Creato da snoopymarconi il 01/02/2012
Laboratorio di scrittura della classe 1° E del Liceo Linguistico Marconi di Pescara
 

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Il cacciatore di aquiloni

Post n°358 pubblicato il 12 Settembre 2013 da HugoAntonio
 

Amir vive con il padre in una lussuosa villa con giardino insieme ai servitori Alì e Hassan. Quest’ultimo è sia il migliore amico, sia il fratellastro di Amir. I due passano insieme spensierate giornate e formano un’infallibile coppia nei tornei cittadini dei famosi combattimenti con gli aquiloni. Ma l'amicizia tra i due ragazzini si spezzerà improvvisamente dopo un combattimento tra aquiloni. Successivamente, con l'arrivo dei russi a Kabul, i due amici si separeranno: da un lato Amir e Baba fuggiranno negli Stati Uniti d’America, dall’altro Alì e Hassan scapperanno da Kabul, ma resteranno in Afganistan. A San Francisco Amir trascorre una vita serena, seppur segnata amaramente dalla morte del padre. Un giorno riceve una telefonata dall'Afghanistan dall’amico Rahim Khan, il quale gli chiede di andarlo a trovare. Così Amir lascia l’America per tornare in Afganistan. Rhaim Khan gli parla della vita di Hassan e del figlio Sohrab, rimasto orfano dopo l’assassinio dei genitori. Rahim chiede ad Amir di andare a Kabul a cercare Sohrab per portarlo via dall’Afganistan. Così Amir torna a Kabul dopo più di vent’anni e, arrivato in città con una guida locale, va all’orfanotrofio, per cercare il figlio di Hassan. Ma Sohrab non si trova all’orfanotrofio: è stato portato via dai talebani qualche settimana prima. Così Amir è costretto ad andare da Assef, il capo dei talebani, e combattere contro di lui. Grazie all’aiuto del bambino, il protagonista riesce a scappare dalla dimora dei talebani e porta il giovane in salvo, lontano da Kabul. Infine Amir e Sohrab torneranno in America, ma questo non basterà per cancellare un passato segnato dalle violenze e dalle paure.

 
 
 

Siddharta

Post n°357 pubblicato il 12 Settembre 2013 da HugoAntonio
 

Nell'India di un tempo sconosciuto viveva Siddharta, figlio di un ricco Brahmino. Sin da piccolo aveva seguito tutti gli insegnamenti del padre.Era sempre accompagnato dal suo fedele amico Govinda che lo ammirava moltissimo e che viveva sempre nella sua ombra. Quando Siddharta camminava per la strada, suscitava l'ammirazione delle persone, l'amore delle ragazze e l'orgoglio dei suoi genitori, felici di avere un figlio così studioso. Ma lui non si sentiva soddisfatto dalla sua dottrina e per questo che un giorno decise di andare a vivere con i Samana del bosco. Quindi partì accompagnato dal suo fedele compagno. Fu accolto dai Samana dai quali apprese in tre anni tutto ciò che potevano insegnargli.Un giorno però si accorse che avrebbe potuto imparare tutto ciò anche nella più sporca bettola del mondo. Proprio in quei giorni giunse la notizia che in città era arrivato il venerabilissimo Gotama, il Buddha, l'Illuminato e Siddharta decise di ascoltare questa nuova dottrina. Lasciarono così i Samana e giunsero al boschetto di Jetavana, dove ascoltarono la dottrina del Buddha alla quale aderì Govinda. Quindi si congedò da lui e dal suo amico che lo aveva abbandonato dopo tanti anni. Allontanandosi cominciò a riflettere sulla sua vita e capì che quello che aveva cercato di ottenere era sempre stato a portata di mano e che lui lo aveva sempre evitato, mentre tutto quello che cercava lo avrebbe trovato conoscendo meglio se stesso e imparando dal suo Io, dal quale aveva sempre cercato di liberarsi. Ora il mondo appariva più bello ai suoi occhi ed egli, con il tempo, imparava sempre di più. Si sentiva felice e quindi partì per la città alle cui porte incontrò una splendida donna trasportata su una portantina. Venne a sapere che si trattava di Kamala, una ricca cortigiana . E fu proprio quell'incontro a cambiare la vita del giovane Brahmino Samana che diventò ricco lavorando per un facoltoso mercante di nome Kamaswami per potersi permettere gli incontri con la dolce Kamala, saziò la sua vita di piaceri terreni e materiali e perse la sua felicità interiore. Allora, resosi conto che aveva perso anche le capacità che aveva appreso durante la sua giovinezza, quella sera, aveva deciso che si sarebbe suicidato gettandosi nel fiume, ma a un certo punto risentì quella voce dentro di sé che sussurrava il sacro Om. Quando si risvegliò dal lungo sonno di quella notte notò poi vicino a lui un monaco dalla tonaca gialla che si destò e che lui riconobbe essere il suo antico amico Govinda. Il monaco gli disse che aveva vegliato su di lui durante il sonno. Siddharta lo salutò e lo chiamò per nome e solo dopo Govinda lo riconobbe. Scambiarono quindi qualche parola come ai vecchi tempi, quindi si congedarono. Siddharta si sentiva di nuovo integro interiormente e ancora felice. Incontrò un barcaiolo al quale chiese di insegnargli l'arte di condurre una barca e di ascoltare, dato che l'uomo, che si chiamava Vasudeva, aveva ascoltato fino a tarda notte le vicende del suo ospite, stupendolo. I due uomini passarono molti anni insieme come fratelli, alternandosi i compiti e ascoltando il fiume che ogni volta insegnava loro qualcosa di nuovo. Un giorno arrivò alla capanna Vasudeva che portava in braccio una donna accompagnata da un bambino. Quella donna era Kamala che si era convertita alla dottrina del Buddha e il bambino era figlio di Siddharta. Kamala morì la notte stessa poiché era stata morsa da un serpente. Siddharta e Vasudeva tennero il ragazzino con loro, ma scappò in città. Invano il padre lo seguì, ma alla fine Vasudeva gli fece capire che il figlio stava seguendo le orme di quel ragazzino di nome Siddharta, che aveva abbandonato la sua vita per seguire la propria strada, e che ora si rendeva conto del gran dolore che aveva dato al padre quando lo lasciò. Un giorno Vasudeva comunicò al suo compagno che lo avrebbe lasciato e che sarebbe andato nel bosco. Poco dopo Siddharta rincontrò il suo amico Govinda che però nuovamente non lo riconobbe subito. Il monaco brillava di ammirazione per il suo amico che aveva veramente trovato la felicità, così gli chiese quale fosse il suo segreto. Allora Siddharta glielo svelò, avvertendolo però che ciò che diceva poteva sembrare qualcosa di insensato e bizzarro, e così apparirono le sue parole all'amico, che comunque continuava a pensare che la persona che gli stava innanzi fosse un santo e s'inchinò davanti a lui .

