C'era una volta...

Lo sposo mostruoso


La storia dell’amore tra una giovanissima e bella fanciulla e un essere mostruoso attraverso piccole varianti percorre le nostre cultura da secoli. Dai miti dell'antica Grecia, Amore e Psiche, in cui lo sposo è creduto mostruoso perché non vuole mostrarsi e arriva solo di notte e al buio completo; per poi continuare nelle fiabe col motivo dello sposo-animale: Biancaneve e Rossarosa, Il Re ranocchio, Il maiale fatato, L’allodola che strilla e saltella, Barbablù, L’uccello strano e naturalmente La Bella e la Bestia. In ognuna di queste fiabe (e in altre che potrebbero venire alla mente) coesistono vari motivi: - quello dell'asservimento femminile alle figure maschili (padre, fratelli e poi marito), per esempio, è un elemento molto chiaro in Barbalù e ne abbiamo già parlato altrove in questo blog: qui e qui e qui; - oppure quello dell'amore che riesce a vedere bello anche quello che bello non è (e quindi a trasformarlo);- oppure quello della inutilità di riconcorrere bellezza e fortuna che rimangono miraggi vuoti.Ma il tema centrale e comune a tutte le fiabe incentrate sullo sposo mostruoso è l'iniziazione femminile al sesso all'interno del matrimonio.Quasi sempre le ragazze protagoniste di queste fiabe devono superare il legame, edipico col padre o, se non vogliamo scomodare Freud, il legame sociale con la famiglia di origine. La fiaba dà voce all’anima di una adolescente che, con spavento e con coraggio, impara a trasferire il proprio amore al di fuori dell'ambito familiare, scoprendo la sessualità. Paura perché spesso, al di fuori dell'epoca dei clan e delle tribù, lo sposo, nelle società medievali - più complesse - era un completo estraneo che imponeva non solo lo sradicamento dalla famiglia, ma anche, spesso, dal paese natale. Ma che oltretutto imponeva una intimità fisica inaudita per un'epoca in cui il sesso era inimmaginabile; spesso, si capisce, vissuta come vera e propria violenza carnale e psicologica.