C'era una volta...

Fiabe e bugie - 3


C'è ancora un genere di bugia di cui la fiaba ci parla: quella della bugia protettiva.Il guardacaccia mente alla cattiva matrigna e invece di uccidere Biancaneve, porta alla regina il cuore di un cinghiale.
Questa è una bugia che ai nostri occhi di severi pedagoghi sembra più accettabile di quelle di cui abbiamo parlato nei post precedenti (uno e due) solo perché il buon fine sembra immediatamente percepibile e non utilitaristico.Ma quello che risulta estremamente interessante, ad una lettura approfondita (e psicanalitica) della fiaba è il fatto che matrigna e cacciatore sono in realtà due alter-ego dei genitori, madre e padre.Sarebbe troppo angosciante e oscuro parlare di MADRI con pulsioni omicide verso i propri figli (vedi post Madri e Matrigne), quindi si trasforma la madre cattiva (il lato oscuro della madre) in una figura diversa, solo lontanamente imparentata con la figlia; cui quindi è CONSENTITO essere gelosa, malvagia, omicida.Così il padre, inetto e spesso VOLUTAMENTE cieco nei confronti della madre "cattiva", viene giustificato in quanto assente. O adombrato nelle protettive figure di cacciatori (in Biancaneve come in Cappuccetto Rosso), pronti a soccorrere: magari troppo tardi (in Cappuccetto Rosso il deus ex-machina arriva dopo che il lupo ha mangiato la bambina e la nonna); o magari mentendo (come in Biancaneve) perchè realmente INCAPACE di opporsi alla donna malvagia.Così la bugia del cacciatore-padre, lungi dal dimostrare bontà e pietà, segnala invece un pauroso intreccio tra incapacità e asservimento sessuale al potere femminile all'interno di certe relazioni familiari. Dove la madre vede messo in pericolo il proprio potere seduttivo da parte della figlia che cresce, tornano in gioco i motivi edipici dell'attaccamento genitore-figlio, che sono spesso usati per originare sensi di colpa e smontare possibili difese e sostegni. Il silenzio e l'ipocrisia fanno il resto.