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Alda Merini (profilo)

Post n°10 pubblicato il 03 Marzo 2011 da circololettleopard1
 

Alda Merini

APPUNTI PER UN PROFILO POETICO

 

Una conversazione con

VITTORIANO INNOCENTI

 

-e letture da “FIORE DI POESIA”, Tascabili Einaudi, 1998

 

Voci recitanti

M. Irene Erra                      Vittoriano innocenti

 

Inserti musicali alla tastiera di

Isi Simoni

 

Fra le tante vette poetiche del ‘900 va annoverata certamente, per unanime consenso, anche una poetessa italiana, che si erge come guglia gotica solitaria, altissima, nella poesia dedicata all’amore. La poetessa è proprio Alda Merini, che come spiegava il critico Franco Loi, “…si lascia parlare dall’ignoto, che procede dalle impurità piuttosto che dalle troppe sapienze della mente, che sa trascorrere tra i dolori e i deliri senza troppo compiacimento…”. Come potete subito intuire da questa premessa Alda è fuori da ogni scuola, un vero outsider, così come lo era stato Quasimodo, così come lo era stato Mario Tobino nella narrativa, personaggi non citati a caso perché a loro Alda è legata da un sottile filo rosso: a Quasimodo perché le ha teso la mano portandola nel salotto dei grandi poeti; a Tobino perché con lui ha condiviso un tema centrale nella vita di entrambi: la follia. Solo che Tobino, medico di manicomio, l’aveva vissuta sulla pelle degli altri, in cui aveva visto affermarsi la spontaneità più vera, quindi un’autenticità senza confini, espressa oralmente dalle loro storie, da lui romanzate. Invece in Alda Merini la follia è interna a sé stessa, la brucia, la spinge, la piega, la fa parlare e scrivere, la fa risorgere in un’altalena di angosce e di timori, la fa ricoverare in manicomio preda di altri, che vorrebbero smorzare sia la sua sensibilità acuita dalla fantasia, dall’ignoto, sia il suo infinito cielo di astrazioni, la sua vena immaginifica e metaforica, che la distoglie dalla vita pratica dei comuni mortali. La follia fa soffrire la Merini in anni di solitario silenzio dietro sbarre impietose, per finire poi a cantare di nuovo l’amore e il manicomio antiamore in un lirismo puro ed ardente, denudando anche il sistema e le strutture che ospitano la follia. Alda Merini dunque è la poetessa dell’amore e della follia, un braciere di passione delicatissima e di sgomento, spontaneità e autenticità incarnate per la follia. Lei canterà sempre il suo amore, la sua passione. La sua poesia è autobiografia poetica dell’amore e della follia.

Notate bene che l’amore come passione era stato trattato fin dall’antichità: ecco come lo definisce Platone nel Fedro:  “..Il prepotente desiderio, che sopraffatta la ragione e la rettitudine, rivolto al godimento della bellezza, rafforzato dai desideri ad esso affini, si slancia, forte e vittorioso, verso la bellezza del corpo, dalla sua stessa forza prendendo nome, EROS, si chiama

Sennonché questa è una fotografia di un desiderio che si lancia su un obbiettivo. Alda invece vuol far sentire al suo interlocutore che cosa le vibra dentro, che arrovellamento c’è nei suoi neuroni, quali associazioni di idee e sentimenti le scatena questa passione che le accende la carne, poiché tutto comincia nella carne, mentre la mente fa analisi e sintesi degli stimoli della carne intrigante, che non si accontenta del corpo altrui, ma che vuole, nel dono reciproco,  anche la gemella mente altrui, vuole tutto dell’altro, per vivere come in un sogno.

Pure Prévert nel ‘900 era stato il poeta menestrello dell’amore, ma era l’amore degli altri, di cui aveva descritto tutti gli attributi, perché gli altri se ne innamorassero. L’amore, per lui era solo un potente strumento di liberazione per liberare il costume dai vincoli bigotti e maniacali del clericalismo oscurantista; l’amore libero diveniva così uno degli strumenti della rivoluzione marxista per far nascere l’uomo nuovo. Una rivoluzione fallita come tutti sapete, che però ha partorito una moltitudine di figli senza padre, e che per la sua derivazione dal liberalismo, dal contrattualismo, ha partorito anche l’istanza dell’intellighenzia pop per varare le leggi del divorzio e dell’aborto, cioè il contrario dell’amore. Con Prévert siamo in sociologia, non in amore.

Alda Merini invece canta l’amore con metafore, simbolismi e associazioni inconsuete: gli altri vi troveranno nuove modalità di comunicazione per accendere o mantenere accesa la fiammella dell’amore. “Celeste è questa corrispondenza di amorosi sensi”.

