FITOTERAPIE

ERBA DI SAN GIOVANNI


L' Hypericum perforatum è conosciuto anche come "erba di san Giovanni". Ovviamente il "mistero" di questo nome può essere chiarito soltanto facendo ricorso a varie leggende, le quali tuttavia concordano sul fatto che "Giovanni " sia da identificare con il Battista e non con l'apostolo. Ecco alcune di queste leggende. • La prima si basa sulla Bibbia, nella quale si afferma che Giovanni si nutriva di locuste e di miele selvatico. Il termine greco per locusta (akron), però, non indica tanto l'insetto quanto la cima delle piante su cui la locusta si posa. È vero che di solito, nella Bibbia, akron indica l'insetto, tuttavia, quando la leggenda si sofferma a descrivere le preferenze culinarie del Battista, utilizza lo stesso termine sia per l'insetto sia per la pianta. L'iperico e la depressione Altre leggende hanno poi compiuto un vero "balzo da locusta" nel ritenere che la pianta ingerita da san Giovanni con i suoi insetti coperti di miele fosse Hypericum perforatum... • Un'altra spiegazione prende spunto dai "puntini" neri sui petali e dai "forellini" sulle foglie: i primi rappresenterebbero il sangue versato da san Giovanni decapitato, i secondi le lacrime sparse da chi assistette a quel crudele spettacolo. • La terza spiegazione si basa sul fatto che l'Hypericum perforatum è una pianta selvatica (nel Colorado e in Australia viene considerata addirittura un'erba infestante) che fiorisce in estate, più o meno all'epoca in cui si festeggia san Giovanni (24 giugno). Ed ecco perché l'iperico, i cui fiori ricoprono i prati di un colore giallo vivo, fù soprannominato "erba di san Giovanni". Quale che sia l'origine del nome, è certo che nel Medioevo, la notte della vigilia di san Giovanni, era costume dormire con un mazzolino d'iperico sotto il cuscino, nella convinzione che, così facendo, il santo apparisse in sogno e proteggesse il dormiente dalla morte per un anno intero. L'iperico come medicina nel suo libro Thè Healing Power of Herbs, il dottor Michael T. Murray afferma:  L'erba di san Giovanni ha una lunga tradizione nell'uso popolare: Ippocrate (il padre della medicina), Dioscoride, il più rinomato medico dell'antica Grecia, e Plinio il Vecchio (nell'antica Roma) la impiegarono per curare molte malattie. Il nome latino Hypericum perforatum deriva dal greco e significa "contro i fantasmi": questo perché si credeva che l'erba respingesse gli spiriti maligni, i quali non potevano sopportarne l'odore. Difatti un altro appellativo popolare dell'iperico è "erba scacciadiavoli". Nella medicina popolare, l'erba di san Giovanni è stata impiegata per curare sia ferite (date le sue elevate proprietà antibatteriche e antivirali) sia disturbi ai reni e ai polmoni... ma anche per sanare quella che oggi definiamo depressione. Nella Rodale's Illustrateci Encyclopedia of Herbs leggiamo: Quest'erba viene considerata benefica per l'apparato digerente; in particolare si è sempre ritenuto che i suoi componenti alleviassero i disturbi dovuti all'ulcera e alla gastrite. Inoltre è stata usata per combattere la nausea e la diarrea. Anche i lividi e le emorroidi sembrano trarre giovamento dalla sua applicazione. E stata impiegata per scopi sedativi e analgesici. I fiori, aggiunti a un particolare olio di uso medico, hanno effetto lenitivo sulle ferite da taglio. Gli erboristi infine le attribuiscono la proprietà di indurre (o aumentare) un senso di benessere. Molto tempo prima che la depressione venisse identificata dalla medicina tradizionale come una malattia dai connotati precisi, i suoi sintomi "preoccupazione", "inquietudine nervosa", disturbi del sonno e altri ancora venivano curati con l'erba di san Giovanni. E anche nella moderna medicina erboristica l'erba di san Giovanni è impiegata soprattutto nella cura della depressione. Se vi siete rivolti a un erborista per curare la depressione, quasi sicuramente vi avrà consigliato l'iperico. Per quanto riguarda invece l'uso estensivo dell'iperico nella medicina tradizionale, si può dire che siamo soltanto agli inizi. Le premesse tuttavia sono più che incoraggianti. Attualmente infatti l'efficacia dell'iperico viene studiata per la cura dell'AIDS, di varie forme di cancro, dell'enuresi notturna nei bambini, di alcune malattie della pelle (come la psoriasi), dell'artrite reumatoide, delle ulcere peptiche e, non ultimo, del mal di testa da sbornia. (L'iperico si solubilizza bene e si conserva nell'alcool. Chissà, forse, tra qualche tempo, l'iperico sarà aggiunto alle bevande alcoliche perché agisca come "riduttore" dei postumi delle sbronze...) Le novità positive A questo punto, dopo aver esaminato le caratteristiche generali dell'iperico e della depressione, possiamo approfondire le novità positive riguardanti i rapporti tra la pianta e la malattia. La ricerca medica ha dimostrato che l'iperico è un trattamento efficace per la depressione: altrettanto efficace, nella maggior parte dei pazienti, degli antidepressivi tradizionali. In sintesi, le ricerche cliniche dimostrano che dal 50 all'80 per cento dei pazienti depressi manifesta una significativa diminuzione dei sintomi e un corrispondente aumento dello stato di benessere. L'entità del successo è comparabile a quella