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Post N° 256

Post n°256 pubblicato il 25 Febbraio 2006 da gates_of_dawn






"Cara Radio Popolare,
certo tu già sai che Radio24 ha chiuso la trasmissione quotidiana Zombie di Diego Cugia.  Oggi era l'ultima.

Abbiamo già visto questo vergognoso film, per Cugia (con Alcatraz), e per molti molti altri professionisti, giornalisti e artisti, seri, intelligenti e integri.
Santalmassi sostiene che è solo una sospensione, ma di censure più o meno mascherate ormai abbiamo troppe esperienze..

Cara Radio, ti seguo da quando sei nata, non so come potrei comprendere e sopportare questo mondo senza di te.
Ora ti scrivo per chiederti un favore, anche se non so se sarebbe possibile, ma so che siamo in tanti ad apprezzare Cugia.

Vorresti dare ospitalità a Zombie nel tuo network?
Tra le tue tante voci di radio meticcia c'è un po' di posto per un'altra voce apolide e libera?

Mai prima avevo ascoltato la radio del Sole24ore, manco sapevo della sua esistenza.
Solo quando ho saputo che trasmettevano Zombie, ti ho 'tradito', ma non con lei, l'altra radio, ma per lui, Diego Cugia, per quell'ora quotidiana di resistenza umana che ne ha fatto per me un'isoletta sorella, nell'ordine del senso, della mia amatissima e necessaria finestra sul mondo: tu, Radio Popolare.

Grazie, e buone trasmissioni,
Annamaria"



