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Il concetto di dono

Post n°5 pubblicato il 29 Marzo 2011 da cinzia.cucco1970

Il concetto di dono

 

Il dono non è una peculiarità di un periodo storico. Tuttte le società hanno sempre messo in atto questa pratica. In era primitiva esistono dei meccanismi volti ad allacciare alleanze tra tribù tramite il dono di suppellettili varie ammantando tale pratica di un significato rituale. Nel mondo antico i più ricchi donavano alla colletività strutture pubbliche di vario tipo. Nel Medioevo le chiese erano costruite grazie a ricchi finanziamenti da parte di importanti anfitrioni. Anche l'assistenza ai poveri rientra in queste pratiche caratterizzate dal dare. In determinati casi la pratica del dono serve da collante sociale diventando un fattore essenziale nella creazione dell'identità (io mi identifico con una comunità basata sullo scambio reciproco. Quindi sono nella misura in cui dono, e non nella misura in cui consumo o accumulo beni materiali). Laddove il dono è una componente della società ciò che conta è il vincolo che si instaura tra chi dona e chi riceve, per cui ciò che conta non tanto lo scopo del dono ma il fatto di aver donato che diventa valore in sé stesso. Quindi il fine ultimo non è il valore o l'utilità dell'oggetto del dono ma l'essere umano. Fautori di questo tipo di umanesimo erano Marx, Nietzsche e Freud in quanto consideravano l'essere umano come fine ultimo, e non il capitale o l'accumulo di beni. Personalmente non credo che il capitalismo debba essere debellato come un virus, credo piuttosto che anche l'uso del denaro e l'economia in genere debbano essere finalizzati al bene di tutti o comunque non debbano poggiare le basi sul sopruso, sulla violenza, sullo sfruttamento. Credo, in definitiva nell'economia sostenibile e credo che si tratti di una scelta attuabile la quale non porterebbe sicuramente ad un accumulo eccessivo di ricchezza concentrata nelle mani di pochi ma ad un benessere comunque diffuso e ben distribuito.

 

 

 

 

 

 

 

La differenziazione della società

Il differente modo con cui si struttura la società può essere visto da diversi punti di vista. Le varie form sociali, col mutare delle esigenze e della complessità intrinseca ad esse, si sono, nel corso della storia, differenziate in vari sensi adattandosi a nuove esigenze e a mutate contingenze storiche. Per questo sono state individuate  quattro forme di differenziazione della struttura sociale[1] di seguito elencate:

 

  • 1) Differenziazione segmentata
  • 2) Differenziazione centro-periferia
  • 3) Differenziazione stratificatoria
  • 4) Differenziazione funzionale

 

La differenziazione segmentata riguarda aspetti parziali della società ovvero la distinzione in gruppi distinti in base alla discendenza (tribù, clan, famiglie) o distribuiti da un punto di vista territoriale (villaggi o case).

La differenziazione centro-periferia contrappone l'ambiente rurale a quello urbano. In seno all'ambiente urbano si crea a sua volta un'ulteriore differenziazione che consiste nele stratificazione in clasi e nella gerarchizazione.

 La differenziazione funzionale ha a che vedere con una divisione in sitemi parziali in base alla funzione da essi ricoperta : il sistema politico, il sistema economico, il sistema della scienza, il sistema dell'arte, il sistema giuridico, il sistema dell'educazione, le famiglie, la religione.

 


[1] Marco Bontempi, Corso di sociologia, le forme della differenziazione sociale, consultato su internet il 09/06/10.

 

 
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