CINEMA E LIBRI
Suggerimenti, opinioni e elucubrazioni varie riguardanti le mie due più grandi passioni, il cinema e la letteratura.
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Post n°15 pubblicato il 17 Ottobre 2014 da gianor80
È un’operazione di pura propaganda cattolica quella portata avanti da Cristiada, film che rimette in scena i tumulti messicani di inizio novecento, quando i cattolici vennero perseguitati dal governo e un generale ateo si mise al servizio della ribellione. Puntando su alcune star appannate (Peter O’Toole e Andy Garcia) più un idolo del pubblico latino (Eva Longoria), il film non esita di fronte a niente pur di muovere lo spettatore dalla sua parte, non si ferma nemmeno di fronte allo sfruttamento del sentimentalismo legato ai bambini. In questo film fiume che non scorre impetuoso come si addice a simili produzioni ma si ferma ogni dieci minuti per inseguire dialoghi ad altissimo tasso di melassa, tutto sembra procedere indisturbato verso la grande tesi di fondo, una sorta di fatalismo cristiano in cui la provvidenza regola le vite di ognuno verso un giusto martirio. Morire per la giusta causa, morire con onore, morire urlando “Viva cristo”. Eppure, nonostante i suoi intenti dichiarati, Cristiada avrebbe potuto ugualmente essere la grande cavalcata cui ambiva, un misto tra il western della redenzione sociale e il cinema di rivendicazione dei propri diritti, ispirare e appassionare proiettando figure mitiche (nasce così il generale di Andy Garcia). Poteva insomma essere cinema d’altri tempi al servizio di propaganda d’altri tempi per ideologie d’altri tempi, e anche il tentativo di dipingere buoni e cattivi con i toni del cinema italiano di genere anni ’70 è abbastanza evidente nell’espressionismo della recitazione e dell’illuminazione (più il personaggio siede in alto nella scala gerarchica della sua fazione più la sua enfasi è calcata), invece Dean Wright si limita alla superficie, sfruttando gli elementi più evidenti senza poi usarli al momento opportuno. Così Cristiada non è altro che un lunghissimo trailer, un accenno di qualcosa che non arriva mai, una lunga serie di scene madri affiancate senza che ne sia mai costruito il senso. Piacerà a chi desidera vedere ritratta la propria filosofia di vita, meno a tutti gli altri che vorrebbero un buon film. Per nulla a chi cerca cinema d’altri tempi. |
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