CINEMA E LIBRI
Suggerimenti, opinioni e elucubrazioni varie riguardanti le mie due più grandi passioni, il cinema e la letteratura.
La base atomica » |
Post n°1 pubblicato il 03 Ottobre 2014 da gianor80
È stato il figlio sembrava un sogno. Solo due anni fa è stato uno dei migliori film italiani della sua stagione, una commedia amarissima, dura e divertente ma con un ghigno arrabbiato, storia e personaggi guardati senza nessuna pietà, osservati nella loro piccineria ma con la capacità di risalire la scala per comprendere da dove questa venisse. Sembrava di aver guadagnato un nuovo autore di caratura internazionale. La Buca è un risveglio terribile. Tutto quel che di buono c’era in quella commedia contemporaneamente moderna e tradizionale, piena di invenzioni ma anche capace di lavorare alla grande sulle basi del cinema (attori, fotografia, sceneggiatura, montaggio) sembra perso e Daniele Ciprì è quasi irriconoscibile. Regista, sceneggiatore e direttore della fotografia anche in questo suo secondo film “da solo” (cioè senza Franco Maresco) Ciprì ha scelto una strada impervia e lontanissima dalle sue corde (lo si dice a posteriori, avendo visto il film), una commedia questa volta sofisticata, favolistica ed esagerata, priva di presa concreta, di forza bruta ma in teoria piena di poesia. Due uomini si conoscono e cominciano a fare coppia, uno è un profittatore nato e di lavoro, l’altro il tipico da cui approfittare, tra loro una donna nel ruolo di mediatrice in un contesto che vorrebbe ricordare i film americani degli anni ’60 con in più molta pioggia. E non è certo un musical La buca! È una commedia priva di idee, priva di guizzi e che non riesce nemmeno a far ridere. Non si capisce cosa sia successo a Ciprì, nel film precedente riusciva a tenere a bada ed instradare un cavallo difficile da domare come Toni Servillo mentre qua non riesce a far recitare in maniera decente nè Castellitto nè tantomeno Rocco Papaleo (figuriamoci Valeria Bruni Tedeschi!). Insostenibile dall’inizio alla fine del film si farebbe fatica a parlare bene talmente pochi sono i possibili appigli, talmente vuoto e inconsistente si ostina ad essere scena dopo scena. |
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