 

INSERTO MUSICALE: TORNERAI

 

Alda Merini nasce a Milano nel 1931 da famiglia semplice e numerosa. Fa delle scuole professionali; legge, fortissimamente legge e fantastica. Arriva alla poesia da autodidatta e a 16 anni si presenta agli amici con una poesia soave e tenerissima, che fa capire il taglio della sua sensibilità davanti al creato, dove la parola, vera dea della Merini, è il culmine dell’universo, perché al suo centro c’è proprio il Logos. La poesia è intitolata:

(1)       “La vergine” , pag.11.

Poi, a 17 anni, la Merini sforna la prima lirica che la mette in luce nel mondo poetico. E’ il “Il Gobbo”, quasi narrativa e simbolica, con distacco da sé stessa, con una contemplazione ironica e malinconica di sé stessa. Montale e Luisa Spaziani inseriscono il testo, insieme ad un'altra lirica dal sapore quasi orfico, “La luce”, in un’antologia edita da Scheiwiller; “Poetesse del ‘900”. E’ un bell’inizio per una ragazzina!

(2)       Pag. 5    “Il Gobbo

Ma Alda cade nell’intreccio, nella trappola più connaturale della nostra umanità: l’amore. Si innamora di un poeta, che per lei è tutto, ma è l’uomo sbagliato, l’uomo che usa la sua giovinezza. Si innamora di Giorgio Manganelli ed inizia il suo vortice d’amore che, a mio avviso, la squilibrerà per sempre, senza però mai atterrarla. Con l’amore per Giorgio nasce la prima raccolta di versi edita, “La presenza di Orfeo”, in cui lei e Manganelli vengono definite, da lei stessa, più tardi, “due figure di sogno”, sia per l’occasionalità, l’epifania e la grandezza dei sentimenti che si sviluppano, sia per la passione edenica che nasce ed invade poeticamente i due soggetti.

La Marini stessa scriverà in seguito, nel ‘93’, che:

“…La poesia è leggenda in età giovanile quando ogni palpito del cuore e ogni conoscenza umana diventano filosofia dell’amore… L’amore a quindici anni è circoscritto, fragile ma estremamente attento… L’adolescenza, periodo mitico e burrascoso, è sempre alla ricerca disperata di un vertice (di un verso) che la possa oltraggiare e allo stesso tempo difendere”.

Nella raccolta “La presenza di Orfeo” s’incensa Orfeo, cioè Giorgio, che dà la garanzia di un “benessere assoluto” nell’amore immanente.

(3)       Leggiamo a pag.14 alcuni passi di “La presenza di Orfeo”

Ma qual è il luogo, ossia lo spazio-tempo, di questo “amore-benessere”, che porta poi la nostra Alda alla rovina. Lo si trova nella poesia

(4)       “La notte”, pag 17.

 

E come era nato l’amore con Manganelli? E’ proprio fuori dell’ordinario?

(5)       Pag. 172- Il gergo di Manganelli

(6)       Pag. 174. Scesi dentro l’attico romano.

Qual’era il fascino misterioso di Manganelli? Chi era per meritarsi la Merini,certamente un fiore ed un nardo d’intelligenza? Ce lo dice la stessa Alda in una prosa, che indica come la Merini fosse lirica anche in prosa, come dimostrerà in numerosi altri scritti.

(7)       Pag. 163, da  Manganelli sul Naviglio.

 

INSERTO MUSICALE: L’AMORE E’ UNA COSA MERAVIGLIOSA

 

Quando la passione edenica finisce Alda ha un risveglio triste!

(8)       Pag. 19. “Risveglio triste”.

Dopo il risveglio Alda vivrà in angoscia affannosa, sola a leccarsi le ferite dell’amore perduto, che non dimenticherà mai per tutta la vita.

(9)       Pag. 50  “Quando l’angoscia”

(10)    Pag. 171-La battaglia di Manganelli

Ma Alda è ansiosa di amare, anche se desidererebbe morire per la pena d’amore. Nasce , quasi profezia di follia, la poesia

(11)    Il Testamento, pag .24.

E insieme alla morte cerca l’amore in altissimo, cerca Dio, unico nuovo grande amore e lo prega con penetrante tenerezza:

(12)    pag.25,  Amo e tu sai….

Le poesie a carattere religioso si fanno fitte, ma nonostante Alda si risposi nel 1953 con Ettore Carniti, riaffiora sempre, smisurata e prepotente , la sua sensualità che non le dà pace, presago di tragica follia.

