazionale del CNV.

Nella sua relazione, la prof.ssa Rosanna Virgili ha ricordato che ogni vocazione dell’uomo, altro non è che la conseguenza di una vocazione “primordiale” che coinvolge Dio stesso: è Lui che, per primo, ascolta la voce dell’umanità che grida a lui e decide liberamente di coinvolgersi nelle vicende della storia del popolo d’Israele.

L’incarnazione del Verbo – ha aggiunto la biblista – rappresenta per Dio un “contro-esodo”: dalla terra promessa Dio esce, si spoglia, per entrare nell’ “Egitto” dell’umanità, fin nelle fasce più marginali ed emarginate, le stesse dove il Figlio di Dio cercherà e chiamerà i suoi primi collaboratori.

Ogni vocazione cristiana allora, altro non è che la partecipazione a questa libera scelta di Dio di stare accanto all’umanità che grida e alla quale risponde con la parola del Vangelo, ha detto.

Per questo, ha ricordato, come Gesù e come la Chiesa primitiva hanno dovuto superare i modelli e le strutture fornite dall’Antico Testamento, così anche la Chiesa dei nostri tempi è chiamata a superare senza paura modelli e strutture che le impediscono di stare accanto all’umanità che grida, portando ad essa la parola del Vangelo.

Nel prendere poi la parola il prof. Paul M. Zulehner, teologo e pastoralista della Facoltà Teologica di Vienna, ha tracciato un profilo della situazione della Chiesa nell’Europa occidentale rilevandone, oltre ad un progressivo invecchiamento anagrafico, la perdita della capacità di essere richiamo affascinante per i giovani europei.

Partendo da qui, il teologo ha sottolineato l’esigenza di ritornare a riproporre grandi visioni che aiutino l’uomo moderno, soprattutto i giovani, a trovare un sentiero su cui camminare, dall’altra l’esigenza di pensare a forme nuove per vivere il servizio ministeriale alla Chiesa e l’evangelizzazione del mondo.

Mons. Italo Castellani, Arcivescovo di Lucca e Presidente del CNV, ha invece tracciato una sintesi del cammino della pastorale vocazionale nella Chiesa Italiana a partire dal documento del 1985, dalla riflessione educativa dei Vescovi italiani del 1999 ed infine dalla scelta di dedicare il piano pastorale del prossimo decennio al tema dell’educare.

Da molti anni la Chiesa Italiana, ha spiegato il presule, prendendo come magna charta il documento “Nuove vocazioni per una nuova Europa”, sta camminando per inserire la pastorale vocazionale nella pastorale ordinaria della Chiesa, specialmente come anima dell’impegno educativo che si esprime in ambiti diversi (parrocchia, scuola, università pastorale giovanile).

Momento apice del congresso è stato l’incontro con il Papa Benedetto XVI che ha accolto il gruppo di EVS in udienza privata, ricordando che “la cura delle vocazioni costituisce per ogni diocesi una delle priorità pastorali, e assume ancor più valore nel contesto dell’Anno Sacerdotale appena iniziato”.

Riguardo al tema che ha guidato il congresso EVS il Papa ha sottolineato che “a seminare nel cuore dell’uomo è sempre e solo il Signore” e che “solo dopo la semina abbondante e generosa della Parola di Dio ci si può inoltrare lungo i sentieri dell’accompagnare e dell’educare, del formare e del discernere&rdqu o;.

A chiudere la serie delle relazioni ci ha pensato padre Amedeo Cencini, psicologo e formatore, che ha sottolineato in particolare come la pastorale vocazionale si identifichi con il primo annuncio della fede: la pastorale vocazionale è parte integrante del kerygma e non esiste proposta di fede, se non tradotta nell’esigenza di una proposta personale, una proposta caratterizzata vocazionalmente.

Non ci troviamo più nella situazione in cui la proposta vocazionale cadeva su un terreno già dissodato da un contesto sociale che sosteneva l’esperienza della fede, ha osservato padre Cencini. Oggi può benissimo accadere che la proposta vocazionale susciti l’esperienza della fede, e questa dinamica, pur se contraria rispetto alla tradizione secolare che ci precede, non è estranea al dinamismo della proposta di fede.