 
 
 

Siddharta

Post n°356 pubblicato il 11 Settembre 2013 da alice.digiovanni
 

Siddharta è un ragazzo indiano che ha bisogno di trovare la sua strada e si incammina nell’India del VI secoloassieme al suo amico Govinda.
Iniziano così il loro percorso, e durante il viaggio incontrano i Samara, che sono degli uomini che riescono a vivere con poco e si immedesimano in tutto ciò che gli sta intorno. Dopo aver condiviso con loro questa esperienza mistica, si dirigono verso il Buddha Gotama. Sarà in seguito a questo incontro che Govindadecide di non proseguire con Siddharta il loro cammino e si aggrega alla setta. Siddharta prosegue da solo per la sua strada e subito incontra Kamala, da cui imparerà l’arte dell’amore, ma anche i modi per guadagnare e divertirsi. Inizia proprio a questo punto il processo di conoscenza di se stesso, poichéil giovane si lascia andare alle pulsioni, ai desideri e alle debolezze tipiche degli uomini, cosa che fino ad allora non aveva fatto, anzi aveva considerato come atteggiamenti negativi da evitare, peccati di cui non sporcarsi. Il senso di colpa e la consapevolezza di essere incappato in uno sbaglio, conducono Siddharta alla fuga, lasciando la sua amata che avrà un figlio da lui che dovrà accudire da sola. La messa in discussione e l’analisi della propria vita, portano come conseguenza in Siddharta, la necessità di una redenzione, una sorta di purificazione che il ragazzo vorrebbe ottenere tramite il suicidio.  Ma la vita sembra dargli un’altra possibilità, o per lo meno un segnale che distoglie il suo pensiero dall’idea che aveva di morte, quando incontra nuovamente il suo vecchio amico Govinda a distanza di anni e lì, sulle sponde di un fiume dove tutto sembrava volgere al termine, Siddharta ritrova il desiderio di ricominciare. A quel punto si imbatte in un barcaiolo che insegna al ragazzo l’essenza dell’acqua, mostrandogli il proprio spirito, come se il fiume fosse un’entità viva. Sono molti ancora gli incontri da cui Siddharta dovrà trarre insegnamenti, sono altrettanti i ricordi che pulsando nelle tempie gli renderanno immagini apparentemente dimenticate, che lo condurranno al suo passato, al suo rapporto conflittuale con il padre, e sono ancora tante le cose da comprendere, su cui riflettere.