(13)    pag. 32, QUESTE FOLLI PUPILLE

(14)    pag. 33,  DA QUESTI OCCHI

 

Alle nozze Alda è arrivata con timori ed incertezze, sia interne, sia sulla statura del nuovo compagno:

(15)    pag.37, NOZZE ROMANE

 

INSERTO MUSICALE: COME LE ROSE

 

Ma il matrimonio presenta delle crepe nonostante i figli in arrivo e in crescita. Forse Alda cerca un uomo che le dia una soddisfazione intellettuale, una soddisfazione artistica, una soddisfazione più appagante di quella che le può venire dalla gestione familiare, pur vissuta con intimo trasporto. E così nasce un nuovo trasporto, un amore verso Pietro de Pascale, forse l’unico uomo che le gira in casa, perché è il medico che cura le sue bambine. Ma l’amore non è corrisposto e la situazione offre, sul fronte artistico, esiti creativi nuovi. Nasce in questo contesto la silloge TU SEI PIETRO, quasi a dire la silloge di un amore fondante, un colpo d’ala alle fantasie e passioni mistiche della Marini, persa ormai dietro l’assente, dietro l’intoccabile per definizione. Ecco degli esempi:

 

(16)    LIRICA ANTICA, pag 56

(17)    GENESI, pag.57

(18)    E’ PIU’ FACILE ANCORA, pag. 58

(19)    NO, NON CHIUDERMI ANCORA, pag. 59

 

INSERTO MUSICALE: TI VOGLIO TANTO BENE

 

La Marini viene internata in manicomio nel 1965, dove rimane fino al 1979, sia con alterne uscite e rientri, sia con vicende sbalorditive (le nasce anche una figlia).

Quando esce dal manicomio racconta la sua esperienza manicomiale. Partorisce così, anche se edito solo nel 1985, il suo capolavoro, ossia TERRA SANTA, premio Librex Montale nel 1993. Ecco una scelta dei  passi più significativi della sua vita nel manicomio:

(20)    pagg. 87, 72, 71, 73, 75, 77, 78, 79, 80, 84, 86, 89, 96, 101, 102.

 

INSERTO MUSICALE: GIOCHI PROIBITI

 

Dopo TERRA SANTA, la Marini rimane vedova. (Il marito le muore nel 1981) E con la vedovanza rimane di nuovo sola, isolata, emarginata dagli editori e dalla maggior parte del mondo poetico, povera, in miseria nera.

Un bravo medico, Michele Pirri, buono, vedovo, eccellente poeta, l’ammira e ne prende pietà. La sposa e la porta con sé a Taranto.

Alda risorge, riprende a scrivere e dedica a Michelle Pirri altre bellissime poesie d’amore:

(21)    pag. 128, Il canto dello sposo

(22)    pag, 130, A Michele Pirri

(23)    pag, 159, Cesare amò Cleopatra….

Ma anche Michele se ne va e Alda ritorna al Nord, alla sua Milano. Ma ritorna anche in manicomio; però ne riesce, e da araba fenice, riprende quota, scrive, ricomincia a pubblicare.

Esce L’ALTRA VERITA’, DIARIO DI UNA DIVERSA (1986);DELIRIO AMOSOSO (1989);

LA PALUDE DI MANGANELLI (1996, con Premio Viareggio ’96 della poesia), in cui Alda si ferma e racconta, contemplando luce e oscurità di quel suo fatale primo incontro, il suo amore storico, irripetibile, per “ correre ancora con lui, come se avesse vent’anni”.

(24)    Pag. 177, A Manganelli

(25)    Pag. 175, Giorgio Manganelli

 

Vorrei terminare qui il profilo di Alda, perché dal punto di vista poetico lei si è definita bene e spero di avervi convinto. Ma c’è una sua definizione della sua poesia che credo completi il quadro, che si trova nella raccolta, “La volpe e il Sipario”:

(26)    Pag. 224, La mia poesia è alacre come il fuoco….

 

Dal punto di vista umano, invece, Alda non è riuscita a definirsi, anche se aveva tentato di chiudere questo capitolo definendosi isterica. Il suo quadro umano sembrerebbe incerto, e verrebbe la voglia di adottare per lei la chiusa di Camus: ”Finché vivi il tuo sarà un caso dubbio”. Ma anche da morta il suo caso umano non sembra sia stato risolto. Però provo ad essere audace. A mio avviso, c’è una poesia che squarcia  anche il velo di questo aspetto indecifrato. Si tratta di una sorta di sua confessione sulla sua umanità, estratta ancora dalla raccolta, “La volpe e il Sipario”, che sintetizza la sua figura di donna costretta all’amore da una natura inclemente, non un’onda nella risacca, ma uno tsunami ripetitivo, sempre travolgente. La poesia alza e chiude il sipario personale di Alda in un’atmosfera, a mio avviso, di puro decadentismo. Eccola::

(27)    pag.220, L’ora più solare per me….

 

Cari soci ed amici, il mio impegno è finito. Vi ringrazio per l’attenzione e mentre spero di rivedervi ancora in qualche altro incontro critico/poetico, vi auguro ore liete per il prosieguo della serata. Bye, Bye.

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