Commenti al Post:
gates_of_dawn
gates_of_dawn il 25/02/06 alle 01:16 via WEB
Dal sito: "Sospeso "Zombie" il programma di Diego Cugia su Radio 24. Doveva durare un anno, interrotto al secondo mese. Il congedo del "papà" di Jack Folla UN PUNTO INTERROGATIVO PIU' ALTO DELL'EVEREST di Diego Cugia (Saluto finale dell'autore e conduttore del programma, dall'ultima puntata in onda venerdì 24 Febbraio) Cari amici, nemici, "zomberos" di tutte le età. Non è facile spiegare quel che neanch'io ho capito. Non so nemmeno se questo testo andrà in onda. Ho ricevuto da parte della direzione di Radio 24 la notizia che questo programma sarà sospeso a partire da lunedì prossimo, 27 febbraio, e che Giancarlo Santalmassi avrebbe annunciato lui stesso, al giornale radio del mattino del 27, di aver chiuso Zombie. Siamo già da tempo in par-condicio, e abbiamo avuto il benestare del direttore su tutti i copioni, compresi quelli che non andranno più in onda. Quindi, la par condicio non c'entra. Naturalmente, anche se già "morto", ho lottato contro questa decisione francamente assurda con tutta l'energia vitale di uno zombie. Ho proposto che, fino al 10 Aprile, giorno delle elezioni, non solo avrei stralciato ogni e qualsiasi riferimento a parlamentari e partiti. Ma non avrei proprio parlato di politica. Nulla da fare. Così, martedì scorso, ho alzato le mani dal computer in segno di resa e ho smesso di scrivere. Ho naturalmente rifiutato la remotissima possibilità di riprendere Zombie su Radio 24 dopo il 10 Aprile. Perché… …Perché… Caro Direttore, così come ti ho detto sì tutte le volte che mi hai chiesto qualcosa, (non sono un duro e puro e conosco il Paese in cui vivo), e dopo una delle più brutte notti della mia vita, ti rispondo con un fermo, sereno e ragionato "No." Ricordi la campagna di noi autori e registi contro gli spot assillanti che "interrompevano l'emozione" delle opere? Mi stai chiedendo uno spot di puro silenzio lungo quattro settimane, 2000 minuti di nastro che fruscia, un oscuramento cupo e apparentemente inspiegabile. E anche se, come scrivi, le critiche a questa censura sui giornali non durerebbero più di una settimana (anche meno, aggiungo io, e forse neppure ci saranno) dimentichi di aver tradito te stesso e la tua autonomia, un tuo autore, e soprattutto un pubblico crescente di migliaia e migliaia di ascoltatori ai quali, dopo 40 giorni di deserto, non puoi dire "Oilà, eccoci tornati, abbiamo scherzato! Siamo indipendenti a corrente alternata!" E questo ammesso e non concesso che questo programma l'avresti fatto effettivamente tornare. Tu, l'editore, e l'editore dell'editore. "Zombie" non era affatto un programma politico, ma un manifesto poetico in cui si riconosce (e trova sollievo dalla propria solitudine) un pubblico vasto e eterogeneo dai venti ai novant'anni, e di ogni ceto sociale. Quale credibilità avrei più nell'accettare non un piccolo compromesso, ma addirittura un oscuramento totale? Non infrangendo la 'par condicio' il problema è un altro. Ti aspetteresti adesso che io dica che Zombie non può vivere in una Radio 24 che ha alle spalle Confindustria. Invece io sono proprio convinto del contrario. E' proprio la nostra piccola grande industria, i dirigenti, gli operai, gli impiegati, i manager, che in Italia hanno bisogno di una ventata di notizie senza guinzaglio, di poesia, di musica e di libertà. Hanno bisogno di alzare la testa, di guardare oltre i confini, e di ritrovare se stessi, e con la dignità, voglia di darci dentro e lavorare. Il Paese delle idee è fermo. E questo contagia il Paese della produttività. Il sogno collettivo è un ricordo degli Anni del Boom. I lavoratori italiani, tramontate tutte le utopie, subiscono dalla TV il meno che c'è. Un finto pieno, com'è finto il benessere, in realtà un vuoto reazionario, sì, un vuoto pericolosissimo, soprattutto per le piccole e grandi imprese. Zombie poteva e doveva vivere proprio qui, a Radio 24 il Sole 24 ore, senza essere mai interrotto da nessuno, perché era un piccolo spazio di libertà creativa, e perché non ha infranto la legge. Interrompendolo s'interrompe la fiducia. Fra te e me, direttore. Fra gli ascoltatori e Zombie. Ma tu, direttore, sei stato irremovibile, mi hai dato del sordo che non vuol sentire, e ci sospendi. Fallo a testa alta e guardandomi negli occhi. Io ti sto rispondendo a viso aperto con la testa un po' reclinata (perché mi stai facendo molto male) ed entrambi sappiamo che tu solo, da domani, avrai un microfono per spiegarti. Ma io so che non te ne approfitterai. Perché non puoi fingere che non è stato commesso un errore. Questo piccolo programma non è il malessere da strappare o da occultare. Questo programma ha importato il malessere che cova sotto le braci, e lo trasforma in qualcosa di più creativo, e non più di auto-distruttivo. Era una piccola sveglia. A volte, lo capisco, le sveglie irritano e fanno male, ma sono sempre salutari. Invece c'è chi preferisce puntare su questo lungo sonno. Sul letargo. Sul vuoto. Ma va bene così, ho vissuto un solo mese, e "da morto". E mi risolleverò da questa ennesima porcata: quella di chi gestisce, male, e con la benda sugli occhi, il sistema della comunicazione e dell'informazione in Italia. Al diavolo i presunti martiri. Così va' il Paese, bellezza! Ringrazio prima di tutto il mio 85 enne amico Franco Rispoli, giornalista professionista, tutto ringalluzzito perché non gli capitava più dal ventennio di essere censurato, e i giornalisti Andrea Purgatori che ha di nuovo rimbalzato contro il muro di gomma di questo tremolante e smarrito Paese, e Valeria Serra, giornalista free-lance dagli oceani e dal Sud del mondo, Stefano Micocci, primo collaboratore, che di musica è un enciclopedia vivente, Luciano Francisci che ha realizzato tecnicamente e musicato dolcemente le mie parole, il ventiquattrenne Gabriele Policardo che aveva appena iniziato a fare pratica d'autore. E naturalmente voi tutti, un pubblico vastissimo, dai 15 ai novantanni, trasversale, vagabondo, poetico e senza etichette, oltre ogni stupido vicolo cieco sinistra/destra, che mi aspettava da tre anni di censura della radio pubblica, e si è rifatto vivo con una tempestività struggente. Grazie, mi dispiace davvero che sia durata così poco. Avevo una montagna di cose da dirvi e da darvi ma non possiedo una radio nazionale (a proposito, c'è qualcuno che ci ospita? Non siamo barbudos, siamo professionisti intelligenti e per bene, e ci facciamo la doccia tutte le mattine e abbiamo i nostri bravi pantaloni grigi e i golfini blu) oppure magari, chissà, potrei attrezzarmi come uomo-sandwich, e battere pianure e città con una lampadina rotante in testa, un megafono e l'organetto. Al Gruppo Sole 24 ore-Confindustria e a Giancarlo Santalmassi, direttore di Radio 24, che avevo già ringraziato pubblicamente per avermi ridato la libertà di esprimermi, lascio un punto interrogativo alto come l'Everest. E a tutti voi la Guerra di Piero di Fabrizio De André, e un segno sulla fronte, un marchio azzurro per riconoscerci la prossima volta, una piccola zeta, che in greco antico vuol dire "è vivo". A tutti, un appuntamento sul sito Internet, www.diegocugia.com per rimanere in contatto. Alla prossima, speriamo un po' più lunga e meno tribolata trasmissione. Grazie a tutti! d.c."
 
RichyB
RichyB il 01/03/06 alle 11:04 via WEB
Ciao! Entra e vota i tuoi OSCAR 2006....
 
manualeperdonne
manualeperdonne il 05/03/06 alle 17:27 via WEB
Trattasi di censura preventiva..
 
occhineri7101
occhineri7101 il 10/03/06 alle 02:24 via WEB
Sai cos'è? Che le cose belle finiscono. Ci deve essere una specie di corsa all'autodistruzione nell'umanità, perché comunque, per un motivo o per l'altro, quello che trasmette emozioni belle, positive...finisce. Sempre.
 
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