degli antidepressivi tradizionali; tuttavia, a differenza di questi ultimi:  1) gli effetti collaterali dell'iperico sono pochi e lievi,  2) l'iperico costa molto meno,  3) l'iperico non ha bisogno di ricetta medica. Tutto ciò rende chiaro fino a che punto questa pianta può essere usata nel trattamento sia della depressione a lungo termine e a bassa intensità sia della depressione maggiore nella sua forma lieve e in quella moderata. Oltre cinquemila pazienti sono stati coinvolti nel suo studio iniziale e oltre duemila tra loro sono stati inclusi in studi in doppio cieco. Otto comparazioni testa a testa hanno dimostrato un'efficacia dell'iperico paragonabile a quella dei tarmaci tradizionali, ma con minori effetti collaterali. In Germania, più di venti milioni di persone assumono regolarmente l'iperico contro la depressione. Gli effetti collaterali dell 'iperico utilizzata per secoli dalla medicina popolare, l'erba di san Giovanni vanta un eccellente record di sicurezza, confermato da ricerche mediche recenti. L'uso massiccio di iperico in Germania (sessantasei milioni di dosi giornaliere all'anno) non ha prodotto referti medici che denuncino un grave impatto con il farmaco o un effetto tossico in seguito a un iperdosaggio accidentale. D'altro canto, non esiste sostanza che possa dirsi del tutto sicura. Infatti, qualunque elemento tra quelli essenziali alla nostra vita, se assunto in eccesso, è molto dannoso. Ecco perché su tutte le confezioni dei farmaci è riportata l'indicazione: "da vendersi soltanto dietro presentazione di ricetta medica ". Anche il comune sale da cucina un minerale necessario per la nostra vita è mortale se ingerito in quantità eccessiva. Nell'analizzare gli effetti collaterali di una certa sostanza, bisogna anzitutto valutare il pericolo relativo. In altri termini, ci si deve chiedere: quanto è tossica una data sostanza rispetto a un'altra? L'aspirina è meno tossica della morfina, ma più tossica, per esempio, della vitamina C. Vanno altresì confrontati i rischi con i benefici relativi, il danno causato dalla malattia e il danno potenziale derivabile dal trattamento. La chemioterapia utilizza alcune tra le sostanze chimiche più tossiche, ma, se pensiamo alle conseguenze del non utilizzo di tali sostanze la morte per cancro, esse diventano clinicamente accettabili. Che cosa possiamo dire dell'iperico a questo riguardo? Dal punto di vista della tossicità, l'iperico è più sicuro dell'aspirina. Negli Stati Uniti, ogni anno da cinquecento a mille persone muoiono a causa dell'aspirina, in genere per emorragie inteme. L'iperico, al confronto, non ha registrato un solo decesso in almeno 2400 anni di impiego farmacologico. Infatti l'unico effetto tossico di cui siamo a conoscenza si manifesta in alcuni animali a pelo corto, come la pecora, che muore non tanto per avere ingerito, brucando, grandi quantità di erba di san Giovanni, ma per essersi esposta al sole successivamente: questa è la ragione per cui in Australia l'iperico è considerato un'erba dannosa. L'iperico aumenta la sensibilità dell'animale alla luce, per cui questo si ammala e talvolta muore a causa delle ustioni (in termini medici si parla di fototossicità). Questo fenomeno, per quanto teoricamente possibile negli uomini, non è mai stato documentato in rapporto alle dosi di iperico raccomandate per la cura della depressione. Anche nel caso della ricerca sull'AIDS, che implica la somministrazione di iperico per via endovenosa in quantità trentacinque volte superiori a quelle per la depressione, gli effetti fototossici sono stati scarsi e comunque mai letali. (E allo studio la possibilità di ricorrere a dosi più elevate di iperico sfruttandone le proprietà antivirali). Tuttavia il rischio della fototossicità va considerato se il paziente ha già manifestato una sensibilità specifica alla luce solare o se è in cura con altri farmaci fotosensibilizzanti, come la Clorpromazina o le Tetracicline. In uno studio condotto su 3250 pazienti sottoposti a iperico, solo il 2,4 per cento ha manifestato effetti collaterali. Tali effetti collaterali tendono a essere lievi. Le affezioni gastrointestinali rappresentano lo 0,6 per cento, le reazioni allergiche lo 0,5 per cento, l'astenia lo 0,4 per cento, l'agitazione lo 0,3 per cento. (E interessante tuttavia notare che, in quindici studi condotti su 1008 pazienti, gli effetti collaterali nel gruppo di controllo, cui era stato somministrato un innocuo placebo, sono stati leggermente superiori a quelli del gruppo sottoposto a iperico: 4,8 per cento nel gruppo del placebo contro 4,1 per cento nel gruppo dell'iperico. Anche il tasso delle interruzioni si è dimostrato superiore nel gruppo del placebo: 1,8 per cento rispetto allo 0,4 per cento nel gruppo dell'iperico.) Un valore superiore viene riportato dal British Medical Journal in una rassegna di sei studi sull'iperico: il 10,8 per cento dei pazienti ha manifestato effetti collaterali con l'iperico (simili a quelli elencati sopra) contro il 35,9 per cento di effetti collaterali nei pazienti trattati con farmaci antidepressivi tradizionali. Anche in base a questo valore, il British Medicai Journal ha concluso che gli effetti collaterali dell'iperico sono "rari e di lieve entità".