A suo avviso, importante sarebbe ricuperare la stretta relazione esistente tra form azione permanente e animazione vocazionale, perché queste due realtà si sostengono a vicenda e dipendono strettamente l’una dall’altra.

Durante il congresso l’assemblea dei direttori nazionali ha eletto il nuovo consiglio di coordinamento per il prossimo triennio: il rev. sac. Jorge Madureira , direttore del Centro Nazionale Vocazioni del Portogallo, è stato nominato coordinatore dell’EVS; mentre Vicecoordinatori sono stati nominati il rev. sac. Marek Dziewiecki, direttore del Centro Nazionale Vocazioni della Polonia, e la prof.ssa Paule Zellitch, membro permanente del Servizio Nazionale Vocazioni di Francia e capo redattrice della rivista èglise et Vocation.

Il prossimo convegno EVS si terrà a Esztergom (Ungheria) nei giorni 1-4 luglio 2010.

 
 
 

CONVEGNO EUROPEO PASTORALE VOCAZIONALE

Post n°105 pubblicato il 15 Luglio 2009 da vocazionilecce
 
Tag: Eventi

Il Papa ai partecipanti al Convegno europeo sulla pastorale vocazionale

CITTA' DEL VATICANO, domenica, 5 luglio 2009 (ZENIT.org).- Pubblichiamo di seguito il discorso pronunciato da Benedetto XVI nel ricevere questo sabato in udienza i partecipanti al Convegno europeo sulla pastorale vocazionale che ha per tema: "Seminatori del Vangelo della vocazione: una Parola che chiama e invia" (Roma, 2-5 luglio 2009).

 

* * *

Cari fratelli e sorelle!

È con vero piacere che vi incontro, pensando al prezioso servizio pastorale che svolgete nell’ambito della promozione, dell’animazione e del discernimento delle vocazioni. Siete venuti a Roma per prendere parte a un convegno di riflessione, di confronto e di condivisione tra le Chiese d’Europa, che ha come tema "Seminatori del Vang elo della vocazione: una Parola che chiama e invia", finalizzato a infondere nuovo slancio al vostro impegno a favore delle vocazioni. La cura delle vocazioni costituisce per ogni diocesi una delle priorità pastorali, che assume ancor più valore nel contesto dell’Anno Sacerdotale appena iniziato. Saluto pertanto di cuore i Vescovi Delegati per la Pastorale Vocazionale delle varie Conferenze Episcopali, come pure i Direttori dei Centri Vocazionali nazionali, i loro collaboratori e tutti voi qui presenti.

Al centro dei vostri lavori avete posto la parabola evangelica del seminatore. Con abbondanza e gratuità, il Signore getta il seme della Parola di Dio, pur sapendo che esso potrà incontrare un terreno inadeguato, che non gli permetterà di maturare a motivo dell’aridità, o che ne spegnerà la forza vitale soffocandolo tra cespugli spinosi. Tuttavia, il seminatore non si scoraggia, perché sa che una p arte di questo seme è destinata a trovare il "terreno buono", cioè cuori ardenti e capaci di accogliere la Parola con disponibilità, per farla maturare nella perseveranza e ridonarne con generosità il frutto a beneficio di molti.

L’immagine del terreno può evocare la realtà più o meno buona della famiglia; l’ambiente talvolta arido e duro del lavoro; i giorni della sofferenza e delle lacrime. La terra è soprattutto il cuore di ogni uomo, in particolare dei giovani, a cui voi vi rivolgete nel vostro servizio di ascolto e di accompagnamento: un cuore spesso confuso e disorientato, eppure capace di contenere in sé impensate energie di donazione; pronto ad aprirsi nelle gemme di una vita spesa per amore di Gesù, capace di seguirlo con la totalità e la certezza che viene dall’avere trovato il più grande tesoro dell’esistenza. A seminare nel cuore dell’uomo &eg rave; sempre e solo il Signore. Solo dopo la semina abbondante e generosa della Parola di Dio ci si può inoltrare lungo i sentieri dell’accompagnare e dell’educare, del formare e del discernere. Tutto ciò è legato a quel piccolo seme, dono misterioso della Provvidenza celeste, che sprigiona da sé una forza straordinaria. E’ infatti la Parola di Dio che di per se stessa opera efficacemente quanto dice e desidera.

