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QUESTA MATTINA A JENIN

Post n°288 pubblicato il 13 Marzo 2013 da biancoazzurro1997

30 Gennaio 2013.

"Questa mattina a Jenin ha un sapore strano. Uno strano sapore di libertà, che i palestinesi non assaporano da molto. Adesso devo partire, ma riscriverò presti, ve lo prometto. A presto, Sara"

Sara scriveva sul blog dopo alcune settimane. Si trovava in Palestina, sotto falso nome, per portare aiuti umanitari. Aveva deciso di scrivere quel messaggio sul blog perchè la sera precedente, qualcuno era entrato nella sua tenda e le aveva lasciato un biglietto con un indirizzo: Damasco, via Saladino n°25. Quando si era svegliata l'aveva letto e d'accordo con Jacob, suo cugino, erano partiti. Avevano pres ola jeep. Erano stati fermati al posto di blocco al confine con la Siria. Quando avevano chiesto qual era il motivo della loro visita, Sara con disivoltura aveva mostrato il biglietto. Il soldato la fissava. -Ora la riconosco- aveva pensato -è la ragazza di Jenin, quella che fu salvata dalla madre che poi morì-. Il soldato l'aveva fatta andare. Dopo un'ora erano finalmente arrivati a Damasco, via Saladino n°25. Era un palazzo. Al citofono a fianco al numero 25 c'era scritto 'Yehja Abulheja'. Quel nome già l'aveva sentito, ma certo, era il nome del suo bisnonno! -Che possa essere ancora vivo?- aveva pensato Sara. Suonò. -Chi è- aveva chiesto una voce rude. -Yehja Abulheja?- chiese Sara -Ma sei il mio bisnonno?-. -Cosa?-. Non capiva. Così l'uomo aveva sceso le scale e aveva aperto il portone. Sara era impallidita. Quel viso lo avrebbe riconosciuto in mezzo ad altri mille. Non poteva essere, ma era lui, suo zio Yussef, il "terrorista". -Yussef?- aveva chiesto timidamente Sara. -Si, ok sono io Yussef, quello che per tutti ha fatto esplodere l'ambasciata americana nel 1983- aveva risposto nervoso -ma vi giuro che non sono stato io-. -Io sono Sara, figlia di Amal e lui è Jacob. A Yussef era caduta la pipa che aveva in bocca. -Entrate, veloci figlioli!- aveva detto mentre richiudeva la porta. Erano quasi le otto e Jacob e Sara erano affamati. Yussef aveva preparato loro una cena a base di pietanze arabe. Dopo che avevano mangiato e fumato il narghilè, Sara aveva raccontato a Yussef tutta la vita di sua madre, dal trasferimento in America e alla morte a Jenin. Alla fine della storia Yussef aveva pianto come un bambino. -Sara, io avrei un ultimo desiderio: morire nella mia Palestina- aveva chiesto Yussef a Sara implorandola. -Va bene zio, sarai accontentato- aveva risposto convinta Sara. Poichè il suo viso era ricercato in tutta la Palestina e la Siria avevano avvolto Yussef in un lenzuolo nero, ma era molto visibile. Quando si stava avvicinando un posto di blocco non potevano rischiare, così Jacob aveva accelerato, invece di fermarsi. I soldati spararono contro la macchina, senza però aver fatto danni rilevanti. Arrivati a Jenin, scoprirono che Yussef era stato colpito in piena fronte da un proiettile ed era morto sul colpo. La disperazione era serpeggiata tra gli abitanti di Jenin, che avevano aspettato di rivedere Yussef "il combattente". Lo avevano seppellito vicino al luogo dove avevano seppellito anche Amal. -Finalmente in cielo i fratelli si sarebbero incontrati- aveva pensato con un velo di tristezza Sara.

 
 
 
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