 
 
 

"Cose che nessuno sa" di Alessando D'Avenia

Post n°354 pubblicato il 11 Settembre 2013 da alice.digiovanni
 

Margherita è una “quattordicenne” che sta per iniziare il suo primo anno di 
liceo. E come ogni ragazzino che affronta questo nuova esperienza si trova in 
bilico su un filo, così come i funamboli, e solo grazie all’amore delle persone 
che ha accanto potrà lanciarsi e proseguire il suo percorso sulla fune. Un 
giorno però ascolta un messaggio alla segreteria telefonica: suo padre l’ha 
abbandonata. Per Margherita si spalanca il vuoto sotto i piedi. Da quel giorno 
Margherita non sarà più la stessa. Non sarà la spensierata adolescente, priva 
di ogni singola traccia di dolore, allegra, dolce e ingenua. Ma non è ancora 
consapevole che sarà proprio quel dolore che la porterà ad 
intraprendere il viaggio verso la maturità, così come la perla fiorisce nell’
ostrica in seguito ad un attacco di un predatore. Purtroppo però questa volta l’
aiuto della nonna Teresa, dolce e profumata di fiori come la sua terra di 
origine, antica e soleggiata, che porta sempre con sé nei cibi preparati con 
cura, non basterà a Margherita. Non basterà sua madre, fragile e confusa, a 
darle il sostegno di cui ha bisogno, né il suo fratellino che nel disegno sfoga la sua sofferenza. Sarà proprio all’interno dell’ambito scolastico 
che gli giungeranno voci in grado di aiutarla. Quella del nuovo professore di 
italiano e latino, un uomo alla ricerca di sé, ma che nonostante il suo 
smarrimento riesce a comprendere le pulsazioni della vita racchiusa all’interno 
dei suoi preziosi libri. Sarà proprio lui, grazie alle sue travolgenti lezioni sull’Odissea, e in particolare grazie al racconto del 
viaggio intrapreso da Telemaco alla ricerca del padre Ulisse, a suggerire a 
Margherita l’idea di partire alla ricerca del padre. E poi c’è Giulio. Il 
ragazzo dai capelli neri e gli occhi quasi bianchi, bello e dannato,l’unico in 
grado di comprendere Margherita. Margherita è consumata da un dolore che ha 
cominciato a chiuderla al mondo. Giulio è un ragazzo privo di genitori, 
solitario. Da un semplice sguardo, Giulio comprende i sentimenti di Margherita 
e si ritrova in quegli occhi profondi e verdi. Ed è proprio con la compagnia di 
Giulio che Margherita intraprende questo viaggio alla ricerca del padre, ma 
soprattutto alla ricerca della vita.

 
 
 

Il cacciatore di aquiloni

Post n°353 pubblicato il 11 Settembre 2013 da Heathen_Pride
 
Foto di snoopymarconi

Una volta Kabul era una città in cui bambini davano la caccia agli aquiloni, tra loro c'erano Amir e Hassan. Vivevano le loro giornate con gioia e formavano una coppia imbattibile nei tornei cittadini di combattimenti tra aquiloni. Le differenze tra i loro gradi sociali si notavano anche durante i combattimenti, Amir era pashtun e Hassan era hazara, uno era padrone e l'altro era servo.Nonostante questo la loro amicizia era indistruttibile. Poi però gli aquiloni non volarono più. E’ una storia di padri e figli, di amicizia e tradimento, di rimorso e redenzione, di fughe e ritorni sullo sfondo di un Afghanistan schiacciato dalla morsa sovietica prima e dai talebani poi. Amir, figlio di un ricco uomo d’affari, viveva con il padre Baba in quella che era considerata da tutti la più bella casa di Wazir Akbar Khan, un nuovo quartiere nella zona nord di Kabul. Anche Hassan viveva con il padre Ali, in una capanna di argilla, all’ombra del nespolo situato all’estremità meridionale del giardino della casa di Baba e Amir. Ma un giorno, sotto gli occhi dell’amico, Hassan venne violentato. Amir non corse ad aiutarlo e avendo commesso una colpa terribile l'armonia tra i due si infranse.
Circa venti anni dopo, Amir, ormai residente in America (luogo in cui si era trasferito con il padre) riceve una chiamata inaspettate che gli fa avvertire la necessità di tornare a casa. Un viaggio di ritorno, un viaggio dentro di sé, un viaggio di espiazione, un viaggio di riscatto. Ricordi assordanti e prorompenti, sensazioni sopite ma mai dimenticate. Ad attenderlo non ci sono però solo i rimorsi e i fantasmi della sua coscienza; quella che una volta era casa e patria è ora una landa desolata, terra di relitti umani e di donne invisibili la cui bellezza non esiste più. Qui avere un padre o un fratello, dopo gli indiscriminati stermini dei talebani, è una vera rarità; qui incrociare il loro sguardo, il più delle volte, significa tortura e morte; qui regnano sgomento e terrore.

Khaled Hosseini ha sfornato un vero e proprio capolavoro, non so perchè ma le storie strappalacrime ambientate in questi scenari mi fanno impazzire! E' un libro coinvolgente nonostante il finale sia molto "cinematografico". C'è da dire che è una storia toccante e merita di essere letta.  

 
 
 

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