C’è un’altra parola di Gesù, che utilizza l’immagine del seme, e che si può accostare alla parabola del seminatore: "Se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore produce molto frutto" (Gv 12,24). Qui il Signore insiste sulla correlazione tra la morte del seme e il "molto frutto" che esso porterà. Il chicco di grano è Lui, Gesù. Il frutto è la "vita in abbondanza" (Gv10,10), che E gli ci ha acquistato mediante la sua Croce. E’ questa anche la logica e la vera fecondità di ogni pastorale vocazionale nella Chiesa: come Cristo, il sacerdote e l’animatore devono essere un "chicco di grano", che rinuncia a se stesso per fare la volontà del Padre; che sa vivere nascosto dal clamore e dal rumore; che rinuncia alla ricerca di quella visibilità e grandezza d’immagine che oggi spesso diventano criteri e addirittura scopi di vita in tanta parte della nostra cultura, ed affascinano molti giovani.

Cari amici, siate seminatori di fiducia e di speranza. E’ infatti profondo il senso di smarrimento che spesso vive la gioventù di oggi. Non di rado le parole umane sono prive di futuro e di prospettiva, prive anche di senso e di sapienza. Si diffonde un atteggiamento di impazienza frenetica e una incapacità a vivere il tempo dell’attesa. Eppure, questa può essere l’ora di Dio: la sua chiamata, mediata dalla forza e dall’efficacia della Parola, genera un cammino di speranza verso la pienezza della vita. La Parola di Dio può diventare veramente luce e forza, sorgente di speranza, può tracciare un cammino che passa attraverso Gesù, "via" e "porta"; attraverso la sua Croce, che è pienezza d’amore. E’ questo il messaggio che ci viene dall’Anno Paolino appena concluso. San Paolo, conquistato da Cristo, è stato un suscitatore e formatore di vocazioni, come si vede bene dai saluti delle sue lettere, dove compaiono decine di nomi propri, cioè volti di uomini e donne che hanno collaborato con lui nel servizio del Vangelo. Questo è anche il messaggio dell’Anno Sacerdotale appena iniziato: il Santo Curato d’Ars, Giovanni Maria Vianney – che costituisce il "faro" di questo nuovo itinerario spirituale – è stato un sacerdote che ha dedica to la sua vita alla guida spirituale delle persone, con umiltà e semplicità, "gustando e vedendo" la bontà di Dio nelle situazioni ordinarie. Egli si è così dimostrato un vero maestro nel ministero della consolazione e dell’accompagnamento vocazionale. L’Anno Sacerdotale offre pertanto una bella opportunità per ritrovare il senso profondo della pastorale vocazionale, come pure le sue scelte fondamentali di metodo: la testimonianza, semplice e credibile; la comunione, con itinerari concertati e condivisi nella Chiesa particolare; la quotidianità, che educa a seguire il Signore nella vita di tutti i giorni; l’ascolto, guidato dallo Spirito Santo, per orientare i giovani nella ricerca di Dio e della vera felicità; e infine la verità, che sola può generare libertà interiore.

Possa, cari fratelli e sorelle, la Parola di Dio diventare in ciascuno di voi sorgente di benedizione, di consolazione e di fiducia rinnovata, perché siate in grado di aiutare molti a "vedere" e "toccare" quel Gesù che hanno accolto come Maestro. La Parola del Signore dimori sempre in voi, rinnovi nei vostri cuori la luce, l’amore, la pace che solo Dio può donare, e vi renda capaci di testimoniare e annunciare il Vangelo, sorgente di comunione e di amore. Con questo augurio, che affido all’intercessione di Maria Santissima, imparto di cuore a tutti voi la Benedizione Apostolica.

[© Copyright 2009 - Libreria Editrice Vaticana]

 
 
 
Successivi »
 
 

CERCA IN QUESTO BLOG

  Trova
 

ULTIME VISITE AL BLOG

teresa_stagnettoonesimo0carmel3paryde85billa1939CASESPARSE2002giorgio80dgl1mirellaodagiacgiammissionarierogrosariascorranonella_53rimimmoantonio.pagliara68andreuccia81
 

CHI PUÒ SCRIVERE SUL BLOG

Solo l'autore può pubblicare messaggi in questo Blog e tutti possono pubblicare commenti.
 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 
 
 
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963